Anche un tatuaggio può essere una preghiera pubblica. Lo sono stati quelli che Nicola Bommarito – un ragazzo di Macerata morto per overdose a 27 anni nel giugno del 2009 – si era fatto tracciare sulle braccia e sulle spalle lungo l’ultimo anno di vita. Nicola – raccontano il papà Giuseppe e la fidanzata Francesca – aveva una sua religiosità irregolare ma molto sentita. In essa aveva un posto privilegiato la memoria di un “incontro in paradiso” con un nonno di nome Ciro che l’aveva accolto e lo aveva “rispedito tra noi”: incontro avvenuto in sogno o in visione quando Nicola aveva 11 anni ed era stato sul punto di morire. Ma era una religiosità che si nutriva anche della lettura completa dei Vangeli, di pellegrinaggi a Loreto e a San Giovanni Rotondo, della Coroncina della Divina Misericordia proposta dalla mistica polacca Faustina Kowalska (1905-1938).
La religiosità di Nicola si affina lungo l’ultimo anno di vita, quando sembra aver superato i traumi di un’adolescenza difficile – nella quale aveva avuto episodi di droga – e arriva al proposito di una convivenza stabile con Francesca e di diventare padre. Il papà di Nicola ha promosso in memoria del figlio un’associazione intitolata Con Nicola oltre il deserto di indifferenza [“deserto di indifferenza” è un’espressione contenuta in una poesia di Nicola] e gli ha dedicato un racconto autobiografico Un piccolo faro su Nick, da cui riporto una pagina sui tatuaggi.
Circa un anno prima della morte, Nicola aveva cominciato a ricoprire le sue braccia e le sue spalle di segni strani, in gran parte per ne incomprensibili. A destra aveva la data dell’incontro in paradiso con il nonno Ciro e, in un complicato intreccio, un profilo del Cristo, con una corona di spine a cingere la testa, una spirale simboleggiante la vita, degli spuntoni che si mescolavano alle spine della corona di Gesù, per poi dare vita a un bocciolo di rosa molto delicato, dal colore rosso sfumato e bianco. In ciò c’era un ricordo dei suoi nonni nei feretri dei quali lui aveva deposto un bocciolo di rosa, e la sua convinzione che dal male può nascere sempre il bene, che deve comunque prevalere. Sempre sulla destra, questa volta proprio sulla spalla, c’era anche una piccola croce, ai lati della quale risaltavano le lettere J, C, I, T, iniziali delle parole: Jesus confido in te che sono le parole principali della Coroncina della Divina Misericordia. Mi spiegò in seguito Francesca che la collocazione della croce sulla spalla non era casuale. Cristo aveva portato la croce sulle spalle, e anche Nick, con quel simbolo lì posizionato, voleva indicare che era pronto a portare sulle sue spalle la croce delle sue sofferenze. Poi due scritte: “I walk the line” e “No temo la muerte no temo la vida no temo nadie”.
Sono anch’io ricorso a Francesca, la fidanzata di Nicola, per qualche spiegazione aggiuntiva. Ed ho appreso che la scritta “I walk the line” (io rigo dritto) l’aveva presa dal brano omonimo del cantautore Johnny Cash (1932-2003), dove c’è il ritornello “perchè tu sei mia io rigo dritto”. Mentre “No temo la muerte no temo la vida no temo nadie” (Non temo la morte non temo la vita non temo nessuno) l’aveva tratta liberamente dalla canzone degli Eskorbuto che inizia con le parole “No temo a la muerte no temo a la vida”. Francesca assicura che questa scritta Nicola se l’è fatta tatuare quattro giorni prima della morte: “In quei giorni rifletteva per ore ed ore, pregava molto e mi ha detto che non aveva più paura della morte”.
Il volume del papà si apre con questa dedica: “In quel deserto / di indifferenza / che tu sentivi intorno / c’ero entrato, / l’avevo attraversato, / ti avevo raggiunto / e dissetato, / e quando pensavo / di averti salvato, / proprio in quel momento, / te ne sei andato”. Questa invece è la conclusione: “Io non so se con la morte tutto finisce. Tante volte mi chiedo dove starà mio figlio, cosa starà facendo la sua anima. Spero tanto di poterlo un giorno rivedere, magari stringendo in mano quella piccola coccinella rossa che mi aveva regalato e di riabbracciarlo dicendogli: come va, vecchio Nick?”
Il volume Un piccolo faro su Nick, stampato in proprio da computer, mi è stato dato personalmente da Giuseppe Bommarito a Macerata il 18 maggio 2010 in occasione di un convegno promosso dall’Associazione Con Nicola oltre il deserto di indifferenza.
[Giugno 2010]