Che risposta dai al gay che chiede: “Io che figlio sono?”

“Che bisogno c’è di aggredire continuamente il prossimo quando non si sa e non si capisce una mazza e si sostengono continuamente cose che non hanno nulla a che vedere con il cattolicesimo?”

A chi lo sta dicendo, Spiletti? A sé stesso, vero? Lei ha fatto il ritratto di sé stesso, infatti.
Quel cattolicesimo di cui si gloria come un pavone spennato, non ha davvero niente a che vedere con il cattolicesimo vero. Lo dico da una vita qui nel blog. E lei è una di quelle persone che, quando ascoltano (tanto per dire) parole che a lei non piacciono, da buon clericale ( nel senso peggiore del termine) qual è, gira la testa dall’altra parte. Come anche qualcun altro fa qui.
La cosa mi è del tutto indifferente. ovviamente. Soprattutto quando queste persone sono scarse di comprendonio, e lo dimostrano sempre di più.
Non mi interessa che persone che si dimostrano chiuse a doppia mandata, mi leggano. Non ho alcuna aspirazione né desiderio che lo facciano.
Io dico le mie ragioni a chi è in grado di capirle; e siccome il blog è aperto a tutti, e non solo ai frequentatori abituali, a me basta che qualcuno, magari venuto da fuori, le legga.
C’è un dato di fatto che, comunque, è sotto gli occhi di tutti.
Queste persone, cieche e sorde, sono convinte di avere una rivalsa ( misera e ridicola!) mostrando la loro ostilità sotto l’apparenza di una non-chalance che tutto è fuorché indifferenza. È. invece, avversione nei confronti chi ha idee diverse ed ha il coraggio di esprimerle con chiarezza.
È dispetto verso chi argomenta in modo diverso osando mettersi fuori dal coro.
È frustrazione per non riuscire a convincere, fra una citazione copiaincollata ed un’altra, quelli che se ne impipano delle citazioni a proprio uso e consumo, e preferiscono percorrere un’altra strada di cattolicesimo che si sente ben più aderente al messaggio evangelico.
E quando si persegue questa strada, i soliti non-pensanti che credono di essere benpensanti, gridano allo scandalo e non trovano di meglio che affermare che gli altri sono aggressivi. Un vittimismo, questo, tipico di chi è rimasto prigioniero in un infantilismo acuto ( vera patologia!) e che aggredisce davvero, mostrando o facendo finta di non accorgersene.
Un po’ di pena però me la fanno queste persone.

Ps
Ne approfitto per ribadire per l’ultima volta allo Spiletti che Il suo Salvini in una trasmissione ebbe a dire proprio, senza peraltro soffermarcisi, di aver votato Berlinguer. Non solo io , ma anche altri sentirono questa idiozia detta in un momento di particolare egocentrismo o follia.
La sottoscritta può avere molti difetti ma non certo quello di dire menzogne.
Avevo anche postato, se non erro, una conferma trovata nel WEB di quanto detto da me.
Sig. Spiletti, l’ho già detto: lei non vuole intendere quello che le fa male.
Sono problemi tutti suoi e glieli lascio volentieri.

L’ eternità già la si vive sulla Terra, dato che il Regno di Dio è già in atto qui ed ora. Solo che non tutti lo sanno e non tutti contribuiscono a realizzarlo in pienezza.
Molti sono ancora convinti che ci sia una cesura fra il mondo terreno e quello celeste. Non è così anche se l’ elemento apparentemente divisorio è rappresentato dalla morte.
E comunque non sempre il matrimonio rappresenta un pezzo di eternità.
L’ eternità è pace profonda; il matrimonio a volte è assenza di pace e può essere addirittura infernale.

In ogni caso, non è questo il motivo per cui considero bigotti alcuni di questo blog.

Sono in gran parte d’ accordo con te, petrus.
Ma sull’ ultima parte del post ho qualche obiezione.
Quella capacità di perdonarsi, nel matrimonio, a volte è estremamente difficile o addirittura impossibile.
Chi sta fuori da certe situazioni può parlare facilmente di ” perdono”.
Ma la capacità di perdono dipende da non poche variabili. Per cui la parola si presta ad equivoci non indifferenti.
Del resto, anche la Chiesa è arrivata ad ammettere la separazione. Anche questo Papa poco tempo fa ha detto che certi matrimoni sono impossibili a sussistere. Ed è così.
Dunque, non inflazioniamo la parola ” perdono” nel nome di un indefinito buonismo.