L’omelia di stamane, il saluto al passaggio della Croce dei giovani dai panamensi ai portoghesi, l’angelus meritano d’essere interpretati come viva risposta del Papa alle critiche che vengono rivolte alla sua predicazione. Non dico che Francesco mirasse a questo con le sue parole, dico che così possono essere lette e così le leggo nei commenti, a partire dall’appello rivolto ai giovani perchè gridino al mondo il loro inno a Cristo che è vivo e che regna: oggi è la festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo.
“Cari giovani, gridate con la vostra vita che Cristo vive”
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Inno a Cristo Signore. Saluto ai giovani. Cari giovani, gridate con la vostra vita che Cristo vive, che Cristo regna, che Cristo è il Signore! Se voi tacerete, vi assicuro che grideranno le pietre: queste parole Francesco le ha pronunciate nell’abside della Basilica Vaticana salutando i giovani panamensi e portoghesi, venuti per il “gesto del passaggio della Croce e dell’icona di Maria Salus Populi Romani, simboli delle Giornate Mondiali della Gioventù: è un passaggio importante nel pellegrinaggio che ci condurrà a Lisbona nel 2023”. Il Papa ha annunciato di aver “deciso di trasferire, a partire dal prossimo anno, la celebrazione diocesana della GMG dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Cristo Re”.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/11/22/0603/01410.html
Questo inno cristologico risponde all’obiezione che Francesco predichi un Gesù socialista e non il “Cristo Signore”. Ovviamente sempre l’ha fatto, ma sempre riceveva quel rimprovero.
Per le nozze eterne in cielo. Omelia 1. Quella che abbiamo appena ascoltato è l’ultima pagina del Vangelo di Matteo prima della Passione: prima di donarci il suo amore sulla croce, Gesù ci dà le sue ultime volontà. Ci dice che il bene che faremo a uno dei suoi fratelli più piccoli – affamati, assetati, stranieri, bisognosi, malati, carcerati – sarà fatto a Lui (Matteo 25,37-40). Il Signore ci consegna così la lista dei doni che desidera per le nozze eterne con noi in Cielo. Sono le opere di misericordia, che rendono eterna la nostra vita.
Qui risponde all’accusa che le opere di misericordia che viene proponendo sono le stesse dei filantropi e non mirano alla vita futura.
Per dare gloria a Dio. Omelia 2. Le opere di misericordia sono le opere più belle della vita. Le opere di misericordia vanno proprio al centro dei nostri sogni grandi. Se hai sogni di vera gloria, non della gloria del mondo che viene e va, ma della gloria di Dio, questa è la strada. Leggi il brano del Vangelo di oggi, riflettici su. Perché le opere di misericordia danno gloria a Dio più di ogni altra cosa. Ascoltate bene questo: le opere di misericordia danno gloria a Dio più di ogni altra cosa.
Risponde a chi gli rimprovera di non invitare mai a dare gloria a Dio ma solo ad allinearsi ai poteri mondani. Si allineerebbe ai poteri difendendo il diritto a emigrare, rilanciando l’obiettivo del disarmo nucleare, la questione della fame, dei minori schiavizzati, della tratta sessuale, del commercio delle armi: una lettura distorta, praticata da chi non ha interesse alla sua predicazione ma solo ad accusarlo.
Saremo giudicati sulle nostre scelte. Omelia 3. Nel momento del giudizio finale il Signore si basa sulle nostre scelte. Sembra quasi non giudicare: separa le pecore dalle capre, ma essere buoni o cattivi dipende da noi. Egli trae solo le conseguenze delle nostre scelte, le porta alla luce e le rispetta. La vita, allora, è il tempo delle scelte forti, decisive, eterne.
Qui risponde all’accusa di non invitare i giovani alla conversione proponendo loro una misericordia a costo zero.
Verso il traguardo del Cielo. Omelia 4. Non ci sono solo i dubbi e i perché a insidiare le grandi scelte generose, ci sono tanti altri ostacoli, tutti i giorni. C’è la febbre dei consumi […]. C’è l’ossessione del divertimento […]. E poi c’è la grande illusione sull’amore, che sembra qualcosa da vivere a colpi di emozioni, mentre amare è soprattutto dono, scelta e sacrificio. Scegliere, soprattutto oggi, è non farsi addomesticare dall’omologazione […] per pilotare l’esistenza verso il traguardo del Cielo.
E’ la riposta a chi gli rinfaccia di non indicare mai la via del sacrificio in vista del traguardo del Cielo.
Sarà giudice di tutti. All’Angelus. Nel Vangelo di questa domenica leggiamo il discorso di Gesù sul giudizio universale all’epilogo della sua vita terrena: Lui, che gli uomini stanno per condannare, è in realtà il supremo giudice. Nella sua morte e risurrezione, Gesù si mostrerà il Signore della storia, il Re dell’universo, il Giudice di tutti. Ma il paradosso cristiano è che il Giudice non riveste una regalità temibile, ma è un pastore pieno di mitezza e di misericordia […]. Alla fine del mondo, passerà in rassegna il suo gregge, e lo farà non solo dalla parte del pastore, ma anche dalla parte delle pecore, con le quali Lui si è identificato. E ci chiederà: “Sei stato un po’ pastore come me?”. “Sei stato pastore di me che ero presente in questa gente che era nel bisogno, o sei stato indifferente?” […]. E torniamo a casa soltanto con questa frase: “Io ero presente lì. Grazie!” oppure: “Ti sei scordato di me”.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/11/22/0604/01414.html
Qui Francesco risponde a chi conclude – senza fondamento – che egli abbia eliminato il Giudizio finale dalla sua predicazione ordinaria.