La Bibbia – il libro più diffuso nel mondo – è tradotta in 2454 lingue (per intero in 438), ma ci sono altre 4500 lingue parlate oggi sulla terra che non hanno ancora conosciuto la Parola. Le Società Bibliche hanno distribuito nel 2006 ventisei milioni di Bibbie, che sembra una cifra enome ma che in realtà basta appena a darne una copia a uno su centro – o poco più – cei due miliardi di cristiani. I dati sono stati presentati oggi alla stampa in Vaticano dal vescovo Vincenzo Paglia, presidente della Federazione biblica cattolica e “padre” del Sinodo. Qui abbiamo molto discusso, nei giorni scorsi, sull’iniziativa della Rai “La Bibbia giorno e notte”: le stime fornite da Paglia stanno a dire l’opportunità di ogni iniziativa capace di aiutare la diffusione delle Scritture.
Come si dice “Bibbia” in quattromila lingue
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ALLELUIA!!!…….altro che critiche!!
Luigi, consentimi un piccolo O.T. per chiederti delucidazioni. Pare che il nostro caro BXVI , cosi’ come gia’ fatto al Sinodo del 2005, abbia tirato fuori il suo libretto degli appunti e parlato ai vescovi per quasi 10 minuti dalle sue note, in un momento in cui il suo intervento era del tutto inatteso.
Nel 2005 si espresse sulla Santa Messa.Oggi, pare che abbia tenuto a sottolineare la necessita’ di una piu’ stretta relazione tra esegesi e teologia. Pare che abbia detto che l’esegesi ha proprio bisogno di una maggiore integrazione nella teologia, cosi’ da apparire meno “solitaria” e maggiormente coinvolta nell’ampio sforzo di combinare ragione e fede.
Almeno, questo e’ quanto riporta il tuo collega John Allen. Puoi aggiungere qualche chiarimento?
Principessa questo è il resoconto dell’intervento del papa pubblicato dall’Osservatore romano uscito oggi pomeriggio, con il titolo “Un metodo completo per leggere e capire la Bibbia”:
Per meglio capire la Bibbia anche dal punto di vista della fede servono esegeti con una formazione completa. Il metodo storico-critico è positivo, ma ha bisogno di essere completato. Lo ha detto il Papa intervenendo questa mattina, martedì 14 ottobre, alla quattordicesima congregazione generale del Sinodo. Il suo intervento si è richiamato, nella sostanza, al documento sull’interpretazione della Bibbia nella Chiesa pubblicato dalla Pontificia Commissione Biblica nel 1993, sotto la guida dello stesso Ratzinger, allora cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Attenzione ai rischi di un’esegesi esclusivamente storico-critica, ha detto il Pontefice parlando dopo l’intervallo dei lavori e quasi facendo eco a quel testo importante. Abbiamo ascoltato tutto il bene possibile che ci può derivare dall’esegesi — ha continuato — ma dobbiamo considerare anche i suoi rischi. Il metodo storico-critico aiuta a capire che il testo sacro non è mitologia, ma vera storia, aiuta a cogliere l’unità profonda di tutta la Scrittura. Con contributi spesso di altissimo livello accademico aiuta a percepire tutta la realtà del fatto, ma può portare a pensare alla Bibbia come un libro che riguarda solo il passato. Benedetto xvi si è poi riferito al secondo punto della Dei Verbum. Se scompare l’ermeneutica della fede — ha detto ancora — al suo posto si afferma l’ermeneutica positivista o secolarista, secondo la quale il divino non appare nella storia. E si riduce tutto all’umano, come nell’attuale mainstream dell’esegesi in Germania, che nega la risurrezione di Cristo e la fondazione dell’Eucaristia da parte del Figlio di Dio. Secondo il Papa non ha ragion d’essere il dualismo che attualmente separa teologia ed esegesi: una teologia che non si basa sull’interpretazione della Scrittura è una teologia senza fondamento, come non ha fondamento un’esegesi che non sia teologica. Per venire al pratico — ha concluso Benedetto xvi — dovremmo allargare la formazione dei futuri esegeti.
Grazie di cuore Luigi. Ti abbraccio
Nell’incontro odierno con la stampa, Luigi, Monsignor Paglia ha anche commentato la recente iniziativa “La Bibbia giorno e notte” ?
Se anche non ha espresso considerazioni in merito, però, mi par d’intendere che il suo ragionamento conduca a ritenere positiva ogni occasione di contatto tra l’uomo e le Sacre Scritture (e, dunque, anche il programma “La Bibbia giorno e notte): giusto ?
E, più in generale, quali altre azioni, Luigi, pensa di mettere in campo la Chiesa, secondo quel che vi ha riferito Monsignor Paglia, per favorire, appunto, la maggior diffusione possibile dei nostri Testi Sacri ?
Dubbio (che Principessa mi fugherà): Dove scrive John Allen ? Non lo ricordo più.
Vorrei mandare un saluto a Fabricianus (che gioia saperti di “fede bauscia”, come avrebbe scritto GioannBrerafuCarlo !) ed a Mattlar (ma chi t’ha detto che saresti antipatico ? comunque, sia, “in bocca al lupo” per l’esame !), e, poi, augurare a tutti gli amici del “pianerottolo” la buona notte !
Roberto 55
@ Roberto55
un abbraccio caro a te. Ecco il sito per John Allen:
http://ncrcafe.org/blog/2682
Carissimi se vi interessa ho appena aperto un Blog sulla Bibbia.
Ancora non contiene granché, ma è oggi il 1° giorno.
Siete tutti benvenuti.
Una Bibbia ogni cento dei due miliardi di cristiani. Resta da lavorare. Una nota di ottimismo è che la Bibbia è un libro, spesso, della famiglia. Se mediamente una famiglia è di 4 – 5 persone, i “contatti” medi con il Libro si alzano. A meno che non siano quelle edizioni in 12 volumi ottimi per starsene sullo scaffale, insieme all’enciclopedia, a fare i “ciapapulver”.
Dedicato a Principessa: “Secondo la ricerca (citata nel post, ndr), gli abitanti degli Stati U niti sono quelli che leggono di più la Bibbia personalmente (75%), mentre in Spagna e in Francia la percentuale è solo del 20%. Negli altri Paesi europei la media è del 30%”. La ricerca riguardava dodici Paesi: Stati Uniti, Inghilterra, Olanda, Germania, Francia, Spagna, Italia, Polonia, Russia, Hong Kong, Filippine e Argentina. Da essa risultava che la maggior parte delle persone ha a casa una copia della Bibbia, tranne in Francia (dove solo il 48% ce l’ha) e a Hong Kong (appena il 17%).
A Roberto55: il vescovo Paglia è stato tra i lettori: ha letto il capitolo 3 del 1° libro dei Re(Salomone chiede a Dio il dono della sapienza). E ha sempre parlato cion entusiasmo dell’iniziativa. Che era della Rai, non della Chiesa!
A Roberto55. Sul da fare il cardinale Kasper, principale relatore ala tavola rotonda, ha parlato così: “La grande maggioranza dei cristiani conosce la Bibbia solamente attraverso la lettura nella liturgia, ma solo pochi la leggono e la meditano personalmente e privatamente. Nelle famiglie la Bibbia viene raramente letta insieme. Solo pochi frequentano gruppi biblici o corsi biblici per approfondire la loro conoscenza biblica e pochi pregano la Bibbia. Perciò è molto importante ciò che si è affermato spesso durante il Sinodo, che bisogna promuovere soprattutto la lectio divina – raccomandata di nuovo dal Concilio –, cioè la lettura della Bibbia accompagnata dalla preghiera ed in uno spirito di preghiera. La Sacra Scrittura non è solo una parola del passato, ma è una parola attuale, dove lo stesso Dio parla al lettore; la lettura della Sacra Scrittura vuole diventare un incontro personale fra Dio e l’uomo. C’è ancora molto da fare sia nelle comunità cristiane della Riforma che nella stessa Chiesa cattolica. Tuttora non abbiamo raggiunto il mandato del Concilio Vaticano II. Una grande mole di lavoro sta ancora davanti a noi per colmare la sete della parola, che si avverte oggi. Ci vuole un nuovo impegno ecumenico biblico. Il movimento ecumenico dal suo inizio era intimamente legato al movimento biblico. Se oggi vogliamo un nuovo slancio ecumenico non c’è altra via che un nuovo slancio biblico. Le due realtà sono inseparabili“.
Il Vescovo Paglia ha concluso così il suo intervento: “Di fronte all’urgenza di diffondere la Bibbia i due organismi più noti, la Federazione Biblica Cattolica e le Società Bibliche, sebbene siano istituzioni molto diverse, firmano un comune accordo per favorire traduzioni e diffusione della Bibbia“.
Purtroppo la Bibbia è il libro più venduto e il meno letto, il meno compreso -quale portatore di un messaggio di salvezza- e il con più alto numero di interpretazioni il più delle volte arbitrarie, pittoresche, surreali e chi più ne ha più ne metta. Diciamo che è grande diario della famiglia umana nel quale ancor oggi si possono trovare le grandi risposte riguardanti le nostre origini ed il nostro destino eterno che ha per tema un uomo: Gesù Cristo.Noi attraverso la Bibbia apprendiamo che Gesù nasce in maniera misteriosa, attraverso il prodigioso intervento dello Spirito di Dio , ma non sappiamo con che modalità questo prodigio fu reso possibile, lo stesso mistero della Risurrezione.
Dio ci ha dato la Parola Vivente: Gesù, immune dal peccato, e la Parola Scritta, immune dall’errore: infallibilità riferita ai manoscritti originali, non alle traduzioni o versioni. Ma tutti diranno di possedere le chiavi della verità attribuendo a loro stessi l’originalità e l’infallibilità!
Mi ha sempre incuriosito questo aspetto, e mi posta tantissime domande al riguardo. Esempio: E’ la Chiesa cattolica la custode della Bibbia ? Ora Mandis risponderà di si, invece NO! La Chiesa non ha dato la Bibbia: Dio l’ha data. La Bibbia di fatto non è stata data dalla Chiesa. Non è stata la Chiesa custode della Bibbia…. Dio ha dato la Bibbia per mezzo di individui, non per mezzo della Chiesa costituita né per mezzo di un concilio ecclesiastico. Il problema dell’autorità spirituale è molto urgente; per i cristiani tale autorità è nella Bibbia,Noi crediamo che la Bibbia e solo la Bibbia è Parola di Dio e che la tradizione non ha alcun valore in questo senso. La Bibbia è Dio che parla nell’uomo e per mezzo dell’uomo..ma non è appannaggio della Chiesa.
Un bentornata di cuore cara Clo!!!!! ma dove sei stata?
bellissimo intervento ( anche se scatenerai un putiferio, lo sai vero?) e mi ci ritrovo in pieno.
Un bacio a te e un pensiero e una preghiera costante per il nostro Sump
Luigi, grazie per la dedica. In effetti da quando sono arrivata negli USA ho approfondito la lettura della Bibbia, che gia’ avveniva in casa in Italia ma per la quale sembravamo essere marziani.
«La Chiesa non ha dato la Bibbia: Dio l’ha data. La Bibbia di fatto non è stata data dalla Chiesa […] Dio ha dato la Bibbia per mezzo di individui, non per mezzo della Chiesa costituita né per mezzo di un concilio ecclesiastico. Il problema dell’autorità spirituale è molto urgente; per i cristiani tale autorità è nella Bibbia,Noi crediamo che la Bibbia e solo la Bibbia è Parola di Dio e che la tradizione non ha alcun valore in questo senso».
Mm … senza essere Mandis, tutto ciò non mi suona molto cattolico. Anzi direi per niente. Tra l’altro: che vuol dire “Dio ha dato la Bibbia”? Non è mica il Corano! Dio non ha “dato” un bel niente. Gli scritti che ad un certo punto sono stati considerati autorevoli, dalla chiesa e non da altri, e hanno formato il canone sono opera di autori umani e rispondevano a esigenze e criteri di composizione che la moderna esegesi storico critica, se non si allarga troppo, contribuisce utilmente a comprendere. Poi sempre la chiesa – che comunque è andata avanti almeno per qualche anno senza scritti cristiani e per un secolo e mezzo senza canone – considera quegli scritti ispirati da Dio.
Comunque anche il Concilio Vaticano II, nella Dei Verbum, dichiara che le fonti della rivelazione sono (si noti l’ordine): la sacra tradizione e la sacra scrittura.
Concordo pienamente con Leonardo. E poi, non mi pare che la Bibbia sia stata consegnata direttamente a Clodine (nel senso di individuo) ma è pervenuta a Clodine come a noi tutti attraverso una Tradizione.
Infine, come dice il buon Tommaso, per avvicinarsi alla Sacra Scrittura ci vogliono: la lettera, lo Spirito Santo e la Tradizione.
No Leonardo, non sono d’accordo: Dio ci ha dato la Bibbia, si , ce l’ha data! Ha voluto che l’uomo da Lui ispirato rendesse testimonianza dapprima oralmente e poi con la scrittura cuneiforme e via via con sempre maggiore chiarezza, e questo per un scopo ben preciso: la conoscenza di lui e il piano di salvezza che rientra nel Suo disegno per l’umanità. Che poi la chiesa abbia adottato un metodo storico-critico, risalendo il torrente della storia quanto più possibile a ritroso, basandosi sulla testimonianza di antichi manoscritti, papiri, traduzioni , patristica e quant’altro secondo determinate regole affinché aderisca quanto più possibile al testo originale ci sta…ma che Iddio abbia consegnato il sacro testo alla chiesa in modo univoco…non sta ne in cielo né in terra.
Tutt’altro, altrimenti non assisteremmo alla variegata interpretazione, al pluralismo di metodi e di approcci che danno il via ad una enorme babele, ad una infinità di argomenti che cozzano contro la barriera dell’esegesi scientifica ad esempio, la quale sminuisce a svilisce, a mio avviso, la sacralità del testo, e non fa che provocare perplessità e dubbi su innumerevoli punti, pacificamente ammessi, tanto da spingere alcuni esegeti a prendere posizioni contrarie alla fede della Chiesa su questioni di grande importanza, come la concezione verginale di Gesù e i suoi miracoli, e perfino la sua risurrezione e la sua divinità . Anche quando non porta a tali negazioni, l’esegesi scientifica si caratterizza, per la sua sterilità in ciò che concerne il progresso della vita cristiana. Invece di permettere un accesso più facile e più sicuro alle fonti vive della Parola di Dio, fa della Bibbia un libro chiuso. Personalmente credo nell’interpretazione che la Chiesa propone, ma non risolve il problema di fondo, nel senso che chiunque può rivendicarne la retta interpretazione, e sentirsi nella verità
.
Per una volta perdonerete se faccio una lunga citazione (di quelle che io non leggerei), dal discorso del papa al Collège des Bernardins:
«La Bibbia, vista sotto l’aspetto puramente storico o letterario, non è semplicemente un libro, ma una raccolta di testi letterari, la cui stesura si estende lungo più di un millennio e i cui singoli libri non sono facilmente riconoscibili come appartenenti ad un’unità interiore; esistono invece tensioni visibili tra di essi. Ciò vale già all’interno della Bibbia di Israele, che noi cristiani chiamiamo l’Antico Testamento. Vale tanto più quando noi, come cristiani, colleghiamo il Nuovo Testamento e i suoi scritti, quasi come chiave ermeneutica, con la Bibbia di Israele, interpretandola così come via verso Cristo. Nel Nuovo Testamento, con buona ragione, la Bibbia normalmente non viene qualificata come “la Scrittura”, ma come “le Scritture” che, tuttavia, nel loro insieme vengono poi considerate come l’unica Parola di Dio rivolta a noi. Ma già questo plurale rende evidente che qui la Parola di Dio ci raggiunge soltanto attraverso la parola umana, attraverso le parole umane, che cioè Dio parla a noi solo attraverso gli uomini, mediante le loro parole e la loro storia. Questo, a sua volta, significa che l’aspetto divino della Parola e delle parole non è semplicemente ovvio. Detto in espressioni moderne: l’unità dei libri biblici e il carattere divino delle loro parole non sono, da un punto di vista puramente storico, afferrabili. L’elemento storico è la molteplicità e l’umanità. Da qui si comprende la formulazione di un distico medioevale che, a prima vista, sembra sconcertante: “Littera gesta docet – quid credas allegoria…” (cfr Augustinus de Dacia, Rotulus pugillaris, I). La lettera mostra i fatti; ciò che devi credere lo dice l’allegoria, cioè l’interpretazione cristologica e pneumatica.
Possiamo esprimere tutto ciò anche in modo più semplice: la Scrittura ha bisogno dell’interpretazione, e ha bisogno della comunità in cui si è formata e in cui viene vissuta. In essa ha la sua unità e in essa si dischiude il senso che tiene unito il tutto».
E ho detto tutto.
Leonardo, hai buon fiuto. Qui ci sono frasi identiche a quelle di Clodine (“Dio ci ha dato la Parola Vivente: Gesù, immune dal peccato, e la Parola Scritta, immune dall’errore”, “La Chiesa non ha dato la Bibbia: Dio l’ha data”, “Dio ha dato la Bibbia per mezzo di individui, non per mezzo della Chiesa costituita né per mezzo di un concilio ecclesiastico ” ecc): http://camcris.altervista.org/ispirazione.html
Si tratta di un sito evangelco pentecostale. Protestante, appunto. Basta saperlo.
Infatti, ma io credo sia così Adriano, credo veramente la Bibbia sia la Parola di Dio giunta all’umanità attraverso i secoli (dal X A.Cristo Stele di Rosette, dome mi sembra -ma non ci metterei la mano sul fuoco- che vi sia inciso il primo libro dei re) ed è ovvio che la Bibbia sia una raccolta di testi letterari come dice Leonardo, non ci piove. Quello che voglio sottolinere è il fatto che non è stata comunicata alla Chiesa tout court ma ALL’ UMANITA’ INTERA, ed è per questo che qualunque confessione, come quella da te citata, ne reclama la giusta interpretazione, rivendicandone per la se la Verità…
dalla testimonianza cartacea muta e disincarnata del Catechismo offertaci dal sito virtuale della Santa (ma sarà poi così Santa?) Sede Apostolica (che chissà se è veramente Apostolica..)
II. Il rapporto tra la Tradizione e la Sacra Scrittura
Una sorgente comune…
80 « La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine ».94 L’una e l’altra rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo, il quale ha promesso di rimanere con i suoi « tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20).
…due modi differenti di trasmissione
81 « La Sacra Scrittura è la parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito divino ».
« La sacra Tradizione poi trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano ».95
82 Accade così che la Chiesa, alla quale è affidata la trasmissione e l’interpretazione della Rivelazione, « attinga la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l’una e l’altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di rispetto ».
Cara Clodine,
come forse immaginerai, non condivido il tuo intervento su Bibbia e Tradizione. Senza la Tradizione non ci sarebbe nessuna Bibbia, o meglio ce ne sarebbero probabilmente centinaia e migliaia l’una diversa dall’altra. Chi ha stabilito che i libri deuterocanonici fanno parte della Scrittura? In assenza di un Canone (e di una Chiesa cui la Tradizione conferisca l’autorità per stabilirlo), sulla base di quale criterio si può decidere che il libro di Ester o quello di Tobia non sono piacevoli romanzetti ma testi ispirati? Chi, e con quale autorità, può affermare che la Lettera di Giacomo è ispirata e “Il Pastore” di Erma no?
Dio non ha scritto un bel niente, e non ha neanche dettato alcunché. Cristo ci ha offerto se stesso (vita, morte, resurrezione, parole, miracoli), affidandone racconto e resoconto alla testimonianza della Chiesa, da Lui fondata sulla pietra e assistita dallo Spirito Santo fino alla consumazione dei secoli. Noi, seguaci della Chiesa, leggiamo la Scrittura pregando e tremando: ma l’indice del volume (e cioè il Canone) lo ha stabilito la Chiesa, con l’autorità direttamente conferitale da Cristo: tutto quello che legherai sulla terra… con ciò che segue.
Ho pieno rispetto per la tua opinione; ma esprimo un dissenso radicale. (Peraltro, con molto affetto. Ciao Clodine!).
Sump un carissimo saluto 🙂
Posso ancora aggiungere una noticina? Il Vangelo stesso conferma la limitatezza e l’insufficienza della Scrittura senza le necessarie integrazioni : “Vi sono molte altre cose compiute da Gesù, che se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”.
Ciao Giovanni (e ciao tutti): un abbraccio.
Sai Sump quante traduzione sulla Bibbia sono state effettuate dalla CEI ? una infinità!
Nel testo liturgico del MOtu Proprio è stato necessario riconfermare la Vulgata, nel momento stesso della destituzione del suo contenuto. Ebbene In questa fase convivono 4 Bibbie ufficiali, tutte discrepanti tra loro: la Bibbia CEI 1974, che è diversa dalla Vulgata; la Nuova traduzione della Bibbia CEI 2008, che è difforme dalla precedente versione CEI e ancor più dalla Vulgata. E infine la Nova Vulgata (1986) dichiarata “typica” per l’uso liturgico, ma discordante dalla Vulgata (1592), anch’essa “typica”.per l’uso liturgico.
Il motivo che spinse la CEI a modificare numerosi brani della precedente Bibbia ufficiale (Bibbia Vulgata in latino e Bibbia Martini in italiano) va ricercato nell’iniquità della Parola di Dio, parole “forti”, vanno cambiate e addolcite. Tra le finalità della revisione c’è anche di infondere una più alta seduzione nei brani biblici letti durante la messa. Quando una frase risuona compatibile viene confermata, quando invece appare discrepante è rettificata, a prescindere dalle fonti. È il deviatore che alterna gli indirizzi traduttivi: ammaliando i brani inclusi nella lettura liturgica, immettendo più fedeltà nei brani esclusi. E ciò serve anche a compensare le correnti interne, oltre a poter dire che “la traduzione è fedele”.
Lasciamo stare, stendiamo un pietoso velo
Devo credere all’infallibilità del magistero per quanto riguarda la sacra scrittura? Va bene credo nell’infallibilità perché mi sento una piccola pietra di questa grande costruzione ma non posso tapparmi gli occhi di fronte a certe storture.
Quella Parola di Dio che mi scorre dinnanzi tutte le volte che apro il Sacro Libro è a me che parla, è alla mia vita, alla tua vita Sump e a quella di ciuscuno di noi. Quando sotto la sferzata degli eventi piccoli e grandi, vedo andare distrutte tutte le certezze che con fatica mi ero costruita cosa sono se non le mura di Gerusalemme che mi si sbriciolano miseramente addosso. Allora ..Lui mi dice che devo ricostruire…e ricostruire confidando solo sulle mie forze e su Dio. Questo mi vuol dire quella parola. O quando dice ad Abramo “esci dalla tua terra e vai, dove ti condurrò” cos’è se non un abbandonarsi e rischiare il certo per l’incerto, lasciare quanto di più caro abbiamo per essere conformi alla sua volontà. Non è la Bibbia una lettera morta, né un affare di stato, o qualcosa che mi arriva dalla chiesa ma da DIO. E’ l’attuazione del mio presente, il mio dialogo il punto di forza e di riferimento…ti accorgi che è così se sei in grazia di Dio, se hai chiesto il dono della Sapienza e del discernimento…questo penso personalmente!
Sfiducia nell’intelletto che approfondisce la lettera e il contesto in cui è si è data la Parola. Negazione della tradizione (o forte ridimensionamento, solitamente arbitrario nella scelta di cosa tenere della tradizione) che ha portato nel tempo la Parola. Rifugio (con tendenze all’entustistico) nello Spirito per un rapporto individualistico con Dio.
E’ un atteggiamento diffuso nella cultura protestante. ma alla base c’è un affievolirsi (non dico negazione) dell’affermazione dell’incarnazione, del Verbo che si è fatto carne. Pensiamo ai vari Bultmann, alla fine se Cristo è esistito o meno non importa.
@delvisibile, non sono affatto protestante, cerco solo di capire, senza timore di cadere nel baratro della blasfemia, ponendomi delle domande a moltissimi dubbi che, grazie a Dio mi arrivano dal ragionare e dal ricercare: binomio inscindibile. Certo che vi è infallibilità ma è riferita ai manoscritti originali -quelli di Ireneo, di Tertulliano, di Origene e di Clemente Alessandrino ed altri Padri della Chiesa che hanno contribuito a farci conoscere appunto quali erano gli scritti ritenuti sacri ed ispirati- ma non mi fido delle traduzioni o versioni che anche la chiesa ha operato, e abbondantemente, ed qui che pongo l’accento. So per certo che almeno fino al termine del IV° sec. la trasmissione, la conservazione e la difesa dei Vangeli, degli Atti degli Apostoli e delle lettere di S. Paolo, erano attentamente curata da tutte le chiese sin dal sorgere del cristianesimo,e le dispute furono non poche: alcune erano ritenuteispirate, la Didachè, oppure la Lettera di Clemente Romano ai Corinti; altre ammettevano il Pastore di Erma, o qualche testo apocrifo. Anche nella lettera di Giuda vi è contenuta una citazione tratta dal libro apocrifo di Enoch , talaltre metteno in forse la veridicità di alcune lettere apostoliche come quella di Giuda, di Giacomo, la 2^ e la 3^ di Giovanni, agli Ebrei e l’Apocalisse (che sono denominati ancora oggi “deuterocanonici” del N.T.) in questo frangente il punto di riferimento è senz’altro la tradizione, ma nessuno mi garantisce la fedeltà nel tradurre, che potrebbe cintenere delle storture a volte assoluatemnte fuorvianti. Ma è un mio parere assolutamente opinabile…semplicemente . Posso avere un parere senza essere per questo tacciata quale testimone di Geova per favore?
Lo stesso Ravasi disse che “comprendere alla luce di una corretta ermeneutica non vale solo per le Sacre Scritture ebraiche, ma anche per l’orizzonte cristiano che noi consideriamo sgombro da equivoci interpretativi: in realtà i rischi del letteralismo nella lettura della Bibbia possono essere in agguato in ogni pagina “. E questo perché Gesù – come tutta la Bibbia – usa un linguaggio simbolico legato alla cultura semitica del suo tempo: che ha formule espressive, immagini, simboli differenti dai nostri e quindi da comprendere e interpretare.
E concludo come direbbe il celebre biblista sopra menzionato: “Vi sono anche i falsi maestri, proprio per quell’ambiguità che abbiamo indicato: coloro che non sono al servizio della comunicazione della vita e della verità, ma sono invece al servizio di se stessi. Gli scritti deuteropaolini, soprattutto, parlano con insistenza e con durezza di questi falsi maestri (cf 2Tm 4,3; 2Pt 2,1ss). C’è quindi anche un orizzonte oscuro nella stessa cristianità delle origini, riguardo al magistero. Questa è una fortissima tentazione. C’è forse, sottilmente presente dentro di noi, l’hybris del “maestro” che disprezza, che condiziona l’altro, che è padrone. Il rabbì non è, allora, più “maestro mio”, ma “signore e potente mio.Noi abbiamo una immagine ingannevole perfino di una particella della verità. ”
«La verità è come una pietra preziosa: ha mille facce: tu riesci a vederne soltanto alcune: Dio solo le vede tutte , perché la verità tutta solo Dio la possiede”. Ed io mi associo a queste sagge parole di …
Gianfranco Ravasi
P.S
un abbraccio grande grande a Sump: ti voglio bene e prego sempre, lo sai…
Un abbraccio a Pri a Fabricianus Leonardo e tutti tutti voi..e Luigi ovviamente!
@Clodine, nessuna intenzione di darti della blasfema o del testimone di geova, e men che meno di entrare nella fede di ciascuno. ci mancherebbe. solo indico una consonanza culturale; cultura a cui bisogna guardare con attenzione dati gli esiti a cui, in modo ineccepibilmente coerente, porta. punto.
poi sul cercare e sul ragionare, perfettamente d’accordo. e sui dubbi anche. da più parti, ad esempio, sono emersi sulla necessità di certi cambaimento nel nuovo lezionario. non sempre motivati da scoperte filologiche ed esegetiche…
citavo San Tommaso che, invitando proprio a questo “cercare e ragionare”, raccomandava di partire indagando “quem auctor intendit” (non occorre proprio aspettare il ‘900 per trovare il metodo critico) per capire l’intenzione del senso letterale per poi salire fino all’anagogia.
allo stesso tempo però raccomandava di leggere quei testi dentro la Tradizione che è una comunità che è viva. e appunto perché è viva può presentare anche aspetti problematici. ma che allo stesso tempo conserva e garantisce una continuità con il Verbo che si è fatto carne.
Poi seguendo sempre san Tommaso c’è anche lo Spirito Santo, che è carisma e profezia. E’ unicità, novità. ma quest novità non diventa equivoca se armonica all’intelletto che cerca e ragiona e alla tradizione.
Io ho sottolineato che marcando in modo eccessivo questo rapporto personale con la Bibbia si va verso un atteggiamento che è quello protestante. Che concede grande entusiasmo ma anche totale equivocità. E la Pentecoste diventa una gran Babele.
Non mi ricordo più se tu o chi altro è negli Stati Uniti: lì questo risultato è evidente. Tutto qui.
Buongiorno a tutti miei cari amici
@ delvisibile
non e’ Clodine a vivere negli USA ma sono io. Ti premetto che non ho certo la preparazione che si legge molto spesso su questo blog, la mia e’ una fede sostenuta dalle quotidianita’, dai dolori e le sofferenze, dalle risposte che mi giungono attraverso la preghiera, dalla certezza che Gesu’ mi accompagna e mi vive accanto e si preoccupa di me, dalla speranza soprattutto, e da quella carita’ che cerco di operare, in pensieri – parole ed azioni, verso i miei simili. Credo di poter dire, in breve, che la mia fede e’ di quelle che fanno domande piu’ di avere risposte. E’ una ricerca continua, interminabile.
Non credo di aver compreso molto bene il significato di quanto affermi circa gli Stati Uniti nel tuo post delle 9,06.
Io non credo che la Pentecoste da queste parti sia una gran Babele. Quello che per noi europei e’difficilissimo da comprendere e’ il rispetto – totale e scevro di qualunque giudizio – che tutti gli abitanti di questo Paese sanno assicurare al pensiero e al credo di chiunque. E, credimi, quando impari a farlo, e’ una sensazione bellissima.
Il rapporto personale con la Bibbia ti da’ la possibilita’ di “crescere” e di approfondire la tua conoscenza del Signore. Ma e’ chiaro che quando qualcosa e’ troppo ostico o inspiegabile dalle tue sole forze intellettive, ti rivolgi al tuo sacerdote o al teologo presente in ogni parrocchia ( che puo’ anche essere non sacerdote) per avere un aiuto.
E come lo faccio io – e tanti altri cattolici – lo fanno anche altre persone, ciascuna a seconda del proprio credo.
Se non ho compreso il tuo pensiero, per favore, spiegami con altre parole.Nel frattempo un saluto cordiale.
Abbracci a tutti
Le osservazioni di Clodine (la notte scorsa) sulle traduzioni, le vulgate I, II, II bis e così via mi sembrano, purtroppo, convincenti. Ma la confusione che ne deriva è poca cosa, in confronto al caos dei testi presunti originali, alle invincibili contraddizioni fra i manoscritti anche più antichi. Credo che non esistano (correggetemi se sbaglio) due studiosi che siano andati o vadano del tutto d’accordo fra loro sul peso da dare a una lezione o all’altra.
E allora, se è così, io mi tiro fuori da ogni seria discussione: prendo per buona la versione che mi propone la Chiesa, leggo – per quanto posso – la saggistica sull’argomento ma con un atteggiamento alla Borges (la teologia e l’esegesi biblica sono due branche della letteratura fantastica), e se mi prende la tentazione scrivo cento volte accuratamente, sul quaderno a righe: “Il diavolo tentatore di Gesù era un biblista, proprio come l’Anticristo di Solovev, teologo laureato a Tubinga”.
Dio – torno a dire – non ha scritto un bel niente (e d’altra parte la stragrande maggioranza dei cristiani o non sa leggere o comunque non è minimamente in grado di confrontare il Codice Vaticano con la Settanta). L’amore non ha nessun bisogno di esegesi. La Redenzione non ha bisogno di parole vagliate col bilancino. Il Vangelo, ben prima di essere un libro, è una buona notizia: Dio ti ha creato, ti ama, è morto per salvarti, è risorto ed è andato in Paradiso a preparare un posto anche per te: tu devi però credere in Lui, amarlo e per amor suo amare le altre creature tue sorelle; prima di andarsene ti ha lasciato un testimone affidabile, che è anche guida e strumento di Grazia: è la Chiesa: di pasticci ne ha combinati, in duemila anni, ed è stata spesso sotto schiaffo a causa di uomini autorevoli e malvagi, ma ha sempre tenuto la barra nella direzione giusta, e inoltre ha il potere di perdonare i peccati e di consacrare il pane e il vino, in cui viene a manifestarsi la presenza fisica di Cristo Dio e uomo, fra noi, nell’Eucarestia.
(Segue)
Le verità della Fede? Me le insegna la Chiesa attraverso il Credo: il simbolo apostolico e quello niceno-costantinopolitano. E per tutto il resto? (Vedi la lunga discussione di ieri e ieri l’altro): chi va in Paradiso? l’Inferno è pieno o vuoto? il Limbo esiste o non esiste? fuori della Chiesa (e del Battesimo) ci può essere salvezza?
A suon di versetti e citazioni sembrano aver ragione (o torto) un po’ tutti. Ma se non fosse quella la strada che porta alla verità? Permettetemi di chiudere l’intervento dando la parola a un “uomo semplice”, un pescatore di anime che vedeva forse più lontano di molti dotti esegeti col versetto sempre pronto: il successore degli Apostoli Tonino Bello (“Parabole”, Ed. Messaggero, pp. 33-34):
Di ritorno dall’Etiopia meridionale: «… Negli ospedali delle missioni, laggiù nella foresta, c’è un solo medico per settantacinquemila malati.
In quel paese l’acqua scorre solo nei sogni. Ho visto gente che beveva nelle stesse pozzanghere in cui si abbeveravano le bestie, e tanti bambini sorridenti, scarniti, i cui volti venivano letteralmente mangiati dalle mosche. Mi sono chiesto cosa fosse lì la felicità.
A mons. Gasparini, che è in quei luoghi da sette anni, ho fatto un’osservazione. Gli ho detto: “Non sono colpito tanto dal fatto che questi bambini siano figli di Dio, poiché anche le bestie lo sono; ciò che invece mi colpisce è che siano eredi del Paradiso”.
E il vescovo ha replicato: “Ti sembrerà un’eresia ciò che sto per dire, ma se questa gente non entrerà in Paradiso, non vorrò entrarci neanch’io”»…
@ Sumpontcura. Dopo il tuo ultimo post (22.39), di cui ti ringrazio particolarmente, mi sento un po’ a disagio nel riprendere il tema “arido” della trasmissione e traduzione del testo biblico. Però non riesco a credere che si possa prendere sul serio l’affermazione che le motivzioni della traduzione CEI siano “l’iniquità della Parola di Dio” e la “seduzione”, o che “nel testo liturgico del Motu Proprio è stato necessario riconfermare la Vulgata nel momento stesso della destituzione del suo contenuto”: ma quando mai?
Va da sè che “tradurre è tradire”, ma a me piace pensare che il Logos, decidendo di incarnarsi, mettesse in conto anche questo “tradimento” per poter essere ascoltato da tutti nella propria lingua.
Vorrei inoltre rimandarti ad un articolo bello e completo sul problema della trasmissione del testo biblico, da cui si evince che ci sono poche varianti testuali, tra centinaia di migliaia, su cui gli studiosi non sono d’accordo. Di queste, solo pochissime “incidono sostanzialmente sul significato”.
Il testo biblico è di gran lunga il più sicuro tra i testi antichi (e questo lo pensano davvero tutti):
http://www.christianismus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=22
Scusami il tono professorale (detto ad un Prof…!). E’ la mia maniera di dirti vicinanza.
Un abbraccio
@principessa
provo a riprendere. anche leggendo i due ultimi interventi di sump e adriano, si vede come aspetti diversi diventino complementari.
Gesù è il verbo abbreviato: tutta la sapienza, tutto il logos è raccolto nella sua persona. si è incarnato, ha insegnato (e ha visto che è piuttosto inutile), ha consegnato lo Spirito, è morto, è risorto. Così ha rivelato Dio e l’uomo all’uomo.
A Emmaus, quando i due camminavano, Gesù spiegò le Scritture. Ma i due capiscono, si illuminano solo quando vedono il pane spezzato.
La tradizione non è rubricistica. Ma espressione di quella comunità viva (che si modifica, che approfondisce) che si rapporta non solo al Libro, ma al Verbo che si è incarnato. La parola è viva si costituisce e parla dentro una comunità viva. Altrimenti è come voler capire il significato di “amore filiale”, giusto per fare un esempio, senza viverlo nel rapporto concreto ma solo desumendolo da un vocabolario.
La tradizione quando muore diventa rubricistica. Così un approccio individualistico, che solitamente esalta il rapporto con lo Spirito Santo, diventa entusiasmo autoreferenziale. E nel corso della storia questo si è manifestato più volte.
Negli Stati Uniti, dove ho avuto la fortuna di studiare e lavorare per un po’ di tempo, questo approccio individualistico, il più delle volte entusiastico, in comunità parcellizzate (fino al parossismo come a New York o a Philadelphia con chiese di pochi aderenti in negozi con vetrina e insegna!) è particolarmente evidente. Credo che si possa leggere la new age come l’evoluzione di questo approccio. Poi che ci sia una gran parte di persone bravissime non lo metto in dubbio.
Per questo mi sembra che il giusto equilibrio nel rapportarsi alle Scritture necessiti di intelletto, tradizione e Spirito Santo (cosa che non dico tanto io quanto lo si trova in Tommaso d’Aquino). Eccedere in uno di questi aspetti comporta problemi che si sono puntualmente verificati nella storia. A me, e a qualche altro lettore, è sembrato di ravvisare una di queste tendenze nelle parole di Clodine.
Un saluto. Luigi
E invece ti sbagli delvisibile, o forse non hai letto bene, cosa che è riuscita benissimo al perspicace Sump il quale l’ha chiaramente esposta nei due commenti di cui sopra. Intanto per definizione la Bibbia può e deve essere letta e interpretata a tre livelli: quello umano delle scienze storiche e letterarie, quello divino della teologia e del senso di fede, quello umano e divino assieme del lettore che legge.La parola di Dio ha come presupposto non soltanto che la si creda, ma che la si VIVA, altrimenti, se non tocca le corde profonde resta lettera morta, e questo mi sembra pacifico. All’interno di questo dinamismo poi la stessa Parola entra a far parte della mia vita, diventa il punto di riferimento, il crinale, la regola la guida, perché è in quella Parola -che arriva come “lama tagliente fin dentro le giunture” -che si decide il destino, la salvezza e la dannazione di ciascuno! In quella Parola Lo Spirito Santo -che procede dal padre e dal Figlio- mi interroga, mi sollecita, mi stimola a interloquire. E’ a Lui che mi rivolgo, a Lui mi aggrappo nei momenti difficili, gioiosi, strani, malinconici, deludenti, senza speranza, di dolore, di frustrazione, di solitudine, di malattia è allora, in quel momento, che la Parola diventa paradigma per me, forza che mi sprona,mi consola, mi infonde speranza ! Quel “fare mio” non è inteso in senso arbitrario quasi mi volessi aggiustare furbescamente la parola di Dio, o indottrinarla entro regole settarie. Ma invero è un “attualizzare” nel mio presente storico, ora, in questo momento onde trarre la linfa necessaria; risuona come uno strumento a corde, vibra nella mia vita, come in quella di ogni credente! Altrimenti sarebbe flatus focis, non avrebbe alcun senso…credo che solo così, nella totale fiducia in Lui e in ciò che Mi dice sarò da Lui -come Giobbe- difesa quando gli altri mi voltano le spalle.
Che poi i tre pilastri -tradizione, fonti, sacra scrittura- siano i tesori della Rivelazione dove la chiesa attinge su questo non ci sono dubbi, né l’ho mai contestato. Contesto invero la Validità e l’Adesione fedele circa la traduzione dei testi sacri, per i motivi che non sto a ripete: basti rivedere i miei post precedenti. @Adriano, quando parlo di “l’iniquità della Parola di Dio” non dico baggianate: ci sono termini nell’antico testamento che tradotti dal greco suonerebbero durissimi, da non dimenticare poi…la durezza dell’antico testamento la cui moralità è tutt’altro che integra…
@Clodine
sul flatus vocis, d’accordo. ma non è questo il punto.
sulle traduzioni, piuttosto d’accordo. ma non è questo il punto.
quello che ho scritto (troppo e mi scuso) si riferisce al tuo commento del 15/10 alle 16.56 (e poi ricitato da leonardo). e in ogni caso può pure essere benissimo che io non abbia capito.
Non ti preoccupare delvisibile, capita nel blog…a volte diventa problematico esprimere in quattro battute dei pensieri piuttosto complessi e articolati che meriterebbero ben più approfondimento…ti stimo!
Ciao!
@ Sump delle 22.39 di ieri: bella la lettura che ci hai proposto di Tonino Bello.
Molto bella.
Risponde anche a ciò che diceva Giovanni Mandis nel post precedente: Se non entreranno in paradiso quei bambini, non vorrò entrarci neppure io.
Mi sovviene Paolo: Preferirei essere io anatema separato da Cristo a vantaggio dei mie fratelli (Rm 9,3).
Questi sono l’amore e la speranza di Cristo, l’amore e la speranza degli apostoli, l’amore e la speranza che ci chiede la fede in Cristo.
Grazie mille Sump e auguri per tutto…
Anch’io poveramente prego per te
Anch’io sono perplesso su alcune affermazioni di Clodine. La Bibbia trascende la Chiesa, è, in quanto Parola di Dio, il fondamento della nostra fede; ma è statya affidata alla comunità dei credenti, quindi alla Chiersa (intesa in senso ampio) e non al singolo individuo. E’ la Chiesa che ha deciso quali testi fossero ispirati (e quindi “canonici”) e quali no, e quale fosse l’interpretazione “autentica” di un certo testo (al di là dei problemi filologici giustamente discussi dagli studiosi): lo stesso Spirito che ha guidato gli autori umani dei testi saceri ha ispirato la Chiesa nelle sue decisioni e nelle sue elaborazioni dottrinali. Bibbia e Chiesa, Bibbia e Tradizione costituiscono un binomio che per un cattolico è inseparabile.
Concordo ince con un’esigenza che credeo Clodine volesse ribadire: quella di non rinchiudere la Bibbia dentro le mura un po’ anguste della Chiesa-istituzione, e di considerarla un “grande codice”, un libro capace di parlare a tutta l’umanità (nche se il “segreto” è stato donato a noi credenti).
Credo, prof Savigni, che la Parola di Dio sia uno dei punti di riferimento fondamentali non solo per la fede, ma anche per la nostra civiltà, è un po’ il Grande Codice’ della cultura occidentale”. E, come direbbe mons. Ravasi nella stessa storia della teologia e dell’esegesi si sono verificati frequentemente fraintendimenti e deformazioni ermeneutiche. Era questo il taglio che volevo dare agli interventi, sottolinenado come -quasi a mo’ di paradosso- ogni confessione rivendichi per se stessa la vera ortodossia, quasia vesse in mano le chiavi dell’autentica interpretazione…erroneamente, ovviamente, essendo la chiesa indiscussa depositaria della fede!
Per il resto, quello che intendevo è stato comunque captato…in riferimento al non voler chiudere in gabbia la parola a appropriarcene, farla nostra quale guida e luce ai nostri passi!