Vangelo esigente, drammatico, quello di oggi (Matteo 10, 37-42), che riporto al primo commento: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me”. Per fortuna la seconda parte del brano un minimo ci rasserena: “Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, non perderà la sua ricompensa”. Insomma una sequela esigente, proposta senza accomodamenti. Ma anche una sequela nella quale possono esservi mansioni e obbedienze diverse: dall’offerta del bicchiere d’acqua alla presa della croce. Dopo riportato il testo, dico ancora.
Chi avrà dato anche un solo bicchiere d’acqua fresca
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Matteo 10, 37-42. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38 chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39 Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
40 Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41 Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42 Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.
Trasumanare. La tonalità drammatica del primo dei due “consigli ai discepoli” è resa bene dall’edizione Cei 2008 della Bibbia che l’intitola: “Rinnegarsi per seguire Gesù”. Ma forse il fulcro del consiglio andrebbe posto nelle parole sul perdere la vita e trovarla: “Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”. Seguire Gesù rende il discepolo partecipe del Maestro, l’umano comunicante al divino. Quello che Dante nel primo canto del Paradiso chiama “trasumanare”. Tornando alle parole di Gesù: chi impegna la sua vita per seguirlo, lascia la vita umana e trova la vita divina. Trasumana al divino.
Mi avete dato da bere. Uno potrebbe sgomentarsi e dirgli – dire a Gesù come Pietro nel capitolo quinto di Luca: stai lontano da me ché sono peccatore. A medicare questo sgomento arriva il detto sul bicchiere d’acqua fresca. A questa impresa della sequela dall’umano al divino puoi partecipare anche con il poco che sei, o che hai. Un giorno, nella Parabola del Giudizio che è in Matteo 25, Gesù dirà che saranno accolti quanti avranno dato da bene agli assetati. Il detto del Vangelo di oggi va letto in riferimento a quello più ampio del giudizio: qui è il bicchiere d’acqua dato al discepolo assetato, là è il bicchiere offerto a ogni assetato. La sequela completa ma non svaluta l’umano. Buona domenica.
Il tema della “ricompensa” promessa da Gesù a chi lo segue è un tema praticamente assente dalla predicazione ecclesiastica ordinaria. Eppure costituisce un argomento ricorrente nella predicazione di Gesù. Il quale afferma che a “rinunciare” per Lui non ci si perde, ma ci si guadagna. Provare per credere.
Non sarà forse anche questa una delle possibili cause della disaffezione moderna per il messaggio cristiano?
Così a mezzogiorno Francesco ha commentato dalla finestra il Vangelo di oggi:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! In questa domenica, il Vangelo (cfr Mt 10,37-42) fa risuonare con forza l’invito a vivere in pienezza e senza tentennamenti la nostra adesione al Signore. Gesù chiede ai suoi discepoli di prendere sul serio le esigenze evangeliche, anche quando ciò richiede sacrificio e fatica.
La prima richiesta esigente che Egli rivolge a chi lo segue è quella di porre l’amore verso di Lui al di sopra degli affetti familiari. Dice: «Chi ama padre o madre, […] figlio o figlia più di me non è degno di me» (v. 37). Gesù non intende di certo sottovalutare l’amore per i genitori e i figli, ma sa che i legami di parentela, se sono messi al primo posto, possono deviare dal vero bene. Tutti potremmo portare tanti esempi al riguardo. Senza parlare di quelle situazioni in cui gli affetti familiari si mischiano con scelte contrapposte al Vangelo. Quando invece l’amore verso i genitori e i figli è animato e purificato dall’amore del Signore, allora diventa pienamente fecondo e produce frutti di bene nella famiglia stessa e molto al di là di essa.
Poi, Gesù dice ai suoi discepoli: «Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me» (v. 38). Si tratta di seguirlo sulla via che Egli stesso ha percorso, senza cercare scorciatoie.
Non c’è vero amore senza croce, cioè senza un prezzo da pagare di persona. Portata con Gesù, la croce non fa paura, perché Lui è sempre al nostro fianco per sorreggerci nell’ora della prova più dura, per darci forza e coraggio. Neanche serve agitarsi per preservare la propria vita, con un atteggiamento timoroso ed egoistico. Gesù ammonisce: «Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà» (v. 39). È il paradosso del Vangelo. Ma anche di questo abbiamo, grazie a Dio, tantissimi esempi! La pienezza della vita e della gioia si trova donando sé stessi per il Vangelo e per i fratelli, con apertura, accoglienza e benevolenza.
Così facendo, possiamo sperimentare la generosità e la gratitudine di Dio. Ce lo ricorda Gesù: «Chi accoglie voi accoglie me, […]. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli […] non perderà la sua ricompensa» (vv. 40; 42). La gratitudine generosa di Dio Padre tiene conto anche del più piccolo gesto di amore e di servizio reso ai fratelli. È una riconoscenza contagiosa, che aiuta ciascuno di noi ad avere gratitudine verso quanti si prendono cura delle nostre necessità. Quando qualcuno ci offre un servizio, non dobbiamo pensare che tutto ci sia dovuto. La gratitudine, la riconoscenza, è prima di tutto segno di buona educazione, ma è anche un distintivo del cristiano. È un segno semplice ma genuino del regno di Dio, che è regno di amore gratuito e riconoscente.
Maria Santissima, che ha amato Gesù più della sua stessa vita e lo ha seguito fino alla croce, ci aiuti a metterci sempre davanti a Dio con cuore disponibile, lasciando che la sua Parola giudichi i nostri comportamenti e le nostre scelte.
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