Mi pare che un po’ ovunque nelle parrocchie d’Italia il sentimento dominante sia quello della «preservazione» dell’esistente invece che quello dell’evangelizzazione, per dirla con parole di Francesco. La preservazione dell’esistente non è da buttare, lo so: l’attaccamento dei praticanti alla domenica, alle chiese e alle messe è la riserva aurea che ci viene dal passato, ma non basta. Se non si realizza l’uscita, quel tesoro affonderà con la nave. – E’ un brano di un mio articolo pubblicato dalla rivista “Il Regno” nel numero 22/2018. Nei commenti informo sulla nascita dell’articolo e riporto alcune battute del mio parroco romano che fanno parte del testo linkato.
Come svegliare una parrocchia e portarla all’uscita
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Mia indagine. A fine settembre qui nel blog avevo chiesto aiuto per un testo da mandare al “Regno” sul tema che ora ho messo a titolo del post: http://www.luigiaccattoli.it/blog/22358-2/. Allo stesso scopo avevo poi interpellato parroci di mia conoscenza sparsi per Roma e per l’Italia e nella redazione del testo avevo utilizzato elementi di un sondaggio condotto da una parrocchia romana.
Link all’articolo: http://www.ilregno.it/attualita/2018/22/come-svegliare-una-parrocchia-luigi-accattoli
Il mio parroco romano, don Francesco Pesce, invita a innescare un’osmosi tra la piazza e la chiesa: «Si tratta semplicemente di parlare di Gesù in piazza, al bar, in trattoria, inserendo il punto di vista cristiano nei vari discorsi. In particolare, oggi, sottolineando l’importanza della preghiera nella vita quotidiana e invitando a entrare in chiesa per cinque minuti, e ciò sarà possibile se la chiesa sarà sempre aperta. Oppure raccontando cosa si fa in parrocchia e facendo conoscere che le parrocchie sono ancora ambienti sani» […]. La «provvidenza» del non restare chiusi il mio parroco la svolge così: «Il prete deve sfruttare ciò che rimane della sua autorità: è necessario che stia quasi sempre per strada, e conosca i negozianti, le persone, i dirigenti scolastici. Deve andare a trovare ogni dolore anche quando non è invitato. Se il parroco sta per strada, la strada diventa parrocchia» […]. Don Francesco Pesce suggerisce ai confratelli di andare a «trovare ogni dolore anche quando non siamo invitati». Mi ha detto la stessa cosa un parroco della Toscana più anticlericale, don Renato Bellini di Vinci, che ora ha in cura 5 parrocchie: «La visita alle famiglie è un’occasione forte per incontrare chi non viene in chiesa. I non praticanti gradiscono molto questo contatto. È il mio modo di rispondere all’indicazione del papa di andare sempre dai non credenti».
la stessa cosa mettono in pratica due pretifrancesi, Pierre Vivares parroco nel quartiere del Marais, zona di locali , ristoranti e con altissima intensità di abitanti gay. Nel quartiere , lo conoscono in tanti anche quelli che non vanno in Chiesa che spesso lo aiutano nello sfamare e nel trovare una sistemazione a qualche ragazzo in difficoltà perchè venuto dalla provincia sperando di trovare lavoro si ritrova poi senza soldi a dormire all’adiaccio. Lo stesso fa Geoffroy de la Tousche parroco di Dieppe sulla Manica. Lui una volta la settimana invita ciunque vohlia partecipare ad una cena in pizzeria, 10 euro pizza e bevanda, offerta dalla Parrocchia in cui per 10 minuti parla di un qualche argomento di attualità o tratta un tema suggerito dagli intervenuti negli incontri precedenti poi passa da un tavolo all’altro parlando con tutti. Dice che ora sono aumentati quelli che vanno in Chiesa.
Cristina Vicquery
scusa la cena in pizzeria è una volta al mese , non a settimana.
cristina vicquery
La stanchezza di un cattolicesimo decadente e’ la senescenza di una fede che non e’ piu’ amore. Chi ama brucia. Gli stanchi parrocchiani del XXI secolo, noi, non solo non bruciano piu’ di fede e di amore, ma sono stanchi, vecchi, disillusi, come quei vecchi cani ( scusate il paragone) che non balzano piu’ su ad ogni nuovo odore, non si lanciano ardenti sulle piste della cacciagione, ma se ne stanno rincantucciati in un angolo , aspettando solo la pappa e il sonno.
E i giovani? I giovani non sono piu’ parrochiani per il novanta percento. Quel dieci per cento che frequenta la parrocchia sono spesso attirati da un gruppo, un movimento ecclesiale, in cui sentirsi meno soli, in cui fare amicizie.
Che fare? Senza bruciare d’ amore ogni progetto e’ vano. Ma anche nel passato forse, anche nei bei tempi della Chiesa trionfante quanti erano i veri fedeli d’ amore? Quanti gli stanchi e cinici “ praticanti” per amor d convenzione e correttezza?
La verita’ e’ che i colpiti d’ amore per Dio non sono la “ massa” . Gli innamorati del divino sono una minoranza, ed e’ sempre stato cosi’ .
Per gli altri, la parrocchia come ogni altra cosa che si frequenta senza amore, e’ noia.