“Siamo nati e non moriremo mai più”: parole di Chiara Corbella, mamma romana morta il 13 giugno a 28 anni dando una forte attestazione di fede nella risurrezione e lasciando una lettera per il figlio di un anno che il marito Enrico Petrillo ha letto durante la messa di addio. Le mando un bacio e le dedico un bicchiere di Vino Nuovo.
Aggiunta del 29 giugno: è nato un sito intitolato a Chiara Corbello Petrillo.
Aggiornamento al 30 ottobre 2016. Simone Troisi e Cristiana Piccini, “Siamo nati e non moriremo mai più. Storia di Chiara Corbella Petrillo”, Porziuncola 2013, pp.155, euro 12.00
Aggiornamento al luglio 2018. A sei anni dalla morte, il Vicariato di Roma avvia la causa di canonizzazione.
Bellissimo da leggere……
ci sono tante eroicità dissemitate…..
ma per favore
non chiedetemi l’eroicità a tutti i costi,
altrimenti i doni di D-io non avrebbero più senso
nella sua economia di salvezza.
L’eroicità viene da Dio,
è dono gratuito,
mistero insondabile,
ma nell’immenso giardino di s. Teresa
ogni fiore è diverso…..
per profumo,
per bellezza,
per altezza,
è nell’economia di D-io.
Lascio agli altri le omelie
Bci
Caro Matteo,
due parole che non vogliono essere prediche o altro…
L’eroicita` non penso venga chiesta a tutti, ma, sulla strada della Santita` ci incamminiamo tutti…Io in questa strada cado tante volte, ma Qualcuno tende sempre la mano…
Un abbraccio.
Cosa ci trovi di così trascendentale nell’omelia matteo-inc , anche tu, nel tuo breve commento l’hai fatta. Cos’è l”omelia se non un commento semplice e piano, fatto da chi segue il filo di un discorso. Non importa se chi la fa è un prete o un semplice fedele. Generalmente le parole scaturiscono ab imo pectore, dal profondo del cuore, dove sgorga la sorgente in cui si abbevera l’intelletto e la coscienza formati a immagine di Dio. Per essere credibile l’omelia deve farsi interprete di un reale “sentire” e trarre la sua linfa dalle profonde radici del proprio “essere in Dio”, godere di quella luce riflessa che illumina la storia di ciascuno come questa di Chiara, e similmente questa, quella di ogni madre che il destino toglie al mondo e a ciò che ha di più caro: le proprie creature. Li si è già nella visione beatifica, non c’è la ricerca della santità: si è già santi. A santificare una madre è lo strazio del cuore, e se questo strazio commuove noi fino alle lacrime, immaginate quanto più gronerà dolore il cuore di Dio, e se noi, lche eggiamo, siamo rapiti ed estasiati dall’asperienza di quella morte generosa, quanto più lo è Dio. La santità è la rinuncia a se stessi, al proprio ego, al mondo con i suoi fuochi fatui che anziché formare -s-formano l’intelletto e la coscienza. Se c’è riuscita Chiara [28 anni], se ci sono riusciti milioni di santi [San Luigi G. aveva 23 anni, Domenico Savio 15 ] anche bambini, possiamo riuscirci anche noi.
Scusami, Matteo inc, per l’omelia, studierò il modo di non farla più…
Che bella Fede adulta! Incarnata, Viva.
La fede non è prerogativa dell’uomo, chiamare “adulta” la fede quasi dipendesse dai nostri sforzi anziché dall’iniziativa di Dio è fuorviante. La fede è un dono, a noi, che siamo nel mondo lo sforzo, il coraggio e la perseveranza di non appartervi, o quanto meno di discernere e fare inversione di marcia quando si è persa di vista la segnaletica
corrige “appartenervi”-
Mentre leggevo caro Luigi,
commossa senz’altro … mi sono venute in mente
la parole di Giovannini Guareschi, così serie nonostante strappino un sorriso:
Non muoio neanche se mi ammazzano!
Così sia!
“Vado in cielo ad occuparmi di Maria e Davide, e tu rimani con il papà. Io da lì prego per voi.”
Caro Luigi, il tuo vino nuovo mi offre lo spunto per fare un piccolo ragionamento. Tu pensi che Dio possa essere corrotto ? Ovvero, pensi che si possa far corrompere ? Ovvero che agisca verso le persone in modi diversi a secondo del numero di preghiere o di raccomandazioni che gli vengono rivolte ? Ossia, se uno ha tanti che pregano e si raccomandano, Lui è più favorevole a fare favori e grazie, mentre se un altro non ha nessuno che prega per lui, Dio sarà meno propenso a favorirlo ?
Che strano, pensavo che la bilancia dovesse essere sempre in pari a significare proprio questa imparzialità. Mi pare di aver letto che Pietro disse : “Per certo comprendo che Dio non è parziale,ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accetto.” ( Atti 10.34-35)
Hai notato le condizioni ? Non dice solo chi è cattolico o chi prega tanto, ma chi “lo teme” e opera “giustizia” E ti pare che possa avere considerazioni per Monti che parlava di “equità” e sta bastonando solo i soliti noti ?
Ma per non tergiversare, torno al punto, se Dio non può essere corrotto, a che servono le molte preghiere ?
“Poiché Jehovah vostro Dio è l’Iddio degli dèi e il Signore dei signori, l’Iddio grande, potente e tremendo, che non tratta nessuno con parzialità né accetta regalo” (Deuteronomio 10:17)
Vedi lo aveva scritto pure Mosè. Ma se non fa parzialità, a che serve fare tutte quelle ammuine, cerimonie, riti, litanie, rosari, basiliche, santuari, pellegrinaggi, comunioni, – se non accetta regali ?
Davvero incomprensibile. Come può essere – Non accetta regali – Che strano !
Bellissima quella di fabi che cita Guareschi, “ Non muoio neanche se mi ammazzano”.
Così, chicca per chicca, ricambio:
Pio XII nel discorso tenuto all’udienza del 2 ottobre 1956:
“L’imposta non può mai diventare, per opera dei poteri pubblici, un comodo metodo per colmare i deficit provocati da un’amministrazione imprevidente””
Pio XI, enciclica “Quadragesimo anno”, 1931, n. 49.
«Non è lecito allo Stato di pesare tanto con imposte e tasse esorbitanti sulla proprietà privata fino al punto da condurla quasi allo stremo”
Che dici Monti lo avrà letto o gli basta andare a farsi notare in prima fila mentre batte le mani e va a messa la domenica ?
Che salto di qualità no ? insieme a Casini. La volpe e il lupetto.
Di lassù, ne sono certo, Chiara invierà ancora i suoi SMS al marito ed al figlio, e, pure ne sono certo, questi SMS arriveranno loro: di sicuro, in qualche modo, arriveranno: Nostro Signore, come noto, le pensa tutte e la sua fantasia non ha limiti.
Un caro saluto agli amici del “pianerottolo” dall’afa della campagna veneta.
Roberto 55
Testimonianza di un gigante della fede!!!
Mi hanno detto che il funerale è stato l’apoteosi della speranza.
E sta smuovendo la Chiesa di Roma.
L’amore a volte richiede eroicità.
L’amore di una madre per un figlio desiderato e atteso può arrivare all’estremo sacrificio pur di salvare, dare la vita al figlio.
E’ la logica di Dio, il senso della Pasqua cristiana.
Grazie Chiara per aver saputo dare una tale testimonianza di fede e di amore.
Non è una storia “politicamente corretta” quella di Chiara e di Enrico, non è di quelle che il “mondo” facilmente apprezza.
Quando l’abbiamo letta, io e mia moglie, siamo rimasti muti, senza parole.
Un esempio troppo alto? Ringraziamo il Signore per le prove che risparmia alle nostre deboli spalle ed alla piccola fede che riusciamo a vivere, ma ringraziamolo anche per averci dato modo di conoscere una storia della “parrocchia accanto” che è la storia di una fede vera, di una speranza certa, di una carità che si fa donazione, di un matrimonio che – provato e saggiato dal fuoco – ha mostrato la sua vera natura.
Non può essere senza significato che questa straordinaria vicenda si mostri qui ed ora, in un tempo che pare alieno, “altro”, rispetto a tali testimonianze. Certo, sappiamo che il seme che non muore non porta frutto, sappiamo che la Croce è la strada della nostra salvezza, ma altro è viverla nella carne la Croce, con intima gioia, per amore.
Forse è proprio la gioia che fa scandalo, la gioia che è l’orizzonte vero della Croce.
una vicenda potentissima, fino a pochi giorni fa racchiusa praticamente nell’intimo delle scelte quotidiane di una coppia e pochi altri… proprio come il chicco di grano.
Sono tante le emozioni e le risonanze che mi ha suscitato.
Tra l’altro trattandosi di persone che io e mia moglie abbiamo sfiorato – per via di cari amici comuni e diversi – ma mai conosciute.
E’ bene che la lanterna non resti sotto al letto, che il sale dia sapore, soprattutto trattandosi della vita di due sposi, in questo tempo in cui persino nella chiesa si fatica ancora a capire la profezia profonda racchiusa nel matrimonio: un po’ più che una questione di diritto naturale.
E’ bellissimo e trascinante l’entusiasmo di chi – credente o non – ha accompagnato, visto, ascoltato, gustato, pianto, o anche solo annusato il mistero di questo amore molto molto incarnato e quindi veramente spirituale.
Ora, dopo alcuni giorni, mi chiedo e chiederei sopratutto ad Enrico: cosa pensi Enrico? Come avreste scelto insieme? Dopo l’esposizione, sarà bene custodire di nuovo questo seme fruttuoso, senza che qualcuno lo “svenda”?
Confido che la Chiesa – noi – si sappia, insieme, valorizzare e allo stesso tempo custodire questa perla preziosa.
Per quanto mi riguarda, senza mettermi a paragone (la tentazione perversa di sentirsi delle “cacchette” c’è, io non la nascondo, ma riesco a scacciarla mi pare) sento un sottile richiamo a compiere la mia, unica, vocazione quotidiana personale e di sposo, per quella che è: l’eroismo non credo sia solo o tanto nella dimensione del gesto, nel rumore, nei numeri che un’azione spirituale genera, ma in quel sì meraviglioso, intimo, che due sposi (nel mio caso) si rinnovano in Cristo e che arricchiscono ogni giorno di nuove aperture.
Che poi sanno generare anche queste scelte.
Gli amici hanno creato un sito per ricordare Chiara:
http://www.chiaracorbellapetrillo.it/2012/06/27/io-chiara-ed-il-nostro-amore-speciale/