“Anche i musulmani nella loro religione vera sanno che Dio è tolleranza, Dio è misericordia, Dio è amore, Dio ama le sue creature. In realtà non ci dovrebbero essere difficoltà a lavorare insieme. E qui non ci sono”: così Leonella Sgorbati (Gazzola, Piacenza 9 dicembre 1940 – Mogadiscio 17 settembre 2006 – proclamata beata con il titolo di martire il 26 maggio 2018), missionaria della Consolata e infermiera, uccisa in Somalia da due attentatori somali, aveva parlato a una televisione austriaca, intervista riproposta dal TG 2 il 20 settembre 2006 in un servizio sul suo martirio. Suor Leonella ha pagato con la vita quelle parole, le più importanti che un cristiano possa pronunciare. L’ultima carta di fronte agli increduli. Così Papa Ratzinger aveva indicato quell’ultima risorsa parlando al santuario di Czestochowa il 26 maggio 2006: “Deus caritas est: questa verità su Dio è la più importante, la più centrale. A tutti coloro a cui è difficile credere in Dio, io oggi ripeto: Dio è amore”.
All’angelus del 24 settembre 2006 Papa Benedetto aveva ricordato suor Leonella (che prima di andare suora si chiamava Rosa Maria Sgorbati) definendola “serva dell’amore e artigiana di pace”. Aveva narrato il suo martirio della carità a commento di una sentenza della Lettera di Giacomo proposta dalla liturgia del giorno: “Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace” (3,16-18). “Queste parole – aveva continuato Benedetto – fanno pensare alla testimonianza di tanti cristiani che, con umiltà e silenzio, spendono la vita al servizio degli altri a causa del Signore Gesù, operando concretamente come servi dell’amore e perciò ‘artigiani’ di pace. Ad alcuni è chiesta talora la suprema testimonianza del sangue, come è accaduto pochi giorni fa anche alla religiosa italiana suor Leonella Sgorbati, caduta vittima della violenza. Questa suora che da molti anni serviva i poveri e i piccoli in Somalia, è morta pronunciando la parola ‘perdono’: ecco la più autentica testimonianza cristiana, segno pacifico di contraddizione che dimostra la vittoria dell’amore sull’odio e sul male”.
Colpita da più proiettili all’uscita dall’ospedale dove lavorava, le sue ultime parole sono state “Perdono, perdono, perdono”.
Nel telegramma inviato alle consorelle il 19 settembre 2006, il Papa aveva descritto Leonella come “fedele discepola del Vangelo” che “svolgeva con gioia” il suo servizio alle popolazioni somale. Durante la trasmissione “A sua immagine” di Rai 1, prima e dopo la diretta dell’angelus, una consorella e la superiora di suor Leonella avevano confermato la loro decisione di restare in Somalia, nonostante il consiglio del nostro Ministero degli Esteri di “lasciare il paese perché la situazione si è fatta troppo pericolosa”.
Parlando dei pericoli che correva, nella citata intervista alla televisione austriaca Leonella aveva detto: “E’ facile avere paura l’uno dell’altro, ma dove c’è paura non c’è amore”.
Sempre nella trasmissione “A sua immagine” che si diceva, il conduttore aveva chiesto a suor Maria Bernarda, consorella di suor Leonella, se la logica evangelica comporti che i cristiani debbano “sempre” cedere ai violenti e sempre “pagare con il sangue”. La suora non aveva avuto il tempo per una risposta completa, ma aveva detto questo: “Non dobbiamo dimenticare che con suor Leonella è morto anche un somalo, la sua guardia del corpo, nell’estremo tentativo di difenderla”.
Suora Missionaria della Consolata dal 1963, voti perpetui nel 1972, suor Leonella frequenta la scuola infermieri nel Regno Unito (1966 – 1968) ed è in Kenya dal 1972 al 1999, prestando servizio al Consolata Hospital Mathari, Nyeri, e al Nazareth Hospital di Kiambu vicino a Nairobi. Dal 1985 è il più importante tutor della scuola infermieri incorporata al Nkubu Hospital, Meru. Dal 1993 è per sei anni superiora regionale delle Suore Missionarie della Consolata del Kenya. Dopo un anno sabbatico trascorre alcuni mesi all’ospedale pediatrico di Mogadiscio, per studiare la possibilità di aprire una scuola infermieri nell’ospedale retto dall’organizzazione SOS Villaggi dei Bambini (SOS Children’s Village). La scuola apre nel 2002 e le prime 34 infermiere si diplomano nel 2006. Qui una recensione di Avvenire al volume Sacrificio e perdono che a suor Leonella ha dedicato Eugenio Fornasari, pubblicato dall’editore Agami. Vedi qui la pagina a lei dedicata dal sito dei Missionari della Consolata. La beatificazione avvenuta a Piacenza il 26 maggio 2018 viene così ricordata da Papa Francesco all’angelus del 27 maggio: “Ieri a Piacenza è stata proclamata Beata Leonella Sgorbati, suora Missionaria della Consolata, uccisa in odio alla fede a Mogadiscio (Somalia) nel 2006. La sua vita spesa per il Vangelo e al servizio dei poveri, come pure il suo martirio, rappresentano un pegno di speranza per l’Africa e per il mondo intero”.
[Maggio 2010 – con aggiornamento a maggio 2018]