Con Gesù nel Tempio che osserva e loda le monetine della vedova
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Luigi Accattoli
Il Figlio di Davide inveisce contro gli scribi e loda l’offerta della vedova – Marco 12, 35-44 – Leggiamo tre detti di Gesù riguardanti tre diversi argomenti che l’evangelista ha messo in sequenza come ultimi passaggi del conflitto con le autorità del Tempio.
Il primo riguarda l’identità del Messia, ovvero l’identità stessa di Gesù: è il Figlio di Davide, certamente, come voleva la tradizione profetica; ma è anche il Figlio di Dio, come il Vangelo di Marco afferma fin dal titolo e poi di nuovo, per bocca del centurione romano, al momento della morte in croce. Forse non sono parole di Gesù, ma parole messe sulla sua bocca dalla prima comunità cristiana che dopo la risurrezione comprende appieno l’inaspettata identità del Maestro, che è insieme il Messia e il Figlio di Dio.
Il secondo detto è una serrata requisitoria contro gli scribi: Marco su questo fronte è meno violento di Matteo e di Luca, ma vedremo che anch’egli fa dire al Maestro più di quanto non fosse giusto affermare. In questa requisitoria si esprime certamente il contrasto di Gesù con le autorità del Tempio, ma trova sbocco anche lo scontro vissuto fin dall’inizio dalla comunità cristiana con l’ebraismo ufficiale. Da qui la ridondanza e la generalizzazione dell’invettiva.
18 Febbraio, 2024 - 22:07
Luigi Accattoli
Il terzo detto, l’elogio delle due monetine offerte dalla vedova, è quello sul quale ci fermeremo più a lungo. Si direbbe che mai nei Vangeli Gesù esprima altrettanta ammirazione per qualcuno come in questo caso. In quell’offerta insignificante vede la pienezza di ogni possibile rispondenza umana all’attesa del cielo. Davanti a Dio non è la quantità delle offerte o delle preghiere o dei digiuni che conta, ma il cuore con cui vengono dati, formulati, vissuti.
L’ultimo dei tre detti è quello che ci calamita di più, ma è anche quello che più ci dovrebbe sconvolgere: ci coinvolge ma insieme ci confonde. E questo doppio effetto è frequente nella lettura dei Vangeli. L’attrazione e lo sconcerto dovrebbero indurci alla conversione. Fermarsi all’attrazione vuol dire che conduciamo una lettura estetica della Parola di Dio, non una lettura capace di mutare la vita.
Personalmente ho sempre amato questo episodio, forse anche suggestionato dall’apprezzamento che ne ho letto in Von Balthasar – lo riporto alla fine della scheda – ma poco, mi accorgo, ho riflettuto sulla radicalità di cui è portatore: la stessa radicalità dell’invito rivolto da Gesù al ricco che vuole farsi suo discepolo: “Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e vieni: seguimi” (Marco 10, 21).
18 Febbraio, 2024 - 22:08
Luigi Accattoli
Marco 12, 28-34. Insegnando nel tempio, Gesù diceva: “Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? 36Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: ‘Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi’. 37Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?”. E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
38Diceva loro nel suo insegnamento: “Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa”.
41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: “In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.
18 Febbraio, 2024 - 22:09
Luigi Accattoli
Disse il Signore al mio Signore. v. 35: Insegnando nel tempio, Gesù diceva. Nelle altre controversie erano le autorità giudaiche che interrogavano Gesù per poterlo accusare, ora invece è lui che prende l’iniziativa e pone agli interlocutori una domanda provocatoria.
v. 36: Disse il Signore al mio Signore. Questa citazione del Salmo 110, versetto 1, richiamato secondo il testo greco dei LXX, va così intesa: “Disse il Signore Dio al mio Signore il Re”. Gli studiosi vedono in quel passo del Salmo qualcosa come un testo liturgico facente parte dell’incoronazione dei Re di Giuda, cioè di Israele.
v. 37: da dove risulta che è suo figlio? Il senso della domanda – che certo non potè essere posta da Gesù nel Tempio, ma che sarà posta dai primi cristiani ai loro interlocutori giudaici – è che il Nazareno è più grande del Figlio di Davide, cioè del Messia che era nelle aspettative giudaiche.
v. 40: Divorano le case delle vedove. “S’introducono di nascosto presso le donne prive di protezione come se fossero i loro protettori e, affettando di pregare a lungo e simulando pietà, ingannano le più semplici, divorando le case di quelle ricche” (Teofilatto di Ocrida, Expositio in Evangelium Marci, PG 123, 631s).
v. 42: due monetine, che fanno un soldo. La parola greca lepta indicava la più piccola unità monetaria in circolazione: erano monetine di rame, due delle quali facevano un kodrantes, cioè un soldo. Si tratta di parole greche ottenute traslitterando termini monetari romani: ciò s’accorda bene con l’ipotesi degli studiosi che il Vangelo di Marco – nel quale abbondano i latinismi – sia stato composto a Roma.
18 Febbraio, 2024 - 22:10
Luigi Accattoli
Chiediamo aiuto a tre maestri per ciascuno dei tre detti di Gesù che stiamo leggendo. Schnackenburg sul Figlio di Davide. Fu dopo la sua risurrezione che la comunità cristiana prese a chiarire la giusta pretesa di Gesú, traducendola in parole, le quali, per istruzione dei fedeli, vennero attribuite a lui medesimo. La forma scelta dagli evangelisti che, nel presentare l’atteggiamento di Gesú si proponevano di dare alla fede un’interpretazione, non contiene nulla d’illecito o di poco veritiero [Rudolf Schnackenburg, Vangelo secondo Marco, Città Nuova 1973, vol. 2, p. 180].
18 Febbraio, 2024 - 22:10
Luigi Accattoli
Maggioni sull’invettiva contro gli scribi. Molti farisei e scribi non meritavano gli aspri rimproveri di Gesù. Il vangelo ha semplificato la figura del fariseo e dello scriba e ne ha persino esasperato alcuni tratti negativi. Si può dire, in un certo senso, che in mano agli evangelisti il personaggio fariseo si sia trasformato in una specie di simbolo, in cui sono venute ad assommarsi le molte e svariate storture in cui la vita religiosa di ogni tempo – anche cristiana – può cadere. Che il vangelo abbia compiuto questa operazione non deve sorprendere: il suo scopo è infatti di far sì che il lettore si accorga che il fariseo è un personaggio attuale, un personaggio che molte volte ci assomiglia. Il fariseismo è dentro di noi. Dunque la descrizione dello scriba fatta dal vangelo è una sorta di cliché, uno stampo, il cui scopo è di denunciare alcune storture che possono colpire qualsiasi uomo religioso, in ogni epoca [Bruno Maggioni, Il racconto di Marco, Cittadella 2008, p. 226].
18 Febbraio, 2024 - 22:11
Luigi Accattoli
Von Balthasar su quelle due monetine. “Una povera vedova versò due piccole monete”: Gesù, che stava seduto solo davanti al tesoro del Tempio, chiama i discepoli. Qui si è avverato l’evento decisivo, la prova visibile di tutto il suo Vangelo. Qui l’insieme delle condizioni evangeliche è diventata azione compiuta. Ciò che Gesù ne dice non è più pretesa, ma – stupito, ammirante – riconoscimento di una corrispondenza. Quanto egli verifica corrisponde a ciò che si attende come cosa estrema, ma che sarebbe stato quasi temerario aspettarsi da persona umana. “Tutti gli altri hanno gettato del loro superfluo, ma ella ha gettato nella sua povertà tutto ciò che aveva per il suo mantenimento” [Hans Urs Von Balthasar, Tu hai parole di vita eterna, Jaca Book 1991, p. 57].
18 Febbraio, 2024 - 22:12
Luigi Accattoli
Dicesi pizza da più di vent’anni. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
18 Febbraio, 2024 - 22:13
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 19 febbraio. L’appuntamento precedente fu lunedì 29 gennaio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 2 febbraio:
In attesa del link alla registrazione di questa lectio…
Fiorenza Bettini
23 Febbraio, 2024 - 12:25
Luigi Accattoli
Fiorenza credo che la registrazione la metterò domani. Uno dei figli fa questo lavoro del quale io non sono capace. Ovviamente lo fa quando può… buona domenica… Luigi
Il Figlio di Davide inveisce contro gli scribi e loda l’offerta della vedova – Marco 12, 35-44 – Leggiamo tre detti di Gesù riguardanti tre diversi argomenti che l’evangelista ha messo in sequenza come ultimi passaggi del conflitto con le autorità del Tempio.
Il primo riguarda l’identità del Messia, ovvero l’identità stessa di Gesù: è il Figlio di Davide, certamente, come voleva la tradizione profetica; ma è anche il Figlio di Dio, come il Vangelo di Marco afferma fin dal titolo e poi di nuovo, per bocca del centurione romano, al momento della morte in croce. Forse non sono parole di Gesù, ma parole messe sulla sua bocca dalla prima comunità cristiana che dopo la risurrezione comprende appieno l’inaspettata identità del Maestro, che è insieme il Messia e il Figlio di Dio.
Il secondo detto è una serrata requisitoria contro gli scribi: Marco su questo fronte è meno violento di Matteo e di Luca, ma vedremo che anch’egli fa dire al Maestro più di quanto non fosse giusto affermare. In questa requisitoria si esprime certamente il contrasto di Gesù con le autorità del Tempio, ma trova sbocco anche lo scontro vissuto fin dall’inizio dalla comunità cristiana con l’ebraismo ufficiale. Da qui la ridondanza e la generalizzazione dell’invettiva.
Il terzo detto, l’elogio delle due monetine offerte dalla vedova, è quello sul quale ci fermeremo più a lungo. Si direbbe che mai nei Vangeli Gesù esprima altrettanta ammirazione per qualcuno come in questo caso. In quell’offerta insignificante vede la pienezza di ogni possibile rispondenza umana all’attesa del cielo. Davanti a Dio non è la quantità delle offerte o delle preghiere o dei digiuni che conta, ma il cuore con cui vengono dati, formulati, vissuti.
L’ultimo dei tre detti è quello che ci calamita di più, ma è anche quello che più ci dovrebbe sconvolgere: ci coinvolge ma insieme ci confonde. E questo doppio effetto è frequente nella lettura dei Vangeli. L’attrazione e lo sconcerto dovrebbero indurci alla conversione. Fermarsi all’attrazione vuol dire che conduciamo una lettura estetica della Parola di Dio, non una lettura capace di mutare la vita.
Personalmente ho sempre amato questo episodio, forse anche suggestionato dall’apprezzamento che ne ho letto in Von Balthasar – lo riporto alla fine della scheda – ma poco, mi accorgo, ho riflettuto sulla radicalità di cui è portatore: la stessa radicalità dell’invito rivolto da Gesù al ricco che vuole farsi suo discepolo: “Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e vieni: seguimi” (Marco 10, 21).
Marco 12, 28-34. Insegnando nel tempio, Gesù diceva: “Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? 36Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: ‘Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi’. 37Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?”. E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
38Diceva loro nel suo insegnamento: “Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa”.
41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: “In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.
Disse il Signore al mio Signore. v. 35: Insegnando nel tempio, Gesù diceva. Nelle altre controversie erano le autorità giudaiche che interrogavano Gesù per poterlo accusare, ora invece è lui che prende l’iniziativa e pone agli interlocutori una domanda provocatoria.
v. 36: Disse il Signore al mio Signore. Questa citazione del Salmo 110, versetto 1, richiamato secondo il testo greco dei LXX, va così intesa: “Disse il Signore Dio al mio Signore il Re”. Gli studiosi vedono in quel passo del Salmo qualcosa come un testo liturgico facente parte dell’incoronazione dei Re di Giuda, cioè di Israele.
v. 37: da dove risulta che è suo figlio? Il senso della domanda – che certo non potè essere posta da Gesù nel Tempio, ma che sarà posta dai primi cristiani ai loro interlocutori giudaici – è che il Nazareno è più grande del Figlio di Davide, cioè del Messia che era nelle aspettative giudaiche.
v. 40: Divorano le case delle vedove. “S’introducono di nascosto presso le donne prive di protezione come se fossero i loro protettori e, affettando di pregare a lungo e simulando pietà, ingannano le più semplici, divorando le case di quelle ricche” (Teofilatto di Ocrida, Expositio in Evangelium Marci, PG 123, 631s).
v. 42: due monetine, che fanno un soldo. La parola greca lepta indicava la più piccola unità monetaria in circolazione: erano monetine di rame, due delle quali facevano un kodrantes, cioè un soldo. Si tratta di parole greche ottenute traslitterando termini monetari romani: ciò s’accorda bene con l’ipotesi degli studiosi che il Vangelo di Marco – nel quale abbondano i latinismi – sia stato composto a Roma.
Chiediamo aiuto a tre maestri per ciascuno dei tre detti di Gesù che stiamo leggendo.
Schnackenburg sul Figlio di Davide. Fu dopo la sua risurrezione che la comunità cristiana prese a chiarire la giusta pretesa di Gesú, traducendola in parole, le quali, per istruzione dei fedeli, vennero attribuite a lui medesimo. La forma scelta dagli evangelisti che, nel presentare l’atteggiamento di Gesú si proponevano di dare alla fede un’interpretazione, non contiene nulla d’illecito o di poco veritiero [Rudolf Schnackenburg, Vangelo secondo Marco, Città Nuova 1973, vol. 2, p. 180].
Maggioni sull’invettiva contro gli scribi. Molti farisei e scribi non meritavano gli aspri rimproveri di Gesù. Il vangelo ha semplificato la figura del fariseo e dello scriba e ne ha persino esasperato alcuni tratti negativi. Si può dire, in un certo senso, che in mano agli evangelisti il personaggio fariseo si sia trasformato in una specie di simbolo, in cui sono venute ad assommarsi le molte e svariate storture in cui la vita religiosa di ogni tempo – anche cristiana – può cadere. Che il vangelo abbia compiuto questa operazione non deve sorprendere: il suo scopo è infatti di far sì che il lettore si accorga che il fariseo è un personaggio attuale, un personaggio che molte volte ci assomiglia. Il fariseismo è dentro di noi. Dunque la descrizione dello scriba fatta dal vangelo è una sorta di cliché, uno stampo, il cui scopo è di denunciare alcune storture che possono colpire qualsiasi uomo religioso, in ogni epoca [Bruno Maggioni, Il racconto di Marco, Cittadella 2008, p. 226].
Von Balthasar su quelle due monetine. “Una povera vedova versò due piccole monete”: Gesù, che stava seduto solo davanti al tesoro del Tempio, chiama i discepoli. Qui si è avverato l’evento decisivo, la prova visibile di tutto il suo Vangelo. Qui l’insieme delle condizioni evangeliche è diventata azione compiuta. Ciò che Gesù ne dice non è più pretesa, ma – stupito, ammirante – riconoscimento di una corrispondenza. Quanto egli verifica corrisponde a ciò che si attende come cosa estrema, ma che sarebbe stato quasi temerario aspettarsi da persona umana. “Tutti gli altri hanno gettato del loro superfluo, ma ella ha gettato nella sua povertà tutto ciò che aveva per il suo mantenimento” [Hans Urs Von Balthasar, Tu hai parole di vita eterna, Jaca Book 1991, p. 57].
Dicesi pizza da più di vent’anni. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 19 febbraio. L’appuntamento precedente fu lunedì 29 gennaio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 2 febbraio:
https://www.luigiaccattoli.it/blog/amerai-dio-con-tutta-la-tua-mente-al-cuore-e-allanima-gesu-aggiunge-la-mente/
In attesa del link alla registrazione di questa lectio…
Fiorenza Bettini
Fiorenza credo che la registrazione la metterò domani. Uno dei figli fa questo lavoro del quale io non sono capace. Ovviamente lo fa quando può… buona domenica… Luigi