“Per giorni non sono stato capace di poggiare la mano dove sta il fegato che mi è stato donato. Poi sono riuscito a farlo e ho detto grazie così al donatore. Non so chi sia. Non lo saprò mai. I familiari (di lui o di lei?) non verranno mai a dirmi che ho dentro di me una parte del loro figlio, del padre o marito, o forse moglie, mamma o figlia. Ma saranno orgogliosi e felici di sapere che grazie alla generosità estrema del loro congiunto c’è su questa terra un altro uomo che vive. L’incontrerò. Non adesso e non qui. Sarà lui o lei, anima sconosciuta, a riconoscere in me una parte di sé. E potrò allora dire davvero grazie. Non adesso. Non qui. E nella lingua che parlano lassù”: così Giovanni Ruggiero, giornalista di Avvenire, conclude il racconto sul fegato che gli fu impiantato il 25 gennaio del 2004 – racconto che è apparso in due puntate su Avvenire il 7 e il 10 marzo 2004.
Giovanni Ruggiero, padre di famiglia, con due figli, ha poi narrato la vicenda del trapianto con l’aiuto del medico-epatologo Antonio Ascione – che l’ha operato – nel volume Abbiamo vinto insieme, Edizioni Messaggero, Padova 2009.
[Settembre 2010]