Martini e Bergoglio gesuiti in avanscoperta come Matteo Ricci nella Cina del Seicento

 

Mi chiamano a Nerviano (Milano) a fare memoria di Martini “a cinque anni dalla morte e a 90 dalla nascita”. Tuffo nei tempi. Rileggo e trovo infinite risonanze tra Martini e Bergoglio, gesuiti del passaggio dal secondo al terzo millennio. Racconto l’emozione del tuffo.

In che senso Martini sia stato davvero un “ante-papa” come amava dire: “Un precursore e un preparatore per il Santo Padre”. Le coincidenze parola per parola del suo “ante” e del papa che è poi arrivato con sua sorpresa. I morti si meravigliano se le cose vanno più veloci di come avevano sognato quando le spingevano.

Narro le consonanze: ne ho trovate ventitré e ho capito che ne potevo scovare cento. Ma avverto anche le dissonanze.

 

Due alunni di Arrupe

al cambio del millennio

Missionari in avanscoperta nella città mondiale come Matteo Ricci nella Cina d’allora, Jorge Mario e Carlo Maria si calamitano e si rubano le parole. Amanti alla pari degli Esercizi condotti sulla Scrittura. Vescovi riformatori dotati di parresia. Ambedue alunni di Arrupe, l’altro gesuita che con loro fa triade al cambio del millennio: per decenni la Compagnia vivrà di loro.

Fin qui la rispondenza. Ma cinque anni dopo la partenza del maggiore tra i due, mentre ci sembra di recuperare qualcosa dei 200 anni di ritardo, mezzo risvegliati dall’elicottero del Benedetto che rinuncia: quante stagioni ha valicato quel breve volo; cinque anni dopo ci avvediamo anche dell’inedito di cui è apportatore il papa venuto quasi dalla Patagonia.

La scommessa evangelica sui poveri nel senso dell’impegno diretto della Chiesa nella “soluzione” del loro problema, per esempio. Forse America Latina e Chiesa dei poveri vogliono dire questo. Un impegno diretto che Martini non avrebbe osato dire e neanche pensare: uomo della mediazione culturale e della promozione umana, arrivava alle scuole di formazione all’impegno sociale e politico, certamente; ma sarebbe restato diffidente verso i movimenti popolari nei quali Bergoglio nuota come un pesce di quell’acqua.

Ed eccoci alla calamita delle parole. Che si manifesta soprattutto tra quelle più libere dette da Martini dopo la consegna del pastorale e quelle libere dall’inizio di Francesco.

Conflitti. Martini: “Là dove ardono conflitti arde la fiamma, lo Spirito Santo è all’opera” (Conversazioni notturne a Gerusalemme, p. 3). – Francesco: “Se in una comunità non si soffrono conflitti, vuol dire che manca qualcosa” (29 novembre 2013).

Troppa calma. Martini: “Se nella Chiesa regna troppa calma, sento la nostalgia di Gesù di lanciare sulla terra il fuoco ardente dell’entusiasmo” (Conversazioni 44). – Francesco: “Invochiamo lo Spirito Santo perché ci dia la grazia di dar fastidio alle cose che sono troppo tranquille nella Chiesa” (16 maggio 2013).

Cristiani autonomi. Martini: Occorre “rendere indipendenti i cristiani” in modo che possano “trovare risposte personali a domande fondamentali” senza “dipendere necessariamente dal magistero (Conversazioni 66). – Francesco: “Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle” (Amoris laetitia 37).

Dio è ovunque. Martini: “Bisogna sentire l’azione forte dello Spirito in ogni angolo della città” (Alzati e va’ a Ninive, 1991). – Francesco: “Dio è nella vita di ogni persona” (a padre Spadaro 19 settembre 2013).

Dio non è cattolico. Martini: “Non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al di là dei limiti e delle definizioni che noi stabiliamo” (Conversazioni 20). – Francesco: “Io credo in Dio, non in un Dio cattolico. E credo in Gesù Cristo sua incarnazione” (Intervista a Scalfari 1° settembre 2013).

Rischio della fede. Martini: “Il rischio della fede” (sottotitolo di Conversazioni notturne). – Francesco: “Non c’è fede senza rischio” (10 novembre 2015).

Dio rischia. Martini: “Dio rischia per noi, per insegnarci a rischiare per lui” (Esercizi 2007; ora in I verbi di Dio, Edizioni Terra Santa 2017, p. 46 e 112). – Francesco: “Anche a rischio di sembrarci ridicolo il nostro Dio è tanto buono” (11 dicembre 2014).

 

Per seguirli la Compagnia

deve rischiare tutto

Rischiare tutto. Martini: “I mutamenti in Europa rappresentano un’occasione per la Compagnia di Gesù. Essa deve osare farsi avanti e rischiare tutto. Deve avere coraggio” (Conversazioni 81). – Francesco: “I santi Cirillo e Metodio hanno rischiato tutto e fatto più forte l’Europa” (14 febbraio 2017).

Giovani e rischio. Martini: “Alla gioventù e alla Chiesa vorrei dire questo: abbiate coraggio! Rischiate qualcosa! Rischiate la vostra vita” (Conversazioni 63). – Francesco: “Questo cammino è rischioso; ma se un giovane non rischia, è invecchiato. E noi dobbiamo rischiare” (8 aprile 17).

Vento dello Spirito. Martini: “Un po’ più di vento dello Spirito non farebbe male […]. Ci sarà così possibile vivere sotto la vivida luce della parola di Dio la libertà del Vangelo” (Messaggio all’assemblea sinodale 22 maggio 1994). – Francesco: “La Chiesa italiana si lasci portare dal soffio dello Spirito, potente e, per questo, a volte, inquietante. Sia una Chiesa libera e aperta alle sfide del presente” (10 novembre 2015).

 

“Gioia del Vangelo”

è il motto che li accumuna

Gioia del Vangelo. “La gioia del Vangelo” è il titolo di un volumetto di lectio del cardinale Martini (Centro Ambrosiano 1988) ed è il titolo della prima esortazione apostolica di Francesco (novembre 2013).

Non parlare troppo del sesso. Martini: “In passato la Chiesa si è forse pronunciata anche troppo intorno al sesto comandamento” (Conversazioni 94). – Francesco: “La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti […]. Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi” (a padre Spadaro 19 settembre 2013).

Discernimento in campo sessuale. Martini: “Credo che non sia il momento di cercare risposte universali […]. E’ essenziale promuovere la capacità di giudizio dei singoli cristiani […] facendo riferimento alla responsabilità personale e al discernimento degli spiriti” (Conversazioni 97). – Francesco: “E’ comprensibile che non ci si dovesse aspettare da questa esortazione una nuova normativa generale […]. E’ possibile soltanto un nuovo incoraggiamento a un responsabile discernimento personale e pastorale” (Amoris laetitia 300).

Per chi sono i sacramenti. Martini: “I sacramenti non sono uno strumento per la disciplina ma un aiuto per gli uomini nelle debolezze della vita” (Corriere della Sera 1° settembre 2012). – Francesco: “L’Eucarestia non è un premio per i perfetti ma un alimento per i deboli” (Evangelii Gaudium 47).

Matrimonio fallito. Martini: “Una donna è stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i figli” (Corriere della Sera 1° settembre 2012). – Francesco: “Una donna ha avuto un matrimonio fallito, si è risposata e adesso è serena con cinque figli, vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?” (a padre Spadaro 19 settembre 2013).

 

L’impresa di cercare

persone fuori dalle righe

Omosessualità. Martini: “Nella mia cerchia di conoscenze vi sono coppie di omosessuali, persone stimate e altruiste. Non mi è mai stato chiesto, né mai mi sarebbe venuto in mente, di giudicarle” (Conversazioni 98). – Francesco: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?” (28 luglio 2013).

Vescovi in carriera. Martini: “Purtroppo ci sono preti che si propongono di diventare vescovi e ci riescono” (Esercizi a Galloro nel 2008). – Francesco: “Siate attenti che i candidati all’episcopato non siano ambiziosi, che non ricerchino l’episcopato” (ai rappresentanti pontifici, 21 giugno 2013).

Tentati di tornare indietro. Martini: “E’ comprensibile che soprattutto i vescovi siano tentati di tornare ai bei vecchi tempi. Ciò nonostante dobbiamo guardare avanti” (Conversazioni 103). – Francesco: “Ci sono voci che vogliono andare indietro. E questo si chiama essere testardi” (16 aprile 2013).

Paura della libertà. Martini: “L’uomo ha paura della libertà perché si vorrebbe sempre fare ciò che è più facile, ciò che è più comodo, ciò che si è sempre fatto” (I verbi di Dio 112). – Francesco: “Ci sono cristiani ingabbiati nei precetti, che non sono liberi, perché hanno paura della libertà che viene dallo Spirito Santo (13 dicembre 2013).

Persone fuori dalle righe. Martini: “Io consiglio al papa e ai vescovi di cercare dodici persone fuori dalle righe per i posti direzionali” (Corriere della Sera 1° settembre 2012). – Francesco: “Usciamo, apriamo le porte, abbiamo l’audacia di tracciare strade nuove per l’annuncio del Vangelo” (27 settembre 2013).

Sogno di Dio. Martini: “Il sogno di Dio è il sogno di un altro mondo, di un altro modo di essere, del Regno di Dio […] che si realizzerà in pienezza al ritorno di Gesù” (I verbi di Dio 11 e 21). – Francesco: “Il nostro Dio è un sognatore” (17 maggio 2017).

 

Anche chi non crede

può pregare

Strato profondo della preghiera. Martini: “la preghiera esiste in noi in una strato più profondo della stessa fede e anche chi dice di non aver fede può pregare per averla” (Corriere della Sera 26 luglio 2009). – Francesco: “A chi non si riconosce peccatore consiglierei di chiedere questa grazia” (Il nome di Dio è misericordia, Piemme 2016, p. 48).

Mondo abitabile. Martini: “Noi distruggiamo la natura senza pensare che Dio vuole che questo mondo possa essere abitato ancora per lungo tempo” (I verbi di Dio 16). – Francesco: “Se la terra ci è donata […] siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi” (Laudato si’ 160).

Luigi Accattoli

Il Regno 12/2017