«Ogni volta che vado a Bologna, mi fermo per una preghiera davanti alla lapide con i nomi dei caduti e penso che ci sarebbe potuto essere il mio. Perché gli altri sono stati presi e io lasciato? Me lo sono chiesto a lungo. Quel che è certo, è che Dio non spara nel mucchio come fanno i terroristi: c’è una logica che Lui solo conosce. Quando capisci che la vita ti è donata, non puoi che iniziare a prenderla sul serio e donarla a tua volta»: parole di Carlo Dionedi ad Avvenire del 31 luglio a p. 13: “Tra quelle macerie ho ritrovato la fede”. Al tempo della bomba Carlo, piacentino, aveva 21 anni. Nel 1988 ha sposato Lorena e oggi è papà di otto figli naturali e di uno in affido. La sua storia è adatta a questo giorno.
Carlo che era a tre metri dalla bomba di Bologna
7 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Quando parlo con qualche sopravvissuto della Shoah che si pone la stessa domanda circa il proprio destino, rispondo sempre che, forse, è proprio la testimonianza che essi recano agli altri lo scopo della loro sopravvivenza.
Credo che anche le parole e la vita di Carlo Dionedi confermino questo mio pensiero.
Solo un affaccio veloce per salutarvi tutti con affetto.Buona estate!
Viva la Principessa!
Grazie Luigi, bentrovato! un abbraccio e l’augurio di serene vacanze.
A proposito di bombe, solo una segnalazione.
Soldato britannico salvato dal Rosario, così come già accaduto al suo bisnonno nella Seconda Guerra Mondiale:
http://www.foxnews.com/world/2010/08/02/british-soldier-claims-rosary-saved-life-711554970/
Scusate l’O.T.
Saluti
Un saluto grandissimio alla mia amica Principessa, che abbraccio forte.
Ho visto un reportage sulla strage di Bologna, ed ho rivissuto l’orrore e l’angoscia di quell’evento che seguimmo con raccapriccio, e ancora ho pianto. Era il 1980, quando successe era mattina, due anni prima c’era stato l’assassinio di Moro e da qualche mese l’attentato e la morte del professor Bachelet . Ricordo che all’ora di pranzo quando ci ritrovammo tutte in famiglia, mio padre, antifascista combattente di quelli che lottarono per un’ideale di democrazia e libertà ci disse :” l’italia sta entrando in un tunnel dal quale difficilmente uscirà. E’ l’inizio della fine”. E aveva ragione: di li a poco la strage di Ustica…e poi… il giudice Dalla Chiesa e la sua scorta e quella di Falcone e Borsellino. Un bagno di sangue. Oggi assistiamo al teatrino di una politica corrotta e decadente, incapace di risplvere i problemi impellenti.
Credo abbia ragione Massimo Cacciari quando dice che l’Italia non è mai uscita dalla prima repubblica, ovvero…non c’è ne’mai stata una seconda!
Venia,
errore da far accappona la pelle … Ma è stato di distrazione, giuro-
“”NON CE N’ E’ MAI STATA UNA SECONDA””” ….di repubblica…e questo lo credo davvero!
Sono nato 4 giorni dopo Bologna e 40 dopo Ustica. Ogniqualvolta col treno passo davanti a quello squarcio e guardo quel buco per terra penso sempre e comunque che quello mi appartiene. Non lo so perché, ma so che è mio. E’ anche mio e di tutti quelli che non vogliono il memoricidio continuo di questa nazione.
I morti di Bologna, come i morti di Ustica e delle stragi degli anni di piombo sono parenti di tutti gli italiani. Ci appartengono e abbiamo il dovere di volergli bene pur senza conoscerli. Potevamo esserci noi al posto loro.
Giustizia per questi morti. Se non ce la possono dare i tribunali, ce la dia almeno la storia. Non servirà a portare pace, ma non si può morire senza un perché. Giustizia della storia, giustizia di Dio. Purché attenui un poco il dolore di chi aspetta un volo Itavia o un parente a Bologna da trent’anni e ancora oggi continua a chiedersi, con noi: perché?
Bentornata, Principessa !
Ancora buona notte a tutti !
Roberto 55