Serena Antonucci, 27 anni, in lotta con un linfoma da quando ne aveva 13, sperimenta una sedazione di un mese in una fase estrema della malattia e si risveglia cieca, muta, intubata, ventilata. Ecco il racconto strabiliante della riabilitazione fatto da lei stessa, che uscita dalla grande prova decide di fare il medico e di vivere in tale professione una vita “piena completa bella”, con la quale andare in aiuto al prossimo com’era stata aiutata lei. Racconto proposto a braccio il 15 dicembre 2017, durante l’incontro di Papa Francesco con la comunità del Bambino Gesù nell’Aula Nervi, in Vaticano.
Buongiorno Santo Padre, io sono Serena e ho 27 anni. La mia storia con l’ospedale del Bambino Gesù inizia quando avevo 13 anni e per la prima volta mi è stato diagnosticato un linfoma. Ho iniziato i trattamenti terapeutici e ho avuto una pronta remissione grazie alla buona risposta alle cure. La mia vita proseguiva regolarmente, senonché dopo nove anni e mezzo ho scoperto che la malattia era riciclata. Ho dovuto ricominciare la battaglia aiutata dai medici che già da piccola si erano presi cura di me e con la speranza di farcela di nuovo e insieme.
In realtà stavo male davvero e le terapie erano molto intense. Però in entrambe le occasioni ho sempre iniziato un percorso con la consapevolezza che ce l’avrei fatta, senza sentirmi davvero in pericolo. Sono arrivata di nuovo all’ultimo step delle cure quando è subentrato uno scompenso cardiaco ed è stato lì che ho pensato che non ce l’avrei fatta. Di fronte all’immagine sfocata di due medici che parlavano fra loro, l’ultimo pensiero cosciente che ricordo, prima di venire sedata per trenta giorni, è stato che se non avessi respirato forte, se non gli avessi fatto capire che ero ancora viva, mi avrebbero lasciata morire.
Da lì è iniziata una nuova lotta, mia e dei medici che non dovevano più impegnarsi a farmi star bene ma, con l’aiuto del Signore, dovevano lottare per non lasciarmi andar via.
Al mio risveglio era tutto cambiato. Ero al buio perché avevo perso la vista, ero immobile, ero ventilata e non potevo parlare. La cosa buffa è che credevo di essere nella mia camera, che la luce fosse spenta e che sarei andata in cucina. Speravo di alzarmi ma non ci sono riuscita. Ho chiamato mia mamma e non ho potuto e a quel punto ho capito che erano accadute molte cose durante la mia sedazione e che le avevo in parte percepite nei miei sogni.
Avevo sognato la nausea, le trasfusioni, la cecità e anche il dolore. Ed è stato così che con la fede, la Parola del Signore, le persone care, ma anche i medici che seguivano il mio percorso standomi accanto; è così che ho capito che se ero viva dovevo e potevo fare molto, perché la mia vita doveva essere piena, completa, bella.
Ho iniziato a capire che il percorso sarebbe stato duro perché dovevo recuperare anche delle capacità che normalmente sono scontate come anche solo deglutire. La mia ripresa è stata lenta, ma ho capito che potevo farcela e oggi mi ritrovo ad avere riconquistato anche la possibilità di continuare il mio percorso di studi e di portarlo a termine e quindi diventare anch’io un medico.
Quello che oggi penso di poter dire è che quando tutto sembra perduto bisogna avere coraggio perché io sicuramente non sono più quello che ero, però quello che sono stata fa parte ancora di me, perché è nella mia mente, nelle mie emozioni e nei miei ricordi. Basta. Grazie.
Nella risposta alle testimonianze, quel giorno Francesco ha così salutato Serena:
Nella Bibbia, nel Libro della Sapienza, c’è un brano bellissimo sulla donna forte: ma ne abbiamo vista una eh, Serena! Questa donna forte nel dolore, che ha superato tante cose. A tutti voi che lavorate nel Bambino Gesù dirò: donne come questa, uomini forti, guariti, che lottano bene nella vita, questo sarà il vostro migliore stipendio. Il migliore stipendio è vedere il risultato del lavoro nei bambini, nelle persone. Serena potrà dire: ma io sono riuscita a fare questo passo, quell’altro, perché ho parlato con questa infermiera, con quel medico, e mi hanno detto una parola, una parolina, qualche volontario… Sempre sono persone che seminano per farti forte, per farci vivere, per non farci perdere la speranza della vita.
Il racconto di Serena e la risposta del Papa li ho trascritti dalla registrazione video dell’incontro rintracciabile nell’archivio del Centro Televisivo Vaticano.