“Siamo cristiani, la nostra fede ci porta a perdonare sia i mandanti che gli esecutori. Ma questo perdono esige che anche loro si pentano. Come cristiani non possiamo pretendere la vendetta. L’odio, o anche solo il risentimento, produce solo odio e risentimento”: lo dicono Ermes e Lina Cragnolino, genitori di Paolo, uno dei tre poliziotti uccisi da una bomba nella cosiddetta strage di Udine del 23 dicembre del 1998. Queste parole Ermes e Lina le pronunciano due anni e mezzo dopo il fatto, nel momento in cui hanno notizia dell’arresto dei mandanti dell’attentato, appartenenti a un clan mafioso italo-albanese che gestiva prostituzione e traffico di clandestini. Il perdono i due l’avevano anticipato già all’indomani della strage.
Paolo teneva in tasca, quando esplose la bomba, un libro di preghiere che, insanguinato, fu consegnato dai colleghi all’arcivescovo di Udine Alfredo Battisti. Le parole dei genitori e la notizia sul libro insanguinato in un’intervista pubblicata da Avvenire il 24 maggio 2001 a pagina 9 con il titolo Sì al perdono ma devono pentirsi. I genitori dell’agente Cragnolino che aveva in tasca un libro di preghiere.
[Giugno 2010]