Nell’omelia per il trigesimo il vescovo di Como Alessandro Maggiolini così narra la scelta di Rita Fedrizzi, morta il 25 gennaio 2005, tre mesi dopo aver partorito Federico: “Quarantun anni, sportiva che si diverte soprattutto nello sci acquatico, laureata in inglese nel più breve tempo, centodieci e lode, avviata all’insegnamento universitario, sposa felice, madre di due bimbi: Francesco di tredici anni e Andrea di undici. Nemmeno l’ombra di bigottismo. Una scioltezza che stupisce per la salute e la gioia che diffonde. Dopo aver scoperto di essere aggredita da un tumore che stava già degenerando in metastasi e aver subito una delicata operazione chirurgica, scopre di attendere un terzo bimbo che chiamerà Federico. Si trova così di fronte a una decisione vertiginosa. Sarebbe forse possibile intervenire con una terapia la quale potrebbe essere efficace – potrebbe –, ma che certamente influirebbe sul nascituro mettendone a repentaglio la vita o la salute. Rita preferisce la soluzione radicale. Con la più disarmata delle semplicità comunica che non si presterà a lasciare che venga intaccata l’esistenza o la salute del figlio che porta in grembo. Confida anche a qualche persona cara che avverte paura di fronte a una scelta come questa. Si è di fronte a una paura tutta umana, superata però da una fede che si abbandona al Signore”.
Di quella scelta così parla ad Avvenire il marito di Rita, Enrico Fontana: “Una scelta di fede che abbiamo fatto insieme e che ho sempre condiviso. Mia moglie si era informata, sapeva bene che se non avesse abortito non avrebbe avuto alcuna speranza di sopravvivenza, ma considerava quel figlio un dono e ha sempre sostenuto che i doni vanno riconosciuti e poi custoditi”.
Il parroco di Pianello don Giuseppe Motta: “Molti mi chiedono se quella di Rita è una scelta eroica: è il supremo sacrificio di una donna che da tempo si era consacrata alla Madonna all’interno di un gruppo di preghiera di Medjugorje”.
Le parole del marito e del parroco sono prese da Avvenire del 26 gennaio 2005, p. 3: Rinuncia alle cure e salva il bambino ma lei non ce la fa. A Rita è dedicato un sito dal quale ho preso l’omelia del vescovo Maggiolini.
[Luglio 2010]
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