Con Gesù che ci assicura sui risorti: “Saranno come angeli nei cieli”
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Luigi Accattoli
Sulla risurrezione Gesù sta con i farisei e si scontra con i sadducei – Marco 12, 18-27 – Eccoci a un brano di gioiosa importanza per noi, perché in esso Gesù parla della risurrezione dai morti: se sia possibile e come saranno i risorti. Al di fuori delle narrazioni delle apparizioni del Nazareno dopo la risurrezione, il brano che stiamo per leggere è quello dove il Maestro dedica più parole e accenna a più contenuti riguardanti la risurrezione.
Nello sviluppo delle cinque controversie di Gesù con i suoi accusatori assistiamo a una specie di gara tra le varie componenti dell’ufficialità ebraica: l’interrogazione su chi abbia conferito al Nazareno l’autorità con cui fa “queste cose” gli era stata posta dai “sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani” (Marco 11, 27-33); la domanda trabocchetto sul tributo a Cesare l’avevano formulata i farisei e gli erodiani (Marco 12, 13-17); ora è il turno dei sadducei, che rappresentavano la componente conservatrice del Sinedrio. Non riconoscevano i libri sacri posteriori al Pentateuco e dunque non accettavano la dottrina della risurrezione che nello sviluppo della Bibbia ebraica arriva con i profeti (soprattutto Isaia e Daniele), con i Salmi e con i libri sapienziali.
Al tempo di Gesù, la fede nella risurrezione era diffusa in Israele, come attesta la risposta di Marta al Maestro nella narrazione della risurrezione di Lazzaro che leggiamo nel Vangelo di Giovanni: Gesù le dice “tuo fratello risorgerà” e lei replica “so che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno” (Giovanni 11, 23s). Era una credenza diffusa, accettata dai farisei ma osteggiata dalle correnti conservatrici: Gesù si schiera con i novatori ma corregge la concezione materialistica che questi ne avevano, tanto da attribuire rapporti familiari ai risorti dell’ultimo giorno. Non ci sarà più il matrimonio: i risorti saranno come angeli nei cieli (v. 25).
Grandi lezioni dunque vengono a noi da questo brano, che è – con poche variazioni – in tutti e tre i Sinottici: ci assicura sulla credenza nella risurrezione ma anche ci invita a intenderla come una nuova creazione nella quale la corporeità dei risorti sarà completamente diversa da quella che oggi noi conosciamo. Siamo chiamati ad accettarla per fede e nel mistero, quella nuova creazione, ma veniamo avvertiti che non somiglierà in nulla al mondo attuale.
14 Gennaio, 2024 - 17:27
Luigi Accattoli
Marco 12, 18-27. Vennero da lui alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: 19″Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 20C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. 21Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, 22e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. 23Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. 24Rispose loro Gesù: “Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? 25Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. 26 Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? 27Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore”.
14 Gennaio, 2024 - 17:28
Luigi Accattoli
Sadducei teologi tradizionalisti. v. 18: Vennero da lui alcuni sadducei. “I sadducei erano il partito aristocratico conservatore, sostenuto soprattutto dall’alto clero giudaico. Fieri avversari dei farisei, la corrente giudaica più popolare e progressista, i sadducei erano teologi tradizionalisti” (Gianfranco Ravasi).
v. 18b: i quali dicono che non c’è risurrezione. Il conservatorismo dei sadducei si manifestava anche nel rifiuto della fede nella risurrezione: essi infatti accettavano soltanto il Pentateuco, nel quale non c’è un’affermazione diretta della risurrezione; e non accettavano come Scrittura sacra i profeti e i libri sapienziali, nei quali invece fa la sua comparsa la fede nella risurrezione.
v. 18c: e lo interrogavano dicendo. Lo interrogano “per poterlo accusare” come già i farisei e gli erodiani (Marco 12, 13). Sperano di ottenere una risposta con la quale poter affermare che Gesù contesta la Torah, cioè il Pentateuco. Probabilmente già sanno che Gesù professa la fede nella risurrezione. Il loro risentimento verso il rabbi venuto dalla Galilea è per quello che egli ha affermato sul Tempio, del quale i sadducei erano i principali gestori: “Ne avete fatto un covo di ladri” (Marco 11, 17).
v. 19: Mosè ci ha lasciato scritto. A Mosè era attribuito il Pentateuco, unica scrittura sacra riconosciuta dai sadducei. Nel Deuteronomio – che fa parte del Pentateuco – è affermata la legge del Levirato (da levir: cognato) che prevede che se un uomo muore senza aver generato figli maschi, il fratello ne sposerà la vedova per assicurargli una discendenza (Deuteronomio 25, 5ss).
v. 25: saranno come angeli nei cieli. Il paragone con gli angeli invita a evitare di immaginare il mondo dei risorti in termini terreni. “Io vi annuncio un mistero” dirà Paolo nella Prima lettera ai Corinti a proposito della risurrezione e quel mistero lo sintetizzerà con il creativo ossimoro del “corpo spirituale” (capitolo 15, versetti 44 e 51). Sempre in quella lettera Paolo dirà della risurrezione che essa farà parte di “quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo” e che Dio “ha preparate per coloro che lo amano” (2, 9).
v. 26: non avete letto nel libro di Mosè. Gesù scende sul terreno dei suoi avversari: siccome i sadducei riconoscono come Scrittura sacra soltanto il Pentateuco, Gesù cita un versetto (3, 6) del Libro dell’Esodo che fa parte del Pentateuco e sostiene che in esso è implicita un’affermazione della Risurrezione.
v. 26b: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe. Il richiamo più vivo a queste parole del Pentateuco e di Gesù che lo cita è probabilmente quello che troviamo nel Memoriale di Blaise Pascal (1654): “Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe. Non dei filosofi e dei dotti. Certezza. Certezza. Sentimento. Gioia. Pace. Dio di Gesù Cristo”.
14 Gennaio, 2024 - 17:30
Luigi Accattoli
Ritornerò e vi prenderò con me. Che Dio debba essere necessariamente un Dio di viventi è una delle intuizioni evangeliche folgoranti che Dostoevskij così esprime nel romanzo I demoni (1872), mettendole in bocca a un personaggio vicino a morire: «La mia immortalità è indispensabile perché Dio non vorrà commettere un’iniquità e spegnere del tutto il fuoco d’amore che egli ha acceso per lui nel mio cuore… Io ho cominciato ad amarlo e mi sono rallegrato del suo amore deposto in me come una scintilla divina. Come è possibile che Lui spenga me e la gioia e ci converta in zero? Se c’è Dio, anch’io sono immortale». Commentando la disputa di Gesù con i sadducei Gianfranco Ravasi richiama questo testo del romanziere russo e così conclude: “È per questo che una delle ultime confidenze di Gesù coi suoi discepoli nella sera gerosolimitana del giovedì santo è questa: ‘Io vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io’ (Giovanni 14, 2-3)” [Gianfranco Ravasi, Secondo le Scritture. Anno C, p. 328).
14 Gennaio, 2024 - 17:30
Luigi Accattoli
I risorti saranno come angeli nei cieli. Un brano di Rudolf Schnackenburg può aiutarci a intendere la reale portata di queste parole di Gesù: “Secondo le concezioni allora in voga, ci si aspettava per il secolo futuro un accrescimento di gioie terrene, naturalmente intese più che altro come una espressione del sovrabbondare delle benedizioni divine. La felicità coniugale e familiare in Israele fu sempre considerata come una benedizione di Dio, così che c’imbattiamo in sentenze a dir poco singolari: “Allora le donne partoriranno quotidianamente” (Rabbi Gamaliele II, verso l’anno 90); “Ogni israelita avrà seicentomila figli” (Rabbi Elizer, verso il 150). Ci si configurava quindi il mondo futuro in modo analogo a quello di quaggiù, anche se esistevano accostamenti a una concezione spiritualizzata. Solo con queste premesse si può cogliere appieno quale alta e fondamentale importanza rivesta la risposta di Gesù all’obiezione dei sadducei” (Vangelo secondo Marco, vol 2, Città Nuova 1973, p. 168).
14 Gennaio, 2024 - 17:31
Luigi Accattoli
Dicesi pizza da più di vent’anni. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
14 Gennaio, 2024 - 17:44
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 15 gennaio. L’appuntamento precedente fu lunedì 11 dicembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 16 dicembre:
Sulla risurrezione Gesù sta con i farisei e si scontra con i sadducei – Marco 12, 18-27 – Eccoci a un brano di gioiosa importanza per noi, perché in esso Gesù parla della risurrezione dai morti: se sia possibile e come saranno i risorti. Al di fuori delle narrazioni delle apparizioni del Nazareno dopo la risurrezione, il brano che stiamo per leggere è quello dove il Maestro dedica più parole e accenna a più contenuti riguardanti la risurrezione.
Nello sviluppo delle cinque controversie di Gesù con i suoi accusatori assistiamo a una specie di gara tra le varie componenti dell’ufficialità ebraica: l’interrogazione su chi abbia conferito al Nazareno l’autorità con cui fa “queste cose” gli era stata posta dai “sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani” (Marco 11, 27-33); la domanda trabocchetto sul tributo a Cesare l’avevano formulata i farisei e gli erodiani (Marco 12, 13-17); ora è il turno dei sadducei, che rappresentavano la componente conservatrice del Sinedrio. Non riconoscevano i libri sacri posteriori al Pentateuco e dunque non accettavano la dottrina della risurrezione che nello sviluppo della Bibbia ebraica arriva con i profeti (soprattutto Isaia e Daniele), con i Salmi e con i libri sapienziali.
Al tempo di Gesù, la fede nella risurrezione era diffusa in Israele, come attesta la risposta di Marta al Maestro nella narrazione della risurrezione di Lazzaro che leggiamo nel Vangelo di Giovanni: Gesù le dice “tuo fratello risorgerà” e lei replica “so che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno” (Giovanni 11, 23s). Era una credenza diffusa, accettata dai farisei ma osteggiata dalle correnti conservatrici: Gesù si schiera con i novatori ma corregge la concezione materialistica che questi ne avevano, tanto da attribuire rapporti familiari ai risorti dell’ultimo giorno. Non ci sarà più il matrimonio: i risorti saranno come angeli nei cieli (v. 25).
Grandi lezioni dunque vengono a noi da questo brano, che è – con poche variazioni – in tutti e tre i Sinottici: ci assicura sulla credenza nella risurrezione ma anche ci invita a intenderla come una nuova creazione nella quale la corporeità dei risorti sarà completamente diversa da quella che oggi noi conosciamo. Siamo chiamati ad accettarla per fede e nel mistero, quella nuova creazione, ma veniamo avvertiti che non somiglierà in nulla al mondo attuale.
Marco 12, 18-27. Vennero da lui alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: 19″Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 20C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. 21Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, 22e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. 23Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. 24Rispose loro Gesù: “Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? 25Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. 26 Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? 27Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore”.
Sadducei teologi tradizionalisti. v. 18: Vennero da lui alcuni sadducei. “I sadducei erano il partito aristocratico conservatore, sostenuto soprattutto dall’alto clero giudaico. Fieri avversari dei farisei, la corrente giudaica più popolare e progressista, i sadducei erano teologi tradizionalisti” (Gianfranco Ravasi).
v. 18b: i quali dicono che non c’è risurrezione. Il conservatorismo dei sadducei si manifestava anche nel rifiuto della fede nella risurrezione: essi infatti accettavano soltanto il Pentateuco, nel quale non c’è un’affermazione diretta della risurrezione; e non accettavano come Scrittura sacra i profeti e i libri sapienziali, nei quali invece fa la sua comparsa la fede nella risurrezione.
v. 18c: e lo interrogavano dicendo. Lo interrogano “per poterlo accusare” come già i farisei e gli erodiani (Marco 12, 13). Sperano di ottenere una risposta con la quale poter affermare che Gesù contesta la Torah, cioè il Pentateuco. Probabilmente già sanno che Gesù professa la fede nella risurrezione. Il loro risentimento verso il rabbi venuto dalla Galilea è per quello che egli ha affermato sul Tempio, del quale i sadducei erano i principali gestori: “Ne avete fatto un covo di ladri” (Marco 11, 17).
v. 19: Mosè ci ha lasciato scritto. A Mosè era attribuito il Pentateuco, unica scrittura sacra riconosciuta dai sadducei. Nel Deuteronomio – che fa parte del Pentateuco – è affermata la legge del Levirato (da levir: cognato) che prevede che se un uomo muore senza aver generato figli maschi, il fratello ne sposerà la vedova per assicurargli una discendenza (Deuteronomio 25, 5ss).
v. 25: saranno come angeli nei cieli. Il paragone con gli angeli invita a evitare di immaginare il mondo dei risorti in termini terreni. “Io vi annuncio un mistero” dirà Paolo nella Prima lettera ai Corinti a proposito della risurrezione e quel mistero lo sintetizzerà con il creativo ossimoro del “corpo spirituale” (capitolo 15, versetti 44 e 51). Sempre in quella lettera Paolo dirà della risurrezione che essa farà parte di “quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo” e che Dio “ha preparate per coloro che lo amano” (2, 9).
v. 26: non avete letto nel libro di Mosè. Gesù scende sul terreno dei suoi avversari: siccome i sadducei riconoscono come Scrittura sacra soltanto il Pentateuco, Gesù cita un versetto (3, 6) del Libro dell’Esodo che fa parte del Pentateuco e sostiene che in esso è implicita un’affermazione della Risurrezione.
v. 26b: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe. Il richiamo più vivo a queste parole del Pentateuco e di Gesù che lo cita è probabilmente quello che troviamo nel Memoriale di Blaise Pascal (1654): “Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe. Non dei filosofi e dei dotti. Certezza. Certezza. Sentimento. Gioia. Pace. Dio di Gesù Cristo”.
Ritornerò e vi prenderò con me. Che Dio debba essere necessariamente un Dio di viventi è una delle intuizioni evangeliche folgoranti che Dostoevskij così esprime nel romanzo I demoni (1872), mettendole in bocca a un personaggio vicino a morire: «La mia immortalità è indispensabile perché Dio non vorrà commettere un’iniquità e spegnere del tutto il fuoco d’amore che egli ha acceso per lui nel mio cuore… Io ho cominciato ad amarlo e mi sono rallegrato del suo amore deposto in me come una scintilla divina. Come è possibile che Lui spenga me e la gioia e ci converta in zero? Se c’è Dio, anch’io sono immortale». Commentando la disputa di Gesù con i sadducei Gianfranco Ravasi richiama questo testo del romanziere russo e così conclude: “È per questo che una delle ultime confidenze di Gesù coi suoi discepoli nella sera gerosolimitana del giovedì santo è questa: ‘Io vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io’ (Giovanni 14, 2-3)” [Gianfranco Ravasi, Secondo le Scritture. Anno C, p. 328).
I risorti saranno come angeli nei cieli. Un brano di Rudolf Schnackenburg può aiutarci a intendere la reale portata di queste parole di Gesù: “Secondo le concezioni allora in voga, ci si aspettava per il secolo futuro un accrescimento di gioie terrene, naturalmente intese più che altro come una espressione del sovrabbondare delle benedizioni divine. La felicità coniugale e familiare in Israele fu sempre considerata come una benedizione di Dio, così che c’imbattiamo in sentenze a dir poco singolari: “Allora le donne partoriranno quotidianamente” (Rabbi Gamaliele II, verso l’anno 90); “Ogni israelita avrà seicentomila figli” (Rabbi Elizer, verso il 150). Ci si configurava quindi il mondo futuro in modo analogo a quello di quaggiù, anche se esistevano accostamenti a una concezione spiritualizzata. Solo con queste premesse si può cogliere appieno quale alta e fondamentale importanza rivesta la risposta di Gesù all’obiezione dei sadducei” (Vangelo secondo Marco, vol 2, Città Nuova 1973, p. 168).
Dicesi pizza da più di vent’anni. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 15 gennaio. L’appuntamento precedente fu lunedì 11 dicembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 16 dicembre:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/abbiamo-trovato-costui-che-impediva-di-pagare-tributi-a-cesare/