“Io l’uccisore di mio figlio l’ho perdonato, perché ha già chi lo giudica. La fede ha davvero un ruolo grandissimo nella mia vita, altrimenti come farei ad andare avanti? Il vero ottimismo viene dalla preghiera. E con l’ottimismo si è più uniti e così anche il dolore è più sopportabile. L’assassino di Davide l’ho perdonato subito, mentre accarezzavo mio figlio morto. Come si può vivere se non si perdona? Noi non dobbiamo giudicare nessuno. Possiamo esprimere dei pareri, ma il giudizio sugli altri non spetta a noi emetterlo, esso appartiene solo a Dio. Chi ha ucciso mio figlio è davanti a Dio. Ho visto suo padre in televisione, smarrito, confuso, che si chiedeva se stessero parlando proprio di suo figlio… Ho pensato a che cosa poteva provare un genitore che scopre il volto di un figlio che non ha mai conosciuto prima, vorrei esprimergli la mia solidarietà e dire che sono loro vicina. Inoltre vorrei dirgli di pregare, di pregare tanto. La preghiera dà tanta serenità e poi Dio ascolta sempre le preghiere di un genitore, soprattutto se invoca la misericordia per un figlio”: parla così – in un’intervista a Verona Fedele del marzo del 2005 – Maria Teresa Turazza che ha avuto due figli poliziotti uccisi dalla malavita.
I figli di Maria Teresa si chiamano Massimiliano, ucciso il 19 ottobre 1994 e Davide, il 21 febbraio 2005. Davide era entrato nella polizia di Stato due anni dopo la morte del fratello. Ambedue medaglie d’oro al valore civile. Davide era sposato con Debora e aveva due figlie di dieci e tre anni. Debora dopo la morte del marito è entrata anche lei nella Polizia di Stato. L’intervista di Maria Teresa al numero di Pasqua del 2005 di Verona Fedele è stata ripresa dall’Avvenire del 26 marzo 2005 a p. 13 con il titolo “Perdono chi ha ucciso mio figlio”.
[Luglio 2010]