In questo capitolo chi acconsente alla morte chiede aiuto alla comunità perché l’accompagni al grande passo e si impegna a compierlo a occhi aperti e in vivo scambio con chi lo circonda. Queste storie segnalano la rapida crescita di una nuova liturgia del morire cristiano, in forme rispondenti alla cultura dell’epoca.
- Michele Castoro: “Voglio morire di giorno quando c’è la luce”
- Filippo Gagliardi “Voglio vivere con il cuore libero l’ultimo combattimento”
- Francesca Pedrazzini: “Sono curiosa di quello che mi sta preparando il Signore”
- Margherita Filippini: “Ho avuto la fortuna di potermi preparare”
- Sofia Cavalletti: “Per chi partecipa ai miei funerali”
- Tarcisio Bonati: “La mé éta l’è stacia béla”
- Lidia Quaranta che muore “nella certezza di una vita che non finisce”
- Marina Mandara “Sono certa che qualunque cosa accade è per il nostro bene”
- Vincenzo Savio: “Io sono senza misura contento di Dio”
- Riccardo Palazzi e l’Exultet di tutta una vita
- Domenico Farias: “Voglio guardarvi tutti negli occhi”
- Donato Bianchi: «Adesso per me tutto diventa bello»
- Luigi Maverna: “La Chiesa non è nelle grandi cose”
- Emanuele Mamotti invita parenti e amici per l’Unzione degli infermi
- Rita Sivelli: “A voi che mi avete fatto compagnia”
- Chiara Badano: “Al mio funerale cantate forte”
- Maria Antonia Salvini Amadei «Ti aspetterò e preparerò l’incontro meglio che per le nostre nozze»
- Leletta chiede per sè una messa nuziale
- Tonino Bello: «Cerco segni di speranza»
- David Maria Turoldo «Dio piange con noi in attesa della risurrezione»
- Elvira Ameglio: «Ho visto il Signore ma parlava piano»
- Tonino Colombani: il mangiapreti convertito dall’Ave Maria
- Eugenio Corecco «Il sacramento più caro dopo l’Eucarestia»