In tre modi David Maria, monaco e poeta, ha preparato la celebrazione della sua morte nella Chiesa, dopo che gli era stata annunciata nell’agosto del 1988 con un primo intervento per tumore al pancreas: parlandone agli amici e per televisione, cantandola in un ultimo volume di poesie, ricordandola nelle omelie domenicali che ha continuato a tenere con bellissima tenacia a Sotto il Monte.
Per tre anni, con grande coraggio, ha combattuto la sua lotta con il drago e l’ha raccontata come poteva, fino all’ultimo giorno, che arrivò il 6 febbraio 1992, quando aveva 76 anni. Ed è stata una grande scuola quella lotta, che ha aiutato molti a un uguale coraggio. E davvero è stata una celebrazione ecclesiale: per una bellissima risonanza nella stagione ultima di un’altra cristiana, vedi in questo capitolo la storia di Antonia Salvini: “Ricordo P. David M. Turoldo: la sua poesia, la sua morte hanno segnato profondamente la mia vita e hanno suscitato in me il desiderio di «morire in piedi» come lui”.
Qui ricordo quella lotta e quella celebrazione con una sua poesia e racconto qualcosa del mio ultimo incontro con lui, una domenica nell’abbazia di Sant’Egidio.
Il Drago è insediato come un re
… ieri all’ora nona mi dissero:
i1 Drago è certo, insediato nel centro
del ventre come un re sul trono.
E calmo risposi: prendiamo finalmente
la giusta misura davanti alle cose;
con serenità facciamo l’elenco
e l’elenco è veramente breve
appena udibile nel silenzio,
il fruscio delle nostre passioncelle
del quotidiano, uguale
a un crepitio di foglie
sull’erba disseccata.
Avevo incontrato tante volte Turoldo per lavoro, ma fu come una riscoperta e un innamoramento sentirlo in televisione, intervistato da Enzo Biagi, i1 giovedì santo del 1989: parlava della sua malattia, diceva che in essa aveva ritrovato come nuova la sua fede e anche la voglia dl vivere, con la vita nuova che scopriva ogni giorno, sempre come dono e come sorpresa. Fu quella sua commovente vocazione d’uomo vivo a conquistarmi, più di quanto mi avessero mai convinto le sue invettive e le sue poesie.
Gliene parlai nel luglio del 1991 in un periodo in cui era ospite di una casa del Pime a Como. Gli avevo portato i miei figli, si divertiva a giocare con la più piccola, mi raccontava gli ultimi interventi all’intestino e al peritoneo. Facilmente rideva e piangeva.
Infine l’ultimo incontro a fine agosto di quell’anno, nella sua Abbazia. La chemio gli aveva lasciato pochi capelli, ma gli occhi e la voce erano ancora più vivi. Leggeva il Vangelo come una poesia, contento come l’avesse scritto lui. C’era gente in piedi e invitava tutti a sedere: “State comodi, almeno in chiesa”. Quel giorno non vi fece accenno, ma in altre omelie dell’ultimo periodo ricordava sobriamente la sua malattia, come un elemento della conversazione, senza nasconderla e senza ostentarla.
Poi nel suo studio mi spiegò che la scoperta del tumore l’aveva spronato a “scrivere come un dannato”: “Mi avevano dato sei o sette mesi. E io ogni mattina dicevo: se questo è l’ultimo giorno, non posso perderlo. Ma non era mai l’ultimo giorno e io mi sentivo come dentro un gorgo spirituale nuovo e unico”.
Mi raccontò che non pregava per la guarigione, che aveva capito con la malattia che “non si può dire nulla di Dio”, che l’unica risposta al “silenzio infinito” che ci circonda è Gesù Cristo: “La resurrezione è la vendetta di Dio sul male del mondo. Il Dio di Cristo è il Dio fratello, il Dio che partecipa, che piange con te, in attesa della Resurrezione”. E mi lasciò così, ancora più innamorato del suo modo di essere uomo e cristiano: “Non mi scoraggio, cresce la mia tenerezza verso Dio e ogni giorno gli dico: vorrei cantarti come mai ti ho cantato”.
La poesia di David che ho riportato sopra è in “Canti ultimi”, Garzanti, Milano 1991, p. 57. Annunciandomi il volume padre David precisava: “Mi raccomando: Canti ultimi, non Ultimi canti”. Il mio incontro can Turoldo all’Abbazia di Sant’Egidio di Sotto il Monte l’avevo raccontato sul “Corriere della Sera” del 25 settembre 1991, p.3. Le ultime omelie di Turoldo sono raccolte nel volume “Dialogo tra cielo e terra”, Piemme, Casale Monferrato 1994: è la più bella testimonianza della celebrazione della vita e della morte che il carissimo padre Davide è riuscito a realizzare. L’ultima omelia è del 5 gennaio 1992, a un mese dalla morte.
[Del volume “Cerco fatti di Vangelo”, SEI 1995, pp. 175-177]