Con una lettera al Corriere della Sera Berlusconi torna a proporre una larga intesa all’Unione, che gli risponde a brutte parole: forse non si può pretendere una risposta diversa, ma avendo votato per il centrosinistra, non mi ritrovo nella mala risposta. Già nella prima dichiarazione dopo il voto, martedì 11 aprile, Berlusconi aveva fatto quell’invito e già allora la sua uscita mi era parsa degna di attenzione. Certo il contesto non favoriva la riflessione. L’ostinazione – che dura tutt’ora – a criticare i festeggiamenti della vittoria da parte del centrosinistra e la retorica sui “brogli” non aiutavano chi pure avesse apprezzato la proposta per un’intesa. Ma la proposta c’era e in qualche modo, da qualcuno, andava onorata. Essa indirettamente costituiva una presa d’atto della sconfitta e non le era estranea una componente di umiltà: quella di chi si espone a un rifiuto annunciato. Forse la politica costringe a semplificare e impedisce di cogliere la serietà altrui mentre ancora festeggi. Ma in quella proposta una serietà io ce la vedo.