Sono al mare nella luce e profitto di ciò che vedo. Ecco una mamma con il pancione, cinque bambini e una babysitter, da più giorni ospiti dell’ombrellone accanto. Il più grande avrà otto anni, poi un altro di sei, cinque, tre, due. Tre maschi e due femmine: immagino che sarà femmina quello che è dentro, tanto qui le cose vanno in bell’ordine. Il più grande abbraccia la mamma, mette l’orecchio sulla pancia rialzata, sarà al settimo mese, e dice: “Perché quando provo io non si sente mai?” La babysitter li porta tutti in acqua e li trascina a turno su una tavola salvagente. La piccina il turno l’intende che a ognuno dei fratelli ritocca a lei e non c’è verso di smuoverla da quell’idea. All’ora del pranzo vanno in fila verso il pergolato con i tavoli: avanti la babysitter con la borsa frigo, poi in fila dal più grande, ognuno con un pezzo delle salmerie, ultima la piccina che dà la mano alla mamma e tiene con l’altra il secchiello. Mangiano e aiutano a raccogliere piatti e bicchieri. Non è poco quello che ho visto.
Cinque bimbi in fila sulla spiaggia
9 Comments
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Che straordinario acquerello di Monet, o di Manet, o di Renoire. Ma questo racconto mi è così famigliare che non c’è foto ricordo delle mia infanzia in cui non si veda mia madre col pancione, bimba in braccio bocca spalancata- mia sorella che piangeva sempre e per un nonnulla- ed i lati della gonna, pendenti da una parte e dall’altra, dove una dove due, e avolte anche tre . Ogni volta ci si doveva spostare era come organizzare un viaggio tante erano le cose da prendere, ricordare, sistemare….
La beby sitter? un extraterrestre sconosciuto. Povera mamma! Povera…
Mi rivedo tanto in questa descrizione. rivedo le estati al mare quando avevo due bambini piccoli e il terzo nel pancione.. si faceva il bagno io mi stendevo sul materassino che affondava, e mio figlio (medio) che diceva ( già terribilmente geloso) certo che affondi è tutta colpa del peso di quello la’…( il terzo che doveva nascere)
😉 😉
Ad ognuno il suo punto di vista: il quadretto è bellissimo, ma io penso al povero padre che è rimasto a casa, con questo caldo della città, a lavorare e sudare, per il bene della patria, della famiglia e dei figli. E’ vero che si riposa, è vero che può leggere qualche libro in più la sera, è vero che incontra tanti amici che mai può vedere durante l’anno, è vero che può lavorare serenamente, è vero che può uscire di casa alle 7 di mattina senza dover accompagnare i pargoli in cinque scuole diverse, è vero che non deve incastrare gli orari di rientro con quelli della nonna che ha preso i figli da scuola; è vero che non deve accomapgnare i figli dal dentista e in piscina. Ma è anche vero che la sera quando torna a casa non trova nessuno ed è sicuramente un po’ triste.
Discepola noi siamo sei femmine. Io sono la quinta, dopo di me, un’altra. Anche io come il tuo secondogenito provai per quell’ “ospite ” che occupava il pancione di mia madre la stessa gelosia. Lo capisco benissimo. Quando nacque mia sorella, la piccola, scesi lo scalino, ma di brutto, di brutto di brutto…Ho dei ricordi giustappunto di quando,al sopraggiungere del Natale, al mattino, con l’ansia dell’attesa dei doni , ci si radunava sotto al presepe. Non c’era pericolo; quello dell’ultima nata era sempre il più bello: certe bambole! Perfino una vestita di rosa che camminava e parlava, e la cucinetta corredata di pentoline e piattini che erano una chicca! Nel mio pacco…il più delle volte gli odiati quaderni, sai quelli squallidi quadernini con quella foderina nera e fogliettini gialli gialli e fini fini e tutti numerati in modo da non poterne far fuori neppure uno…con la scusa che io ero “grande” —Ehhh ero gande!! Come faceva mamma a vedermi grande me lo sono chiesta un mucchio di volte!
..di quegli squallidi quadernini ne conservo ancora uno…con dei pensierini deliziosi. Per rendere meno giallo e triste il foglio, amavo fare delle cornicette tutte attorno al perimetro, graziose e colorate; e l’immancabile data : Roma 12 Dicembre 1965, e al centro in bella grafia [bellisima grafia, guai uscire dal rigo] ” Dettato”. Che belli i dettati, con la maestra avanti e indietro tra i banchi con il libro in mano. Che bella la scuola, l’odore della scuola unico e inconfondibile; che bella la mia maestra . Ho dei ricordi bellissimi.
Caro Mattalr hai ragione nessuno pensa ai poveri papà che stanno in città a lavorare.. poverini!! li vedo qui a Milano.. strano! hanno uno strano luccichio allegro negli occhi.. la sera invece di cambiare pannolini e dare la pappetta all’ultimo nato frequentano i pub.. vanno al cinema.. si sparapanzano davanti alla Tv colle birre in mano stile Homer Simpson.. girano per casa in mutande ne approfittando per fare rimpatriate coi vecchi amici ( le vecchie amiche) del liceo.. !
c’era un libro divertentissimo scritto da Achille Campanile “Agosto, moglie mia non ti conosco”
per non parlare del film di Billy Wilder con Marylin Monroe :Quando la moglie è in vacanza.
D’ altra parte è anche vero che quando io ero bambina e si andava al mare in Toscana il treno che portava i papà al Forte o a Viareggio il venerdì sera e poi li riportava a Milano o a Torino la domenica sera veniva affettuosamente chiamato “il treno dei cornuti” … 😉 Me le ricordo le conversazioni tra i grandi : “te quanto stai ? Oh poco, due giorni, riparto domenica col treno dei cornuti..
Ah ah ah ah ah ah….è proprio così!
http://youtu.be/HCyzGuipTd4
Quanti ricordi discepolo, eh…te la ricordi?
http://youtu.be/hGCTEwmi0sI
ma poi son cresciuta e allora amavo questa sopra tutte…