Muore Roberto in montagna, a 44 anni. Lascia storditi la sposa Chiara e i figli Maria, Silvia e Marco. Chiara riceve la forza di scrivere così, dopo qualche mese:
Io sto imparando a vivere in un modo particolare. E’ una dimensione diversa quella in cui ci siamo noi e anche Roberto, molto vicino a noi. Non pensavo fosse possibile, non avevo mai capito la compagnia con tutti quelli che sono nella gloria di Dio. Credo che sia un dono anche questo, tra i tanti che ho avuto dall’estate scorsa. Primo, la serenità e la voglia di vivere per me e i ragazzi, che da subito abbiamo ritrovato (mi chiedevo, i primi momenti, come avrei potuto stare senza Roberto, con un dolore e un vuoto così grandi nel cuore, come avrei potuto di nuovo amare la vita); poi il miracolo della compagnia dei nostri amici e parenti che va al di là delle singole persone.
I miei figli sono bravi, sanno come me che i disegni di Dio sono misteriosi, ma sempre per il bene e quindi anche per il nostro bene particolare. Così sono sicura che riuscirò ad affrontare le inevitabili difficoltà della loro crescita, con l’aiuto di Dio e la presenza di Roberto e dei miei amici che mi daranno una mano.
Chiara scrive in inverno e dice: I tanti doni che ho avuto dall’estate scorsa. All’inizio di quell’estate era partito Roberto. Parla di una dimensione diversa in cui ci siamo noi e anche Roberto. E dice di capire “la compagnia con tutti quelli che sono nella gloria di Dio”: sarebbe la comunione dei santi. Gran dono è sentirla in vita. E insieme dice “voglia di vivere”, “amare la vita”. Chiara è fatta grande dalla fede. Io non la conosco e la ammiro, la amo.
La lettera di Chiara Nebuloni è in “Litterae Communionis Tracce”, marzo 1995, pp. 8-9.
[1995]