Ho un ricordo personale, quasi esclusivo, di Cesare Romiti (che è morto martedì 18 a 97 anni): quando l’incontravo a messa in parrocchia. Poche parole ma tante volte. Attorno a questo ricordo da nulla intreccio qualche altro filo: la conversazione sul Papa e sulla Cina con il cardinale Ruini e con Andreotti nell’atrio della Gregoriana, ed io quarto tra cotanto senno. La sua scoperta recente dei bambini con la nascita di una pronipote. Quando per fame, nella Roma occupata dai tedeschi, rubò un sacco di farina. Nei commenti metto in fila queste pagliuzze.
Romiti l’incontravo a messa in parrocchia
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A messa dove si era sposato. La Chiesa dove veniva a messa quand’era a Roma era quella di San Martino ai Monti, che era anche la mia parrocchia. Mi conosceva come il vaticanista del Corsera dal colloquio sulla Cina di cui dirò al commento seguente. Arrivava puntualissimo quando il prete usciva dalla sacrestia e ripartiva subito ricevuta la benedizione. Lo salutavo appena. Qualche volta faceva commenti sulle prime pagine del Corsera, specie dopo che aveva lasciato la presidenza RCS, cioè dopo il 2004. Commenti che quasi sempre erano delle esclamazioni di disapprovazione. Una volta gli chiesi perché veniva a messa in quella chiesa e questa fu la risposta: “Qui mi sono sposato con Gina nel 1948 e qui vengo da quando non c’è più: se n’è andata nel 2001”.
Passione per la Cina. L’unico aspetto della mia attività di vaticanista che l’interessava era la Cina, specie dopo che nel 2003 aveva costituito la Fondazione Italia-Cina. Era regolarmente presente ai simposi cinesi organizzati da ambienti ecclesiastici e in particolare a quelli dei Gesuiti, da sempre cultori della materia. Nel 2001, alla Gregoriana, durante una pausa caffè, conversando io con il cardinale Ruini vedo arrivare a lui Romiti e Andreotti, che sembravano un palo della luce accanto a un rampino. Io feci per andarmene, ma ambedue dissero che il vaticanista era di casa dove si trattava di Cina. Poco prima nell’Aula Magna era stato letto un messaggio di Papa Wojtyla “in occasione del quarto centenario dell’arrivo a Pechino del grande missionario e scienziato Matteo Ricci”. I tre commentanavo le parole del Papa, ritenendo che potessero portare a uno sviluppo dei rapporti. Romiti era il più ottimista.
La scoperta dei bambini. “Ho uno grosso rimpianto che mi riguarda personalmente. Ho avuto un matrimonio felice, ho avuto figli e nipoti a cui sono molto attaccato ma ho lavorato così tanto che non ho conosciuto né i miei figli né i miei nipoti. Adesso è nata una pro-nipote da circa 3 anni e solo oggi mi sono accorto di cose che non sapevo esistessero, non sapevo come un bambino reagisce, com’è un bambino e come cresce: il primo bambino che veramente conosco è stata la mia pronipote”: Cesare Romini il 20 gennaio 2017 intervistato a Tv2000 da Monica Mondo.
Per fame ho rubato. «Guardi che io ho fatto la fame. La fame vera. E per fame ho rubato. Non è che mi mancavano la carne e il pesce; mi mancavano il pane e la pasta. Papà era morto nel 1941, mamma dovette crescere da sola me, mio fratello e mia sorella. Roma era piena di soldati tedeschi. Arrivò la voce che alla stazione Tiburtina c’era un carico di farina incustodito. Me la feci di corsa da San Giovanni. Riempii un sacco, contendendolo ad altri affamati come me. A casa quella farina fu accolta come manna». Confidenza di Cesare Romiti ad Aldo Cazzullo riportata ad apertura dell’articolo pubblicato il 19 agosto dal Corsera con il titolo: “Quando rubai per fame”.
Meraviglia della donna. Nell’articolo di Cazzullo di cui al commento precedente la finale è dedicata a queste parole di Romiti sulle donne: «Guardi fuori (eravamo a Cetona). Vede gli alberi, le colline, le torri? Ecco, la cosa più bella di tutte queste, la meraviglia del Creato, è la donna. Io ho avuto una moglie perfetta, che purtroppo è mancata e di cui ho molta nostalgia. Ma le donne mi sono sempre piaciute. Perché sono migliori di noi. Sanno ascoltare. Non ti tradiscono. E se proprio ti tradiscono, porterai comunque sempre dentro di te la dolcezza che ti hanno dato».
” le donne mi sono sempre piaciute. Perché sono migliori di noi. Sanno ascoltare. Non ti tradiscono. E se proprio ti tradiscono, porterai comunque sempre dentro di te la dolcezza che ti hanno dato».
Che bello !!!
ore 11.56 – Romiti e la Cina
Bellissimo lo spiraglio, positivo, sulla Cina in cui si infila anche papa Wojtyla.
Come diceva il mio vescovo, Augusto Gianfranceschi, veneziano doc (che prima di venire da noi era stato ausiliare di Roncalli): «co se nase tuti bei, co se marida tuti siori, co se more tuti santi» (chiedo scusa ai veneziani se non lo scrivo bene). Però di “santini” su Romiti c’è stata un’offerta sin troppo copiosa in questi giorni. Eviterei di accrescerla ulteriormente.
Infatti, caro Leonardo. Si dice che Giulio Andreotti quando ancora era in vita ebbe a dire:” Cosa vorrei sulla mia epigrafe? Data di nascita, data di morte. Punto. Le parole delle epigrafi sono tutte uguali. A leggerle uno si chiede: ma scusate, se sono tutti buoni, dov’è il cimitero dei cattivi?”.
E’ quello che ci chiediamo anche noi: “ma il cimitero dei cattivi, dov’è, forse non c’è?…”. Possibile mai che dopo morti siam tutti beati?
Certo, non si può dire che Romiti non abbia avuto una vita intensa, bella, o che non sia stato baciato dal fato. “Fortunae rota volvitur”, dicevano gli antichi, nel senso che il roteare della sorte fa da cornice al godimento materiale al piacere alle belle donne alla vitalità suggello ed insieme memento. Si va ruotando, nel bene o nel male, e la fama non è altro che vento . “La vostra nominanza è color d’erba, che viene e va, e quei la discolora per cui ella esce de la terra acerba» (Purgatorio, XI, 115-7)
Requiescat in pace.