Piersanti Mattarella (1935-1980) componente della direzione centrale della Dc e presidente della Regione Siciliana, viene assassinato da un killer della mafia mentre va a messa con la famiglia il 6 gennaio 1980. Piersanti è figlio di Bernardo Mattarella (1905-1971: deputato della Dc alla Costituente, più volte ministro) e fratello maggiore di Sergio che entrerà in politica dopo la sua uccisione, assumendone l’eredità.
Nato a Castellammare del Golfo (Trapani), si laurea in giurisprudenza a Roma e s’impegna in Azione cattolica, entrando a far parte della presidenza nazionale. La sua attività politica inizia con l’elezione nel Comitato provinciale Dc a Palermo nel 1961. Moroteo nello schieramento interno al partito, da subito in Sicilia rappresenta un modo nuovo di fare politica. Nello svolgimento degli incarichi sue principali preoccupazioni saranno il risanamento dell’amministrazione e la riforma della burocrazia.
Nel 1978 diviene presidente della Regione ed è riconosciuto da tutti come “uomo nuovo” della Dc siciliana: si occupa di politiche culturali e giovanili e di rinnovamento del ruolo del partito, che non intende come “macchina elettorale”, ma “servizio” a disposizione della società civile. “La profonda formazione religiosa, convalidata da una pratica personale continua, lo indusse a una tale coerenza nell’azione politica che costituì la ragione preminente della sua affermazione come leader e della sua condanna a morte” (Leopoldo Elia).
Imputato dapprima al terrorismo, il suo assassinio, avvenuto al culmine della carriera politica, sarà in seguito ritenuto opera della mafia. Nel 1993 il pentito Tommaso Buscetta dirà ai magistrati inquirenti che l’atteggiamento antimafia di Mattarella si fa “rigoroso e severo” dopo l’uccisione di Michele Reina (1979), segretario provinciale della Dc, che fu il primo delitto politico di Cosa Nostra. In particolare Mattarella presidente della Regione avviò un’opera di bonifica nell’assegnazione degli appalti che la mafia ritenne inaccettabile e che portò all’assassinio. Nel 1995 saranno condannati all’ergastolo, come mandanti del suo omicidio, i boss mafiosi di Cosa nostra Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia, Nenè Geraci.
“Piersanti Mattarella un democristiano onesto e coraggioso ucciso proprio perché onesto e coraggioso” sarà il giudizio del procuratore Giancarlo Caselli, in un’intervista a “Repubblica” del 12 agosto 1997. Il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, nel libro “Per non morire di mafia” (Sperling & Kupfer 2009, pag. 7), scriverà che Piersanti Mattarella “stava provando a realizzare un nuovo progetto politico-amministrativo, un’autentica rivoluzione. La sua politica di radicale moralizzazione della vita pubblica, secondo lo slogan che la Sicilia doveva mostrarsi ‘con le carte in regola’, aveva turbato il sistema degli appalti pubblici con gesti clamorosi, mai attuati nell’isola”.
Le caratteristiche dell’uomo e politico Piersanti Mattarella sono state così descritte dal fratello Sergio in un’intervista contenuta nel volume di Pierluigi Basile, Le carte in regola. Piersanti Mattarella un democristiano diverso (Palermo 1982): “Ottimismo, motivazione, rigore e chiarezza di posizioni, concretezza amministrativa, insofferenza alla prepotenza della forza, tutela del ruolo politico e istituzionale”.
“Martire della legalità e della buona politica” lo definirà in un’occasione pubblica Andrea Riccardi, il 6 gennaio 2013, mettendo in risalto la sua “determinazione nel combattere la mafia nonostante le minacce ricevute”.
Scritti e discorsi di Piersanti Mattarella, con introduzione di Leopoldo Elia, 2 voll., Palermo 1980 (raccolta curata da un comitato di redazione con la collaborazione del fratello Sergio). Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, Marietti 1982, III/2, pp. 530s. Andrea Riccardi firma la prefazione al volume di Giovanni Grasso, Piersanti Mattarella. Da solo contro la mafia, San Paolo 2014.
[Profilo del volume “Nuovi Martiri” (San Paolo 2000) – aggiornato al 2014]