“Che mi dice dell’infedeltà nel matrimonio? Quante volte la si deve perdonare? E come cercare la riconciliazione?” Dura domanda che mi viene fatta al termine di una conferenza sull’arte di amare: vedi post precedente. Rispondo che non ho – per mia fortuna – l’esperienza del “tradimento” e dunque trovo difficile parlarne, temendo di toccare le ferite degli altri. Ma dico che ho sempre considerato le persone che hanno quel dolore come portatrici di una vocazione nella comunità: a loro molto è chiesto e dunque da loro dipende molto. Perdonando possono togliere la colpa al traditore e in parte all’umanità traditrice. Forse non c’è prova più grande del tradimento dopo quella del martirio. Chi perdona l’infedeltà aiuta a vincerla nella comunità e davanti a Dio più di quanto possa fare qualsiasi altra impresa. E aiuta a mantenere il mondo nella sua rotazione.
Chi perdona toglie la colpa all’offensore
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è incredibile la sofferenza e la sfiducia in chi viene tradito.
Ma quanta libertà e quanta grandezza ho visto in chi è stato capace di perdonare.
Non mi sento di condannare chi perde la fiducia nel traditore: talvolta capita nell’amicizia, ed è altrettanto doloroso. C’è chi non riesce più a riprendersi e con il salmista dice: omnis homo mendax.
A volte penso che il tradimento in un matrimonio è quasi un rischio contemplato. A volte, addirittura, questa sensazione di rischio diventa quasi “terapeutico” per la coppia che “non si dà per scontata”.
Ho vissuto con amici questo dramma è posso garantire che la sofferenza è doppia e – per assurdo che possa sembrare – anche chi tradisce si sente traditore. E’ difficile perdonare chi tradisce, ma è quasi impossibile che chi tradisce si perdoni.
Ma la sofferenza più grossa, la tragedia più devastante c’è quando è un amico che tradisce, perchè in questo caso NON E’ UN RISCHIO CONTEMPLATO!!!
Il tradimento di un amico è qualcosa che colpisce in pieno petto senza alcuna difesa, distrugge tutto e distrugge la fiducia nell’altro.
E per questo tradimento il perdono diventa un’impresa ardua, tremenda, ma cambia radicalmente chi lo compie.
Cambia radicalmente perchè quando si dona un’amicizia non la si dona per sé stessi, ma la si dona all’altro. Di conseguenza se il perdono non arriva o ci pare impossibile NON SIAMO DAVVERO AMICI, non conosciamo davvero il grande amore dell’amicizia: che è – tra l’altro – il tipo d’amore che Gesù nutriva per gli apostoli (e per tutti).
Grazie Luigi per le tue belle parole e grazie maioba per aver completato il “quadro” dell’amore tradito.
Pecati de mona, Idio li perdona
(Avviso purtroppo necessario: sto scherzando)
Le ultime su papà Beppino, il vostro eroe: ha intenzione di far causa e di chiedere un risarcimento milionario a chi l’ha chiamato omicida. È un atto vile e violento, perché mira, evidentemente a intimidire e ‘criminalizzare’ il dissenso rispetto al pensiero unico che si vuole imporre. Così, in una società che si pretende libera e democratica, si allunga sempre più la lista dei ‘pensieri proibiti’.
Il consiglio comunale di Firenze, non avendo nulla di meglio da fare, ha votato per la cittadinanza onoraria a papà Beppino, nuovo eroe civile.
Chiudere il consiglio comunale: nuoce gravemente alla salute.
Anche chiamarlo omicida assassino e boia mira a criminalizzare. Poi c’è chi prova a passare in mezzo. Io tra questi.
Non dico che si debba farlo, dico che in una società libera e democratica i reati di opinione non dovrebbero esistere. Invece li stiamo moltiplicando. Viceversa, i fatti (certi fatti, beninteso, quelli che vanno per il verso ‘giusto’) diventano irrilevanti. Tizio può sopprimere Caio, e viene onorato per questo; Sempronio non può dire che per lui questo è omicidio e se lo fa viene punito.
Complimenti
(Penso anche che, sentendo le due notiziole che ho riportato sopra, Voltaire, probabilmente all’inferno, e La Pira, sicuramente in paradiso, avranno disapprovato).
Io credo che esistano due tipi di relazioni amorose nelle rapporti legati da sentimenti (matrimoni come convivenze e anche amicizie): ti amo e da questo deriva che ho bisogno della tua presenza, oppure siccome ho bisogno di ciò che tu sei, hai ,e le tue caratteristiche rispondono alle mie esigenze, allora ti amo, nel primo caso perdono il tuo tradimento, posso amarti lo stesso, nel secondo no, non rispondi più ai miei bisogni. da questo penso si comprenda la misericordia di Dio e la non accettazione da parte nostra dei nostri stessi limiti. Interessante il libro di H. Nouven “l’abbraccio benedicente”
Englaro gioca per la seconda volta sui sottili confini di contraddizione del sistema: pubblico/privato; libertà di coscienza/diritto; lecito/illecito; italiano/vaticano. Mette in luce e cavalca le contraddizioni tra due sistemi che, inevitabilmente, nelle loro giunture hanno dei meccanismi imperfetti. Nel suo primo caso, considearvo giustificabile la sua personale posizione solo ed esclusivamente in considerazione della sua situazione strettamente personale, il cui peso poteva far prevalere la posizione personale su quella pubblica e giustificava la messa in crisi delle contraddizioni del sistema; in questo caso, al contrario, l’uso della sua situazione personale mi sembra un po’ strumentale. Anche la cittadinanza concessagli dal comune di Firenze mi sembra che vada ben oltre l’opportunità… Evidentemente tanto in Englaro quanto nel comune di Firenze prevale il sentimento di aver combattuto una battaglia di idee e non una battaglia per la situazione personale di Eluana Englaro. Da questo punto di vista non nascondo che le perplessità superano le ragioni che mi suggerivano una comprensione più aperta.
Premettendo che non è la stessa situazione,
anche Rosa Parks lottava per il suo posto sul bus, eppure stava facendo allo stesso tempo una grande battaglia di idee.
Trasformare le proprie ferite in vocazione! Sono sempre più colpito dal conoscere persone che hanno saputo fare delle loro pagine più dure una vera e propria ispirazione per se stessi e la vita di altre persone. Spesso ho imparato di più da storie come queste.
A chi scrive spesso OT:
L’ansia di protagonismo può giocare brutti scherzi: ho insegnato ai bambini per diversi anni e vedo che molti fanciulli desiderosi di affetto e di attenzioni tendono a non ricondoscere più i limiti e le circostanze in cui parlano (è un problema che ha anche lo stesso presidente del consiglio). Ci si crea un ruolo (il troll per esempio) da cui diventa difficile uscire per esprimere al meglio le proprie capacità.
Sul tradimento nella coppia: mi sembra un meccanismo delicato, perchè non si tratta di “perdonare”, cosa possibilissima anche se con fatica, ma di reinvantarsi l’amore verso qualcuno che ha mostrato di non meritarlo, e non credo sia altrettanto facile. Per spiegarmi meglio: posso dire a mia moglie che mi ha tradito “ricominciamo, ti accolgo nuovamente e mi affido nuovamente a te”, ma non parto più da zero, parto da una relazione che è già ferita, non posso davvero “ricominciare”, la storia non si azzera mai. Per fortuna nella coppia, a differenza che nella storia, i due protagonisti sono presenti e hanno l’autorità e la competenza per elaborare la situazione e ripetere i giochi (la stessa cosa non avviene per esempio nelle situazioni storiche in cui mi trovo a perdonare in nome di qualcuno che è stato ucciso senza averne a volte l’autorità).
Poi c’è da dire che si può vivere come un tradimento anche il disinteresse e l’egoismo, e questo succede molto spesso a chi non tradisce fisicamente ed è ancora più subdolo del tradimento fisico perchè dura nel tempo e non genera sentimenti univoci di colpa e richieste di perdono immediate.
” 7 a 70 x 7
Arriviamo così alla quarta equazione che paradossalmente ci permette di ritornare alla prima, ma in una maniera del tutto trasformata e trasfigurata. Siamo all’interno del vangelo secondo Matteo (Mt 18, 21-22): “sette a settanta per sette”. Forse c’è una allusione al paradosso di Lamech, naturalmente in tutt’altra prospettiva. “Signore, quante volte dovrò perdonare il mio fratello se pecca contro di me?” domanda Pietro, “fino a sette volte?”. E Gesù gli risponde: “Non dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”. Ed è a questo punto che entra in scena, come è facile capire, l’amore di Dio anche nell’amore umano, un amore che non ha in sé perimetri e frontiere.
Questa equazione del “sette al settanta per sette” e che è lo stravolgimento dell’iniziale “sette a settantasette” di Lamech, la potremmo idealmente commentare con le parole che Cristo pronuncia nei discorsi dell’ultima cena. Quei discorsi sono significativi perché uno dei fili conduttori dominanti è il filo dell’amore, in una quarantina di evocazioni. C’è quella frase che Cristo pronuncia in quell’ultima sera della sua vita terrena, frase di grande suggestione e potenza e che ha sempre impressionato non soltanto i credenti. Si trova in Gv 15,13: “Non c’è amore più grande del dare la vita per gli amici”, per la persona che si ama. In un certo senso quell’“uno a uno” viene ormai travalicato, portato a mille, a “settanta volte sette” perché l’amore del prossimo, parallelo all’amore che io ho per me stesso, di per sé non dovrebbe condurmi a negare me stesso. In questo caso infatti, se dovessi sacrificare me stesso, l’equazione non terrebbe più.
Cristo invece ammette la possibilità di una donazione totale e assoluta e noi sappiamo che l’unità di misura che Gesù introdurrà per la verifica escatologica, per il giudizio finale divino (cf Mt 25), l’ultima grande visione verso la quale dobbiamo andare, e sotto la quale dobbiamo passare per avere il giudizio divino, è proprio l’amore per il prossimo. L’amore perciò diventa alla fine il nodo d’oro che tiene insieme non soltanto tutta la morale ma anche tutta la teologia e la speranza escatologica.”
Gianfranco Ravasi
(da: http://www.nostreradici.it/17gennaio05-Ravasi.htm )
Prima di commentare questo post (non è facile) mi chiedo: dove sono finiti Lycopodium, Syriacus, Discepolo?
Non credo di poter riuscire a perdonarli, se ci tradiscono.
Ah, bene! Scrivevamo insieme o quasi, Syriacus. Ma quello che dice Ravasi non mi basta
Che cosa vuol dire “lo zelo per la tua casa mi divora” ?
Zelo e gelosia in ebraico sono designati con l’unico termine “qin’ah.
Isacco il Siro dice la gelosia è la forza del santo desiderio, una virtù senza la quale non si fa il bene.
C’è una gelosia di Dio per la sua gloria.
In breve, credo che il tradimento sia il peccato contro lo Spirito Santo. Non verrà perdonato.
@don78 e donmario
che giustamente osservano che altri possono imparare dalle ferite personali…
In questo caso, tuttavia credo che sia da sottolineare che non si tratti della stessa situazione di Rosa Parks come giustamente premette don 78. Ho l’impressione (ma non la certezza) che il problema sia che ci troviamo in una zona grigia in cui non sappiamo definire con certezza se Englaro offra la propria ferita personale o quella altrui (della figlia). Allora, forse un po’ di pudica cautela sarebbe consigliabile. Quando la situazione riguardava la vicenda personale della famiglia englaro che decideva per se stessa, ritenevo auspicabile la nostra cautela nel giudicare; ora che quella vicenda è risolta, credo che sia altrettanto auspicabile la cautela di englaro nell’entrare in situazioni personali altrui…
non so se riesco a spiegarmi, la complessità del tema richiederebbe molto più di qualche riga confusa
Riflettendo: certo, non direi quello che ho sostenuto prima a chi mi chiedesse qualcosa sull’infedeltà nel matrimonio. Almeno, non mi esprimerei con quei termini.
Domanda retorica: scrivo troppo spesso nicol ?
E’ una “domanda retorica” perché conosco già la risposta: sì, scrivo troppo spesso. Ma è perché “lo zelo per la Sua Casa mi divora”
In ogni caso, anch’ io amo molto il libro di Noven, “L’ abbraccio benedicente” e la parabola del Padre misericordioso.
Bentornata, mamma|
Un saluto a Nino.
A fiorenza: ci macherebbe che fossi io a decidere, in casa altrui chi scrive spesso e chi no!
Comunque trovo interessanti i tuoi scritti e non Off Topic. Mi riferivo ad altri che cercano sempre la rissa e la provocazione e che fanno battute volgari per mettersi in mostra: tra i ragazzini è considerato un atteggiamento precursore del bullismo, cosa dovremmo degli adulti?
Però come possiamo dire che il tradimento è il peccato contro lo Spirito Santo e che non verrà perdonato?
Io fatico ad immaginare quali siano le cose che un Dio infinitamente non perdona, lascerei la scelta a Lui (mi sa che ci conviene).
Fiorenza, su una nota più leggera: ma secondo te, dalle parti di Leonardo -o giù di lì-, “gelosia”, si pronuncia più come “zelosia” ?
(E in mente mi viene anche la parlata del segretario piddì Franceschini, fra le più note di personaggi pubblici)
La lettura del libro di Desmond Tutu “Anche Dio ha un sogno” è stata per me fondamentale nell’analisi del rapporto tra perdono, giustizia, sofferenza, sia nel grande contesto della storia del mondo, sia nel microcosmo in cui ognuno di noi vive; dalla lettura si nota come l’autore sia, in primo luogo, un pastore di anime, attento a farsi capire chiaramente da lettori di ogni estrazione, e poi come il cristianesimo e la lettura della Sacra scrittura siano le fondamenta di tutto il suo pensiero, della sua vita, del suo operare nel mondo. Del resto se così non fosse stato, se non avesse capito che la vita del cristiano è vivere come Cristo, l’arcivescovo (anglicano) Tutu non avrebbe potuto compiere il suo singolare percorso di vita che lo ha portato non tanto al Nobel per la pace (nel 1984, quasi dieci anni prima della fine dell’apartheid nel suo paese) ma ad essere, insieme a tutti coloro che hanno consentito quella singolare trasfigurazione della storia, una speranza (ed una speranza integralmente cristiana) per tutti coloro che nel mondo vivevano e vivono nella privazione della libertà.
Davvero Cristo può trasfigurare tutto e tutti, non c’è niente e nessuno che non possa sperare di cambiare: gli esempi fatti da Tutu sono terribili, sia quelli conosciuti da tutti e che ci rimandano ai mille e più orrori perpetrati nel Novecento e ancor più quelli che, narrati con singolare misura e delicatezza, sono a noi sconosciuti o quasi e furono vissuti da tanti neri sudafricani. Ma, con Tutu, dobbiamo dire che quegli stessi orrori colpivano anche i bianchi sudafricani e persino gli stessi carnefici, perché uscire da quel clima è stato anche per loro una liberazione da una oppressione interiore.
Dal testo emerge, certo la difficoltà di perdonare chi tanto male ha fatto o ci ha fatto (e senza perdono non c’è pace né futuro…) ed emergono anche le diverse e “graduate” forme di perdono, da quella veramente pura e cristiana, a quella solo umana (e che precede logicamente quella cristiana), che consiste nel voler superare il male e non lasciarsi avvincere da una spirale senza fine di ritorsioni in nome di una astratta giustizia che però non ci fa più sollevare il viso dal male, spingendoci anzi a mali sempre nuovi e maggiori. Nella coppia non possono certo replicarsi le commissioni che, in Sudafrica, hanno consentito agli offesi di conoscere la verità sulla sofferenza che avevano dovuto vivere e poter quindi perdonare sapendo e vedendo negli occhi, tuttavia questo metodo mi sembra comunque importante per poter metabolizzare sofferenze altrimenti inespresse e inesprimibili.
Tutu ci fa comprendere che di fronte alla sofferenza – che possiamo cercare di ridurre, ma non verrà mai a mancare – abbiamo due strade, una apparentemente facile, umana e “normale” (cioè la vendetta, la rabbia, la violenza, la negatività) e un’altra che invece ci arricchisce e può talvolta (non sempre, purtroppo) portare frutti ricchissimi, redimendo e trasfigurando questo nostro mondo, che non è un mondo di peccato e di male, perché tutta l’opera di Dio è buona, è uscita buona dalle mani di Dio e anela di ridiventare tale. Come scrive Tutu, “la nostra sofferenza, …serve a rimuovere le scorie, a cancellare le impurità e a farci svolgere la nostra parte nel disegno di Dio … e sembra che in quest’universo la redenzione passi sempre attraverso qualche forma di sofferenza”.
Di mio posso dire che solo Dio è veramente fedele, ma che la fedeltà è il segno di un amore maturo.
Interessante il libro di H. Nouven “l’abbraccio benedicente”
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A mamma, confermo, l’autore è stato un mio importante punto di riferimento, con dei bellissimi libri, soprattutto con l’esperienza del Diario da una Trappa.
Peccato che il Signore se lo è preso.
Un saluto particolarissimo
Infedeltà.
Dinanzi alla possibile infedeltà, si è sempre in due, in ogni caso.
La presunta vittima di una infedeltà, è veramente vittima, o non vi ha collaborato in qualche modo?
Anche ad un livello più profondo non sempre avvertito?
Nel racconto eziologico, “nel giardino” all’infedeltà in apparenza la donna (Eva) dà una risposta, ma l’uomo (Adamo) vi corrisponde pienamente.
L’infedeltà può essere una domanda di aiuto a cui non si è risposto?
E se così fosse,
chi è che ha bisogno di perdono in una coppia?
Bisognerà tenerne conto!
Forse sta cambiando qualcosa in questo paese?
http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/cronaca/cassazione-1/forum-online/forum-online.html
Cara Fiorenza, ci sono, ci sono. Ho solo avuto meno tempo.
Sono contento che il padrone di casa abbia riproposto il tema del perdono; sarebbe una buona occasione per consentire ad es. a Nino di spiegare le parole di quel rabbino; un po’ strane, a dire il vero.
Meno strane, invece, sono le paradossali parole di Antonello Venditti: “tradimento e perdono fanno nascere un uomo”.
Non è una canzone perdonista, tut’altro.
A proposito: mi sono ritrovato un testo di Giacomo Contri
(scusatemi se supero le 10 righe, il link non funziona):
“LA LINGUA BATTE…”, E LA MEMORIA.
«Segnalo un errore comune e tenace: non c’è una sola memoria, ce ne sono due:
una è quella della lingua che batte proprio e solo perché il dente duole, poi ce n’è un’altra.
La prima è quella, rimuginativa, ossessiva, compulsiva, di ciò che è andato male: esempio comune e perfino banale:
lo studente rimugina sull’esame andato male, mentre ricorda sì ma solo contingentemente e non compulsivamente l’esame andato bene.
L’altra è quella di ciò che è buono o andato bene (è la memoria del “principio di piacere”, con nulla di istintivo, naturale o “profondo”):
si rimuove non il male ma il bene: nella patologia se questo ricomparirà come memoria, sarà sotto luce di male (sogno d’angoscia, incubo).
La memoria della lingua che batte è uno dei migliori mezzi di autodiagnosi di psicopatologia.
Questo errore accade nella vita personale, nella storiografia, nella narrativa, nei discorsi politici.
Ma c’è un nuovo passaggio da fare: la lingua che batte, non batte sul male subìto ma sull’errore agito:
non odio chi mi ha ingannato, ma chi io ho ingannato; non chi mi ha fatto del male ma chi ho danneggiato.
La rimuginazione, la compulsione, nega l’imputabilità, ne prende il posto:
il riconoscimento di questa soltanto assicura la guarigione cioè la pace:
ecco il significato di “guarigione”, o salvezza-salus:
non concedo più nulla alla distinzione spiritualistica tra salvezza e guarigione, distinzione che definisce lo spiritualismo con le sue masse di cadaveri giustificati.
…
La vendetta ha come matrice il medesimo errore, penso al più celebre film sulla vendetta “C’era una volta il West” di Sergio Leone:
l’“eroe” vendicativo dedica rimuginativamente, ossessivamente, vent’anni alla vendetta, e alla fine butta via, oltre ai vent’anni, donna e ricchezza.
Si ricordi l’immagine filmica di lui bambino con sulle spalle, pesante, incombente, il grande fratello, maestoso, forte, eroico benché vittima:
questo bambino è un Caino che odia il grande fratello, ma poi devia l’odio sull’assassino del fratello: non si giudica come imputabile (magari avendo valide ragioni).
Il perdono (che è esaltazione del giudizio con caduta della sanzione) è addirittura buon senso, per non gettare la propria vita.
Se gli porgo l’altra guancia, e quello ci casca, è perduto!»
@ Leonardo.
Sui pecati di mona che Iddio li perdona boh, peccato che secondo te sia uno scherzo. Per me no (anzi, mi pare che le signorine generose Gesù le abbia trattate con tutto riguardo. I clienti, meno ma mica poi tanto).
Su Barragan.
Io non giudico il sig. Englaro anche se probabilmente avrei agito diversamente. Non mi piace quando tu amatissimo Leonardo dici che è il nostro eroe e ovviamente metti anche me in quel nostro ma io un pò tuo lo sono e lo sai. Però Barragan non mi piace, ma proprio per nulla, ma proprio per nulla e, guarda, gli zelantissimi che ne hanno difeso a spada tratta ogni parola, se oltre che zelantissimi fossero anche un pò accorti (ma aimè, trattasi di contraddizione in termini) si accorgerebbero che padre Lombardi SJ ha ufficialmente smentito quanto detto dal Barragan e altri prelati, lo ha smentito nei toni e nei modi. Passare in mezzo secondo me vuol dire anche questo: rispettare la verità del racconto che si conclude con una sonora bastonata sulla bocca per il porporato messicano, assestata niente meno che dal porta voce ufficiale della santa sede.
Questi cardinali di curia dietro non hanno nessuno: sono titolati in partibus e non hanno un popolo da servire e amare e tenere unito con affetto usque ad effusionem sanguinis. Questi cardinali di curia quando hanno la passione per l’invadenza mediatica sono dei battitori per così dire liberi e certamente irresponsabili, che parlano senza consultare nessuno se non qualche yes semi-man in talare e collo storto. Migliaia di anni luce distanti da un Casaroli, migliaia di miglia lontani da un Ruini, da un Maglione, da un Pacelli. Gente così aveva e ha le palle. Gli altri in partibus vengono su nel vuoto generale, tra inchini e riverenze, in assenza di personalità autentiche.
Bisogna pregare tanto, tanto, tanto.
Che ci azzecca Beppino Englaro con il tradimento e il perdono? Boh.
Comunque condivido il sentimento di molti qui: ritengo che ciò che ha fatto non sia stata eutanasia, ritengo che meritasse rispetto per le sue convinzioni e anche per il modo in cui ha condotto la sua “battaglia” nel rispetto della legge, ritengo che chi lo ha chiamato assassino si sia comportato in modo infame. Stop. La cittadinanza onoraria di Firenze è stata un’idiozia.
Sono una persona fedele. Non capisco, e forse avrei difficoltà a perdonare, l’infedeltà. Sia nella coppia che nelle amicizie che sul lavoro che in politica.
Domanda, molto pratica, di ‘vera’ pastorale ‘giovanile’ (e non solo), tecnica, su una possibile tipologia di tradimento (e correità in quest’ultimo) : come giudicare moralmente il caso di una/o che ti piace da morire ma convive già con un/-a tipo/a, e tu cominci a piacerle/-gli, ma….non sai che pesci prendere, se lei comincia ad apprezzarti un pò troppo (e tendenzialmente con la prospettiva di non ‘tenere i piedi in due scarpe’ , se non per il tempo sufficiente a ‘decidersi’) ?
(Non sto parlando di proposito di gente sposata, per non complicare troppo le cose…)
«Sono una persona fedele»: uno che ha un tale concetto di sé ha già un piede nella fossa (moralmente parlando). Alla prima seria occasione, tradirà. Si veda la smargiassata di Pietro (anche se tutti ti tradiranno, io no) e le pareveggente risposta di Gesù.
A Ignigo, portato dal furore a considerazioni bassamente lombrosiane sul cardinale Barragan (in un messaggio che ora non ritrovo): anch’io giudico dalla faccia, e di facce un po’ me ne intendo. Quella del cardinale va benissimo, le facce da culo sono altre.
A Syriacus: fossi in te, io starei in guardia.
Le/ti direi che se per decidersi ha bisogno di avere la certezza di non restare a piedi scalzi, non ti merita.
Chiarirsi è rischiarsi.
Altrimenti le/ti direi che ne tradisce due in una volta sola.
Adriano, il tuo : “Le direi che ne tradisce due in una volta sola”, lo incornicerò e lo terrò stretto. (Anche se poi, come insegna Leo, le ‘smargiassate’ son sempre dietro l’angolo..)
[Comunicazione off-topic, destinataria Marta, soprattutto : nel tardo pomeriggio ho lasciato in incognito due piantine di calancoa, ciascuna con un simpatico vasetto e altre decorazioni, a casa di mia mamma – per lei, e per la sua amica ospite sino a domani. Mi ha appena telefonato: ha gradito molto, era felice.
(Nota.: acquisto effettuato presso il negozietto di due fioriste . Le ho anche lasciato una meringa gigante come le piace, presa da una pasticcera. Tutto al femminile, quindi 🙂 ]
Geremia 31,35-37
35 Così dice il Signore
che ha fissato il sole come luce del giorno,
la luna e le stelle come luce della notte,
che solleva il mare e ne fa mugghiare le onde
e il cui nome è Signore degli eserciti:
36 «Quando verranno meno queste leggi
dinanzi a me – dice il Signore –
allora anche la progenie di Israele cesserà
di essere un popolo davanti a me per sempre».37 Così dice il Signore:
«Se si possono misurare i cieli in alto
ed esplorare in basso le fondamenta della terra,
anch’io rigetterò tutta la progenie di Israele
per ciò che ha commesso». Oracolo del Signore.
Quindi gli ebrei non vanno sterminati per un solo motivo .
Perchè nascondono un mistero che deve ancora compiersi in mezzo alla terra degli uomini . Con questo non voglio dire che non sono capaci di commettere gli stessi crimini che commettono gli altri popoli .
Ne sono capace più degli altri , ma non vanno sterminati per il motivo di cui sopra .
A Syriacus: condivido quanto dice Adriano. Anzi rincaro la dose: l’idea di un amore sempre reversibile e risk-free non mi promette gran che di buono.
OT per Syriacus
fantastico e … moooolto, ma moooolto meglio delle mimose o altri fiori all’8 marzo …
Questi sono i gesti giusti!
Va’! Ti ringrazio anch’io … troppo bello!
“l’idea di un amore sempre reversibile e risk-free non mi promette gran che di buono”
Approvo in pieno e rincaro il ringraziamento. (Approposito, per raccontare un pò di tipologie umane d’oggidì: mi disse una ex, una volta, a inizio storia, per presentare le sue credenziali (a sua detta, positive) in fatto di ‘etica dei mollamenti’: “beh, io di ‘storie parallele’ ne ho avute, ma solooo per il tempo necessario a valutare la bontà del nuovo candidato, e la certezza di averlo pienamente sedotto, etc…”)
[Se la ex sta keggendo questo blog… ma non credo: l’ultima volta che la vidi era dawkinsoniana francarameica ed odifreddiana lellacostiera, fra l’altro…]
Pensa Affus non ci fossero quei versetti, li potremmo sterminare! Che jella per un gladiatore biblicamente fondato.
Syriacus … per il tuo “quesito” di pastorale giovanile … ti direi … “stai alla larga”!
Il problema di fondo è il “tenere i piedi in 2 scarpe” e per di più “giusto il tempo per decidersi”!
Ma direi anche che un tipo di persona così è meglio tenerla alla larga in qualsiasi caso … non c’è rispetto alcuno per l’altro, per i sentimenti dell’altro e quindi ha tutta l’aria del “traditore/trice di professione” … di sé stesso/a soprattutto!
« Le temps amène toujours la vérité. C’est dommage qu’ il ne l’amène toujours à temps. »
« Il tempo porta sempre la verità. Peccato che non la porti sempre in tempo. »
(Choderlos de Laclos, Lettres inédites)
Ma vedete, amici: la grossa quaestio (o meglio: il grossissimo casino, per usare un termine tecnico), è quando quella persona è molto sentimentalmente onesta, ovvero per principio non vuole dividersi fra due persone neache per dieci secondi, ma… porta ancora “troppo” affetto (‘umano’, chiamiamolo) per la persona con cui ‘sta’ (o, peggio ancora come complessità, convive già da un tempo non trascurabile) , e quindi la cosa ti (vi, in due) fa sentire un “traditore” (anche se il termine “rovinaconvivenze” o “rovinacoppiedifattosenzaprole”, non l’ho ancora sentito, in giro). . [In tali casi, sento l’allegoria de La Morale Cattolica che mi si avvicina, e mi sussurra nell’orecchio “Ehi, figliuolo: te l’avevo detto che il diavolo fa le pentole a pressione, ma non le guarnizioni…”]
Fabio e Fiamma
L’amore e’ la cosa piu’ importante della vita. O no?
Scopritelo alle 11.30 su RADIO DUE
Fabio e Fiamma vuol dire da sempre “la posta del cuore di Radio2”, un’etichetta che rimanda alle vecchie rubriche di una volta nelle quali eleganti signore di una certa eta’ dispensavano severi consigli a giovinette inesperte alle prese con problemi piu’ grandi di loro.
Bei tempi, perche’ oggi, al contrario di allora, atteggiarsi ad esperto d’amore e’ infinitamente piu’ difficile dal momento che non esistono piu’ criteri di giudizio accettati da tutti ne’ tanto meno distinzioni nette tra cio’ che e’ bene e cio’ che e’ male.
Parlare di relazioni d’amore vuol dire muoversi in un territorio inesplorato dove ognuno sembra decidere per proprio conto cosa e’ giusto per la propria vita. Ogni argomento attira opinioni contrastanti, ciascuno ha un suo personale nemico da combattere. L’unica cosa certa e’ che l’amore e’ la cosa piu’ importante della vita. Anzi no, per molti e’ il sesso. Visto?
Se volete contribuire alla confusione venite a trovarci in trasmissione. Potrete farlo scrivendoci una lettera o intervenendo per telefono. Vi aspettiamo.
Con Fiamma Satta e Fabio Visca. A cura di Cecilia Di Gennaro. Regia di Fabrizio Libonati. Per la posta ordinaria: via Asiago 10 – 00195 Roma. Numero Verde 8000.5000.2
Buonanotte!
Comunque: menziono qui, nella giurisprudenza sentimentale (di fonte femminile) da me accumulata negli anni, una ‘salomonica’ sententia di una ragazza allora brillante e simpatica ventiduenne, raccolta in un corridoio del centro sportivo che frequentavo: Tu non farti troppi scrupoli, non fasciarti la testa prima di essertela rotta: tu vacci a prendere -che sò- dei tè, con quella che ti interessa, senza pensare al suo partner come ‘convitato di pietra’ onnipresente, poi, vedrà lei..
(Notare che questa consigliera non propriamente fraudolenta, aveva appena concluso una tesi di giurisprudenza sul divorzio/ripudio nel diritto romano… -quando si dicono i casi della vita… 🙂
Syriacus, quello che tu poni è un problema morale non da poco, in un contesto di società fondata sulla famiglia post-coniugale. Mettiamola così: non desiderare la donna d’altri (o l’uomo d’altri, per par condicio). Ma quando una donna è d’altri? Solo con il matrimonio? O basta la convivenza more uxorio? Sarei per il principio di precauzione, per non sbagliare: è d’altri ogni donna/uomo impegnata/o in una relazione con un minimo di stabilità. Insomma, mio caro, sarò bacchettone, ma non vorrei essere al tuo posto.
Luigi è questione di essere cristiani e non …….ciceroniani .
“Insomma, mio caro, sarò bacchettone, ma non vorrei essere al tuo posto.”
Per fortuna, a quel ‘posto’ non ci sono (ancora, diciamo), nè forse ci sarò mai.
Ma, in astratto, a mio avviso il problema del “nono comandamento nell’era de (come dici tu) la famiglia post coniugale”, c’è, eccome.
Boh! Syriacus … l’unica cosa che mi viene in mente in ‘sto ginepraio” è un bel … “aiutooooo!”
Ma … dico una scemata se suggerisco al/alla convivente un banalissimo “stai solo/a e poi decidi”?
O … (giusto per essere ancora più banali) … “chi ami”?
O … vabbè … ogni “o” è assurdo perchè come si fa a convivere con qualcuno “per affetto” e pensare ad un altro/a?
Sai, credo che tutti di fronte al tradimento dicono altezzosi “no, grazie, non fa per me, io mai e poi mai”, ma poi … ti spiattellano “soluzioni” moooolto alternative (quella del thé ad esempio)! 😀
Non so, ma per quanto mi riguarda la fedeltà è un qualcosa che va di pari passo con la propria integrità o – se preferiamo – con l’essere spietatamente sinceri con sé stessi nel senso di capire davvero se è una questione di AMARE o di ESSERE AMATO.
Per quanto ne so io i tradimenti rispondono sempre al “FARSI AMARE” … a qualsiasi costo. 🙂
Massimo: se però una giovane donna dovesse (senza problemi di coppia apparenti) convivere more uxorio (more Ikea) da tre anni -pure con il mutuo, magari!- con qualcuno con cui per ora (o persino per principio ‘ideologico’) non vuole sposarsi … , allora, sarebbe accettabile che ella acconsentisse ad essere desiderata da un terzo? E quel terzo, come dovrebbe sentirsi?
Mia bozza di risoluzione OTICS (Organizzazione Terzi Incomodi Con Scruopoli): ella dovrebbe lasciare il suo convivente, spiegandogli (pacatamente e serenamente..) che l’ “uomo della sua vita” era (è) in effetti un altro , e s’è sbagliata ..(questo però senza mai tradirlo carnalmente, e cercando di limitare il più possibile il quasi inevitablie ‘tradimento psicologico’, almeno transeunte…)
“Non so, ma per quanto mi riguarda la fedeltà è un qualcosa che va di pari passo con la propria integrità o – se preferiamo – con l’essere spietatamente sinceri con sé stessi nel senso di capire davvero se è una questione di AMARE o di ESSERE AMATO.
Per quanto ne so io i tradimenti rispondono sempre al “FARSI AMARE” … a qualsiasi costo”
Grazie, Marta!
(Mioddio, quante ne sto incorniciando, stasera..:)
Uè … OTICS … la soluzione più ovvia, banale (se vogliamo) quella che tu ed io abbiamo preso in considerazione come la più … 🙁 … scomoda, ma leale!
Grazie a te, Syriacus!
Anche perchè oggi ho raccolto le lacrime di un ragazzo a cui è stato tolto l’affidamento della figlia (5 anni) nonostante quella che ha tradito, che trascura la bimba per i suoi capricci ed altre meraviglie (compreso lo spillare soldi) sia proprio la moglie! Il classico cornuto e mazziato!
A volte la legge ha proprio il paraocchi!!! 🙁
Scusate, ma la fedeltà è una cosa che riguarda due persone reciprocamente impegnate, non il terzo, quello non c’entra niente con il voto di fedeltà (affari loro se se lo sono giurato in privato in pubblico o in chiesa).
Sul desiderio invece si tratta di un altro comandamento, peraltro assai legato ad una concezione della donna come proprietà tipica della società patriarcale.
Il desiderio, a mio avviso lo puoi controllare, reprimere, ma non eliminare. Semplicemente eviti di metterti in mezzo ai problemi altrui per rispetto verso la loro necessità di risolversi la cosa da soli. Un po’ di tempo fa serviva anche a non rischiare di allevare un bel bambino con i tratti somatici di quello la cui donna avevi desiderato. Oggi serve invece a non ritrovarti con una/uno che non è capace di decidersi (se non lo è oggi che convive perchè dovrebbe esserlo domani o è la sindrome della crocerossina dell'”io la redimerò”?).
Sull’essere fedeli, credo che si potrebbe rispondere con una frase della Rowling: “Sono le nostre scelte che mostrano davvero quello che siamo, molto di più delle nostre capacità”. Immagino che Massimod parlasse di scelte e non di capacità.
La fedeltà però non può essere intesa soltanto come assenza di tradimento come la pace non è assenza di guerra.
Grazie a te, Marta
Anche perchè oggi ho raccolto le lacrime, forse persino più amare (ma non farei classifiche, in fatto di lacrimazioni da sofferenze gravi) , di una giovanissima vittima di violenze ‘domestiche’ . (E qui mi fermo).
Buonanotte a tutti.
Syriacus, un’altra persona tradita quindi!
Il tradimento non si ferma mai dentro un rapporto di coppia, ma si allarga a macchia d’olio e non c’è campo in cui non semini il suo veleno.
Cambiano i tipi di tradimento, ma il dolore è sempre quello: amaro, destabilizzante, che inaridisce e toglie fiducia e speranza.
E’ la fine del proprio mondo, in un certo senso!
Ma, grazie a Dio, c’è sempre qualcuno disposto ad essere “provato” dai “traditi e sfiduciati” per dimostrare loro che la fedeltà esiste ed è tenace ed è grazie a questi “fedeli con la vita” che i traditi trovano il coraggio di “perdonare” e di ri-giocarsi con piena fiducia. 🙂
Ma vorrei dire a tutti che il tradimento non è mai un fatto, un incidente o un caso; il tradimento è sempre una persona, viene da una persona e va ad un’altra persona.
Ed onestamente mi sono sempre chiesta come si fa a infliggere una sofferenza tale ad un altro/a quando è un tipo di sofferenza che non vorremmo mai provare!
In altre parole: come caspita si fa a tradire? La sola idea che potrebbe capitare a sé stessi dovrebbe bloccare qualsiasi “debolezza”! Sono quasi convinta che il tradimento è “storia di ordinaria follia”!!! 🙂
La questione è: son disposto a tutto per lui/lei o per me?
Infedeltà?
Tradimento?
Ordinaria umanità.
Da che mondo è mondo.
Non sarà che qui sono capitato in un probandato femminile di inizio ‘800?
verooooo?
[ Massì… tutti i salmi finiscono in …
http://www.youtube.com/watch?v=7foke1UrVWc
(E vabbè, anche se siamo in Quaresima.. -ed essendo una messa..)
(E pensate, quel Bach del Salmo 50 dell’altra volta, ha rispettato Pergolesi ma non alla fine: dopo aver ricalcato l’Amen in minore di Pergolesi, lo ripete in maggiore, per dare appunto l’idea… )
Una direttrice russa di un coro polacco che interpreta l’autore tedesco per antonomasia…
Tradimento! :O
Buonanotte davvero. ]
Ma che ci azzeccano gli esempi portati dalla “OTICS” con il tema del tradimento? Quelle prospettate sono perdonabilissime infedeltà, o forse non sono affatto infedeltà. Tutte considerazioni interessanti, accettabili e legittime, quelle che sono emerse, e anche “da incorniciare”, ma da disporre verticalmente: ci sono molti livelli di tradimento. Fino a poter dire, come ha detto Luigi, che “forse non c’è prova pià grande del tradimento, dopo quella del martirio”. Fino a poter dire che “chi perdona l’infedeltà aiuta a mantenere il mondo nella sua orbita”. Ecco, io pensavo – forse non si addice dirlo e nemmeno pensarlo in un luogo così amabile quale è questo- ebbene sì, pensavo che ci si può spingere ancora oltre nella visione di che cosa sia il tradimento. Pensavo a come Dante definisce i traditori: “o sovra tutte mal creata plebe”. Gli ultimi tra i dannati. Creature di gelo. Perché lì l’Amore non c’è più. Spenta anche la coscienza della colpa. A proposito di lacrime: anche lì si piange, e anche le lacrime si gelano, e uno di loro chiede a Dante di togliergli il ghiaccio che gli serra gli occhi e glieli tiene chiusi con dolore. E lui che fa? “E io non gliel’ apersi; / e cortesia fu lui esser villano.” (Inferno,XXXIII)
E’ solo dopo aver toccato questo abisso, in cui “vive la pietà quando è ben morta”, che Dante può risalire a riveder le stelle.
Chiedo perdono se ho tradito lo spirito del pianerottolo.
Appunto, maioba, temo proprio che ogni tradimento/infedeltà è essere “disposto a tutto per me, solo per me”.
Comunque per chiarezza, non c’è molta (per me) differenza tra infedeltà e tradimento, se non – forse – che noi intendiamo il “tradimento” come un fatto inconfutabile e “l’infedeltà” come quella tendenza che – magari – non arriva “al fatto”, ma l’intenzione c’era tutta!
Traditori sono stati Giuda e Pietro e quindi infedeli a Gesù (Pietro poi è stato anche infedele alle proprie convinzioni … poveretto quanta sofferenza).
Credo sia un po’ pericolosetto mettere il tradimento come sottoprodotto dell’infedeltà perchè – ripeto – per me, sono la stessa cosa e generano la stessa cosa e nascono dalla stessa cosa. 🙂 Buona notte!
Ah! Giusto per concludere … credo che il perdono più terribile e forse più martirizzante è proprio quello che “l’infedele/traditore” deve a sé stesso quando si accorge di quello che ha fatto e del male che ha fatto, credo sia questo perdono (non inteso come “ho sbagliato e stop” – ovviamente) a “mantenere il mondo nella sua orbita” … perchè qualcuno è davvero cambiato, qualcuno si è davvero convertito! ‘Notte è! 😛
Perdonare a se stessi? Marta, non mi sembra una cosa molto ragionevole.
Verso se stessi uno può provare un desiderio di ravvedimento e conversione, e può provare a rimediare, ma li perdono è un’altra cosa. Altrimenti, mi sembra il caso di quello che tradisce il coniuge e poi dice “sto soffrendo più io di te”, magari si aspetta anche di essere consolato… Più che perdono diventa autoindulgenza, un atteggiamento ahimè sovrabbondante nella cultura del nostro paese.
Ottima questa distinzione, Massimo D!
Io credo con Marta che esista il perdono per sè: l’esercizio del perdono di sè, ma raramente l’esito. E penso davvero che sia “il più terribile” tra i passi del perdonare. Badate Massimo e Maioba che Marta per l’inoltro in quel cammino ha posto la condizione che qualcuno sia “davvero cambiato”. Se è cambiato è un altro uomo e dunque può guardare al se stesso di prima e giudicare e forse, infine, perdonare. In fine, cioè alla fine. Alla fine della vita. Fino a quel momento la questione e la locuzione esisterà per lui solo al negativo, con il senso così frequente nella lingua parlata del “non sapersi” o “non potersi” perdonare.
Fiorenza, tu ti chiedi -invero un poco dipietricamente- “Ma che ci azzeccano gli esempi portati dalla “OTICS” con il tema del tradimento?”
Ecco, non so, non rispondo e chiedo scusa per l’aver parlato/domandato “a sproposito” ed aver eventualmente offeso sensibilità.
Comunque, grazie di cuore per la lectura Dantis.
Buona giornata a tutti.
sia chiaro che non sono intervenuto finora, solo perché non so di cosa state parlando 😉
Con “che ci azzeccano” riprendevo soltanto, per gioco e per simpatia, l’incipit di Massimo D delle 17,24, Syriacus
“Dinanzi alla possibile infedeltà, si è sempre in due, in ogni caso.
La presunta vittima di una infedeltà, è veramente vittima, o non vi ha collaborato in qualche modo?”
Non sono affatto d’accordo, Matteo. Sarebbe come dire che una donna stuprata “se l’è cercata”
perché in qualche modo fa fatto qualcosa per attirare gli sguardi degli uomini…
Io credo che l’infedeltà sia una colpa grave. Tertulliano riteneva addirittura che l’adulterio, come l’omicidio e l’apostasia, non potesse essere perdonato dalla chiesa ma eventualmente solo da Dio, e quindi non ammetteva alla penitenza gli adulteri. La Chiesa, saggiamente, decise diversamente, ma l’adulterio resta una colpa grave.
o bianco
o nero.
ma io vedo anche il grigio e le altre tonalità !!!!!!
Il mondo è fatto così……..
non è monocromatico,
sembra che il Creatore
ha avuto molta più fantasia….
Io mi pongo domande.
Ad altri divertirsi con le certezze e le risposte.
Mi dispiace che questo argomento non sia più all’ o.d.g. perchè varrebbe la pena di andare avanti fosse anche solo per vedere “di che pasta siamo fatti” 🙂
Ma … Syriacus … il tuo “OTICS” non era per nulla “a sproposito”, al contrario, era un esempio pratico di “infedeltà latente” e “perdono relativo”.
Ma si sà, su certi argomenti è meglio andare sulla teoria, sull’ideologia … troppo rischioso andare sui fatti e nella vita! Ci si scopre troppo!
Insomma, se non c’è perdono (o comprensione) quando l’infedeltà è latente, come è possibile “concepire” il perdono quando si arriva al “fatto”?
Poi, già da qui è più che visibile, che è possibile il perdono di chi è stato tradito (o colpito dall’infedeltà) magari giusto perchè “ci si senti bravi” (non è da escludere, credetemi), ma è un’impresa titanica il perdono di chi è vicino al tradito o – ancora di più – di chi ha visto (i benpensanti).
Poi, per quanto riguarda il mio discorso sul “sentirsi perdonabili” da parte di chi è stato infedele … beh! … Luigi hai colto nel segno, ma lo sapevo che non sarebbe stato capito.
Infine, non credo proprio che il perdono sia “ho perdonato e stop” … quindi “non mi vendico, non porto rancore ecc.”. E no! Il perdono che ho sotto gli occhi, quello che non è per nulla “umano”, quello che davvero rigenera il mondo, è quello che … RINNOVA LA FIDUCIA. Quello sì che è martirio autentico … ed è da provare, solo da provare!
Grazie Syriacus e grazie Luigi!
“Se telefonando
io potessi dirti addio
ti chiamerei…
Se io rivedendoti
fossi certa che non soffri
ti rivedrei…
Se guardandoti negli occhi
sapessi dirti basta
ti guarderei…
Ma non so spiegarti
che il nostro amore appena nato
è già finito…
Se telefonando
io potessi dirti addio
ti chiamerei…
Se io rivedendoti
fossi certa che non soffri
ti rivedrei…
Se guardandoti negli occhi
sapessi dirti basta
ti guarderei…
Ma non so spiegarti
che il nostro amore
appena nato
è già finito…”
ah! chi ricorda!!!!
Devo aver capito male io … 🙁 … ma che vorresti dire, matteo? Che è meglio “tradire” (nascondendo il tradimento) piuttosto che far soffrire chi si sta tradendo?
Dimmi che ho sbagliato a capire, dimmelo per favore!
personalmente……..
lascio a ciascuno interpretare liberamente,
d’altronde mi ero espresso anche in altri irrilevanti momenti….
molto irrilevanti
e perchè no?
mi danno quel senso di leggerezza….
quel passare in mezzo……. che mi ricorda qualcuno….
ma stasera quel motivo di Mina mi è particolarmente in testa e non mi abbandona…. colpa di un interessante corale film….
dove anche questo tema attraversa la trama…..
e tra le ultime battute quella indiretta di un prete, che ferirà profondamente… a nome della Chiesa
personalmente………..
Che dire allora di “battute dirette” che feriscono profondamente a nome della Chiesa!
Ma grazie a Dio ci sono tante altre persone e preti che, invece, riescono a guarire ferite che si pensavano inguaribili.
🙂
“Lo stupore della notte
spalancata sul mar
ci sorprese ch’eravamo
sconosciuti
io e te.
Poi
nel buio
le tue mani
d’improvviso
sulle mie:
è cresciuto troppo in fretta
questo nostro amor”.
Marta/Lidia: questa stupenda canzone della mia adolescenza (scritta da Maurizio Costanzo ed Ennio Moricone) non va analizzata/esaminata/interpretata/studiata/etc. ma solo, tant’è bella, ascoltata.
Bravo, Matteo: complimenti !
Buona notte !
Roberto 55
Ma va là, Roby … sono andata a braccio, un po’ per istinto … nulla di più. Detesto la psicologia.
Però in tema di canzoni, oltre al stupendo “Almeno tu nell’universo” ci sarebbe anche questa che dice bene un po’ tutto. ( e mi si conceda questo spazzietto):
A volte un uomo è da solo perché ha in testa strani tarli
perché ha pura del sesso o per la smania di successo
per scrivere il romanzo che ha di dentro
perché la vita l’ha già messo al muro
o perché in un mondo falso è un uomo vero.
Dio delle città e dell’immensità
se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi
vediamo se si può imparare questa vita
e magari un po’ cambiarla
prima che ci cambi lei.
vediamo se si può
farci amare come siamo
senza violentarci più
con nevrosi e gelosie
perché questa vita stende
e chi è steso dorme o muore
oppure fa l’amore.
Ci sono uomini soli per la sete d’avventura
perché han studiato da prete o per vent’anni di galera
per madri che non li hanno mai svezzati
per donne che li han rivoltati e persi
o solo perché sono dei diversi.
Dio delle città e dell’immensità
se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi
vediamo se si può imparare queste donne
e cambiare un po’ per loro
e cambiarle un po’ per noi.
Ma Dio delle città e dell’immensità
magari tu ci sei e problemi non ne hai
ma quaggiù non siamo in cielo
e se un uomo perde il filo
è soltanto un uomo solo.
E’ … mica male no? 😀
@ roberto 55 – 11 Marzo 2009 @ 23:01
Solo la tua adolescenza?
ah! giovinezza, così profondamente segnata anche dalle emozioni e dalla voce di Mina!
Ma non dimentico che quella donna, che ha costruito con la sua presenza e le sue stupende interpretazioni, le colonne sonore della nostra giovinezza, in un certo momento fu profondamente giudicata da un’italia profondamente perbenista che la ferì profondamente (leggere la stampa dell’epoca…..)
Comunque marta,
le canzoni che hanno attraversato le nostre vite,
in qualche modo dicono anche le nostre storie
qualcuno si può riconoscere nella bellezza della canzone,
qualcuno nel testo,
qualcuno nella gioia di alcuni momenti, in cui una canzone faceva da sottofondo….
qualcuno……
certo niente psicologismi
solo canzoni,
emozioni,
e vita
…….
Io penso che la sincerità sia un lusso che non tutti possono permettersi.