“Caro Nicola, ti chiamo al presente perché per me sei vivo. Hai amato questa via Urbana forse più di te stesso, hai collaborato sempre con tanto entusiasmo per farla conoscere sempre di più. Ci sei riuscito eccome. Ti sei dato da fare per la processione di San Giuseppe. Volevi comperare la stoffa celeste per i veli delle donne che partecipavano alla processione… per le luci della via ecc.ecc. Ti ricordiamo sempre. Per noi sei vivo. Sei presente, presente, presente per sempre. Una abitante di via Urbana”: è uno dei messaggi appesi dagli abitanti della via alla porta della bottega di Nicola di cui al post precedente. Nei commenti ne riporto altri che ho fotografato e trascritto. Nicola lo capisci nella coralità del rione.
Caro Nicola ti chiamo al presente
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Sguardo vigile. Ci hai salutato per 22 anni con il tuo sorriso sempre allegro e solo di recente un po’ triste, dall’uscio della tua bottega storica. Hai accompagnato con il tuo sguardo vigile i nostri figli nelle loro prime uscite da bambini alla scoperta del rione. Ci mancherai. Che San Giuseppe ti accolga e ti accompagni in questo ultimo viaggio. A. e C.
Nicola è andato al mare. “Io vado d’accordo con tutti”, è ciò che ripetevi negli anni. I nostri giorni saranno orfani del tuo saluto, una e più volte al giorno. Non solo il falegname, ma quasi un presidio, il tuo, di questa nostra via Urbana: convivialità, rapporti sereni, processione da piccolo paese nel cuore della capitale, sessioni di canto alla sera, e non per turisti. Solo il puro piacere del canto insieme. E c’è la sensazione triste che con te se ne vada anche un modo di essere di questa strada. Che a noi piaceva tanto. E di cui ringraziamo, di tutto cuore.
“Dov’è Nicola?” – “E’ andato al mare” e ha lasciato come sempre le sue sedie, il suo salottino, lì, davanti al negozio, per scambiare due parole, magari un bicchiere, magari una partita a carte. Giulia, George e Milo
Salottino sgangherato. Caro Nicola, te ne sei andato in silenzio (troppo) senza creare problemi a nessuno perché tu i problemi cercavi di risolverli a tutti. Ciao Nicola, senza di te, del tuo salottino sgangherato ma accogliente, delle tue serate con canti a squarciagola, questa via non sarà più la stessa, in senso assoluto, senza di te, così genuino e buono, ci sentiamo tutti orfani e meno sicuri. Sei stato l’ultimo baluardo di questa Roma che sta sparendo. Noi speriamo che almeno il tuo spirito continui ad aleggiare qui sopra e ci tenga una mano sulla testa per aiutarci e farci essere più BUONI, sì BUONI, anche se questo aggettivo sembra ormai divenuto desueto ma è quello che meglio ti ha rappresentato. Luigi e Emanuela
Grazie Nicò
Grazie pe le rifilate
la piallate
le dritte e le cazzate
Pe le prese
i sergenti
i rifilatore e le tavolette e la scala
Grazie per i sacchi di avanzi sgravati
Grazie per il vociare
Il baccagliare
Il vino il salame
La musica ed i compari
Grazie per l’invidia a vedette sulla seggiola
e pe le cose che n’hai fatte capì
grazie pe l’occhiolino a labbra arricciate
e pe l’ “Edoà nun ce pensà”
Grazie pe una Roma che non esiste più
Pe una via che non esiste più
Perché mamma e papà stavano più tranquilli
A sapé che ce guardavi tu
Grazie per il pieno
Il pieno il pieno il pieno
Lasci un vuoto che non se po’ colmà
Ti vogliamo bene
I tuoi dirimpettai
OT ma non tanto, perché è sempre sulle note dell’Amarcord.
Oggi è Sant’Antonio, e le mie suore di clausura mi hanno invitato alla Messa Vetus Ordo con la benedizione dei gigli. Sono molti anni ormai che non entro più da loro per insegnare latino, e sentendole cantare “Si quaeris miracula” ho rivissuto gli anni in cui, entrando nella grande cucina del monastero che fungeva da aula, le sentivo cantare in mio onore quest’inno a Sant’Antonio. Era bello, però.
Antonella, tanti auguri di buon Onomastico.
Le suore, morte alla vita del mondo, vivono come in un’altra dimensione. Nessuno le vede più, nessuno conosce più i loro nomi. Qualcosa di molto simile alla vita che trascorre oltre la morte.
Grazie, Fabrizio. Sinceramente tengo più all’onomastico che al compleanno.
Che strana coincidenza… conosco benissimo via Urbana, una delle poche via di Roma che per varie ragioni ho avuto modo di frequentare.
Tanti ricordi mi vengono alla mente… 🙂
Un caro saluto a Nicola – che, ne sono certo, starà ora felicemente banchettando insieme agli Angeli del Paradiso – ed anche un sincero augurio di buon onomastico (e che onomastico !) all’amica Antonella.
Vorrei anche proporre al “pianerottolo” il ricordo del grande cantante Demetrio Stratos, che ci lasciò proprio il 13 giugno di 36 anni fa (forse è per questo che da stamane continuo a canticchiare “Pugni chiusi” ………).
Buon sabato a tutti.
Roberto 55
Non hai più speranze, Roberto? 🙂
“Viene l’alba
e un raggio di sole
disegna il tuo viso per me
mani giunte
tu sei qui con me
e abbraccio la vita
con te”.
Ciao, Nico !
Roberto 55
Ma grande!
Ciao!
Auguri di cuore ad Antonella per il suo onomastico.
Sant’Antonio da Padova ci aiuti a mettere ordine nelle nostre vite e a seguire la volontà del Signore sempre.
Auguri Antonella e buona festa di sant’Antonio a tutti!
Grazie a tutti!
Auguri Antonella..auguri di cuore…è un nome che mi sta molto a cuore perché mi ricorda una cara amica d’infanzia, morta a quarant’anni a seguito di un brutto male al seno. Non era sposata, Antonella, e non aveva figli, almeno non ha lasciato orfani disperati e questo rese quella scomparsa se non più giusta, almeno più sopportabile.
Fa male quando gli amici se ne vanno, capisco lo smarrimento di Luigi perché sono pezzi di storia, della nostra storia che all’improvviso scompare, se ne va, lasciando un vuoto che interroga. Ci si pongono domande di senso alle quali non sappiamo rispondere. Restiamo attoniti… se ne vanno dalla terra dei viventi per non tornare mai più.
Parlare della morte è difficile come parlare della vita e di Dio.
Dice il libro del Detueronomio : “Sono Io che da la morte e faccio vivere ,che risuscito ferisco e risano e non c’é chi possa liberare dal Mio potere (Dt 32,39.
Non siamo noi a possedere la vita, ma è lei, la vita , che possiede noi, è un tempo unico e prezioso che Dio ci concede come un dono, da assopare giorno dopo giorno..
Coraggio Luigi, coraggio…
Chiedo venia :” ..se non meno ingiusta (o altrettanto ingiusta, come ogni altra giovane vita spezzata) ma almeno più sopportabile”…
Spiletti leggo ora che hai scritto questo:
“(lo stesso varrebbe per picchio che banalizzava il matrimonio canonico e sosteneva che alcuni sacerdoti/monsignori le avessero consigliato il matrimonio civile e poi, molto dopo, ci fa sapere che sposata con un musulmano).”
Quello che tu scrivi non è corretto perchè:
1) con il mio mio marito mussulmano ho contratto un regolare matrimonio religioso cattolico dopo aver ricevuto il nulla osta per disparità di culto dal mio vescovo, che aveva personalmente conosciuto l’allora ancora mio fidanzato
2) con il mio marito mussulmano avrei potuto grazie al nulla osta del vescovo celebrare un unico matrimonio concordatario ( il matrimonio religioso che ha anche valore civile) Ne avevamo piena facoltà.
3) abbiamo scelto, perchè io preferivo così, di celebrare prima un matrimonio civile e poi, dopo un mese un matrimonio religioso.
4) Avrei fatto lo stesso se mio marito era cattolico. Avrei celebrato due matrimoni.Questo perchè da sempre ritengo che Stato e Chiesa dovrebbero essere separati
5) i monsignori non mi hanno consigliato di fare così, perchè, detto da te, mio marito è mussulmano, come ti ho detto potevamo celebrare come tutti un unico matrimonio concordatario, ma hanno, dopo averlo saputo da me, accettato la mia scelta di celebrare due matrimoni e le mie motivazioni : separare Chiesa e Stato.
Come vedi hai completamente travisato l’accaduto.
Grazie Clo degli auguri.
: )
un bacio…amica mia..
per sorridere un po’: il trailer del film “pope francis the encyclical”
https://www.youtube.com/watch?v=76BtP1GInlc
picchio,
ho travisato perché non eri stata chiara, omettendo un particolare comunque piuttosto importante.
Quando si sostengono certe idee omettendo dettagli significativi si distorce la discussione e ciò può indurre a travisamenti.
Lo stesso a mio parere valeva per Nicoletta.
Liberi tutti di pensarla diversamente.
Quanto al resto, avevamo capito benissimo che tra te e tuo marito la più anticlericale fossi tu. Con certe zucche, non c’è battesimo o altro sacramento che possa servire…
E ti ritrovo qui, Spiletti. A volte rispondi, dunque. Pazziando, magari: ma rispondi. Che bello.
Io non ho falsato, non ho distorto e non ho indotto a travisamenti. A te fa piacere pensarlo (?). E a me piace che tu tragga piacere. Nemmeno mi offendo.
Nicoletta,
la mia è solo un’opinione, che oltretutto non mi produce nessun piacere particolare. Tu ne hai una diversa e va bene così.
Amici come prima.
spiletti
che mio marito è musulmano l’ho scritto, quando era pertinente, sin da quando sono su questo blog, quindi da ben prima del commento sul matrimonio, e anche là, dopo aver raccontato della mia scelta di celebrare due matrimoni, avevo scritto del nulla osta del vescovo per disparità di culto.
Arrivare a dire come fai tu che mi era stato consigliato di celebrare un matrimonio civile è più di un travisamento è un’invenzione.
Pensa te che con mio marito abbiamo partecipato, portando la nostra testimonianza di coppia mista, a vari corsi diocesani prematrimoniali.
Bene, sicuramente è stata una buona esperienza per voi e una testimonianza significativa per chi vi ha ascoltato.
“Con certe zucche, non c’è battesimo o altro sacramento che possa servire…
se fossi Spiletti a questo punto dovrei cominciare a fare la vittima: ” tu sai solo offendere, denigrare in vario modo chi non la pensa come te ..” e avanti per un bel po’ continuando a piagnucolare…..
E pensare che ero convinto di averti fatto un complimento che avresti apprezzato…
come quando mi hai dato della puttana ?
Per caso stai facendo la vittima e piagnucolando?
A me pare che una persona evidentemente laicista dovrebbe prendere come complimento il fatto che la semplice amministrazione dei sacramenti non le ha fatto cambiare posizione e idee nei confronti della Chiesa Cattolica, della sua organizzazione clericale e da quei numerosi insegnamenti dai quali dissente apertamente e laicamente.
In caso contrario, naturalmente mi scuso.
Spiletti non piagnucolo mai. Detto come sopra è perfettamente accettabile, è il dare della zucca che invece diventa un insulto.
Cara picchio, sbagli.
Non è il tuo caso, ma quando ci vuole, ci vuole per certe persone che davvero ce l’ hanno la zucca vuota.
Capisci quel che voglio dire?
Quando qualcuno batte e ribatte a testa bassa auto- convincendosi di aver ragione contro l’evidenza che più grande non potrebbe essere, allora si è proprio di fronte ad una zucca vuota.
Ogni riferimento è casuale.
Marilisa senza accorgersene sta parlando di se stessa.
Picchio,
dalle mie parti le zucche sono apprezzatissime e si usano per le pietanze dei giorni di festa. Dalle province limitrofe ci chiamano “magnazuca”.
In questo caso “zucca” è solo sinonimo di testa, di capoccia, di crapa.
Se leggi Guareschi, Bacchelli o qualunque altro autore delle mie parti troverai un sacco di riscontri. Non vale la pena prendersela per queste cose.
Ad ogni modo, mi sono già scusato.
Vuoi anche mezzo litro di sangue?