E’ stato appena annunciata la firma a Pechino di un “Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi” tra Santa Sede e Repubblica popolare cinese. Nel primo commento il testo del comunicato.
C’è l’accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi
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Ecco il comunicato vaticano:
Nel quadro dei contatti tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, che sono in corso da tempo per trattare questioni ecclesiali di comune interesse e per promuovere ulteriori rapporti di intesa, oggi, 22 settembre 2018, si è svolta a Pechino una riunione tra Mons. Antoine Camilleri, Sotto-Segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, e S.E. il Sig. Wang Chao, Viceministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, rispettivamente Capi delle Delegazioni vaticana e cinese.
Nel contesto di tale incontro, i due Rappresentanti hanno firmato un Accordo Provvisorio sulla nomina dei Vescovi.
Il suddetto Accordo Provvisorio, che è frutto di un graduale e reciproco avvicinamento, viene stipulato dopo un lungo percorso di ponderata trattativa e prevede valutazioni periodiche circa la sua attuazione. Esso tratta della nomina dei Vescovi, questione di grande rilievo per la vita della Chiesa, e crea le condizioni per una più ampia collaborazione a livello bilaterale.
È auspicio condiviso che tale intesa favorisca un fecondo e lungimirante percorso di dialogo istituzionale e contribuisca positivamente alla vita della Chiesa cattolica in Cina, al bene del Popolo cinese e alla pace nel mondo.
Bene !
Cristina vicquery
Nella storia della Chiesa spesso si è presentata la situazione in cui alcuni Stati hanno controllato le nomine vescovili, questo è un punto di partenza per la Chiesa in Cina.
Scrive ad esempio Padre Spadaro:
I vescovi delle colonie portoghesi dovevano prestare giuramento al patronato regio con la promessa di non instaurare rapporti con Roma. Vennero imposti vescovi eletti dal Governo e non canonicamente istituiti da Roma. La situazione durò fino agli anni ‘60.
E ancora “Negli accordi attuali con Paesi democratici ci sono ancora delle regole sul potere di veto del governo sulla nomina dei vescovi e il diritto di consultazione o anche di presentazione.”
Certo la Francia non è la Cina, ma certo la situazione attuale era insostenibile
Cristina Vicquery
Preghiamo per il card. Zen e per tutti i vescovi non riconosciuti dal governo comunista e per tutti i cattolici c,andestini i; questa ora di assurdo “ trionfalismo” che dimentica e beffeggia tutti gli anni di sacrific8 e di coraggio della Chiesa clandestina cinese.
D’ ora in poi il governo comunista cinese designera’ i vescovi cattolici “ patriottici” e la Santa Sede dovra’ solo dare il “ placet” .
Cosa direbbe Picchio se io vescovo di Milano lo decidessero Salvini e Di Maio?
Non è vero, naturalmente. E non vedo perché tu debba continuare a gridare. D’ora in poi – per quello che al momento si conosce – vi sarà la proposta di una rosa di candidati da parte delle comunità diocesane, il governo potrà depennare chi non gli aggrada, il Papa sceglierà tra i nomi restanti. Se nessuno risulterà accettabile, si procede alla formazione di una nuova proposta di candidati. E’ una procedura che si è usata – con numerose varianti – nei secoli e in tanti paesi. Essa garantisce la scelta finale del Papa [l’accordo sta a dire che per la prima volta il regime di Pechino riconosce l’autorità papale sulla Chiesa cinese] e la non ostilità del regime a colui che viene nominato. Fino ad ora si era andati avanti con sanatorie successive, accordi di fatto che arrivavano post factum. Ora si cercherà di prevenire i conflitti. Naturalmente il parto sarà travaglioso, ma lo si tenta. Vedi di rispondere secondo ragione e non per increpazioni e deprecazioni. Buon pomeriggio.
“Naturalmente”.
Intanto dal Vaticano arriva questa “nota informativa”:
Al fine di sostenere l’annuncio del Vangelo in Cina, il Santo Padre Francesco ha deciso di riammettere nella piena comunione ecclesiale i rimanenti Vescovi “ufficiali” ordinati senza Mandato Pontificio: S.E. Mons. Giuseppe Guo Jincai, S.E. Mons. Giuseppe Huang Bingzhang, S.E. Mons. Paolo Lei Shiyin, S.E. Mons. Giuseppe Liu Xinhong, S.E. Mons. Giuseppe Ma Yinglin, S.E. Mons. Giuseppe Yue Fusheng, S.E. Mons. Vincenzo Zhan Silu e S.E. Mons. Antonio Tu Shihua, O.F.M. (deceduto il 4 gennaio 2017, che prima di morire aveva espresso il desiderio di essere riconciliato con la Sede Apostolica).
Papa Francesco auspica che, con le decisioni prese, si possa avviare un nuovo percorso, che consenta di superare le ferite del passato realizzando la piena comunione di tutti i Cattolici cinesi.
La Comunità cattolica in Cina è chiamata a vivere in più fraterna collaborazione, per portare con rinnovato impegno l’annuncio del Vangelo. Infatti, la Chiesa esiste per testimoniare Gesù Cristo e l’Amore perdonante e salvifico del Padre. 22 settembre 2018
Per chi voglia approfondire segnalo due testi del cardinale emerito di Hong Kong John Tong Hon che è il primo consulente cinese della delegazione della Santa Sede che ha negoziato l’accordo:
Card. Tong: La comunione della Chiesa in Cina con la Chiesa universale
http://www.asianews.it/notizie-it/Card.-Tong:-La-comunione-della-Chiesa-in-Cina-con-la-Chiesa-universale-38221.html
Cina e Vaticano verso la firma di uno storico accordo
Il futuro del dialogo Sino-Vaticano dal punto di vista ecclesiologico
http://www.lastampa.it/2017/02/10/vaticaninsider/il-futuro-del-dialogo-sinovaticanodal-punto-di-vista-ecclesiologico-y7lDp7c8kZYXcgcZ4Bns5K/pagina.html
Il cardinale Tong Hon è stato il successore del cardinale Zen Ze-kiun a Hong Kong: Tong Hon ha favorito l’accordo, Zen Ze-kiun vi si è opposto.
Dichiarazione del Cardinale Parolin in riferimento alla firma dell’Accordo provvisorio fra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei Vescovi
La firma di un Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei vescovi riveste una grande importanza, specialmente per la vita della Chiesa cattolica in Cina e per il dialogo tra la Santa Sede e le Autorità civili di quel Paese, ma anche per il consolidamento di un orizzonte internazionale di pace, in questo momento in cui stiamo sperimentando tante tensioni a livello mondiale.
L’obiettivo della Santa Sede è un obiettivo pastorale, cioè aiutare le Chiese locali affinché godano condizioni di maggiore libertà, autonomia e organizzazione, in modo tale che possano dedicarsi alla missione di annunciare il Vangelo e di contribuire allo sviluppo integrale della persona e della società.
Per la prima volta dopo tanti decenni, oggi tutti i Vescovi in Cina sono in comunione con il Vescovo di Roma. Papa Francesco, come i suoi immediati predecessori, guarda e si rivolge con particolare attenzione e con particolare cura al Popolo cinese. C’è bisogno di unità, c’è bisogno di fiducia e di un nuovo slancio; c’è bisogno di avere Pastori buoni, che siano riconosciuti dal Successore di Pietro e dalle legittime Autorità civili del loro Paese. E l’Accordo si pone proprio in questo orizzonte: è uno strumento che speriamo possa aiutare in questo processo, con la collaborazione di tutti.
Alla comunità cattolica in Cina – ai Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli – il Papa affida in modo particolare l’impegno di vivere un autentico spirito di riconciliazione tra fratelli, ponendo dei gesti concreti che aiutino a superare le incomprensioni del passato, anche del passato recente. In questo modo i fedeli, i cattolici in Cina, potranno testimoniare la propria fede, vivere un genuino amore di patria e aprirsi anche al dialogo tra tutti i popoli e alla promozione della pace.
Altra lettura per l’approfondimento è il testo di presentazione dell’accordo pubblicato oggi da Civiltà Cattolica:
L’ACCORDO TRA CINA E SANTA SEDE del padre Antonio Spadaro
https://www.laciviltacattolica.it/articolo/laccordo-tra-cina-e-santa-sede/
Rif. 14.13 – Dubia et amor
Come ampiamente previsto, anche da Accattoli, i due schieramenti si posizioneranno: quelli dei “dubia methodica” contro ogni cosa del papa e quelli dei fedeli (critici) che almeno “vogliono bene al papa”, come auspica Delpini.
Adesso speriamo che “l’unico vescovo santo subito” non sia proclamato il cardinal Zen (salesiano) e che non si faccia avanti nessuno sceriffo della fede cinese a chiedere le dimissioni del papa per “avere incoraggiato i lupi (gialli) a dilaniare le pecore dagli occhi a mandorla”.
Sia Zen che Tong (il secondo successore del primo come vescovo di Hong Kong, e di idee diverse dal primo ) sono stati fatti cardinali da papa Benedetto, dunque due cardinali benedetti con la stessa saggezza ratzingeriana.
Il commento del tutto negativo del cardinale Zen Ze-kiun, uno dei due emeriti di Hong Kong:
Il comunicato, tanto atteso, della Santa Sede è un capolavoro di creatività nel dire niente con tante parole.
http://www.asianews.it/notizie-it/Card.-Zen-sull'accordo-Cina-Vaticano:-Dire-niente-con-tante-parole-45013.html
Io prego per il card. Zen e per tutti i cattolici cinesi a cui questo accordo e’ stato “ imposto” ( alla faccia della collegialita’ ) dalla realpolitik vaticana. Parolin e Bergoglio trionfino pure con la loro realpolitick, non credo che per i vescovi e icattolici cinesi non asserviti al partito comunista sia un bel momento.
Quando eravamo ragazzi abbiamo studiato la “lotta per le investiture” al tempo di Gregorio VII e di Matilde di Canossa.
Quei tempi sono passati da molto. da tempo la Chiesa ha Imboccato la s trada dei “concordati” e uno degli elementi rigurda i critneri per la nomina dei vescovi.
Non so ora ma fino a qualche tempo fa anche in Italia cimdoveva essre qualche sorta di “gradimento” da parte della autorità civile prima che il Vescovo potesse avere inpieni poteri sulla sua diocesi. ( negli ultimi anni dell’800 la biografia di una mio antenato vescovo riporta che dovette attenedere alcuni anni il gradimento da parte del governo italiano ).
Concordati sono stati fatti dalla Chiesa con Napoleone Bonaparte e con Hitler.
Tutti i concordati sono atti “politici” perché riguardano la Santa Sede e uno Stato. E tutti sono ( o dovrebbero essere ) al tempo stesso “pastorali” ( perché il superiore interesse della Santa Sede è – o dovrebbe essere – sempre la cura pastorale del suo gregge ).
Anche il ritiro della scomunica non sorprende. È stato fatto anche per i vescovi lefevriani.
Quale il giudizio su questo accordo? È un buon accordo o un cattivo accordo?
Impossibile dirlo dato che non se ne conoscono i termini ( ma non doveva cominciare la nuova età della “trasparenza”?), ma annche se si conoscessero ritengo che noi italiani che poco o nulla sappiamo della realtà di quel paese ci dovremmo astenere dal dire alcunché. Ogni giudizio sarebbe inevitabilmente “ideologico” e schierato su uno dei due fronti , quello dei “laudatori” o quello degli “accusatori”.
Sarà la storia a giudicare.
In Nuropa vi ricordò che la “ lotta per le investiture dei vescovi “ segno’ per lunghi anni i rapporti tra la Chiesa e i potenti. La Chiesa rivendico’ sempre a se’ la decisione su chi nominare vescovo, non essendo ammissibile che il re o il governo laici nominino i vescovi.
Oggi con questo accordo sette vescovi “ patriottici” nominati dal partito comunista cine e per questo scomunicati dalla Chiesa, sono “ riammessi “ e si chiama questo “ progresso”
A me sembra un regresso e un asservimento della Chiesa al potere laico.
Maria Cristina tu parli come se i sette vescovi riammessi oggi siano i primi tra i cinesi promossi dall’Associazione patriottica: in verità la riammissione dei vescovi che ne fanno richiesta inizia con Giovanni Paolo II e ha un’accelerazione con Benedetto e i riammessi sono una quarantina dal 2000 a oggi, cioè a ieri, prima dei sette di oggi. Così ne parla Benedetto XVI a pagina 174 del libro intervista “La luce del mondo” (2010): “Ho già spiegato che quel passo [revoca della scomunica a quattro vescovi lefebvriani, del 2009] è paragonabile a quello che stiamo facendo in Cina. Quando i vescovi sono scomunicati perchè hanno mancato nei confronti del Primato [hanno cioè accettato l’ordinazione senza il “mandato” papale: mancanza che accomuna i cinesi ai lefebvriani] ma poi lo riconoscono, la scomunica giustamente è revocata”.
«Tutto il comunicato si riduce a queste parole “C’è stata la firma di un accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei Vescovi”. Tutto il resto sono parole senza senso».
Più che un “commento negativo” direi che questa è una constatazione ineccepibile del cardinale Zen. Di questo accordo non conosciamo il reale contenuto e tanto meno gli effetti pratici che avrà. Dunque l’esultanza di coloro che già lo celebrano come “storico” passo avanti eccetera eccetera è stolta; e non è sulla mera notizia della sua stipulazione che può basarsi il giudizio negativo di quelli che parlano di cedimento o di tradimento della chiesa.
Una previsione pessimistica è più ragionevole, ma sulla base di una realistica considerazione dei rapporti di forza tra le due parti e soprattutto dell’atteggiamento delle due leadership. Data l’attuale situazione della chiesa cattolica e della repubblica cinese è più probabile che un accordo tra loro sia svantaggioso per la chiesa e vantaggioso per il regime cinese.
P.S. Di una cosa immagino si possa essere certi: nell’addivenire ad un accordo con la repubblica popolare cinese il Vaticano avrà senz’altro sollevato anche la questione della pena di morte, visto che non più tardi di due mesi fa hanno scritto solennemente nel Catechismo che la chiesa «si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo». Che ne dici Luigi: ti sembra concepibile che abbiano firmato un patto con lo stato responsabile del 90% di tutte le condanne a morte che avvengono nel mondo senza neppure porsi il problema?
In un accordo le due parti in causa cedono su alcuni punti per ottenere qualcosa in cambio.
Ora si sa per certo che la Chiesa ha ceduto sulla nomina dei sette vescovi patriottici. Nominati dal governo cinese e fin qui ritenuti non in comunione con Roma.
Questo e’ cio’ che ha ottenuto il Governo cinese: che la Santa Sede accettasse i vescovi patriottici.
Non capisce invece, o almeno io non ho capito, cosa in cambio ha ceduto il Governo Cinese e cosa ha ottenuto la Santa Sede.
Mi pare che in questo accordo, da quel che ne sappiamo, una delle due parti ci abbia guadagnato cqualcosa l’ altra nulla. Percio’ Magister parla di “ sottomissione”. Il card. Zen addirittura di tradimento e chiede le dimissioni del card. Parolin.
Maria Cristina la Santa Sede ottiene il riconoscimento della sua competenza e ultima parola nella nomina dei vescovi. Vedi sopra quanto scrivevo, rivolgendomi a te, nel quinto commento a questo post, quello delle 14.44 di ieri. Vedi anche – sulla revoca delle scomuniche – il mio commento delle 22.13, pure rivolto a te.
La Santa Sede ottiene “ L’ ultima parola sulla nomina del vescovo” .
Cosa significa in pratica? Mettiamo che Il Governo comunista cinese decida di fare certi vescovi ( naturalmente ligi al Partito) sottopone alla Santa Sede una lista di vescovi da loro nominati ( in base a che criteri? Dove si sono formati questi vescov? il Papa li conosce personalmente? A chi hanno giurato di essere fedeli ? ) La Santa Sede che ovviamente SA TUTTO DI TUTTI ( sarcastico) , ogni particolare di cHI E’ chi e cosa avviene nella lontana Cina, come Saruman che col suo Palantir vedeva tutto, sa infallibilmente ( sarcastico) che no quel tale vescovo di quella tale lista no, non puo’ essere nominato e ne vieta la nomina. Il Partito comunista cinese gliene propone in cambio un altro, sempre ligio al Partito.
Ma ti pare uno scenario REALISTICO caro Luigi Accattoli? E soprattutto ti sembra un bel progresso?
In Cina ci sono 20 arcidiocesi, 86 diocesi, 34 prefetture apostoliche: dunque centoquaranta comunità locali guidate da vescovi o altri ordinari con facoltà analoghe a quelle dei vescovi. E oggi, dopo la sanatoria degli ultimi sette, tutti questi ordinari sono in comunione con Roma. Nel gennaio 2007 – cioè sotto Benedetto – il Comunicato conclusivo della riunione in Vaticano di una Commissione sulla Cina già affermava che «quasi tutti i vescovi e sacerdoti sono in comunione con Roma». Ora lo sono tutti e dunque i canali informativi necessari per vagliare le candidature ci sono. Le comunità locali hanno seminari e istituti teologici, santuari frequentatissimi, parrocchie piene di attività. Del resto, se quei canali informativi già c’erano per esaminare le richieste di riconciliazione da parte dei vescovi ordinati in maniera irregolare, perché dovrebbero venir meno ora che il compito è di vaglio preventivo?
Rif. 11.55 – Memoriale Zen?
a) E’ in arrivo un altro memoriale con richiesta di dimissioni? Questa volta almeno il duello – se ci sarà – è più alla pari: cardinale contro cardinale. Penso che sarà meno atroce di quello precedente, paranoico.
b) Sulla Ostpolitik la Santa Sede ha acquisito un certa esperienza (valutata positivamente – sulla lunga distanza). Verrà messa a frutto anche nella “estrema Ostpolitik”. Su cedimento, sottomissione, svendita, resa, balbettamento, suicidio ecc. si è già avviata in casa cattolica – in relazione al fronte cinese – la campagna denigratoria, già abbondantemente prevista. Nihil novi.
c) Non ho ben presente la nuova formulazione del Catechismo sulla pena di morte: ma spero che non dica che devono rotte subito le relazioni diplomatiche del Vaticano con gli stati che praticano la pena di morte.
Però si può sempre aggiornare il Catechismo.
Quello di cui non sembrate rendervi conto e’ che da oggi i cattolici cinesi dovranno obbedienza a dei vescovi fino a ieri scomunicati,vescovi fantoccio,funzionari di partito, messi li’dal regime comunista fortemente anticristiano, che spesso sono stati spie , delatori alle autorita’ dei veri cattolici e dei veri vescovi che per le loro delazioni sono stati imprigionati, torturati, alcuni.uccisi .Dovranno obbedienza ai complici dei loro.aguzzini !.La dignita’umana dei veri cristiani cinesi , il rispetto della loro storia, sembra l’ultima delle priorita’, sia del P artito, sia inspiegabilmente anche della Chiesa !Il card. Zen che conosce bene la Cina e’stato fatto passare per un demente senile!Nessun rispetto per la chiesa clandestina cinese e per l e innumetevoli sofferenze patite in tanti anni! A chi dobbiamo.obbedire, ha chiesto il.card. Zen, a chi e’stato complice delle torture e vessazione nei.nostri riguardi?E’questo che si chiede ai cristiani cinesi?
La Cina NON e’una democrazia, il.partito controlla TUTTO.
I vescovi fantoccio spie e delatori dei veri cristiani in questi anni perseguitati sono riabilitati da Roma. E in cambio di cosa?Le sofferenze dei cristiani cinesi barattate con un ora di trionfo diplomatico di Parolin e la prima pagina dei giornali?
Non posso credere, davvero non posso credere ch e ci sia chi gioisca di questo accordo, tranne forse se membro del.partito comunista cinese.
non è sempre facile essere cristiani, MCV
cRISTINA VICQUERY
http://80.241.231.25/Ucei/PDF/2018/2018-09-23/2018092340097601.pdf
un religioso che vive in Cina da molti anni e può insegnare ,ma non esercitare il sacerdozio scrive :” può aiutare a ricucire il rapporto tra le due parti della Chiesa cinese: anche tra i sotteranei la maggioranza è a favore”
cristina vicquery
Bernardo Cervellera: “Vedere il positivo e il negativo presente in questo fragile e ‘provvisorio’ accordo”.
http://www.asianews.it/notizie-it/Laccordo-Cina-Vaticano:-qualche-passo-positivo,-ma-senza-dimenticare-i-martiri-45023.html
E’ un testo buono, questo del caro collega Bernardo. Leggendolo ho imparato e lo consiglio ai visitatori. Per invogliare alla lettura, fornisco questo antipasto:
La Santa Sede sarà implicata nelle nomine dei vescovi. Questo, almeno sulla carta, significa la fine della Chiesa “indipendente” tanto sbandierata in tutti questi anni, e il riconoscimento che il legame col papa è necessario anche a un vescovo cinese per esercitare il suo ministero. Secondo l’accordo non sarà più possibile nominare e ordinare un vescovo senza il mandato papale, anche se il governo, o l’associazione patriottica, o il consiglio dei vescovi potranno proporre il loro candidato. E questa è la parte ottimista.
Ma vi è anche un lato pessimista: cosa succederà se il candidato proposto dalla Cina viene rifiutato dal papa? Fino ad ora si era parlato di un potere di veto temporaneo del pontefice: il papa, cioè doveva dare le motivazioni del suo rifiuto entro tre mesi, ma se il governo valutava inconsistenti le motivazioni papali, avrebbe continuato con la nomina e l’ordinazione del suo candidato. Non avendo il testo dell’accordo, non sappiamo se questa clausola è stata mantenuta, se davvero il pontefice avrà l’ultima parola sulle nomine e ordinazioni, o se invece si riconosce la sua autorità solo in modo formale.
Un mio amico canonista è “sicuro” che il papa avrà un potere permanente sulla scelta ultima dei candidati “perché la Chiesa non può fare altrimenti”. In ogni caso, questo è uno dei punti che – in mancanza del testo sull’accordo – bisognerà verificare nei prossimi mesi, con le possibili nomine e ordinazioni che attendono da anni.
Caro Gigi,
Vorrei fare ulteriori riflessioni e grazie ancora per lo spazio che ci dai e per i tuoi input e chiarimenti. Divido in vari post e numero per l’ordine. grazie della pazienza – tua e di chi vorrà leggere.
1)
Innanzitutto mi sento di dire che la “nostra” prospettiva come cristiani sia una prospettiva prima di tutto spirituale e – come è anche stato esplicitamente indicato in questi giorni – pastorale. Non possiamo ragionare con i termini “del mondo” – io do’ una cosa a te, tu in cambio dai a me, chi ci ha guadagnato e chi no… Dovremmo a mio avviso pensare invece alla parabola evangelica del padre misericordioso: ribalta le logiche “umane”; noi cristiani ragioniamo con presupposti e finalità “differenti”.“Mille anni sono come un giorno che è passato”. E poi, ci fidiamo o no del Signore e del Successore di Pietro? “Sulla tua parola getterò le reti”! E’ un tema difficile e delicato, ancora di più sento la mia piccolezza e la necessità di affidarmi alla sapienza millenaria della Chiesa.
Ma se vogliamo proprio ragionare con altri termini, allora io credo di poter dire che con l’accordo la Cina riconosca per la prima volta che ai vescovi cattolici “serve”, è necessario, il “mandato pontificio” e che il Vescovo di Roma abbia un ruolo nella vita della Chiesa in Cina come parte della Chiesa universale a partire dalla scelta di chi la guida. Una cosa ovvia per noi, ma non in Cina, dove è inconcepibile qualsiasi forma di “ingerenza straniera”. Una cosa ovvia per i cattolici in Cina e infatti chi conosce la Chiesa in Cina da vicino e direttamente sa bene che i vescovi non in comunione con Roma sono soli e abbandonati. Nessuno li segue, nessuno li ascolta – e non senza sofferenze tra i fedeli e i presbiteri. Questo lo sanno tutti in Cina, cattolici e non, persone “comuni” e “quelle che decidono”… Alcuni parlano della Chiesa in Cina come della “luna” (chi saranno mai questi vescovi cinesi, dove si sono formati, da dove vengono presi!…). In parte non stupisce, vista l’informazione non accurata, spesso tendenziosa e stereotipata, non basata su una conoscenza profonda e anche diretta della realtà locale, che spesso circola sulla Chiesa cinese soprattutto nei media occidentali.Come tu accennavi Gigi, in Cina c’è una tradizione cristiana antichissima e la chiesa e i gruppi cristiani fioriscono – dal seme della sofferenza nei decenni passati e da una sorta di “resurrezione” graduale, a seguito della progressiva apertura più recentemente. La comunità cattolica vive una bella fede, una bella vita cristiana, con tante attività di preghiera, spirituali, e pastorali e una testimonianza esemplare di carità, a livello sia individuale che ecclesiale. E sia nella cosiddetta comunità ufficiale sia in quella non ufficiale (basta farsi un giro sui social media cinesi per vedere foto, video, spesso chiese imponenti, celebrazioni solenni e partecipate, anche con i giovani, dalle varie diocesi e realtà…). Certo, come è noto, la Chiesa cinese come tutte le religioni vivono e operano in un contesto difficile, con restrizioni…Come diceva il Cardinale Parolin, se la situazione fosse stata “normale” non ci sarebbe stato bisogno di nessun accordo….E le difficoltà, chi conosce la Chiesa in Cina, sa bene che ci sono per tutti, sia per chi ha deciso di vivere la fede in “clandestinità” o comunque in strutture non registrate, sia per chi ha scelto di viverla “apertamente”.
Monica Romano
2)
In questa bella vita di fede cinese, che dipendendo poi anche dai contesti, deve trovare “margini di azione”, come in tutte le chiese del mondo, anche in Cina ci sono i vescovi, i preti, le religiose e i laici…. Ci sono le parrocchie, i centri sociali e caritativi, i seminari…. Anche le comunità non ufficiali, quindi non legalmente riconosciute in Cina, spesso si riuniscono in grandi chiese e celebrano con solennità, organizzano processioni; alcuni si trasferiscono in diocesi con un vescovo legittimo ma possono decidere di frequentare o non frequentare le chiese “aperte”. Aumentano poi i preti che studiano all’estero, anche in Italia, negli Stati Uniti e perfino a Roma (nelle università pontificie). Studiano prima nei loro seminari (ufficiali e non) e poi vengono ammessi in quelli di altri Paesi; alla fine del percorso tornano in Cina e vengono ordinati sacerdoti per servire nelle loro comunità. Alcuni, Gigi, li avrai incrociati anche tu, perché hanno fatto servizio in parrocchia come parte del loro periodo di formazione a Roma. Alcuni di quelli che hanno studiato all’estero, oggi sono vescovi (soprattutto quelli più giovani ovviamente); recentemente un vescovo riconosciuto da ambo le parti, che aveva studiato a Roma anni fa, ha partecipato a un convegno sul Cristianesimo in Cina alla Gregoriana.
Nei decenni successivi al ’49, ci sono state le ben note ordinazioni episcopali unilaterali, senza l’approvazione pontificia. Non sono esperta sui lefebvriani, ma credo di poter dire che si tratti di situazioni molto, molto diverse. I vescovi cinesi ordinati senza approvazione pontificia negli anni bui erano in una situazione eccezionale, molto grave e complessa, sottoposti a pressioni e rischi sotto tutti i punti di vista, per loro stessi e le loro comunità… E’ illuminante in questo leggere la biografia di Mons. Jin Luxian, gesuita, vescovo di Shanghai, disponibile anche in inglese. Spiega come spesso la sua preoccupazione non fossero i preti o i religiosi, ma i laici, che rischiavano di perdere tutto, quindi dalle sue scelte e direttive derivava un impatto per la gente comune…Penso che un atteggiamento cristiano, e anche onesto non conoscendo noi le situazioni individuali, dovrebbe far sospendere il giudizio sui vescovi illeciti (che eventualmente spetta alla Sede apostolica). Come ricordava già Gigi puntualmente, molti vescovi ormai da decenni hanno progressivamente chiesto e ottenuto il perdono da Roma e così sono stati riconosciuti anche dalla Santa Sede. Quindi il perdono e il riconoscimento di questi ultimi 7 (più un altro vescovo deceduto di recente) non è una cosa nuova, ma rientra in un processo già iniziato da lungo tempo, con Giovanni Paolo II prima e poi Benedetto XVI, ma probabilmente messo in atto e “comunicato” con modalità differenti dalla nota di ieri. Quello che mi sembra inoltre diverso ora è che sia stata messa “nero su bianco” una modalità condivisa e sistematica di arrivare alle nomine episcopali future. Finora – faccio solo degli esempi – poteva avvenire che un vescovo fosse stato nominato dal governo senza approvazione pontificia, poi chiedeva il perdono spiegando la sua situazione e poteva ottenere il perdono e il riconoscimento della Santa Sede (appunto i casi menzionati sopra e da Gigi, fino agli ultimi otto di questi giorni). Oppure poteva accadere che un vescovo fosse stato scelto con l’approvazione pontificia ma si aspettava il placet delle autorità civili. Nei tempi bui sappiamo che con le cosiddette facoltà speciali, poi revocate dalla Lettera di Benedetto XVI, in Cina si poteva procedere alle ordinazioni episcopali senza previa autorizzazione pontificia vista una condizione di grave emergenza. Probabilmente, prima di questo accordo provvisorio, le ordinazioni episcopali degli ultimi tempi, che hanno generalmente visto vescovi nominati con la “doppia approvazione” (a parte rari casi) venivano fatte “caso per caso”, dipendendo dalla situazione specifica diocesana e individuale del candidato. (Monica Romano)
3)
Con questo accordo, adesso, possiamo ipotizzare (non conoscendo i dettagli dell’accordo, quindi non essendo giusto fare speculazioni e critiche senza fondamenti e informazioni) che si abbia una procedura probabilmente “standard”, da applicare per tutti, dall’inizio alla fine del processo, che è stata accettata da ambo le parti in via sperimentale, e onestamente io spero possa anche minimizzare i rischi di iniziative individuali, anche “fuori dal coro” (sempre possibili in un Paese così vasto e variegato, dove anche la situazione della Chiesa può essere molto diversa da diocesi a diocesi e così la relazione tra autorità religiose e civili a livello locale). Ma la cosa veramente cruciale per noi come cristiani è “cum Petro et sub Petro”: come cattolici, come possiamo immaginare che la Santa Sede non abbia ponderato tutto circa una questione così fondamentale per la vita della Chiesa come le nomine episcopali, e tra l’altro credendo noi che sia assistita dallo Spirito Santo? Come possiamo stare “dalla parte del Papa” solo quando decide in base al nostro “sentire”? Secondo: la situazione a oggi e l’intenzione e la speranza future sono di non avere più nessun vescovo cinese che non sia in comunione con il Successore di Pietro e attuare in forma ancora più visibile quel processo di riconciliazione invocato da Benedetto XVI nella sua Lettera alla Chiesa in Cina (che ha anche fatto presente che la clandestinità non può essere la vita ordinaria della Chiesa). Onestamente, tutto questo non mi pare poco. Speriamo e preghiamo che si porti a compimento, per il bene dei cattolici e del Popolo cinese. Grazie ancora Gigi per questo spazio di confronto e chiedo scusa, è chiaro che non ho il dono della sintesi, ma di fronte a un tema così delicato e complesso (che tra l’altro mi sta molto a cuore) spero di meritare qualche attenuante…
(Monica Romano)
1)Come giustamente dice il cardinale Zen, perche’ l’ accordo e’ secretato e non reso pubblico nelle sue clausole? Perche’ e’ segreto?
2)Dobbiamo come cattolici obbedire “ ciecamente” all’ Autorita’ credendo in modo fideistico che sia SEMPRE assistita infallibilmente dalla Spirito Santo?
3) Sono stati ascolti i cattolici cinesi o questo accordo e’ un accordo calato dall’ “ alto” in contraddizione con una chiesa che dice di voler ascoltare il popolo di Dio?
4) Infine: tutto si basa sul credere ( fideisticamente) alla sincerita’ E lealta’ Del Regime comunista cinese . Che invece come si sa storicamente ha tradito i trattati e se ne frega della lealta’ . Dobbiamo per essere buoni cristiani essere ingenui creduloni sulla bonta’ del governo cinese?
1) perchè è provvisorio, perchè i due Stati non vogliono, perchè tanto non sono io cristina vicquery che nomino i vescovi o chissà perchè..
2) quelli che ora fanno guerra al Papa prima dicevano di si.
3) A sentire quello che dicono dei religiosi si, a sentirne altri no.
4)si vedrà come procederanno le cose
Hai letto quanto ha scritto Monica Romano? le sue considerazioni mi sembrano interessanti, più di farsi questo tipo di domande..
cristina vicquery
Ringrazio Monica Romano, cara amica di parrocchia e delle trattorie del rione Monti. Abbiamo cinesi in parrocchia e nostri amici vanno in Cina ogni anno. Le referenze che ci ha dato Monica aiutano a uscire dal circolo coatto delle polemiche digitali: lei va in Cina e parla in cinese con i cinesi.
Vatican News pubblica questa intervista al padre Antonio Sergianni, missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), per 24 anni in Cina e, ai tempi della “Lettera ai cattolici cinesi” di Papa Benedetto XVI, membro della sezione cinese di Propaganda Fide:
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2018-09/accordo-santa-sede-cina-nomine-vescovi-intervista.html
Antipasto per invogliare all’intera lettura: Ho saputo che un vescovo perdonato dal Papa ha invitato i presbiteri della sua zona a celebrare l’evento, e sono stati contenti. Certamente era tanta l’attesa. Due settimane fa ero in Cina, ho potuto incontrare delle persone – sacerdoti, vescovi e anche rappresentanti del governo -, e tutti mi dicevano che aspettavano con grande attesa questa firma; anche con qualche perplessità, però c’era una grande speranza e una grande attesa della Chiesa. Certo, ci sarà ancora da soffrire – dicevano loro – ma se rimane e aumenta un clima di fiducia, si potranno superare le difficoltà future.
Intervista significativa del vescovo della comunità non ufficiale , mons Wei Jingyi di Qiqihar, in una remota provincia del nord-est (Heilongjiang), che commenta l’accordo: https://www.lastampa.it/2018/09/25/vaticaninsider/il-vescovo-clandestino-wei-dopo-laccordo-cinavaticano-superiamo-le-divisioni-tra-i-cattolici-cinesi-2zCOfjFboLPW9qjqvjA56J/pagina.html
Mons. Wei e’ originario della diocesi di Baoding, roccaforte della chiesa “clandestina” ed era uno dei quattro vescovi che Benedetto XVI aveva invitato al Sinodo sull’Eucarestia (gli altri tre erano riconosciuti sia dal governo sia dalla Santa Sede, ma nessuno di loro andò). Da notare che uno dei sette vescovi appena legittimati e’ della stessa provincia, mons Yue Fusheng di Harbin.
Monica Romano
Rispetto e stimo la signora Monica, il suo impegno, che è encomiabile.
Tuttavia, sul fronte della conoscenza profonda, culturale idiomatica di questo popolo enigmatico, cosa sappiamo? Per quanto da millenni sulla scena della storia mondiale, a tutt’oggi, resta una grande incognita. Sul versante degli orientamenti politici interni e religiosi, idem, per le logiche di mercato -seppur con grandi successi sul piano economico- e sugli orientamenti interni/ internazionali: tutto da decifrare.
Ripercorrere i momenti di sviluppo della religione cattolica in Cina, a fronte di un’organizzazione sociale, patriarcale,familiare, culturale, sedimentata in quattromila anni di storia, e tanto lo fu allora, con i gesuiti, quanto lo è oggi ,per quanto cambiati i dinamismi, ovviamente, giocoforza è il Potere politico/religioso, innervato di confucianesimo impone, a tutt’oggi, la propria egemonia. E’ sempre la Politica, su basi meritocratiche con tanto di reclutamento dalle università di membri pilotati, robotizzati, abilitati ad assurgere a ruoli di Potere, ad animare lo scenario. Allora , io, che sono ignorante in materia. domando alla nostra Monica: questo trattato della Santa Sede non lascia presagire un fallimento? Non solo per mancanza di presupposti in ordine alla fede in Cristo e alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana per ragioni legate a certe tradizioni ataviche impossibile da baipassare, vuoi -anche- per la totale divergenza su posizioni quali la pena di morte, ad esempio, come diceva Leonardo, in aperto contrasto con le ultime decisioni di papa Francesco? Quanta influenza ha in Cina il Potere politico che fin dai primi missionari gesuiti, ha sempre esercitato un controllo totale su ogni cittadino. Per altro, in Cina, non è contemplata la metafisica. i Cinesi non si pongono domande di senso su cosa sia «questo o quello», si domandano, semmai, come potersi industriare per realizzare «questo o quello». Comunque, per tornare in tema: a suffragare quanto fin qui ipotizzato, la stessa Associazione patriottica, il Consiglio dei vescovi cinesi, si son già attivati postando un comunicato in cui si afferma che essi aderiranno sempre ai principi di “indipendenza”, “sinicizzazione” e sottomissione alla leadership del Partito comunista cinese.