Silvio Dissegna(1967-1979) – di cui sono state riconosciute le “virtù eroiche” l’8 novembre 2014 – è un bambino di 12 anni che muore di tumore alle ossa. Il male l’ha costretto a letto per due anni, l’ha portato sette volte a Parigi, l’ha reso cieco e quasi sordo. Ma non gli ha mai tolto la speranza in Gesù. Nelle ultime settimane di vita i genitori lo trovano a canticchiare una canzone di sua invenzione, che riassume la sua via crucis e la sua attesa del Signore. L’imparano pure loro e la trascrivono. La riporto in questo capitolo perché anche cantare in casa è preghiera pubblica:
Sono nato e sono contento,
sono cresciuto e ho molto giocato;
a scuola andavo;
mi piaceva molto studiare
e avevo molti amici!
All’improvviso, un dolore acuto alla gamba
e da tanti medici mi avete portato.
A Parigi mi avete condotto,
per me era un martirio
e ho sempre sopportato.
Cieco sono diventato
e non vi ho più visti:
solo più sentiti
e ora non vi sento più!
Aspetto sempre il buon Gesù
che dal Cielo mi venga a prendere,
perché non ne posso più.
Silvio è nato e vissuto nella Borgata Becchio di Poirino (Torino). La sua malattia – osteosarcoma alla gamba sinistra – è stata un’ininterrotta preghiera pubblica, con i familiari, gli amici sacerdoti, i medici. L’8 febbraio 1995 il cardinale Giovanni Saldarini ha aperto la causa di beatificazione.
Questa preghiera in forma di canzone mi è sembrata più sua di ogni altra espressione raccolta e trascritta dai familiari. Ve ne sono di toccanti. Ecco alcune che mi hanno fatto piangere.
La terza volta che lo portano a Parigi: Papà, il tuo Silvio cade per la terza volta sotto la croce.
Il paragone con Gesù è continuo ed entra anche nel dialogo diretto: Signore Gesù, io soffro come quando tu trasportavi la croce ed eri picchiato. Io sono qui nel mio letto con tanto male: le mie sofferenze le unisco alle tue. Stammi vicino, Gesù.
Ancora: Prendimi con te, Gesù! Sono stanco di soffrire!”
Dopo la comunione: Gesù, io credo che tu mi vuoi bene… Gesù, io credo che tu mi vuoi bene!
E’ presto consapevole che il suo male è senza guarigione: Io voglio sapere la verità! Tanto lo so che devo morire, perché ho sempre più male e peggioro di giorno in giorno. E anche: Papà, telefona alla mamma e dille che Silvio muore.
Quando scopre di essere cieco: Mamma, come è brutto non vedere più il sole, la luce, le piante, i fiori, ma soprattutto non vedere più te, papà, Carlo!. Carlo è il fratello più piccolo.
La notte vuol restare solo, se il dolore ha una pausa e vuole che la mamma torni nel suo letto: Devo restare solo con Gesù, parlargli a lungo, dirgli tutto quello che ho dentro il cuore.
Ecco un grido di sconforto: Mamma, fai qualcosa per me, voglio rimanere con voi, vi ho sempre voluto bene! Fate qualcosa al vostro Silvio, ho tanto male!”
L’ultima sera parla così ai familiari:
Grazie, Carlo, che sei venuto a salutarmi;
Mamma, vieni qui vicino, dammi la mano;
Mamma, papà!
Silvio me l’ha segnalato don Silvio Cora, il più fecondo tra i miei suggeritori di fatti di Vangelo e lo inserii nel volume Cerco fatti di Vangelo pubblicato dalla SEI nel 1995. I testi che riporto qui sono nell’opuscolo curato da Paolo Risso, “Un gigante di 12 anni: Silvio (1967-1979)”, Comitato “Amici di Silvio”, Chieri 1995 la canzone è a p. 24). Don Antonio Bellezza-Prinsi ha scritto nel 1980 una biografia che è stata ristampata due volte: “Silvio, ovvero morire di cancro a dodici anni” (Bigliardi, Chieri-Torino).
La nota che segue – sulla “santità bambina” – l’ho scritta l’8 novembre per il “Corriere della Sera” che non la potè pubblicare per cambio pagina dell’ultimo momento:
Arriva un altro santo bambino: Silvio Dissegna (1967-1979), torinese, morto a 12 anni di tumore alle ossa, avendo vissuto il dramma della malattia con l’incanto di un bimbo e la forza di un mistico. Nel 2000 Giovanni Paolo II pellegrino a Fatima proclamò beati i “pastorelli” e veggenti Francisco e Giacinta Marto, morti di Spagnola a 10 e 9 anni, nel 1918 e nel 1920.
Fu in vista di quella proclamazione che a metà degli anni ’90, per sollecitazione del Papa polacco, si fece in Vaticano un simposium sulla santità dei fanciulli. Se la santità è un dono, nessuno può esserne più degno di un bambino, fu la risposta dei teologi al Papa che procedette senza indugio a quella beatificazione alla quale molto teneva. Ma non è solo Giovanni Paolo II ad aver decisamente abbassato l’età dei beati e dei santi: già Pio XII aveva proclamato prima beata e poi santa nel 1947 e nel 1950 Maria Goretti , uccisa prima del compimento dei 12 anni.
La più giovane candidata alla santità è attualmente una bambina di Roma: Antonietta Meo (detta Nennolina), morta a 7 anni nel 1937. Il decreto di riconoscimento delle “virtù eroiche” di Nennolina è stato approvato da Benedetto XVI nel 2007. Se sia Nennolina sia Silvio arriveranno alla beatificazione – è necessario il riconoscimento di un miracolo – avremo queste punte di santità bambina: Nennolina 7 anni, Giacinta 9, Francisco 10, Maria Goretti 11, Silvio Dissegna 12.
Allo stesso riconoscimento è arrivato ieri Silvio Dissegna. Nelle ultime settimane di vita Silvio era divenuto cieco e così si trovò a parlarne alla mamma: “Mamma, come è brutto non vedere più il sole, la luce, le piante, i fiori, ma soprattutto non vedere più te, papà, Carlo!” Carlo è il fratello più piccolo. La notte voleva restare solo, se il dolore gli dava un momento di tregua e voleva che la mamma tornasse nel suo letto: “Devo restare solo con Gesù, parlargli a lungo, dirgli tutto quello che ho dentro il cuore”.
Luigi Accattoli
[novembre 2014]