Quando leggo sono lento. Cerco le parole nel vocabolario anche quando le conosco e provo a migliorare le frasi. Lo faccio con Strabone ma anche con Fiorello. Ho appena comprato alla Feltrinelli di piazza Colonna l’antologia di “racconti dal carcere” Volete sapere chi sono io? e sul 71 – deviato per la manifestazione dei Draghi ribelli: credo siano avversi al governatore – ho letto una pagina e subito mi sono fermato. E’ la pagina 7 dove Federico Abati si chiede “cosa farò del mio passato?” Ho provato a migliorare questa riga ed è venuto Che sto facendo del mio passato, senza punto interrogativo e lì sono restato in confusione.
Che sto facendo del mio passato
9 Comments
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Chi volesse un’idea dell’ottima antologia di “racconti dal carcere” che segnalo nel post, Volete sapere chi sono io?, a cura di Antonella Bolelli Ferrera, Oscar Mondadori 2011, metta il naso in questo sito: http://www.raccontidalcarcere.it/Racconti/La_fortuna_di_perdere.aspx.
La domanda è spinosa, talvolta è meglio non pensarci. 🙂
Il futuro si rimedia, ma il passato no.
Il passato fa parte di noi e ce lo portiamo sempre impresso.
La fede che professiamo, le idee che formuliamo, le parole che scegliamo… tutto è frutto dell’educazione ricevuta, delle persone che abbiamo incontrato, delle esperienze – più o meno belle – che abbiamo vissuto.
Il passato ci aiuta a capire chi siamo e a formulare ipotesi su chi vogliamo diventare. Teniamo presente che quello che stiamo facendo adesso e che faremo domani presto andrà ad aggiungersi al nostro passato.
I nostri vecchi ci insegnavano a fare l’esame di coscienza: serviva a fare memoria di quanto ci era capitato e a riconoscere i nostri errori. Se fatto con scrupolo e senza troppa indulgenza, poteva essere un buon inizio per migliorare il proprio futuro…
“Che sto facendo del mio passato”
—-
Oppure, nel mio caso:
Che ho fatto del mio passato con o senza punto interrogativo.
CANCELLATO.
Sostituito da tempo da:
Cosa faccio o sto facendo oggi.
Io credo che il passato sia inciso a fuoco in ogni nostra cellula. A partire dai geni dei nostri genitori che ci strutturano, dall’imprinting sul mondo che ci hanno trasmesso, dai ricordi che, anche se rimossi, giacciono nel fondo della nostra mente e del nostro cuore.
Il passato è come una gerla, piena di fiori e di sassi. Se la teniamo sulle spalle, dietro di noi, non abbiamo mai la possibilità di valutare che cosa ci pesa così tanto, che cosa dobbiamo superare, che cosa conservare gelosamente e reimpiantare.
“Che sto facendo del mio passato”
Dato che è abbastanza “ingombrante” cerco di metterlo in ordine perchè devo portarmelo appresso, fin dentro la sepoltura.
Saluti a tutti.
Ciò che “domani ” è futuro, dopodomani sarà passato…
quindi occhi aperti…
“Che sto facendo del mio passato?”
Lo sto benedicendo.
“Posso usare il mio passato per proteggere il futuro di qualcuno” dice a pagina 25 del libro che ho segnalato nel post lo stesso carcerato (rapinatore, tossico, malato di Aids) che a pagina 7 si chiedeva “cosa farò del mio passato?” – Ora avete un’idea della mia lentezza di lettura.