Oggi si compiono cent’anni dal martirio di Charles de Foucauld, che mi appare come una nuova immagine di Cristo per la nostra epoca, paragonabile a quella offerta da Francesco nel XIII secolo. Da qui la festa grande su tutte che per me è questo giorno. Nei commenti provo a dire – per spunti – quello che sento.
Charles de Foucauld cent’anni oggi: mia grande festa
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Fratello universale. Charles de Foucauld, tra i santi moderni, è uno dei più provocanti sulla strada della carità intesa come via della fratellanza universale. L’espressione più luminosa della sua vocazione è in queste parole che dicono l’ultimo impegno della sua vita avventurosa, quello con cui si ritirò nel deserto per essere là – ai pochi uomini che vi si incontrano – un segno della carità di Cristo rivolto a ogni creatura: “Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, musulmani, ebrei e non credenti, a guardarmi come un loro fratello, il fratello universale”.
Sconfinata fratellanza. Ci è vicino Charles de Foucauld – a noi, cittadini della città mondiale – per la destinazione universale della sua carità. Ma anche per il metodo silenzioso e libero della sua attestazione cristiana: egli non predica, non argomenta, non fa nulla per attirare e per imporsi. In silenzio si impegna a “invocare il perdono per coloro che non lo chiedono: un atto di contrizione per il mondo intero”. Esercita con tutti una sconfinata fratellanza: “Verso i tuoi fratelli usa sempre il perdono, la pazienza, la speranza illimitata di cui tu stesso hai bisogno”.
Innamorato di Mimì. Il “piccolo fratello universale” ci è vicino anche come avventura umana: per la dimensione cavalleresca, si direbbe ludica, della sua esistenza. La gioca in tante direzioni e infine la scommette tutta su Gesù. Attua una semplificazione della vita e dell’anima che è di potente suggestione per noi, uomini e donne della competizione e della complessità. Nobile francese, uomo mondano e galante, poi militare. Capace di ogni indisciplina e stravaganza per corteggiare una sua amante che si chiamava Mimì, come poi per seguire Gesù. Il fratello Gesù, il fratello maggiore che ci insegna a divenire fratelli di tutti. Cioè fratelli universali.
Non converte nessuno. Resta nel deserto sahariano dell’Algeria per 15 anni e non converte nessuno, non fa discepoli. Vuol solo mostrare la fratellanza predicata da Cristo. Viene ucciso da una tribù di Tuareg, in un momento di agitazione antifrancese, nel 1916, a 58 anni. Dal deserto il suo esempio abbaglia le generazioni.
Grazie Gigi per aver ricordato questo santo che ringrazio Dio ho conosciuto sin dalla giovinezza grazie al mio parroco. Spesso vado dalle Piccole Sorelle di Charles de Foucault per rigenerarmi spiritualmente e riscoprire la bellezza della vita semplice e silenziosa. Dispiace vedere che pochi giovani conoscono questo santo straordinario. Questa a mio avviso è la santità che dobbiamo proporre per far riscoprire l’esperienza totalizzante e avvincente della fede ai nostri ragazzi. Invece mi sembra si tendono a riproporre sempre le stesse figure, la cui santità non è certamente in discussione, ma spesso tratteggiandone degli aspetti che diventano un po’ delle macchiette e spesso ne sminuiscono la grandezza, appiattendo la complessità e la bellezza della santità e sfociando in un devozionismo un po’ infantile. Riproponiamo anche i santi che non sono tanto “di moda”, come Charles de Foucault, soprattutto quando siamo a corto di idee per annunciare efficacemente il Vangelo ai “lontani”, ai dubbiosi e ai più giovani. Monica Romano
Monica ti dedico questo tweet del Papa: “Ricordiamo oggi il Beato Charles de Foucauld, che diceva: la fede è vedere Gesù in ogni essere umano.” (1° dicembre 2016)
Grazie a Monica per il bel contributo: quanto, in realtà, potrebbe essere, di questi tempi, “di moda” (nel senso migliore del termine) Charles de Faucauld !
A proposito, chiedo a Luigi a che punto risulta trovarsi la sua causa di santità.
Buona notte !
Roberto Caligaris
E’ beato dal 2005 ma non so nulla della canonizzazione.
Grazie Gigi e Roberto! Buona domenica a tutti.
Monica Romano