Cent’anni di Sant’Elena al Casilino

Cent’anni della Parrocchia di Sant’Elena al Casilino, una delle comunità romane dove do una mano. Vi ho tenuto un paio di lectio in preparazione al Natale e stasera ero lì, alla celebrazione centenaria, a presentare un libretto sulla figura di Sant’Elena che ho realizzato su richiesta del parroco don Stefano Rulli, e che la parrocchia stamperà a sue spese: “Non trovo nulla su Sant’Elena che possa dare alle persone che chiedono, aiutami a realizzare un racconto che non sia leggendario ma che sia leggibile da tutti”. Bellissima celebrazione affollata, concelebranti tre parroci emeriti, tanta gente, una folta corale di chierichetti e chierichette, una calda omelia e una fantastica cena sociale con torta e “tanti auguri a Sant’Elena” intesa come popolo. La signora che aveva letto le monizioni in chiesa ha pure spartito la torta, gridando imperiosa, paletta in mano: “Basta confusione, andate tutti davanti e mettetevi in fila”. Dietro il tavolo delle bevande una mamma che allattava. Gran cosa le parrocchie popolari. Nel primo commento l’attacco e la conclusione della mia narrazione di Sant’Elena.

7 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Sant’Elena madre dell’imperatore Costantino” è il titolo di una mia narrazione a destinazione popolare della storia di Helena Flavia Julia Augusta, così denominata dopo che il figlio la proclamò Augusta, ma che era in origine una stalliera [“stabularia” la dice Ambrogio] ed ebbe a tribolare sia con l’uomo della sua vita – Costanzo Cloro – sia con il figlio Costantino. Ecco l’attacco e la conclusione del mio lavoro di parrocchia: “Una donna forte, una sposa – o forse una “moglie di fatto” – prima felice e poi tribolata, una madre che si fece cristiana insieme al figlio, che assistette a terribili comportamenti di lui preso nel vortice del potere e della vendetta ma che infine ebbe la fortuna di morire tra le sue braccia: Sant’Elena merita di essere conosciuta oltre il profilo che ce ne danno le monete antiche e dietro la tradizione del ritrovamento della Croce che l’ha resa famosa nei secoli. […] Al sentimento popolare che ancora cerca l’intercessione di sant’Elena non manca una ragione o un’attualità particolare nella nostra epoca, nella quale abbondano le coppie di fatto e lei può ben a ragione essere invocata come patrona dei matrimoni difficili e come soccorritrice delle unioni irregolari“.

    19 Marzo, 2014 - 21:53
  2. Luigi Accattoli

    Gran cosa le parrocchie popolari” dicevo nel post e qui aggiungo: avete paturnie ecclesiastiche che neanche un cerimoniere pontificio, vi interrogate sul destino del cristianesimo nel terzo millennio, siete abbagliati dalla compresenza dei due Papi? Andate in parrocchia, in una di quelle con l’odore delle pecore (il Casilino è il Casilino) e vi passerà. In parrocchia “la vita si complica meravigliosamente”, viviamo “l’esperienza di appartenere a un popolo” (Francesco, “La gioia del Vangelo”, paragrafo 270) e la testa si snebbia.

    19 Marzo, 2014 - 22:11
  3. 10 minuti a piedi,
    e sarei venuto a salutarti.

    Talvolta con miei amici di quella parrocchia,
    la domenica mi fermo a messa.

    Grande cosa la vita nella ecclesia parrocchiale,
    fa stare con i piedi per terra.
    In parrocchia, tra la gente normale, tocco la concretezza,
    tocco anche la sofferenza delle complessità e delle incomprensioni che si verificano nelle relazioni.

    Ma il grande dono che ricevo nel sentirmi sempre più fragile,
    sono le relazioni che mi vengono in aiuto dal mio mondo ecclesiale della parrocchia della gente,
    e
    dalla periferia in cui ho posto da anni l’altro mio piede.

    Mi sento insicuro,
    il buio si accavalla alle consolazioni,
    ma
    sono nell’unica barca dell’umanità,
    dove Gesù spesso pare dormire e non rendersi conto…

    Ma è la mia barca.

    Grazie Luigi,
    di ricordare la vita della parrocchia-chiesa-comunità…..
    un abbraccio

    19 Marzo, 2014 - 23:28
  4. Sara1

    Tempo fa ho letto riguardo alla Chiesa come via di salvezza esclusiva che i Padri usavano l’immagine dell’arca. La chiesa come una grande arca, così da allora penso sempre a questa canzone, un’arca grande grande dove poter far salire tutti, ognuno con la propria diversità , stretti a proteggersi dalla pioggia e a cercare tutti tutti in modo da non lasciar che nessuno faccia la fine dei liocorni.
    È stupido ma mi sembra un’immagine molto bella.

    20 Marzo, 2014 - 17:31
  5. Francesco73

    “Gran cosa le parrocchie popolari”, mi fa pensare a quel che mi ha detto qualche mese fa un amico a pranzo, in zona Nomentana.
    “Lascia perdere i movimenti, le cose d’ambiente…sono esperienze di oggi, ma in fondo già di ieri…guarda al territorio, al quartiere, appunto alla parrocchia…ne otterrai non moltissimo, ma sarà comunque di più e meglio del resto”.
    Questo tizio ci prende, è lo stesso che a marzo mi disse sul Conclave: nulla so, ma come nel’78 si fece il salto fuori dall’Italia, stavolta penso che nuoteremo fuori dall’Europa.

    21 Marzo, 2014 - 10:46

Lascia un commento