Mi chiamano a Padova a parlare di “segni di accoglienza” del cristianesimo nell’Italia di oggi e imprudentemente accetto. Il “corso” ha il titolo Cristianesimo e società civile e ci sono altre serate con Paola Binetti, Antonio Polito, Marcello Pera e Massimo Introvigne che indagano sull’influenza cristiana e sull’anticristianismo ai nostri giorni.
“Abbiamo pensato che lei era adatto per i segni di accoglienza” mi dice il gesuita Mario Ciman – dell’Associazione ex-alunni Antonianum – che è tra gli organizzatori. Ringrazio. Mi piace andare controcorrente. Ma che fatica. Avessi dovuto trattare di “attacchi al papa” o di “Chiesa derisa” avevo i dossier pronti sugli scaffali. In uno di essi c’è il volumetto di Rosa Alberoni La cacciata di Cristo (Rizzoli 2006) che ho messo accanto a quello di Silvano Fausti Elogio del nostro tempo. Modernità, libertà e cristianesimo (Ancora 2006) nella speranza che si contaminino a vicenda.
Viene accolta la carità
ma viene respinto il richiamo a Dio
Rileggo gli appunti delle conferenze su modernità e cristianesimo che vado tenendo da quasi quarant’anni e formulo questo motto: il cristianesimo oggi in Italia è accolto per il servizio all’uomo ma è respinto per il richiamo a Dio. La cultura post-moderna si sente amica del comandamento dell’amore ma non intende o irride alla speranza della vita eterna. Giuliano Amato afferma che i cristiani “hanno una marcia in più” nella cura del prossimo, Piergiorgio Odifreddi giura che la fede in Dio è “incompatibile con la cultura moderna”.
A volte l’accoglienza di elementi originariamente cristiani – poniamo la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio, che è a fondamento della moderna laicità – è più ampia di quanto non percepisca una parte della società. Altre volte gli stessi cristiani non si avvedono del fermento evangelico che ha aiutato la società a maturare scelte che ora sono rivendicate in apparente o reale contrasto con la tradizione cristiana: poniamo la bandiera della parità tra uomo e donna che deriva dal paolino “non c’è più maschio né femmina”.
Tanto è diffuso l’apprezzamento per quanto fa la Chiesa nel servizio all’uomo che si ascolta spesso l’appello ai cattolici perché concentrino su quel servizio le proprie energie, riconvertendo in tale direzione anche l’impegno che si ostinano a profondere nella predicazione della risurrezione dei morti e dei valori non negoziabili.
Tanto che il cardinale Angelo Bagnasco più volte ha sentito il bisogno di rispondere a quelle sollecitazioni: “Aspettarsi che i cattolici si limitino al servizio della carità perché questo è un fronte che raccoglie consensi e facili intese, chiedendo invece l’afasia convinta o tattica su altri versanti ritenuti divisivi e quindi inopportuni, significherebbe tradire il Vangelo e quindi Dio e l’uomo” (ad apertura della Settimana sociale il 14 ottobre scorso a Reggio Calabria).
Il papa in un paio di occasioni ha descritto la partita doppia della moralità contemporanea, una parte della quale vede il consenso mentre l’altra sperimenta il conflitto con la predicazione della Chiesa. Ecco come ne parlò ai vescovi svizzeri il 9 novembre 2006: “Nella nostra epoca, la morale si è come divisa in due parti. La società moderna non è semplicemente senza morale, ma ha, per così dire, “scoperto” e rivendica una parte della morale che, nell’annuncio della Chiesa negli ultimi decenni e anche di più, forse non è stata abbastanza proposta. Sono i grandi temi della pace, della non violenza, della giustizia per tutti, della sollecitudine per i poveri e del rispetto della creazione […]. L’altra parte della morale riguarda la vita […] cioè la sua difesa contro l’aborto, contro l’eutanasia, contro la manipolazione e contro l’auto-legittimazione dell’uomo a disporre della vita. In questo contesto si pone poi anche la morale del matrimonio e della famiglia […]. E io penso che noi dobbiamo impegnarci per ricollegare queste due parti della moralità”.
Ci sono anche temi
che il mondo guarda con favore
Nel volume Luce del mondo, alle pagine 39-40 il papa torna su questo tema della “moralità della modernità”, osservando che oltre ai temi morali cristiani che provocano “contrasto con il mondo” ci sono anche temi “che il mondo accoglie con favore”. Elenca diritti umani, pace, libertà, conservazione del creato: “La modernità […] ha in sé grandi valori morali che vengono proprio anche dal cristianesimo, che solo grazie al cristianesimo sono entrati nella coscienza dell’umanità. Là dove essi sono difesi – e devono essere difesi dal Papa – c’è adesione in aree molto vaste”.
Da giornalista osservo che se questi riconoscimenti – di una seria morale della modernità – fossero più diretti, o frequenti, forse ne risulterebbe ridotta l’incomprensione dei nostri contemporanei per gli altri temi, che provocano tanto contrasto.
Potrebbe anche essere utile il riconoscimento – che è già in grandi testi magisteriali, a partire dalla Gaudium et Spes, ma che aiuterebbe se venisse proposto nella trattazione di questioni d’attualità – di quanto di buono la stessa Chiesa ha ricevuto dalla modernità, anche come aiuto alla comprensione dei temi morali.
Non si dice mai che i cristiani
imparano dagli altri
Per quest’aspetto voglio richiamare un passaggio del “saluto” alla Settimana sociale dei cattolici italiani del 2007 portato dal vescovo ospitante, che era quello di Pisa, oggi emerito, Alessandro Plotti, di cui amo la libertà di parola fin da quando era ausiliare di Roma: “E’ importante per il mondo che esso riconosca la Chiesa quale realtà sociale della storia e suo fermento, ma è altrettanto importante che la Chiesa non ignori quanto abbia ricevuto e riceva dalla storia e dallo sviluppo umano”. Proviamo ad applicare questo principio alla pedofilia e alle truffe finanziarie: le nuove leggi emanate lo scorso anno in queste due materie da Benedetto XVI sono tributarie del progresso compiuto in esse dalle moderne società secolari. Anche nell’affinamento dell’assistenza ai malati e della cura dei disabili, come di ogni altro aspetto del soccorso all’uomo, gli ambienti cristiani – che pure erano partiti per primi – hanno molto “ricevuto” da quelli secolari. Perché non dirlo?
Ecco – sulla base della mia esperienza di giornalista che si applica ai segni cristiani nella nostra epoca – una breve descrizione per tipologie dei temi nei quali il cristianesimo trova oggi accoglienza diretta o indiretta. Diretta da coloro che l’abbracciano, indiretta da quanti apprezzano l’altrui accoglienza.
Malati di Aids che si convertono – e prostitute, carcerati, drogati, ex banditi ed ex terroristi che fanno altrettanto, quando sperimentano un abbraccio fraterno, o qualcuno procura loro un libro dei Vangeli. Come al tempo di Gesù, anche oggi ai poveri è annunciata la buona novella.
Beati i poveri. L’aiuto al terzo e quarto mondo. Il volontariato internazionale e quello nazionale. Il soccorso ai senzatetto. Le mense, le docce, i dispensari farmaceutici per quanti sono privi di ogni assistenza. La sollecitazione dei governi perché destinino una parte del nostro benessere ai popoli poveri.
Quando il Parlamento
finanzia le missioni di pace
Beati quelli che sono nel pianto. Il volontariato ospedaliero. L’assistenza a domicilio. Il trattamento dei bambini negli ospedali. La clown-terapia: beati voi che piangete perché riderete.
Beati i miti e beati gli operatori di pace. Gli obiettori di coscienza, il movimento per la pace, i pacifisti. Sì, anche loro. La dottrina e la pratica dell’ingerenza umanitaria. Il ruolo dei cristiani in questo impegno è ben evidente ed è generalmente apprezzato. Ed essi dovrebbero sentirsi in causa quando il Parlamento finanzia le missioni di pace.
Beati i misericordiosi. Il perdono dato e accolto. Ci sono testimonianze laiche perfettamente simmetriche a quelle religiose. Chi si occupa dei carcerati. Le attestazioni di perdono delle famiglie Bachelet, Taliercio, Tobagi, Chinnici, Borsellino – e tante altre – hanno ricevuto una buona accoglienza nell’Italia secolare. Ed erano cristianesimo vissuto.
Accettazione del diverso e aiuto ai disabili. La convenzione dell’Onu sui portatori di handicap non l’avremmo avuta senza il fermento cristiano, ma oggi anche tra i non cristiani vi sono forti sostenitori di questa impresa. Chi si adopera per la vicinanza ai ciechi. Conosco un movimento tutto laico che pratica esperienze di buio per accompagnarsi a chi non vede.
Accoglienza dello straniero, immigrati e profughi. Mai così buona come oggi, pur tra tante contraddizioni. In nessun luogo così generosa come in nazioni a maggioranza cristiana, o già cristiane.
Se la non discriminazione
discrimina le Chiese
Non uccidere. La pena di morte. Certo incontriamo qui la contraddizione dell’aborto. Ma anche in contesti secolari si sperimentano forme nuove di accoglienza della vita: cito la possibilità per la madre di non riconoscere il bambino partorito. E’ un passo importante delle società post-moderne che recuperano per via legislativa il soccorso prestato in passato attraverso le istituzioni caritative delle “ruote” e degli “esposti”. Lo recuperano e lo migliorano, io direi.
Contro ogni discriminazione. Quando leggiamo di tribunali del lavoro che ingiungono a enti e aziende di risarcire dipendenti licenziati o retrocessi perché hanno una menomazione, o per anzianità: un’hostess non può avere le rughe. Qui abbiamo un caso nel quale un principio cristiano che finalmente trova concreta applicazione non viene più riconosciuto come cristiano – e neanche come originariamente cristiano – e anzi tende a essere usato contro le Chiese cristiane, quando queste escludono le donne dal sacerdozio e gli omosessuali dal matrimonio. Qui c’è molto da riflettere. E perciò mi fermo.
Luigi Accattoli
Il Regno attualità 4/2011