Felice di stare con i giovani in oratorio, felice della sua vocazione di cristiano e di prete, felice persino in ospedale: è stata la contagiosa testimonianza di un ragazzo di Lissone, Monza, morto di una rara malattia del sangue a 23 anni nel 2004, mentre si preparava a diventare sacerdote. Ecco alcune sue parole meritevoli di memoria, che prendo dalle sue lettere: esse ruotano tutte intorno al tema della gioia, la gioia come dono del Signore, la gioia posta a meta verso cui tendere pur nella grande sofferenza, la gioia invocata come un nome di Dio.
A guardare bene quegli anni [del liceo] oltre che di felicità, sono stati ricolmi anche di molte difficoltà ma questo è solo un piccolo prezzo da pagare per essere felici. Ed io ora sono veramente felice (…). Non è per niente facile essere cristiani, e essere amici seri di Gesù. Non è facile ma è molto bello. Ti ritrovi a lottare contro chi ti dà la forza di continuare, ti ritrovi a stare in ginocchio davanti a chi ci dona la libertà. Essere davanti a Gesù è veramente una cosa stupenda (…).
Primavera è innanzitutto gioia: [cara zia] ti ringrazio davvero tanto per il tuo eterno sorriso. L’Africa ha bisogno, prima che di te, del tuo sorriso: faccio fatica a pensarti diversamente da come ti conosco, faccio fatica a non pensarti con il sorriso (…).
Io come quel figlio minore (prodigo) ogni giorno, da lontano che sono, desidero ritornare alla Casa del Padre, ogni giorno desidero entrare con lui in comunione, ogni giorno vorrei, nella semplicità della mia esistenza, fare festa e rendere grazie per quei continui e ripetuti doni che arricchiscono la mia vita. E in modo straordinario vorrei fare tutto questo rimanendo nell’abbraccio paterno dell’Eucarestia, pregando che anche io un giorno possa elevare insieme al pane e al calice la mia gioia e la mia vita (…).
Ieri, terminando la giornata di oratorio feriale, come sempre pieno di gioia, mi sono seduto su una panchina (…) a guardare voi animatori che giocavate gli uni con gli altri. Gesù non lascia solo nessuno. E il voler bene alla gente è una scintilla della grande esplosione di amore avvenuta sul Calvario 2000 anni fa con Cristo sulla Croce (…). Ti chiedo una preghiera – tu che sei stata chiamata anche a seguire un bambino ammalato – per me che, in prima persona combatto con una malattia grave. Alle volte si cade nello sconforto e si pensa alle ultime cose. Ti chiedo di pregare il Signore non solo per la mia guarigione ma per fare in modo che io accetti qualunque cosa il Suo Amore mi chiederà (…).
Non riesco come prima a trovare in ogni momento una gioia serena e libera (…). Accanto a Gesù crocifisso ogni mattina ho la grazia di ricevere Gesù Eucarestia e più di una volta dopo il giorno del coma e della crisi, giocando bonariamente nella preghiera con Lui ma sempre con rispetto, mi sento di dire: “Gesù mi hai già fatto morire una volta… aspetta ancora un po’ adesso ti prego!!!” quasi una richiesta infantile ma piena veramente di un po’ di timore (…) e aggiungo le parole finali del salmo che preferisco: gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. Anche se per ora la parola gioia è molto lontana ma sicuramente una meta verso cui tendo (…).
Carissimi fratelli, la fede come l’eternità è fatta dall’attimo di amore intenso che si ha con il Padre. E per me, nella mia vita, entra proprio con una unzione di un olio, con un profumo, il profumo dell’oggi per me di Gesù. E oggi lo assaporo nella malattia, senza avere timore di chiedere quello che realmente desidero: la gioia. E chiedere la gioia non significa per niente evitare nella vita gli ostacoli: essere prete, essere uomo di Dio è forse un impegno che ti permette di buttarti a capofitto dentro il mare della vita – per alcuni della sofferenza – sapendo che, anche se ti senti un verme, sei pur sempre custodito nelle mani calde del padre [minuscolo in originale, ndr]. Anch’io in quest’anno cammino, sebbene in alcuni momenti solo spiritualmente, verso il Signore Gesù. In cammino verso di Lui, ma anche ancorato a Lui, sapendo di essere profumo di Lui nel mondo, anche da un semplice e forse anche poco confortevole letto di ospedale. (…) Cristo è la roccia e Lui mi aiuta a essere profumo. Arrivederci.
Alessandro Galimberti nasce a Lissone il 10 agosto 1980. Entra nel seminario di Venegono Inferiore nel settembre 1999 e pochi mesi dopo scopre di essere affetto da una malattia autoimmune del sangue. Muore il 3 gennaio 2004.
Così l’amico Filippo Grilli parla del suo carattere festoso: “Era il 1997 e lui era ricoverato in ospedale per una pericardite. Andai a trovarlo e chiacchierando ricordammo l’estate trascorsa insieme al campeggio, ridendo a crepapelle e scherzando su quanto ci era accaduto. Poi, tra le ire delle infermiere, ci mettemmo a suonare la chitarra, intonando In un angolo del mondo c’è una briciola di cielo, dove non ci sono nubi, dove c’è sempre il sereno”.
Un’infermiera di Locate Varesino, Maria Rosa, presente in sala operatoria a uno dei tanti interventi subiti da Alessandro, riferisce queste sue parole sul desiderio di arrivare a essere prete nonostante la malattia: «Dottore, io non le chiedo tanto, io non voglio tanto. Le chiedo solo di farmi vivere ancora quattro anni, il tempo di diventare prete. Le chiedo il tempo di celebrare una Messa, la mia Messa, una sola volta: una Messa vale tutte».
Nel 2009 la GPG Film di Lissone realizza un lungometraggio di finzione ispirato ad Alessandro Galimberti intitolato Voglio essere profumo, seguito, nel 2013, dalla pubblicazione di Voglio essere come profumo di nardo (editrice Velar – Marna), a cura di monsignor Ennio Apeciti, rettore del Pontificio Seminario Lombardo e suo professore negli anni della formazione. I testi che ho riportato sopra sono presi dalle pagine 17-18, 192-193, 38 e 50-51 di quel libro. La seconda citazione è invece presa dalla pagina 20 dell’opuscolo così intestato: Alessandro Galimberti, Scritti di ignorante saggezza. I pensieri, le lettere, le poesie che hanno ispirato il film. Con una prefazione del regista Filippo Grilli [“Scritti di ignorante saggezza” era il titolo che Alessandro aveva dato a una delle sue raccolte di poesie], un tempo distribuito col DVD del film. Da lì è tratto anche l’episodio della visita in ospedale narrato da Filippo Grilli. “Voglio essere profumo” è ora disponibile in forma integrale, legalmente e gratuitamente, sul canale YouTube della GPG Film.
La testimonianza dell’infermiera fu riferita da monsignor Apeciti nell’omelia per il trigesimo della morte di Alessandro, l’11 febbraio 2004, ma l’episodio è citato anche a pagina 115 di Come il nardo – Biografia del Beato Luigi Biraghi (editore Centro Ambrosiano 2006). Nel sito chiesalissone.it sono reperibili molti materiali riguardanti Alessandro. Nel sito santiebeati.it trovi foto di Alessandro e un profilo curato da Emilia Flocchini che mi ha aiutato nella ricerca della documentazione per questo mio testo.
Nel 2012 è stata fondata l’Associazione Culturale Alessandro Galimberti (www.facebook.com/associazionegalimberti), che ha un duplice scopo: da un lato, organizzare mostre ed eventi culturali con lo stesso sguardo meravigliato che il giovane aveva verso la natura e l’arte; dall’altro, raccogliere testimonianze che lo riguardano, affinché la sua memoria non vada persa.
[dicembre 2019]