Cerco materiali per una riflessione sui blog a ringhio: perchè i visitatori dei “diari in pubblico” che sono i blog si scatenano e si insultano con la massima facilità? Come mai on line molti si mostrano dieci volte più intemperanti o suscettibili di quanto non appaiano per strada? Chi ha idee, esperienze, bibliografia mi aiuti e io tra un mese – sto preparando un articolo per la rivista “Il Regno” – darò conto del lavoro condotto anche con il vostro apporto. Con questa richiesta di aiuto prende l’avvio una nuova modalità occasionale di conduzione del blog: quella della proposta di un tema su cui possa convergere la collaborazione di molti. E’ gradito sia il contributo di chi risponderà con commenti a questo post e ad eventuali suoi aggiornamenti, sia quello di chi preferirà inviarmi un’e-mail. Grazie fin d’ora.
Chiedo aiuto per una ricerca sui blog a ringhio
51 Comments
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è un bel tema… ci ho riflettuto qualche volta ma non ho un pensiero ordinato su questo.
Alcuni spunti, da verificare e approfondire:
1. il filtro del web elimina alcune inibizioni (e questo non è nuovo, ma va applicato ad hoc)… avere di fronte una persona carne ed ossa (e muscoli…) inibisce, sanamente in genere.
2. proprio ieri si parlava in radio dell’ennesima ricerca americana (?) che accertava che avere delle identità nascoste (in qualche modo anche i nostri nickname lo sono) accresce l’autostima… ossia celare al mondo una parte dite, avere dei segreti, ti rende più sicuro…
3. (soprattutto) “le parole sono pietre”. L’uso della sola parola scritta, con “l’aggravante” della possibilità di una risposta e una ricezione immediata, ha delle controndicazioni che vanno sapute gestire (se lo si vuole). Saprete che ci sono corsi per manager (e non solo per loro) che insegnano a scrivere le email adatte per ogni occasione… La parola scritta ha questa doppia forza: se sei un “sofista” puoi riuscire a mascherare abilmente le tue emozioni, se non a mentire o “a vendere” con efficacia; se sei non lo sei, possono esprimere il tuo incoscio in modo a volte imprevedibile… inoltre spesso non si ha idea dells toria del nostro interlocutore e del peso che alcune espressioni possono avere… di qui un altro rischio di degenerazione nei dibattiti sui blog…
…pietosi appunti volanti…
Io credo che ci sia anche (oltre a quello che ha detto il moralista) il bisogno di farsi notare di alcune personalità un po’ disturbate (gli stesssi che intervengono alle conferenze e sembrano incollarsi al microfono), la sensazione che la scrittura appiattisca la parola e quindi la ricerca di frasi ad effetto, il fatto che ancora non siano diffuse forme proprie di educazione in rete (netiquette) per cui, la alcuni non si rendono proprio conto di quel che fanno, la facilità a tirare il sasso e nascondere la mano.
Infine a volte nella rete come altrove, vengono fuori le sofferenze che ognuno di noi si porta dietro (uno può essersi sentito perseguitato perchè comunista e un’altro può esser stato frustrato in tutta la vita perchè i massoni gli passavano avanti…)
Ho trovato una volta un gruppo (cercherò i riferimenti precisi) dove si insegnava passo passo ai cattolici integralisti come intervenire sui blog per fare “azioni di disturbo” che venivano intese come un vero impegno alla conversione del mondo!
Chi “ringhia” più forte sui blog come al volante o in politica) sono spesso persone frustrate, che si sentono vittima di soprusi (er magari lo sono, ma estendono arbitrariamente la condanna a tutta un’ideologia, a tutta una comunityà o movimento), oppure gli “ex”, che hanno qualcosa da farsi perdonare o di ui si vergognano, per cui debbono mostrarsi più aggressivi per rassicurare se stessi e il nuovo gruppo che li accoglie. Un paio di esempi: il livore tremendo di molti tradizionalisti nei confronti dei neocatecuimenali, di cui magari hanno fatto parte (nel blog di Tornielli ci sono stati molti interventi in questo senso); il livore di molti ex cattolici, o anche di molti cattolici che non si sentono valorizzati come prima dal nuovo vescovo o dal nuovo papa, nei confronti della Chiesa.
Ciao a tutti. Da parecchi mesi seguo il blog e finora mi sono nutrito di silenzio. Se ora lo rompo, inserendomi nel pianerottolo di famiglia, è al fine di ringraziare il dr. Luigi per le parole illuminanti e sempre misurate con le quali, pur rispettoso della libertà dei bloggers, ha condotto e conduce le discussioni. Soprattutto di questi giorni…
Quanto all’argomento “ringhio” devo constatare come in altri blog, se-dicenti cristiani, molti fratelli affilano le unghie l’un verso l’altro armati e digrignano i denti pronti a divorarsi: è una controtestimonianza che ci espone al ridicolo di fronte al mondo. Devo poi riconoscere che anche autorevoli editorialisti cattolici si lasciano prendere la mano.
Concordo infine con Raffaele Savigni nell’ultima sua frase. Ricordo che in AC un tempo ci insegnavano ad amare “il” Parroco, non “questo” Parroco, “il” Vescovo, non “questo” Vescovo, “il” Papa, non “questo” Papa…
Gli elementi possono essere tanti.
Ma un certo “sfogo” è dovuto al fatto che – per quanto virtuale – il blog è un formidabile strumento per dire come la si pensa e coltivare il gusto della dialettica, tutto sommato abbastanza in tempo reale.
Nel tempo post-partitico, delle liste bloccate, delle pro-loco chiuse, dei bar di periferia tempestati di macchinette slot dove si sta soli davanti al video a sfidare la sorte, nel tempo in cui esplodono i numeri del volontariato ma si abbassano drammaticamente quelli di qualsiasi impegno pubblico che abbia in sè stesso una legittima componente “controversiale”, ecco che si viene qui e si compensa.
Buttando fuori quel che si comprime (troppo) dentro.
….. e il vecchio proverbio?
” Ne ammazza piu’ la lingua che la spada” ?
Io non so come e’ per gli altri, ma so che per me ogni scontro ( raro per la verita’) mi lascia l’amaro in bocca, mi sento ferita – anche quando ho ragione – perche’ mi pare di aver tradito quel patto di tolleranza e di amicizia silente che ciascuno di noi sottoscrive automaticamente quando si avvicina a un blog. O, perlomeno, io mi sento cosi’.
Tutti voi non siete – per me – solo nick e parole astratte nei cavi.Cerco davvero di immaginarmi i volti,il carattere,la voce, e perfino la casa dove abitate. Percio’ mi risulta difficilissimo attaccare e, soprattutto, non riesco a concepire come cio’ possa accadere da parte di altri.
Pero’ comprendo anche che un blog , data la sua natura aperta ma nascosta,sia diventato il mezzo attraverso il quale l’istintivita’ umana (a parole, grazie a Dio) si puo’ esprimere in tutta la sua potenza.
La domanda che mi pongo e’ : ma perche’ siamo tutti cosi’ arrabbiati? perche’ il blog e le idee altrui diventano una valvola di sfogo? perche’ abbiamo smesso di insegnare amore, disponibilita’ e tolleranza?
Qualcosa che dovrebbe essere una possibilita’ di incontro, di scambio,di conoscenza e reciprocita’, siamo capaci di ridurlo a terreno di scontro perdendo di vista la grande opportunita’ di fratellanza che da esso ci giunge.
Ah, gli umani!!………(come direbbero i miei gatti…)
cara nicol, non credo tu abbia bisogno di trovare i riferimenti precisi….ne abbiamo un esempio , come dire?, vivente nei due trolls che ogni tanto ci forniscono gli intermezzi pubblicitari…..
“due trolls”
due?
Veramente io propenderei anche per tre o quattro, sebbene un paio sappiano nascondere bene le loro idee dietro dialettica e preparazione.Anche se appare evidente che di cultura – intesa nel senso piu’ profondo del termine – ce n’e’ ben poca, o se c’e’, appare forgiata da letture e ricerche su internet imparate a memoria e molto poco ha a che fare con la vita e con lo studio continuo di noi e di quello che siamo.Mi sembra evidente che non faro’ mai i nomi ma vi invito a leggere con molta attenzione alcuni commenti.
Anch’io non mi ritengo una persona acculturata, ne’ possiedo un vocabolario forbito e ricercato e neppure ho approfondito lo studio come alcuni di voi cosi’ bene palesano. Sono, come dice il caro Roberto55,all’ultimo banco insieme a lui e lazzaro. Pero’ cerco di imparare, di usare il buon senso, di pensare e di ricercare.Mi auguro di riuscire a farlo sempre con la fede che mi indichi la maniera giusta e non mi faccia mai deviare dal percorso di carita’, amore e speranza. Assicurando, altresi’, le mie preghiere a coloro che credono di avere le grandi verita’, le doti di profezia e il mandato per cambiare il mondo o per denunciarne le manchevolezze.
Ma una regola del bon ton non diceva di evitare di conversare su politica e religione?
Ci sarà stato un motivo.
maestro, quando vieni a Roma?
Cara Principessa, l’inquilino primo dell’ultimo banco sono io, poi si è aggiunto Roberto55 e adesso ci sei anche tu. Anche Sump aveva prenotato un posticino. Ho questo piccolo primato e lo difendo con “ringhio”!
Con tanta simpatia.
Carissimo Luigi,
riguardo alla domanda che tu poni sui “blog a ringhio”, ritengo, a mio modesto avviso, che la motivazione principale risieda nel filtro del web. (come già scrive Moralista, che colgo l’occasione per salutare).
Senza il contatto diretto con la persona, senza guardarlo negli occhi, diventa forse più facile attaccare e insultare…scaricando magari anche tensioni personali(da parte di chi attacca).
Ciò, intristisce molto quando accade nei blog Cattolici. Ha ragione Stephanus, a cui dò il mio personale benvenuto, nell’affermare che l’attacco e l’insulto quando colpiscono i blog Cattolici diventano controtestimonianza…
Concordo con la carissima principessa, che saluto e abbraccio, quando afferma che gli amici e le amiche di questo pianerottolo non sono solo -nickname-. Anche per me è così.
Siamo persone, volti, in ricerca, in cammino.
E ti ringraziamo Luigi, per le possibilità di cammino e di ricerca che ci offri con il tuo blog.
Ciao Luigi!
Un caro saluto a tutti! Buona Domenica!
F.
“Quando colpiscono i blog Cattolici”.. Forse più corretto scrivere quando riguardano i blog Cattolici..
Sorry…
F.
Sui trolls e sul resto, a Targum55, a Principessa e a tutti. Forse ci si lamenta con il frequente copia-incolla di Affus e di Iginio – che però è fuggevolmente ricomparso appena un paio di volte nei giorni scorsi dopo lunga assenza. Non ho mai censurato questo modo di fare, pur condividendo i due suggerimenti che sono stati dati più volte dai visitatori stessi: fare citazioni brevi e usare per quanto possibile il link. Dunque invito Affus e Iginio ad attenersi – se possibile – a questi criteri. Ho poi evidenziato più volte l’inopportunità che chi usa un nickname muova accuse anche gravi a visitatori che si firmano con nome e cognome o a personaggi estranei al blog. Ma l’estensione della “protesta” oltre questi due estremi – riporti invasivi e accuse non firmate – non la condivido affatto. Ognuno qui è libero di sostenere la sua veduta e di portare gli argomenti che crede appropriati nel modo che ritiene confacente. – E io apprezzo tutti. – Ripeto poi a chi si dice sconcertato dal comportamento altrui che non è necessario interloquire con i visitatori di cui non si apprezza il metodo o il merito. Uno tace – per quella volta – e così si libera della contraddizione che l’infastidisce.
Buona domenica e grazie della collaborazione alla ricerca che ho proposto. Nicol mi interessa conoscere quella scuola del disturbo – non foss’altro perchè io questo blog lo concepisco come una scuola di libertà e di tolleranza.
L’idea di usare intervenire nei blog per evangelizzare non è certo originale.
Card. Ruini (28/10/2007): «Io non mi intendo di Internet, ma specialmente le giovani suore dovrebbero entrare nei blog per correggere le opinioni dei ragazzi e mostrare loro il vero Gesù. Le suore possono fare molto in questa nuova forma di apostolato»
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=3368&ID_sezione=38&sezione=News
Ma certo Nicol non si riferiva a questo.
Conosco e frequento un blog nel quale si intende fare informazione corretta su una certa realtà ecclesiale, che ovviamente non nomino. Ebbene, il ‘disturbo’ sotto ogni forma era diventato pane quotidiano e si è imposta la moderazione che rende l’uso delle strumento meno snello e immediato ma almeno ne garantisce la leggibilità.
Da questa esperienza e da una certa frequentazione, spesso solo in lettura, di alcuni blog tra i più interessanti – compreso questo – trovo che i VERI disturbi sono quelli generati da un pensiero ideologico, insofferente delle ‘visuali’ altrui, che spesso si genera in ogni blog per l’affinità elettiva tra i frequentatori più assidui; il che genera una comunicazione a volte difficoltosa per chi è un po’ ‘fuori dal coro’, perché si determinano frequentemente incomprensioni e distorsioni… ma è sempre preferibile esprimersi piuttosto che rinunciare, come spesso mi è accaduto, perché credo che il blog sia utile non solo a chi partecipa attivamente, ma anche a chi legge senza intervenire e può riuscire a cogliere la verità dovunque essa si esprima, al di là dei nostri limiti umani.
In ogni caso ritengo questo strumento la sede ideale per un confronto vivo e vitale, per lo scambio di idee, sentimenti, emozioni, informazioni, che poi ovviamente porteranno – elaborate e assimilate da ognuno a suo modo – i loro frutti anche e soprattutto nei ‘luoghi’ dell’agire quotidiano.
E, infine, grazie a chi con i suoi input e con l’assidua cura rende possibile tutto questo
Mi accorgo che nella mia riflessione non ha trovato posto il ‘filtro del Web’ che certamente favorisce atteggiamenti e modi di esprimersi più disinibiti e può più facilmente portare ad estermizzarli in una comunicazione non equilibrata, che diventa disturbo e può assumere diverse forme, compresa quella dei Troll… credo tuttavia che questo riguardi persone che normalmente non riescono ad esprimersi nel loro contesto e riversano le loro frustrazioni nei blog che sono la forma più immediata e anche quella che meno ti dà il tempo della riflessione… almeno a me capita sempre di rispondere ‘a caldo’, certo senza disattivare la ragione e le forme più adeguate di esprimermi e personalmente non mi viene per nulla spontaneo insultare: tutt’al più mi capita di rispondere piccata a qualche insulto ricevuto, ma non vado oltre…
E, con questo, buon proseguimento!
Chiedevo se erano due, perché a me sembrava che ce ne fosse uno solo.
Buona domenica
Veramente, non mi pare troppo vero asserire che si risponde a
caldo!
C’è un tempo di lettura, c’è
un tempo di interpretazione ed un tempo
di risposta che non avvengono in contemporanea
come nel parlare (con l’esito che spesso non si ascolta o si ascolta poco perchè
già si sta generando la risposta).
La risposta a caldo è tipico del
parlare, ma non dello scrivere.
Temo che se si verifica la risposta a caldo si sa già cosa dire al di
là di quello detto. In altre parole non si ascolta l’altro, non si
sta rispondendo, ma si sta esponendo il proprio pensiero.
Il bello dello scrivere è proprio questo tenere separati i tempi, avere
la possibilità di correggere espressioni
troppo forti e a rischio di offesa, mettere in atto i filtri a favore del rispetto
dell’altro.
Quindi, chi entra a gamba tesa, ha poche
possibilità di scusanti ed è – molto spesso – un atto volontario
oppure un disimpegnarsi – sempre volontariamente – dal pensare come potrebbe
reagire l’altro.
Altro discorso è invece chi si pone come elemento di disturbo perchè
– in questo caso – è una pura violenza sulla mente altrui, è un
attirare l’attenzione su se stessi giusto per affermare una superiorità
intellettiva. Per questo motivo – credo – si esce dal tema, si propongono testi
impegnati, si ostenta cultura ecc. ecc.
Ma alla base di tutto è il rispetto
e la delicatezza per l’altro che non è
solo una parola scritta, ma una persona che dona il pensiero che può
essere assunto o meno.
O almeno a me pare così!
(spero di non aver fatto pasticci con i colori … è un semplice rendere più agevole la lettura)
E’ andata male, mi dispiace, volevo allietare l’argomento!
Cara Marta,
quando parlavo di rispondere ‘a caldo’ è ovvio che tenevo conto di tutti i passaggi che hai giustamente elencato e definito tu… ‘a caldo’ significa – secondo il mio modo di ‘vedere’ – rispondere con quello che hai dentro in quel momento, senza ulteriori eventuali indagini e /o meditazioni, ma -sì – proprio come si fa parlando, dialogando… il fatto che il parlare sia più diretto lo consente e questo non significa che chi risponde ‘a caldo’ non abbia gia ‘ascoltato’ con tutto se stesso il suo interlocutore…
Vedi, proprio questo mezzo, il blog, è quanto di più vicino ci sia (volendo, s’intende, perché chiunque si può sempre dare i tempi della riflessione e rispondere in seconda battuta) al dialogo diretto…
‘entrare a gamba tesa’, disturbare, non fanno parte della ricerca di dialogo – a caldo’ o più meditato che sia – ma sottendono problematiche di vario genere
Rispondo al tuo “E’ andata male, mi dispiace..”
Forse, cara Marta, hai risposto ‘a caldo’ (secondo il tuo punto di vista) e entrando a gamba tesa proprio tu, equivocando quello che – probabilmente – non avevo espresso abbastanza chiaramente io
Credo che – come sempre – Luigi abbia colto nel segno: c’è un mare di rabbia sommersa. La questione dei nick, nel pianerottolo Accattoli, io la vedo come una garanzia di autenticità: in realtà nessuno di noi è anonimo, l’amministratore del condominio sa bene chi siamo. Noi invece dobbiamo dar voce alle nostre idee, non ai nostri ruoli. E’ anche bello farsi un’idea di chi scrive per quello che scrive e non per le talari che indossa, per i titoli che ha accumulato, per le responsabilità che sopporta. Persone credenti che parlano: stop. La mia esperienza è che si impara a scrivere sul blog, e scrivendo sul blog si imparano molte cose, davvero utili perché umane. Certo: serve il giorno della conversione ovvero il momento nel quale si accetta di non sapere tutto e di avere qualcosa da imparare anche da chi sbaglia i congiuntivi o non sa chi è Barth. La rabbia c’è e io la sento anche in me leggendo qualche intervento bigotto. Io sono così: non sopporto i bigotti, quelli senza dubbi, quelli che gli tornano tutti i conti anche sul cancro e sulla morte degli innocenti, quelli con il ditino sempre puntato che vigilano anche sull’ortodossia del papa. Io questi li caccerei a pedate nel sedere dalle parrocchie: è ovvio che devo controllarmi. Per questo il tema Williamson per me è stato un banco di prova notevole: volevo scaricare tutta la mia insofferenza per sta gente. Mi sono moderato, mi ha fatto bene: scrivere è pensare vivere pregare (Merton). Bisogna pensare prima di scrivere. Per quanto riguarda gli altri blog io non li seguo: non ho tempo e la vita è breve. Come mi è già capitato di condividere con voi: tra tanti maestri ne ho scelto uno (Mazzolari). Tra tanti blog ho scelto questo che seguo nei ritagli dei ritagli dei ritagli di tempo avanzato a occupazioni reali. Se vissuto così non mi crea problemi di coscienza perché è comunque un impegnare il tempo a servizio del vangelo incontrando persone e questo è quello che voglio.: impegnare occupare tutto il mio tempo con il vangelo. Questo blog me lo consente occupando gli avanzi di tempo. Ecco perché continuo a leggere gli interventi. Leggo solo gli interventi brevi e già questo mio è fuori misura, pertanto mi fermo qui.
È un gioco.
Ma no Nicol …il mio mi dispiace era il per i colori, perchè le parole in corsivo erano in origine anche scritte in verde – che è colore di speranza.
E mi dispiaceva non esserci riuscita perchè il testo – una volta inviato – è rimasto nel colore normale!
Tutto qui. Volevo regalare a voi una cosa carina e non ci sono riuscita.
Ma comunque il tuo punto di vista è vero: rispondere a caldo potrebbe anche significare un rispondere di chi è molto coinvolto nell’argomento. E questa è una posizione di ascolto – e poi di risposta – che auguro a tutti.
Ignigo74 grazie per queste tue parole:
Persone credenti che parlano: stop. La mia esperienza è che si impara a scrivere sul blog, e scrivendo sul blog si imparano molte cose, davvero utili perché umane. Certo: serve il giorno della conversione ovvero il momento nel quale si accetta di non sapere tutto e di avere qualcosa da imparare anche da chi sbaglia i congiuntivi o non sa chi è Barth. La rabbia c’è e io la sento anche in me leggendo qualche intervento bigotto. Io sono così: non sopporto i bigotti, quelli senza dubbi, quelli che gli tornano tutti i conti anche sul cancro e sulla morte degli innocenti, quelli con il ditino sempre puntato che vigilano anche sull’ortodossia del papa. Io questi li caccerei a pedate nel sedere dalle parrocchie: è ovvio che devo controllarmi.
Ma sulle parole colorate ci tenterò ancora!
Ignigo,
condivido la tua riflessione anche se la trovo alquanto sofisticata all’avanguardia.
A me pare che la differenza tra il comportamento-linguaggi in pubblic, on the road, siano più controllati solo perché non del tutto anonimi.
Il plus di chi urla e ringhia l’offre l’anonimato.
Li chi meno ha, intendo cultura, educazione; e più ha in complessi, insoddisfazioni personali, frustrazioni; più eccede, esagera nei toni e nel linguaggio.
Poi c’è la categoria dei guitti, ma quelli sono dappertutto.
Più che un ringhio a me pare un raglio consapevole.
Un urlo al mondo per segnalare un disagio sociale.
Il blog o il forum sono momenti di rivincita e più si urla più si chiede aiuto o è manifesta una problematica sociale non risolta della persona.
Questa è la mia opinione.
Trovo assai più complicato da comprendere l’uso di linguaggi pacati, culturalmente evoluti e silenziosi ma carichi di odio e offensivi verso la persona.
Un esempio.
Fino a due anni fa partecipavo al forum di Fahreneight. La trasmissione di radio 3.
Un certo giorno si parlava di shoah e di perdono ai criminali e una forumista assai discreta, colta e sensibile per spiegare meglio come non fosse facile perdonare, confessò il suo disagio e rancore verso l’assassino di suo padre, ucciso per rapina.
Un troll abilmente nascosto da tempo scrisse un post indecente del tipo : me ne frego del tuo problema, fatti tuoi ed altro di assai peggio come:
della morte di tuo padre me ne frego.
Al punto che molti di noi chiedemmo alla redazione di Fahre di cancellare quei post e di valutare la possibilità di rendere l’accesso al forum non più anonimo.
Sul resto, ai fini della richiesta di Luigi, non saprei che dire se non che i falsari e il mercato del falso non appartengo più in esclusiva al mondo dell’arte.
«forum di Fahreneight»?
Direi Fahrenheit, sia in public che on the road.
Per la verità, a me pare che questo blog non soffra – a differenza di altri – di “ringhiosità” particolare: i toni sono, per lo più, pacati ed anche amichevoli, a volte pure vivaci e dibattuti, com’è giusto che sia di fronte ad argomenti “forti”, ma mi sembra che raramente si ecceda.
Frequento, a notte fonda, anche qualche altro blog (possono testimoniarlo Moralista, Matteo e Maioba) e ne frequentavo altri ancora (che non nomino, per carità di patria, ma lo stesso Maioba e Raffaele Savigni possono capire il riferimento) da cui sono uscito perchè – nel tempo – sono divenuti bivacco di intolleranti livorosi e fascisti: francamente, non vedo perchè debbo sottrarre il (poco) tempo a mia disposizione per parlare con quella gente.
Non mancano neppure qui i provocatori, un paio (come notava Principessa), ma non mi pare abbiano trovato terreno fertile.
Per il resto, mi ritrovo delle considerazioni degli amici Moralista e Fabricianus e, ancor più, nell’intervento di Ignigo74, che sottoscrivo “parola-per-parola”: anche questo blog – aggiungo, Luigi – è un “fatto di Vangelo”.
Dimenticavo: benvenuto a Stephanus !
Buona domenica sera a tutti !
Roberto 55
Don Ignigo mi ha colpito molto, stavolta.
Ci sono alcuni suoi temi consueti, ma la citazione di Merton (sapresti indicarmi il riferimento preciso) sulla scrittura la considero un piccolo dono speciale.
E poi una citazione sua: “impegnare occupare tutto il mio tempo con il vangelo”.
Questo programma di vita oggi mi parla dentro.
Avendo avuto esperienza nel giornalismo online, penso di riuscire a darti una piccola risposta, Luigi. I blog permettono di ringhiare per lo stesso motivo per il quale a metà anni ’90 la sera ascoltavamo la segreteria di Radio Radicale e ridevamo. Non per le denunce che conteneva, ma per gli insulti e le parolacce a ruota libera.
Il fatto, cioè, di non essere visti, di appartenere a un “non luogo” o “vita parallela” quale è Internet, permette di dare la stura a cose che non si direbbero mai nella vita reale. Perché alle due di notte la gente si confessa alla radio? Perché non la vede nessuno. Perché ci si attacca su un blog? Perché tanto, una votla chiusa una finestra si ha la stupida presunzione di aver risolto il problema. Sbagliando. Perché gira e gira il venticello che cominci a far soffiare su Internet può diventare tempesta nella vita reale.
E’ un po’ come il bambino che chiude gli occhi e dice: “Così non mi vedi”. In fondo tu sai che faccia ho perché ci siamo incontrati nella vita reale. Ma Moralista, Sump, Francesco, Principessa e tutti gli accoliti del pianerottolo non lo sanno. E forse non lo sapranno mai a meno che non si faccia un Acca-day.
In altre parole, la spersonalizzazione, la defisicizzazione attuata da Internet fa sì che qui si possano pubblicare dei graffiti murali. Nottetempo o di giorno non importa, tanto nessuno saprà mai riconoscermi per il vostro vicino di casa. Eppure, caro Luigi e cari frequentatori di blog, mi pare che il buon André Gide (ma potrei sbagliarmi nella citazione) abbia detto che dalle scritte ai gabinetti alla stazione si può capire l’indole di tutto un popolo. Sarà davvero così?
E forse dovremmo leggere meglio i graffiti di ogni pianerottolo, sia chiaro. Anche se nei pianerottoli della vita reale ho trovato a volte scritte come “Comunismo immortale” e insulti non meglio precisati.
Tonizzo: nei bagni degli uomini (stazione, aeroporto, autogrill) è pieno di annunci esplciiti e numeri di telefono. e ce n’è per tutti i gusti.
Saremo mica un popolo di compulsivi sessuali? 🙂
Non ci sono solo quelli. Ci sono i graffiti dei condannati a morte dello Steri di Palermo, sede dell’Inquisizione, che fanno riflettere. Le scritte di Pompei, così simili alle nostre, poesie di vario tipo scritte in quelle delle scuole. Che la maggioranza riguardi il sesso non si discute. A riprova delle due vite parallele della nostra bella società di magnaccioni.
trovo questo uno dei post più interessanti della recente gest…azione di Luigi. Grazie.
Detto ciò alcune note, se volete.
Non concordo con marta09 dal punto di vista tecnico. Non è proprio vero che la scrittura è garanzia di parole più meditate.
Ti dà questa possibilità certo (cosa che abbiamo anche quando interlocuiamo de visu peraltro) ma dipende dal carattere della persona, dal suo stile di relazione, dalla sua abitidine a parlare in pubblico (anche un blog è in fondo parlare “in pubblico” con tutti i sé che già scrivevo e come me altri) e da tante altre cose… in generale poi la scrittura per il web si basa su principi un po’ diversi da quella “cartacea”, come dimostra la differenza che fa lavorare sui contenuti di un sito o di un giornale, che è mia esperienza quotidiana (come per Luigi o tonizzo)
Infine, riferendomi alla questione dei nick rilanciata da principessa. Io da tempo ho fatto una scelta (come dice un mio amico esperto di web “ci ho messo la faccia”). Uso il mio nickname, ma se uno segue il relativo link capita in un blog dove triva il mio nome e cognome nonché la mia foto (che uso su Facebook, per esempio)… anche io come ignigo74 credo che il web sia un’occasione di relazioni vere e sane, in cui se si rischia un po’, si impara qualcosa ogni giorno: per questo ci metto la faccia.
Che bella discussione! Peccato che ci arrivi solo adesso, ma ieri è stata una gironata molto piena. Ho letto tutti gli interventi molto volentieri.
Gestendo da pochissimo un blog, ho potuto scoprire quanto sia grande la cerchia di siti e blog cattolici che ringhiano. Disarmante!
Fa parte del genere letterario dei blog? Un po’ sì, per alcune delle cose scritte tra l’altro da Moralista, da Ignigo, Tonizzo…a altri. Ma mi pare, purtroppo, che ci sia pure un carattere di originalità cattolica che in questi ultimi anni è andato delineandosi. Molti cattolici confondono la militanza e l’appartenenza con l’aggressività e il dogmatismo. Una certa aria della Chiesa italiana, una certa cultura interventista e apologetica…ha portato ad accrescere il numero dei cattolici celoduristi (scusate il “leghismo”). Non solo prevale questo modello, ma vengono stigmatizzati come deboli e incerti quei cattolici che non assumomo posizioni forti, ma osano anzi mettersi a confronto con i lontani. Mi pare ci sia un’involuzione missionaria, meno sensibilità a coltivare uno spirito di compagnia con gli uomini…
C’è poi un problema di audience: chi grida vuole sbancare il contatore delle visite. Il narcisismo fa fare di tutto.
Ma qui c’è molta aria fresca.
E ci possono essere cattolici che vivono con passione la propria sequela a Cristo, senza dover ringhiare. Questi dialoghi sul blog di Luigi sono già “azione” , già un’alternativa che può essere diffusa nel web.
Questo vuol dire cercare anche il dialogo con i “ringhiosi”. O no?
Don Mario, condivido il suo pensiero e mi permetto allora di aggiungere una cosa. Questi blog sono anche il segno di un certo baciapilismo montante – espresso da alcuni siti in maniera spudorata – che battono le mani al Papa anche se dice che gli piacciono le pere o che ascolta la musica con l’iPod. Ecco, forse i blog aiutano a tentare il dibattito che si è perso negli ultimi decenni nella Chiesa tra “progressisti” e “tradizionalisti”. Estremi gli uni e gli altri, zittiti da tempo. Allora: meglio tornare a scannarsi, tanto l’amore che gli uni e gli altri hanno per la Chiesa è perfettamente uguale, cambiano solo i punti di vista.
…perchè “ha più forte sapore la conquista violenta che il mellifluo consenso” (Tosca, soliloquio di Scarpia: così G. De Rita su “Il Corriere della Sera”, 24 novembre 2008), dimenticando che Scarpia aspira alla gioia di un attimo e Tosca a quella di una vita (Cavaradossi). con affetto, raffaele
Per Marta: attenzione Nicol (senza link) e Micol (con link), sono due persone diverse!
Mi spiace non ho trovato i link che avevo promesso, ma sono proverò ancora perchè ne valeva la pena!
In compenso ho trovato un link interessante sulle regole per fare le citazioni nelle mail.
http://wiki.news.nic.it/QuotarBene
Può sembrare fuori tema ma, a volte, c’è anche un problema di riferimenti poco condivisi. Per intenderci: scrivere in grassetto o in stampatello (su una mail o anche su un blog) per me equivale quasi ad urlare e lo giustifico solo in caso di esasperazione (non mi riferisco a Marta 09: vedo che tu lo fai con l’intenzione di essere più varia e di non annoiare, ma è un rischio se non abbiamo codici di riferimento comuni), riferirsi direttamente al discorso di un altro è poco delicato e va fatto secondo me con tatto, fare citazioni lunghe è noioso (quindi irrispettoso), fare pubblicità in una mailing list è riprovevole.
Proprio oggi in una mailing list di genitori e insegnanti è stata pubblicizzata un’iniziativa di partito sulla scuola ed alcuni sono insorti: giustamente secondo me, ma chi lo aveva fatto era assolutamente in buona fede.
Le faccine con i sorrisi a volte aiutano, ma non sempre.
In uno dei miei primi interventi facevo una battuta che è stata presa seriamente da qualcuno: la rete è un mezzo nuovo i cui linguaggi non sono ancora sufficientemente condivisi.
Per Luigi
Che il comportamento mostrato da molti, online, sia differente da quello che essi mostrano per strada è probabile, anche se non ne sono del tutto sicura. Mi pare, però, che quanto avviene nei blog abbia alcune analogie con eventi che si verificano in una particolarissima situazione della vita reale, che è quella della psicoanalisi di gruppo. Proprio perché i blog sono “diari in pubblico”, e perché ogni visitatore in qualche modo si espone in una sorta di diario, ne nascono quelle complesse dinamiche di gruppo che, anche in una situazione terapeutica, possono dar luogo ad accesissimi scontri nei quali ci si scatena e ci si insulta. Né la situazione è migliore quando gli interventi tendono, invece, tutti, ad esaltare acriticamente la coesione del gruppo di appartenenza sentito come un bene fine a se stesso da conservare e perpetuare. In entrambi i casi si tratta dell’emergere di meccanismi di difesa che si oppongono alla crescita e alla collaborazione reale.
Naturalmente, c’è blog e blog. Non ne conosco molti, ma il livello di creatività e di maturità di questo, che è l’unico che ho scelto di frequentare, mi appare straordinario.
Per quanto riguarda i “blog a ringhio”, direi che in essi prevale uno degli “assunti di base” della primitiva, pervasiva, non cosciente “mentalità di gruppo”: quello di “attacco-fuga”. Le forze emotive là soggiacenti (o, meglio, una specie di residuo emotivo arcaico) sono quelle che portano a raggrupparsi per combattere qualcosa o per fuggire da qualcosa. Il leader che un gruppo simile si aspetta, e che in certi blog evidentemente trova, è una persona che riconosca l’esistenza del nemico e che sia disposto a mobilitarsi per attaccare o per fuggire. Nella situazione terapeutica, dove “il capo” si sottrae al ruolo che ci si aspetta da lui, il “gruppo a ringhio” tenta di sopravvivere trovando un provvisorio accordo attorno alla persona più disturbata, quella sicura che il pericolo e il nemico -requisito essenziale per l’esistenza di questo tipo di gruppo- ci siano davvero. Purché il “gioco” mortale continui.
Ciò che mi fa intravedere una somiglianza tra l’ostilità nei gruppi terapeutici in cui la resistenza si manifesta principalmente come “attacco-fuga” e le intemperanze in certi blog, è il fatto che in entrambi i casi circola la stessa espressione unanime del volere del gruppo alla quale i singoli possono contribuire-sentendosi autorizzati- in maniera anonima e del tutto inconscia.
(Il riferimento bibliografico per “assunti di base” e “mentalità di gruppo” è W.R. BION, Esperienze nei gruppi, Armando, 1979)
Grazie Fiorenza, davvero interessanti questi riferimenti.
Importante è la sottolineatura del ruolo della “vittima” all’interno dei gruppi, che spesso trova molti “persecutori” e pochi “salvatori” (tenendo presente che spesso sono ruoli revesibili e cmq tendenzialmente patologici); spesso la vittima è, in qualche modo, “designata”: il meccanismo della “trollizzazione” (stigmatizzazione) del dissenziente (nelle idee e/o nel modo di espressione) è tipico; che poi la vittima sia effettivamente “disturbata” è questione attuale e dibattuta, che va assunta per vera con un minimo di sana approssimazione.
Forse, semplicemente, allo stigmatizzato “si bastona” quello che volentieri si ammette o si loda, si perdona o si condona negli altri. Umano, troppo umano.
Bello anche il riferimento al ruolo “terapeutico” del blog, se fosse vero!
Nell’impossibilità di considerarlo una “commedia”, dove vizi e virtù proprie e altrui sono guardati con un senso di sovrana ironia, questo ed altri più che una grande tragedia con le sue catarsi, tende ad assomigliare ad un teatrino sado-maso dove ognuno esce peggiore di prima.
grazie fiorenza, molto interessante… lavoriamo insieme per un ruolo terapeutico dei blog, allora!
io per esempio nel mio blog sono tagliente e ironico, così come in facebook.
Ma sono tale e quale anche dal vivo!
Chi mi conosce e vede il mio sguardo rimane talvolta perplesso quando faccio una battuta (in genere non amo le volgarità e i doppi sensi).
Una volta nel mio blog è entrato uno che faceva allusioni su di me, cercava a tutti i costi di farmi dire qualcosa che aveva in testa, abbiamo scritto 80 post e poi l’ho mollato.
Ma posso assicurare che era un disturbato.
Qualche amico è corso in mio aiuto, difendendomi (giustamente gli amici tendono a difendere gli amici): ma quello era davvero pazo al quadrato.
Ha detto prima di essere laico e psicanalista, poi sacerdote, poi ha detto che aveva detto d’essere laico per la privacy, poi che non importava che fosse laico o sacerdote, insomma… un teatrino…
Ma io non mi sono sentito una vittima, mi piace essere stuzzicato perchè questo tira fuori la mia acredine… Lo considero una specie di vaccino! 🙂
Personalmente amo il confronto, anche se qualche volta si fanno battute personali. Quando però diventa uno scontro a due, come nel post succesivo, allora è bene che qualcuno mi richiami all’ordine (grazie Moralista!), perchè rischio di essere patetico!
ciao Leonardo! 😉
Non mi prendo molto sul serio (almeno mi pare) e mi piacerebbe che tutti lo facessero… Ma poi, naturalmente, ognuno fa quel che può…
siamo tutti figli di Adamo…
*pazzo, of course
Scusa, lycopodium, quando scrivi “questo ed altri più che una grande tragedia con le sue catarsi, tende ad assomigliare ad un teatrino sado-maso dove ognuno esce peggiore di prima”, ti riferisci a questo blog e ad altri simili? Puoi precisare?
@ lazzaro,
“Questo ed altri” significa proprio “questo ed altri”; naturalmente questo blog è, in molta parte, davvero speciale; ma la sua specialità non arriva al punto da essere costituito da individui privi del peccato originale: così è possibile riscontrare, talvolta, quelle dinamiche descritte ottimamente da Fiorenza, cui ho voluto dare sostegno.
Ops!
Mi sembra pacifico: pure il sottoscritto NON E’ “sine labe originali concepto”!
A lycopodium:
Vabbé, ma sei proprio sicuro che “ognuno esce peggiore di prima”, anche o proprio considerando il peccato originale?
Io non sarei così irreversibilmente pessimista.
Settari del II secolo, discepoli di Marcione (85 circa- 160 circa), filosofo gnostico. Originario di Sinope, oggi in Turchia, si stabilì a Roma verso il 140, fondandovi la propria comunità. Fu violentemente combattuto da Giustino, Ireneo e Tertulliano, condannato dalla Chiesa ufficiale per eresia, e scomunicato. Ebbe tuttavia grande influenza : le chiese marcionite si diffusero, tanto che ancora nel XVI secolo se ne potevano trovare nell’oriente cristiano.
Secondo Marcione, esisteva un abisso tra il Dio dell’Antico Testamento, collerico e geloso, e quello del Nuovo, reso manifesto da Gesù Cristo, Dio d’amore e di perdono. Marcione amava riprendere quel detto evangelico secondo cui non si strappa un pezzo di un abito nuovo per metterlo a uno vecchio, così come non si mette vino nuovo in vecchi otri.
Egli voleva innanzitutto rompere con la tradizione ebraica : così, nel testo eucaristico lucano sulla “nuova alleanza” (kainé diathèkè, 22/20), si limita a sopprimere la parola “nuova” (kainé) perchè sarebbe come riconoscere all’antica qualche valore. La chiesa romana, per parte sua, ha sempre mantenuto vivo il legame tra l’Antico Testamento e il Nuovo.
Uomo coltissimo, Marcione intraprese una rilettura e una correzione dei testi alla luce della sua idea essenziale, cioè che il Dio degli ebrei fosse adirato, in quanto si accaniva sull’uomo, anche in modo sadico, e che facesse scomparire i tratti del Dio di Gesù. Infatti si deve a lui una correzione alla fine del Padre Nostro che io stesso appresi intorno agli anni sessanta, ma che oggi è stata abbandonata. Il testo originale dice : “Non ci indurre in tentazione” (MT 6/13.Lc 11/14).Il greco eispherein è ben tadotto dal latino inducere, da cui deriva “indurre”. Ma Marcione aveva proposto di leggere : “non lasciarci soccombere alla tentazione” (letteralmente non lasciare che siamo messi alla prova) in quanto l’idea di un Dio attivamente tentatore lo disgustava. Vengono in mente gli dei pagani che si accaniscono sull’uomo per farlo vacillare e cadere.
Eppure Dio “tenta” eccome, nel vero senso della parola nella Bibbia : a cominciare da Abramo. L’irenismo di marcione, unito al rifiuto o al disconoscimento di un simile Dio, richiama alla memoria ciò che si legge nella lettera di Giacomo : “Nessuno quando è tentato, dica -E’ Dio che mi tenta-; perchè Dio non può essere tentato al male e non tenta nessuno al male. Ciascuno è piuttosto tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce”….
Marcione rifiutò di piegarsi all’idea di un Dio malvagio. La sua riluttanza è comprensibile. Noi non conosciamo il suo sistema se non attraverso le critiche che ne furono fatte in seguito, ad esempio quella di Tertulliano. Si sa che egli valorizzava, tra le lettere di Paolo, soltanto quelle ostili al giudaismo, nonchè il vangelo di Luca, quello più in rottura con la tradizione ebraica.
La prima edizione che fece di tali testi costituisce la prima versione del nuovo Testamento. Perchè la Chiesa non lo seguì nel suo lavoro di rottura o di separazione ? Forse per due ragioni : prima di tutto perchè non era materialmente possibile far scomparire dal Nuovo Testamento ogni traccia dell’Antico ( si sarebbe dovuta correggere ed espungere ogni pagina, per non dire ogni linea); in secondo luogo per una questione politica e di opportunismo : una nuova religione, come quella cristiana, per essere tollerata nell’Impero romano, e ottenere lo statuto di religione licita doveva fornire prove della sua antichità : il giudaismo fceva al caso suo.
Tuttavia la Chiesa non si accontentò di riallaciarsi ad esso, ma cercò, col passare del tempo, di accreditarsi come Vero Israele. Già presente in germe allorchè Paolo disse che i cristiani sono l’Israele di Dio, questo atteggiamento si geralizzò con Giustino ed il suo Dialogo con Trifonedove gli ebrei sono accusati di non aver capito nulla della loro religione : sono invece i cristiani ad averla veramente compresa.
Gli ebrei dal canto loro sostengono che una simile visione, affermatasi nel corso dei secoli, non è altro che una “captazione di eredità” : ci si introduce nella casa di qualcuno, dopodichè ci si trasferisce in pianta stabile, si prendono le abitudini del propietario, e infine lo si caccia via ; e se ritorna, lo si respinge di nuovo accusandolo di essere lui l’intruso. Tutto sommato, è da ritenersi più onesta la posizione di rottura radicale di Marcione, anche se essa manca sicuramente di diplomazia…
Per quanto ne sappimo, la sua cristologia era quella dei doceti. Dopo la condanna del loro fondatore, tali dottrine si amalgamarano con quelle dei manichei, e, più tardi, con quelle dei catari.
Che bello questo post!
Mi son piaciute anche molte analisi fatte. Ho letto in vero solo le prime 20, ma devo dire che ce ne son state alcune molto lucide (Stephanus, il moralista, don Mario) ma non vorrei escludere nessuno perchè son tutti contributi molto validi.
Certo non tratteggerei tutti come persone “disturbate”. In ogni caso è chiaro che il blog permette di mettere in luce aspetti del carattere che a viso a viso emergono diversamente: c’è la reazione in tempo reale! La persona con cui parliamo ci interrompe, può compiere gesti o espressioni che son indice di gradimento o meno.
Sul blog no. Scelgo io che dire e come dirlo e in che tempi starci. E magari le espressioni che uso hanno un certo valore e un senso nella mia testa, perché hanno QUELLA specifica intonazione. Non tutti nascono scrittori o giornalisti, pertanto alcuni (moltissimi) scrivono esattamente come pensano, come se ci fossero le intonazioni anche nello scritto.
Risultato: ambiguità. E si innesca magari una miccia o la necessità poi di dover spiegare/replicare.
Una cosa che personalmente ho notato (l’anno scorso ebbi il vecchio blog hakerato…ricordate? Son quasi certo sia stata opera di persone che mi conoscevano di persona, anche se non ne ho le prove) è che gli atteggiamenti CAMBIANO MOLTO a seconda che i blogger si conoscano di persona oppure no. Perché un conto è scrivere al Principe_Azzurro (uso un nick qualunque) o anche ad Enrico_Rossi (nome che può essere vero) ma, infondo, chi sono? solo etichette. Solo voci del grande universo che è internet e che sia Enrico_Rossi piuttosto che Fabiola_Giallo a rispondermi forse non cambia molto.
Tutt’altra cosa è se io conosco Luigi Accattoli. E non solo so che è un giornalista affermato e famoso, ma magari gli ho pure stretto la mano. E magari conosco anche tizio perché della mia zona o l’ho visto una volta a Roma alla conferenza di Accattoli e ci siamo presi assieme un caffè.
Fateci caso: i blogger che si conoscono di persona hanno tutt’altro modo di relazionarsi tra loro rispetto alla massa più o meno informe degli altri, o alle macchioline/maschere che si assegnano agli altri (esempio: so che Puntiglioso_Puntigliosi è un tipo che ama cavillare su ogni legge e allora lo classifico come tale e replico a lui solo in quella direzione e in quel senso, gli do pure contro magari oppure lo sostengo con grande simpatia solo per il fatto che incarna la voce della puntigliosità… Ma il blogger sarà o no qualcosa di più di quella sua caratteristica che manifesta/ha manifestato in alcuni suoi interventi?!?)
Mi scuso per la lungaggine, ma spero di aver offerto il mio contributo alla discussione anche se avrei forse altre cose da dire, ma ci saranno altre occasioni. 🙂
Andrea