Gesù in barca con i discepoli a ragionare del segno dei pani e del lievito dei farisei e di Erode
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Luigi Accattoli
Nella morsa dell’incredulità. I farisei chiedono un segno dal cielo per sentirsi autorizzati a credere in Gesù e i discepoli non comprendono i segni di cui sono testimoni: dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci il Maestro si ritrova, di nuovo e sempre, nella morsa dell’incredulità umana. Incredulità ideologica – diremmo oggi – di chi intenzionalmente lo mette alla prova e incredulità dei semplici, che chiameremo incredulità del cuore indurito.
Argomenteremo che ambedue queste incredulità ci appartengono: non sarà difficile riconoscerci nei farisei che chiedono un segno probante, indiscutibile, pubblico e a tutti visibile, una prova delle prove che li motivi ad accettare Gesù come il Messia da loro atteso; e con facilità potremo vedere noi stessi – e persino nello stesso tempo – nei discepoli prigionieri in eterno del problema del pane, della salute, della morte e dunque totalmente inabili a comprendere la chiamata di Gesù a uscire dalla prigionia di tutti quei problemi per seguirlo con cuore grato e commosso, partecipe.
4 Giugno, 2022 - 22:52
Luigi Accattoli
Marco 8, 11-21. Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12Ma egli sospirò profondamente e disse: “Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno”. 13Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
14Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. 15Allora egli li ammoniva dicendo: “Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!”. 16Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. 17Si accorse di questo e disse loro: “Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? 18 Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, 19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Dodici”. 20″E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Sette”. 21E disse loro: “Non comprendete ancora?”.
4 Giugno, 2022 - 22:53
Luigi Accattoli
Un segno dal cielo. v. 11: Vennero i farisei. E’ questa una delle sette occasioni in cui Marco narra dei farisei che si pongono a oppositori e accusatori nei confronti di Gesù. Li abbiamo già incontrati in 2, 16; 2, 24, 3, 6; 7, 1. Li ritroveremo in 10, 2 e 12, 13.
v. 11b: chiedendogli un segno dal cielo. Che il profeta dovesse essere avvalorato da segni dall’alto – che cioè venissero da Dio – era credenza comune nell’ebraismo. Se ne ha una riprova in Giovanni 6, 14s, nella reazione della folla alla moltiplicazione dei pani: “Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: ‘Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!’. Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo”. La stessa reazione negativa di Gesù alla richiesta di un segno la troviamo in Paolo: “Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” (Prima lettera ai Corinti 1, 22s).
v. 11c: per metterlo alla prova. L’ebreo osservante – e Gesù lo era come lo erano i farisei – aveva nell’orecchio le parole che il Libro della Sapienza fa pronunciare agli empi intenzionati a mettere alla prova il giusto: “Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo / e si oppone alle nostre azioni […]; / e si vanta di avere Dio per padre. / Vediamo se le sue parole sono vere, / consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. / Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto / e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. / Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti” (2, 12-19).
v. 12: sospirò profondamente e disse. Nel capitolo precedente di Marco, guarendo il sordomuto Gesù si era espresso con un “sospiro” di preghiera: “Emise un sospiro e disse: effatà” (7, 34). Qui emette un sospiro di dolore, ovvero di esasperazione.
4 Giugno, 2022 - 22:53
Luigi Accattoli
Non sarà dato alcun segno. v. 12b: In verità io vi dico. E’ una formula dichiaratoria, o di giuramento: come se Gesù dicesse “vi giuro che non vi sarà dato alcun segno”.
v. 12c: a questa generazione non sarà dato alcun segno. Gesù non compie mai i segni dimostrativi che gli vengono chiesti nel tempo della vita pubblica, che già il Satana gli suggeriva con la tentazione del Pinnacolo del tempio (“Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui”: Luca 4, 9) e che infine gli saranno riproposti nell’ora della Croce: “Scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo” (Marco 15 31s). Non li compie mai e qui afferma con parole forti questo suo rifiuto (vedilo anche nei paralleli di Matteo 12, 39s; e di Luca 11, 29s).
v. 13: risalì sulla barca e partì per l’altra riva. E’ la terza traversata del lago di Galilea narrata da Marco, dopo quelle dei capitoli 4 (35-41) e 6 (45-52).
v. 15: Allora egli li ammoniva dicendo. Gli studiosi ritengono che questo versetto – cioè questo detto di Gesù – sia stato inserito qui da Marco per aggiungere un contenuto più alto al racconto di una conversazione dei discepoli con Gesù durante una traversata in barca. La riprova starebbe nella perfetta sequenza narrativa che si ottiene togliendo dal resto questo versetto 15. Marco riceve dalla tradizione orale sia il detto sia il racconto: sua è l’idea di unirli.
4 Giugno, 2022 - 22:54
Luigi Accattoli
Il lievito del Maligno. v. 15b: guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode. Cioè guardatevi dallo spirito di coloro che cercano segni per mettere alla prova l’inviato di Dio (farisei) e di coloro che lo spiano per metterlo a morte (erodiani). Sulla capacità trasformatrice e anche corruttrice del lievito ci sono ricorrenze nelle lettere di Paolo: “Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità” (Prima lettera ai Corinti 5, 6-8; e vedi anche Lettera ai Galati 5, 9). Vi sono accenni simili anche nella cultura greco-romana, per esempio in Plutarco (46-120 dopo Cristo): “La fermentazione (provocata dal lievito) sembra proprio essere una putrefazione” (Questioni romane 109). Questi detti antichi sul lievito in negativo suonano come il nostro “farina del diavolo”.
v. 15b-bis: lievito dei farisei e lievito di Erode. Nei passi paralleli Matteo e Luca interpretano la parola “lievito” e offrono due diverse letture del monito di Gesù: Matteo lo intende come invito a guardarsi “dall’insegnamento dei farisei e dei sadducei” (16, 12) e non nomina gli erodiani; Luca non nomina né gli erodiani, né i sadducei e lo propone come invito a guardarsi “dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia” (12, 1).
v. 18: Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? Citazione da Geremia 5, 21; analoga – per funzione – alla citazione di Isaia 6, 9-10 che Marco ha già fatto nel capitolo 4, 12, in riferimento all’incapacità di intendere quanto viene detto in parabole da parte di “quelli che sono fuori”.
vv.19 e 20: Gli dissero: dodici – Gli dissero: sette. I discepoli dunque ricordano bene i “segni” ai quali hanno assistito ma la loro incomprensione riguarda il significato delle due moltiplicazioni: ci vedono solo il soccorso materiale, mentre Gesù vorrebbe che ne intendessero la valenza salvifica globale. Che cioè in Gesù l’umanità ha trovato il Salvatore e liberatore da ogni necessità.
v. 21: Non comprendete ancora? In un commentatore protestante ho trovato il suggerimento di interpretare questo interrogativo di Gesù non solo come un rimprovero, quale sicuramente è, ma anche come un invito ad approfondire la comprensione, come a dire: un giorno, se perseverate, comprenderete (Lamar Williamson jr, Marco, Claudiana 2004, p. 201).
4 Giugno, 2022 - 22:55
Luigi Accattoli
C’è segno e segno. Proviamo a tirare una conclusione in due tempi, intorno alla parola chiave del brano che abbiamo letto: “segno dal cielo”. Primo tempo: la richiesta del segno che Gesù respinge. Secondo tempo: quando la richiesta è secondo il Vangelo.
Dovremmo avvertire come rivolte anche a noi le parole severe di Gesù: Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno (v. 12). Non solo Gesù fu continuamente tormentato con questa richiesta di un segno dimostrativo, ma sempre i cristiani hanno aspirato a ottenerlo e noi stessi, oggi, in continuità, dentro di noi, siamo alla ricerca di segni probanti. Va interpretata anche così la incessante ricerca dei miracoli.
Il disappunto di Gesù nei confronti della nostra ricerca di segni straordinari è chiaramente espresso nei Vangeli: nella disputa con il Satana che lo tenta; nella reprimenda rivolta a chi pure gli corre dietro: “Se non vedete segni e prodigi voi non credete” (Giovanni 4, 48); nell’invito a una giusta interpretazione dei “segni” che viene operando: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (Giovanni 6, 26).
E’ contro il Vangelo tentare Dio chiedendogli di manifestarsi secondo le nostre aspettative, ma anche invocando miracoli e visioni quando siamo mossi unicamente dall’interesse pratico e personale.
E’ secondo il Vangelo la ricerca di un segno che illumini, che aiuti a credete, che aumenti la fede. E’ la ricerca di un segno da parte del padre dell’epilettico: ‘Signore, io credo ma tu aumenta la mia fede’ (Marco 9, 24).
4 Giugno, 2022 - 22:56
Luigi Accattoli
Joseph Ratzinger aiutaci tu. Termino con un richiamo a Joseph Ratzinger che ci ha insegnato a invocare il Signore perché si mostri oggi, di nuovo, all’umanità più che mai incredula. Il testo migliore, su questo fronte, è nella preghiera della dodicesima stazione della Via Crucis per il Venerdì Santo del 2005, che scrisse quand’era ancora cardinale, alla vigilia dell’elezione a Papa: «Signore Gesù Cristo […], aiutaci a riconoscere, in quest’ora di oscurità e di turbamento, il tuo volto. Aiutaci a credere in te e a seguirti proprio nell’ora dell’oscurità e del bisogno. Mostrati di nuovo al mondo in quest’ora. Fa’ che la tua salvezza si manifesti».
In Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio (2000, trad. it. San Paolo 2001), Ratzinger parla ripetutamente di lotta con Dio (p. 28) e scontro con il Dio Silente, della nostra incapacità di comprenderlo (p. 35), del suo apparirci talvolta indecifrabile (p. 15), flebile e debole (p. 65), fino all’intuizione che «grazie alla forza della preghiera, della fede e dell’amore Dio viene sollecitato a lasciarsi coinvolgere dalla storia del mondo, perché tra gli uomini si diffonda una scintilla della sua luce» (p. 62). Ma in quello stesso volume egli afferma con forza che “Dio non si lascia trovare da coloro che vogliono metterlo alla prova”; e ancora: “Posso cercare Dio solo se sviluppo un atteggiamento di disponibilità, di apertura, di ricerca. Devo essere pronto ad attendere con umiltà e a consentirgli di mostrarsi come lui vuole e non come io vorrei” (94).
4 Giugno, 2022 - 22:56
Luigi Accattoli
Pizza? ma che pizza e pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
4 Giugno, 2022 - 22:58
Luigi Accattoli
Invito tutti. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da venti a quaranta, o cinquanta. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 6 giugno. L’ultimo appuntamento fu lunedì 23 maggio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 28 maggio:
Nella morsa dell’incredulità. I farisei chiedono un segno dal cielo per sentirsi autorizzati a credere in Gesù e i discepoli non comprendono i segni di cui sono testimoni: dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci il Maestro si ritrova, di nuovo e sempre, nella morsa dell’incredulità umana. Incredulità ideologica – diremmo oggi – di chi intenzionalmente lo mette alla prova e incredulità dei semplici, che chiameremo incredulità del cuore indurito.
Argomenteremo che ambedue queste incredulità ci appartengono: non sarà difficile riconoscerci nei farisei che chiedono un segno probante, indiscutibile, pubblico e a tutti visibile, una prova delle prove che li motivi ad accettare Gesù come il Messia da loro atteso; e con facilità potremo vedere noi stessi – e persino nello stesso tempo – nei discepoli prigionieri in eterno del problema del pane, della salute, della morte e dunque totalmente inabili a comprendere la chiamata di Gesù a uscire dalla prigionia di tutti quei problemi per seguirlo con cuore grato e commosso, partecipe.
Marco 8, 11-21. Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12Ma egli sospirò profondamente e disse: “Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno”. 13Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
14Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. 15Allora egli li ammoniva dicendo: “Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!”. 16Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. 17Si accorse di questo e disse loro: “Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? 18 Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, 19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Dodici”. 20″E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Sette”. 21E disse loro: “Non comprendete ancora?”.
Un segno dal cielo. v. 11: Vennero i farisei. E’ questa una delle sette occasioni in cui Marco narra dei farisei che si pongono a oppositori e accusatori nei confronti di Gesù. Li abbiamo già incontrati in 2, 16; 2, 24, 3, 6; 7, 1. Li ritroveremo in 10, 2 e 12, 13.
v. 11b: chiedendogli un segno dal cielo. Che il profeta dovesse essere avvalorato da segni dall’alto – che cioè venissero da Dio – era credenza comune nell’ebraismo. Se ne ha una riprova in Giovanni 6, 14s, nella reazione della folla alla moltiplicazione dei pani: “Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: ‘Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!’. Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo”. La stessa reazione negativa di Gesù alla richiesta di un segno la troviamo in Paolo: “Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” (Prima lettera ai Corinti 1, 22s).
v. 11c: per metterlo alla prova. L’ebreo osservante – e Gesù lo era come lo erano i farisei – aveva nell’orecchio le parole che il Libro della Sapienza fa pronunciare agli empi intenzionati a mettere alla prova il giusto: “Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo / e si oppone alle nostre azioni […]; / e si vanta di avere Dio per padre. / Vediamo se le sue parole sono vere, / consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. / Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto / e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. / Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti” (2, 12-19).
v. 12: sospirò profondamente e disse. Nel capitolo precedente di Marco, guarendo il sordomuto Gesù si era espresso con un “sospiro” di preghiera: “Emise un sospiro e disse: effatà” (7, 34). Qui emette un sospiro di dolore, ovvero di esasperazione.
Non sarà dato alcun segno. v. 12b: In verità io vi dico. E’ una formula dichiaratoria, o di giuramento: come se Gesù dicesse “vi giuro che non vi sarà dato alcun segno”.
v. 12c: a questa generazione non sarà dato alcun segno. Gesù non compie mai i segni dimostrativi che gli vengono chiesti nel tempo della vita pubblica, che già il Satana gli suggeriva con la tentazione del Pinnacolo del tempio (“Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui”: Luca 4, 9) e che infine gli saranno riproposti nell’ora della Croce: “Scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo” (Marco 15 31s). Non li compie mai e qui afferma con parole forti questo suo rifiuto (vedilo anche nei paralleli di Matteo 12, 39s; e di Luca 11, 29s).
v. 13: risalì sulla barca e partì per l’altra riva. E’ la terza traversata del lago di Galilea narrata da Marco, dopo quelle dei capitoli 4 (35-41) e 6 (45-52).
v. 15: Allora egli li ammoniva dicendo. Gli studiosi ritengono che questo versetto – cioè questo detto di Gesù – sia stato inserito qui da Marco per aggiungere un contenuto più alto al racconto di una conversazione dei discepoli con Gesù durante una traversata in barca. La riprova starebbe nella perfetta sequenza narrativa che si ottiene togliendo dal resto questo versetto 15. Marco riceve dalla tradizione orale sia il detto sia il racconto: sua è l’idea di unirli.
Il lievito del Maligno. v. 15b: guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode. Cioè guardatevi dallo spirito di coloro che cercano segni per mettere alla prova l’inviato di Dio (farisei) e di coloro che lo spiano per metterlo a morte (erodiani). Sulla capacità trasformatrice e anche corruttrice del lievito ci sono ricorrenze nelle lettere di Paolo: “Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità” (Prima lettera ai Corinti 5, 6-8; e vedi anche Lettera ai Galati 5, 9). Vi sono accenni simili anche nella cultura greco-romana, per esempio in Plutarco (46-120 dopo Cristo): “La fermentazione (provocata dal lievito) sembra proprio essere una putrefazione” (Questioni romane 109). Questi detti antichi sul lievito in negativo suonano come il nostro “farina del diavolo”.
v. 15b-bis: lievito dei farisei e lievito di Erode. Nei passi paralleli Matteo e Luca interpretano la parola “lievito” e offrono due diverse letture del monito di Gesù: Matteo lo intende come invito a guardarsi “dall’insegnamento dei farisei e dei sadducei” (16, 12) e non nomina gli erodiani; Luca non nomina né gli erodiani, né i sadducei e lo propone come invito a guardarsi “dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia” (12, 1).
v. 18: Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? Citazione da Geremia 5, 21; analoga – per funzione – alla citazione di Isaia 6, 9-10 che Marco ha già fatto nel capitolo 4, 12, in riferimento all’incapacità di intendere quanto viene detto in parabole da parte di “quelli che sono fuori”.
vv.19 e 20: Gli dissero: dodici – Gli dissero: sette. I discepoli dunque ricordano bene i “segni” ai quali hanno assistito ma la loro incomprensione riguarda il significato delle due moltiplicazioni: ci vedono solo il soccorso materiale, mentre Gesù vorrebbe che ne intendessero la valenza salvifica globale. Che cioè in Gesù l’umanità ha trovato il Salvatore e liberatore da ogni necessità.
v. 21: Non comprendete ancora? In un commentatore protestante ho trovato il suggerimento di interpretare questo interrogativo di Gesù non solo come un rimprovero, quale sicuramente è, ma anche come un invito ad approfondire la comprensione, come a dire: un giorno, se perseverate, comprenderete (Lamar Williamson jr, Marco, Claudiana 2004, p. 201).
C’è segno e segno. Proviamo a tirare una conclusione in due tempi, intorno alla parola chiave del brano che abbiamo letto: “segno dal cielo”. Primo tempo: la richiesta del segno che Gesù respinge. Secondo tempo: quando la richiesta è secondo il Vangelo.
Dovremmo avvertire come rivolte anche a noi le parole severe di Gesù: Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno (v. 12). Non solo Gesù fu continuamente tormentato con questa richiesta di un segno dimostrativo, ma sempre i cristiani hanno aspirato a ottenerlo e noi stessi, oggi, in continuità, dentro di noi, siamo alla ricerca di segni probanti. Va interpretata anche così la incessante ricerca dei miracoli.
Il disappunto di Gesù nei confronti della nostra ricerca di segni straordinari è chiaramente espresso nei Vangeli: nella disputa con il Satana che lo tenta; nella reprimenda rivolta a chi pure gli corre dietro: “Se non vedete segni e prodigi voi non credete” (Giovanni 4, 48); nell’invito a una giusta interpretazione dei “segni” che viene operando: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (Giovanni 6, 26).
E’ contro il Vangelo tentare Dio chiedendogli di manifestarsi secondo le nostre aspettative, ma anche invocando miracoli e visioni quando siamo mossi unicamente dall’interesse pratico e personale.
E’ secondo il Vangelo la ricerca di un segno che illumini, che aiuti a credete, che aumenti la fede. E’ la ricerca di un segno da parte del padre dell’epilettico: ‘Signore, io credo ma tu aumenta la mia fede’ (Marco 9, 24).
Joseph Ratzinger aiutaci tu. Termino con un richiamo a Joseph Ratzinger che ci ha insegnato a invocare il Signore perché si mostri oggi, di nuovo, all’umanità più che mai incredula. Il testo migliore, su questo fronte, è nella preghiera della dodicesima stazione della Via Crucis per il Venerdì Santo del 2005, che scrisse quand’era ancora cardinale, alla vigilia dell’elezione a Papa: «Signore Gesù Cristo […], aiutaci a riconoscere, in quest’ora di oscurità e di turbamento, il tuo volto. Aiutaci a credere in te e a seguirti proprio nell’ora dell’oscurità e del bisogno. Mostrati di nuovo al mondo in quest’ora. Fa’ che la tua salvezza si manifesti».
In Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio (2000, trad. it. San Paolo 2001), Ratzinger parla ripetutamente di lotta con Dio (p. 28) e scontro con il Dio Silente, della nostra incapacità di comprenderlo (p. 35), del suo apparirci talvolta indecifrabile (p. 15), flebile e debole (p. 65), fino all’intuizione che «grazie alla forza della preghiera, della fede e dell’amore Dio viene sollecitato a lasciarsi coinvolgere dalla storia del mondo, perché tra gli uomini si diffonda una scintilla della sua luce» (p. 62). Ma in quello stesso volume egli afferma con forza che “Dio non si lascia trovare da coloro che vogliono metterlo alla prova”; e ancora: “Posso cercare Dio solo se sviluppo un atteggiamento di disponibilità, di apertura, di ricerca. Devo essere pronto ad attendere con umiltà e a consentirgli di mostrarsi come lui vuole e non come io vorrei” (94).
Pizza? ma che pizza e pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Invito tutti. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da venti a quaranta, o cinquanta. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 6 giugno. L’ultimo appuntamento fu lunedì 23 maggio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 28 maggio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/in-ascolto-di-gesu-che-dice-sento-compassione-della-folla-e-la-sfama/
https://gpcentofanti.altervista.org/metanoeite-significato-greco-del-convertitevi/