Amici belli, il gruppo di lettori della Bibbia che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” si rivedrà per la quinta volta da remoto, via Zoom, domani lunedì 1° giugno per riprendere la lettura continuata di Marco che avevamo lasciato negli ultimi appuntamenti dedicati ai racconti pasquali di quello stesso Vangelo. Nei commenti trovi la scheda di introduzione al brano, che è Marco 2, 18-22; e l’invito a collegarsi che rivolgiamo a chi viene a conoscere “Pizza e Vangelo” da questo blog. Un bacio da mascherina.
Con Gesù nella festa delle nozze della veste e del vino
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Controversie di Galilea. La lettura continuata del Vangelo di Marco – dopo quattro appuntamenti dedicati eccezionalmente alle narrazioni pasquali di quel Vangelo e alla formazione del Canone del Nuovo Testamento – ci propone il terzo dei cinque “racconti di controversia” di Gesù con scribi, farisei ed erodiani, che Marco colloca nei capitoli 2 e 3 del suo Vangelo, a segnalare che l’avversione all’insegnamento del nostro rabbi itinerante si avvia fin dall’inizio e porta presto al complotto per metterlo a morte: “I farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (3, 6).
Il primo racconto riguardava il “perdono dei peccati”, il secondo lo stare a mensa con i peccatori, questo terzo la pratica del digiuno, il quarto e il quinto saranno sulle prescrizioni del sabato: se in esso si possano rompere spighe per mangiarle, e se sia lecito operarvi guarigioni.
In questo racconto centrale – tra i cinque – l’evangelista segnala il prezzo che Gesù dovrà pagare per affermare il superamento del vecchio ordine religioso e dell’aspettativa messianica che a esso era legata: “quando lo sposo sarà tolto”, dice qui Gesù di se stesso, evocando quasi testualmente la profezia che è in Isaia 53,8, dove si dice del Servo che viene “tolto di mezzo”, “percosso a morte” ed “eliminato dalla terra dei viventi”.
Veste nuova e vino novello. Il brano è di ardua interpretazione quanto a tessitura delle tre allegorie, o metafore, o parabole degli invitati a nozze, della toppa nuova su un vestito vecchio e del vino nuovo in otri vecchi. Non entreremo nelle questioni poste da tale ordito ma ci interesseremo al significato per noi rintracciabile in ciascuno di questi tre detti, tutti e tre tesi a segnalare il capovolgimento di prospettiva, ovvero la radicale novità comportata dalla predicazione di Gesù.
Qualcosa metteremo a fuoco sulla dibattutissima questione del digiuno: se Gesù digiunasse (come attestano Matteo e Luca – ma non Marco – nella narrazione dei quaranta giorni di deserto), che insegnasse sul digiuno (“Quando digiunate non fate come gli ipocriti”: Matteo 6,16), come praticasse il digiuno la prima comunità cristiana: leggeremo su questo un brano della Didachè (8,1).
Più ancora ci interesseremo alle due minime parabole abbinate del vestito e del vino, cercandovi il segno della viva consapevolezza di Gesù d’essere portatore di tempi nuovi, dirompenti rispetto al già noto e con esso incompatibili. Proveremo a chiederci che ne venga per il cristiano comune dei giorni nostri.
Marco 2, 18-22 – I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”. 19 Gesù disse loro: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20 Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21 Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. 22 E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!”.
Pizza da remoto: ma si può? Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 17 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora la pizza non c’è ma il nome è sempre quello perchè i nomi durano più delle cose.
Dove eravamo il 18 maggio. L’ultimo appuntamento ravvicinato di “Pizza e Vangelo” l’avemmo il 2 marzo. Dopo di che siamo stati impediti di rivederci dalla pandemia che tutto scombina e abbiamo azzardato un primo meeting da remoto il 6 aprile, lunedì santo. Ci siamo poi rivisti il 20 aprile e il 4 e il 18 maggio. Chi volesse nasare di che trattammo nell’ultimo collegamento, vada a questo post:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/con-eusebio-di-cesarea-alla-ricerca-del-canone-del-nt/#comments
Meeting da remoto aperto a tutti. Chi non è stato mai al nostro mitico “Pizza e Vangelo” e magari non abita a Roma, e voglia domani collegarsi, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di domani lunedì 1° giugno.
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-1-giugno-2020/
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-2-giugno-2020/
Stasera mi sono collegata tardi perché mi ero “incartata” non avendo scaricato l’ultima versione di zoom. Ringrazio Andrea per il gentile aiuto.
Riguardo al brano di Marco, ho visto che nel testo greco non si parla degli “invitati”, ma dei “figli” delle nozze. L’edizione critica mi dice che si tratta di un ebraismo. Non so se questo sia importante; credo comunque che testimoni dell’antichità di questa espressione evangelica.
Antonella sull’ebraismo che segnali così si esprimono i commenti esegetici sui quali preparo le lectio:
“Una festa nuziale era per gli orientali il tempo classico per darsi all’allegria. Vi accorrevano numerosi ospiti, tra cui primeggiavano gli amici dello sposo, i cosiddetti ‘figli della camera nuziale’, cui spettava il compito di tenere desta l’allegria e di divertire la giovane coppia”: Rudolf Schaneckenburg, Vangelo secondo Marco, volume primo, Città Nuova editrice 1989, p.71 (edizione originale tedesca 1969).
“L’espressione ‘gli invitati a nozze’ traduce l’originale ‘figli della sala delle nozze’ e può riferirsi tanto agli invitati a nozze quando ai compagni o amici dello sposo. Esistono valide giustificazioni per entrambe le traduzioni”: John R. Donahue e Daniel J.Harrington, Il Vangelo di Marco, Elledici 2006, p. 97.
“L’espressione della tradizione ebraica ‘i figli della camera nuziale’ evoca l’immagine degli amici personali degli sposi, che facevano loro corona pe tutta la durata della cerimonia nuziale e che contribuivanoal buon svolgimento della festa. Altri vi vedono un riferimento a tutti gli invitati alle nozze. Il testo sembra preferire la prima interpretazione: Gesù infatti viene interpellato in merito ai suoi discepoli, non in merito a tutte le persone che lo ascoltano”: Giacomo Perego, Marco. Introduzione traduzione e commento, San Paolo 2011, p. 78.
Grazie! I “figli della camera nuziale” potevano essere quelli che accompagnavano gli sposi al talamo?