“La Chiesa è donna” è un’affermazione ricorrente nella predicazione di Papa Francesco, spesso criticata sia da ambienti femministi sia da quelli tradizionalisti. Trovo utile a intenderla la lectio magistralis con lo stesso titolo tenuta ieri dal cardinale Marc Ouellet, prefetto delle Congregazione per i Vescovi, all’Istituto di Studi superiori della donna (Issd), presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Riporto nei commenti due passaggi dell’intervista che il cardinale ha dato dopo la lectio a Roberta Gisotti per Vatican News.
Cardinale Ouellet: la Chiesa è donna ma è difficile capirlo
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Pregiudizi teologici. “La Chiesa è donna” è ancora oggi un’affermazione difficile da capire, perché vi sono dei pregiudizi da superare, sia storici sia teologici. Se vogliamo migliorare la società, dobbiamo mettere a frutto le qualità della donna che hanno anche questo fondamento divino e di grazia, in un modo più concreto. Questo, Papa Francesco l’ha sottolineato, come già aveva fatto molto Giovanni Paolo II: hanno cercato personalmente di fare una riflessione teologica che mostri il fondamento della dignità della donna, anche per superare i pregiudizi teologici che esistono, di cui non siamo consapevoli, e per questo bisogna fare una riflessione profonda che libera gli spiriti, la volontà di agire e di arrivare a decisioni più concrete, ma a partire da una visione rinnovata, non solo per la pressione culturale. C’è infatti un sentimento molto diffuso secondo cui la donna deve ancora essere ‘scoperta’, per così dire, nei suoi valori per poter essere integrata. Quindi, la ricerca è in corso e io sono molto contento di vedere che a livello universitario si sta facendo un lavoro interdisciplinare. Ovviamente, il tema è la donna perché la Chiesa è donna.
La donna per la donna. Bisogna promuovere la donna per la donna, e non farne un uomo: questa è una strada sbagliata. Bisogna invece veramente integrarla meglio anche nelle situazioni decisionali, in virtù dei suoi carismi. Ci sono donne che hanno capacità di formazione, di organizzazione, di decisione e discernimento straordinarie! Io penso alla formazione sacerdotale, per esempio, dove abbiamo bisogno – nelle équipe di formatori – della presenza di donne che aiutino a fare i discernimenti. Ho elencato i campi nei quali le donne eccellono, anche nella teologia, nella filosofia, nell’arte, nel servizio, sociale di cui abbiamo tanti esempi in particolare attraverso la testimonianza delle religiose.
Bergolius dixit. L’ultimo riferimento di Papa Francesco al motto “la Chiesa è donna” è del primo giorno di quest’anno, contenuto nell’omelia della celebrazione per la festa di Maria Santissima Madre di Dio, in un paragrafo intitolato “Nato da donna”: Gesù, appena nato, si è specchiato negli occhi di una donna, nel volto di sua madre. Da lei ha ricevuto le prime carezze, con lei ha scambiato i primi sorrisi. Con lei ha inaugurato la rivoluzione della tenerezza. La Chiesa, guardando Gesù bambino, è chiamata a continuarla. Anch’ella, infatti, come Maria, è donna e madre, la Chiesa è donna e madre, e nella Madonna ritrova i suoi tratti distintivi. Vede lei, immacolata, e si sente chiamata a dire “no” al peccato e alla mondanità. Vede lei, feconda, e si sente chiamata ad annunciare il Signore, a generarlo nelle vite. Vede lei, madre, e si sente chiamata ad accogliere ogni uomo come un figlio.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/01/01/0001/00001.html
Vangelo del 12 febbraio 2020
Mc 7, 14-23
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Qui si parla di un dono fondamentale per la vita: la sincerità del cuore. A poco possono rischiare talora di servire altre virtù fuori di ciò. Come ogni grazia si tratta di un abisso di profondità nel quale veniamo gradualmente condotti. Solo lo Spirito ci rivela le motivazioni più intime del nostro agire. E la grazia tendenzialmente apre sempre più il cuore verso Dio e verso i fratelli, in un cammino personalissimo. Per cui, almeno nei modi e nei tempi validi, una vera democrazia dovrebbe permettere ad ogni giovane di scegliere la formazione anche scolastica nell’identità liberamente scelta e nello scambio con quelli, insegnanti e studenti, che optano per altre. Cosa pensare di ambienti nei quali molti parlano come di cosa ovvia solo di identità o solo di incontro? Estremi che si toccano, di fatto a vantaggio di pochi ricchi perché su queste scie la gente viene svuotata, manipolata e oppressa: isolati consumatori persi nella massa. Non possiamo giudicare le intenzioni profonde di nessuno. Possiamo però rilevare che molti cuori aperti alla grazia non avranno difficoltà a riconoscere positivo un percorso verso l’attenzione ad entrambi gli aspetti citati. Su cosa si incontra chi non viene aiutato a crescere in ciò in cui crede? Come matura nella propria fede, filosofia, chi almeno gradualmente non si apre anche a condividere, a crescere, come detto con i propri correligionari ma in altri momenti con ogni uomo, dando e ricevendo da ciascuno? La maturazione autentica apre all’adeguata partecipazione di tutti. Andando oltre le cooptazioni di oligarchie avulse da questo autentico percorso. Sistemi che talora cuciono toppe nuove su vestiti vecchi.