Buon Natale, miei bloggers! Ieri alla messa in parrocchia c’era un barbone ridente che quando passavano i chierichetti per la raccolta delle offerte faceva anche lui il giro tendendo la mano. L’abbiamo poi rivisto percorrere le navate allo scambio della pace, dando a tutti la sua mano nerastra. Nessuno la rifiutava. Mi è parso un buon segno e con esso dico buon Natale ai naviganti, buon Natale a tutti quanti! Luigi
Buon Natale ai naviganti
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Buon Natale!!!
Il Bambin Gesù ci illumini e ci riscaldi con il Suo Amore!
F.
Buon natale nello stupore. Secondo me lo stupore è tra i più bei sentimenti dell’animo umano. Siamo ancora in grado di stupirci?
Un saluto a tutti i frequentatori di questo blog, oltre che a Luigi e a tutti i cercatori di Dio!
Andrea
?.…………………………………………………… A ……………………………………?
………………………………………?.………… . chi …………………?
…………………?.……………………… …………ama
dormire …………?
…………?……………………………………… ma si sveglia ………………………………? ?…………. sempre di buon …………?
………?…………………………………… umore ? a chi saluta ………………………………? ……… ancora con un bacio ? a ……………?
…? ……………………………… chi lavora molto e si diverte di ……………………? … più ? a chi va in fretta in auto ma ……?
…………… ……?………. non suona ai semafori ? a chi arriva …………………? ………… in ritardo ma non cerca scuse ? a chi spegne ……?
…………………… …. la televisione per fare due chiacchiere ? a chi è ………?………… felice il doppio quando fa metà ? a chi si alza presto ………? per aiutare un amico ? a chi ha l’entusiasmo di un bambino ……? e pensieri da uomo ? a chi vede nero solo quando è buio ?
……………………?………………… A chi non aspetta Natale ……………………?
……………………………………?…………. per essere ……………………………?………………………?………………………. Migliore ……………………?
… BUON NATALE Leo e famiglia
Il Verbo fatto carne… un Dio che impara ad amare l’uomo immergendosi nella nostra storia… se non fossi cristiano direi che tutto questo è semplicemente assurdo!
Sereno e Santo Natale a L. Accattoli e agli amici del Blog.
Michelangelo
… abbiamo da poco finito la “presentazione” del Natale per i bambini (mia moglie è catechista del Buon Pastore…). Poi un po’ di pasta al pesto. Ora i bambini sono a ninna. Incartiamo i due regali per loro e domattina li troveranno tra l’albero e il presepe. Poi a pranzo dai nonni.
Buon Natale a tutti.
(il nostro sarà un Natale un po’ più lungo… a fine gennaio aspettiamo l’arrivo di Miriam).
Anch’io auguro a tutti un sereno Natale nella pace di Cristo.
Auguri a tutti!
(Leone, ti sei ispirato alle poesie di Dylan Thomas?)
Un abbraccio al Moralista nel nome di Miriam! Lodo la scelta del nome: la mia figlia più giovane si chiama Miriam. Quando arrivava un figlio io lo chiamavo “Gesù bambino” e se era una bambina dicevo: “Quest’anno Gesù è nato femmina”. Dedico queste parole alla mamma in attesa.
Buon Natale del Signore!
Natale,
un bimbo che nasce nella fragilità,
un bimbo che nasce ai margini dell’impero, ai margini della città santa,
un bimbo
in con una madre e un uomo che li accompagna,
il resto del mondo,
in shgopping per qualcuno che ricorda santa claus,
che cerca come mettere insieme una festa di povertà,
come scappare da un fucile che sta prendendo la mira,
in un agolo qualsiasi di questo pianeta,
un bimbo che nasce nella fragilità, nella marginalità…..
Buon Natale a tutti! Durante il pranzo di oggi, al ritorno dalla messa, la figlia più grande Marta (nomen omen) si stupiva della dimensioni del bambinello visto nella nostra parrocchia, mia moglie ed io le abbiamo speigato che il presepe ci ricorda la nascita di Gesù avvenuta tanto tempo fa. Allora la bimba ha chiesto dove sia Gesù adesso. Abbiamo risposto che sta in cielo col Padre e con lo Spirito Santo. E lei ha replicato: quelli del quadro ? riferendosi all’icona della Trinità di Rublev, che abbiamo in camera da letto. Che cosa fanno, ha continuato? Abbiamo cercato con parole semplici di spiegare la Trinità (economica ed immanente, direbbe Ladaria), mentre lei rideva soltanto a sentir parlare di Spirito Santo. Poi è tornata a mangiare e a questionare con la sorella mezzama sul possesso del castello delle bambole. Forse il senso di tutto ciò è se nopn diventeremo come bambini non entreremo nel regno dei cieli. Ancora Buon Natale a tutti
Vorrei dire qualcosa di cattivo, per riequilibrare la miscela della conversazione, che piega un po’ troppo verso il dolce … ma è Natale e dovrei sforzarmi … quindi fate conto che l’abbia detto, e auguri.
Buon Natale a tutti.
Un caro saluto e un augurio speciale a lei e famiglia per questo Santo Natale e per il nuovo anno che arriva e che le auguro sia ricolmo di gioia, serenità e fiducia. Grazie ancora per la sua disponibilità nei nostri confronti, la ricordiamo sempre con affetto. A presto. Silvia Sanchini (Presidente FUCI)
Il mio benvenuto nel blog a Silvia presidente della FUCI conosciuta a Camaldoli l’agosto scorso. Isa ti saluta e insieme ti chiediamo di ricordarci a tutti gli amici della presidenza.
A Leonardo dirò che capisco il suo sforzo per trattenersi. Gli dedico – per compenso – una versione cattiva della parabola narrata nel post precedente a questo.
Parabola del prete nel bordello. Un prete suona a una porta ed entra inaspettatamente in un bordello, durante il giro per le benedizioni degli appartamenti. – Vattene, gli dice la maitresse attorniata da un gruppo di ragazze e clienti, non vogliamo la tua benedizione. – Preferite una maledizione? Fa il prete alzando l’aspersorio. – Non ti azzardare, gli grida contro la donna facendo le corna con ambedue le mani. Eccoti un buono per una prestazione gratis se vuoi tornare qui come cliente, ma ora vattene senza dire neanche una parola e senza muovere quel coso. Qui siamo allergiche all’acqua santa. – Grazie, fa il prete intascando il buono e rimettendo l’aspersorio nell’astuccio.
L’HO TROVATA SU INTERNET E MI è PIACIUTA MOLTO.
ne aggiun go un’altra:
Tu
che
ne dici
SIGNORE se
in questo Natale
faccio un bell’albero
dentro il mio cuore, e ci
attacco, invece dei regali,
i nomi di tutti i miei amici: gli
amici lontani e gli amici vicini, quelli
vecchi e i nuovi, quelli che vedo ogni giorno
e quelli che vedo di rado, quelli che ricordo
sempre e quelli a volte dimenticati, quelli costanti
e quelli alterni, quelli che, senza volerlo, ho fatto soffrire
e quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire, quelli che
conosco profondamente e quelli che conosco appena, quelli che mi
devono poco e quelli ai quali devo molto, i miei amici semplici ed i miei
amici importanti, i nomi di tutti quanti sono passati nella mia vita.
Un albero con radici
molto profonde, perché
i loro nomi non escano
mai dal mio cuore; un
albero dai rami molto
grandi, perché i nuovi
nomi venuti da tutto il
mondo si uniscano ai già
esistenti, un albero con
un’ombra molto gradevole
affinché la nostra amicizia,
sia un momento di riposo
durante le lotte della vita.
Auguri scomodi
tratto dagli scritti di don Tonino Bello
Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.
Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora , miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate. Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie , fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame. I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”,e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.
La foto: don Tonino Bello, ex vescovo di Molfetta
Si fa un gran parlare del bambino Gesù, della pace e concordia, e fratellanza…si fa un gran parlare del Darfur, degli aiuti umanitari e dell’impegno dei potenti sulle situazioni di emergenza in cui versa gran parte dell’umanità.
Ogni Natale le stesse parole, le stesse opere buone fatte nell’immediato, salvo poi dimenticarcene il giorno dopo. Ad ogni Natale il cuore s’intenerisce di fronte al mistero del Dio bambino, dell’Incarnazione, e giù a sciolinare discorsi: un profluvio di parole nelle omelie domenicali. Si fanno gare di solidarietà per gli aiuti umanitari per questa piuttosto che per l’altra intenzione, soldi che vengono gestiti dai ricchi e solo in pochi casi giungono a destinazione. E’ per questo che tante belle parole entrano ed escono alla stessa maniera, non per cattiva intenzione non perché realmente non tocchino il cuore o non ci inteneriscano, anzi, forse è proprio perché toccano troppo e la consapevolezza dell’incapacità di noi, poveri comuni singoli impotenti mortali di fronte alle immense miserie fa si che subito, tutto venga al più presto rimosso: come potri sopravvivere, io, Clodin, di fronte alle tragedie che si consumano nello stesso momento in cui sto scrivendo, cosa posso fare, io, personalmente!? Nulla !
Guardavo un reportage poco fa, sulle bitonville che si snodano per chilometri in prossimità di Nairobi, guardavo col nodo in gola quei poveri corpi frugare nella spazzatura, montagne di spazzatura, quegli adolescenti drogati di colla per non sentire i morsi della fame e i bambini, malati, sheletrici, neri di sporcizia come piccoli cenci succhiare il seno inaridito delle madri, poveri..Dio…vorrei urlare…dolore!!
Finito il reportage ne inizia un altro, San Pietro, l’interno della Basilica, i vescovi in preghiera, avvolti in sontuose vesti, bella gente, bei vestiti ricchi ..oro…splendore ovunque. Il Santo Padre ieratico, maestoso,eleva al cielo il prezioso calice e intona il Kirye, mentre all’esterno è notte..la luna illumina il presepe, immobile, di gesso, il “finto” bambino è lì, come ogni anno, pietrificato nella finta mangiatoia
Buon Natale
@ Clodine.
Il Papa alza il calice di salvezza e invoca il nome del Signore; lo invoca portando con sè tutto il dolore del mondo e tutta la bellezza di cui l’uomo è stato capace per adorare Dio.
Questo è speranza per tutti i poveri della terra.
Il pauperismo non salva, salva la bellezza del Volto del Figlio.
No! non mi convinci lycopodium al ” per Cristo con Cristo in Cristo” deve corrispondere la coerenza, e per quanto sia figlia della Chiesa e opero all’interno di Essa vedo che c’è troppa discrepanza, troppa ricchezza, troppa distanza fra “il dire” e “il fare”.
La Chiesa è corpo mistico di quel Gesù bambino finito in croce, Lui è il capo, e noi le Sue membra…membra che sono diventate troppo, troppo pesanti
“Ringraziate Dio, perché si è rivelato…e non ai sapienti o ai superbi i quali sono indegni di riconoscere un Dio così santo.
Due specie di persone conoscono: quelli che hanno il cuore umiliato e amano il proprio abbassamento, qualunque sia il livello della loro intelligenza, alto o basso; e coloro che hanno abbastanza intelligenza per vedere la verità, per quanta riluttanza possano avere”
Blais Pascal, da “I pensieri” pag 288.
Ai molti buoni cristiani che si scandalizzano, come Clodine, dei calici e dei paramenti dorati domando:
come fate a fregarvene altamente della risposta che Gesù ha dato a Giuda in occasione dell’unzione di Betania (Gv 12,3-8)?
P.S.: se per caso voleste – malauguratamente servendovi delle risorse dell’esegesi storico-critica – che Gesù non avrà mai detto una cosa simile e che quel logion è il prodotto della comunità che in questo modo voleva giustificarsi e bla bla bla, tenete conto che, se è per questo, gran parte degli esegeti considera anche il racconto della nascita di Gesù, e tutti quei particolari commoventi su cui è costruito il bel discorso di mons. Bello, una costruzione posteriore. Molti pensano che l’ambiente di Gesù fosse relativamente benestante.
Correggo: «se per caso voleste sostenere»
Sono sempre perplessa per non dire disturbata da quella forma di pensiero manicheista che divide il mondo in bianco e nero, bene e male, all`interno di San Pietro i ricchi ,la ricchezza, al di fuori la povertà se non la miseria.
Il Papa con i suoi ricchi abiti liturgici e in Africa i bimbi scheletrici che muoiono senza aver più la forza di tirare sul seno della loro madre l`ultima goccia di latte.
Una contrapposizione che se è reale e visibile, è anche generalizzatrice e riduttrice e facente appello al mondo delle emozioni che sovente oscura la riflessione.
Ammetto che sono anch` io sovente disturbata dal protocollo vaticano e dai favori che distribuisce a certi privilegiati. Ma non è per questo che generalizzo, so che i fedeli presenti rappresentano una parte dell`umanità, ricchi e poveri,belli e brutti, benvestiti e “malvestiti”, e già qui sto emettendo un giudizio, la sola cosa sicura è che tutte queste persone hanno desiderato celebrare la notte di Natale con il Santo Padre, in comunione con lui e con tutti i presenti e noi che seguivamo da casa .
Non so chi sono nè quel che hanno fatto prima o faranno dopo, forse la loro tavola si aprirà ai più poveri a Natale, o forse no, forse hanno già ciascuno a modo loro pensato a chi ha meno fortuna. Forse sì o forse no.
Se la vita ha fatto di noi dei privilegiati con un tetto sulla testa e una tavola ben guarnita ,non dobbiamo certo sentirci colpevoli di questo e provare rimorsi di coscienza se festeggiamo il Natale con i nostri cari aprendo o no la tavola ad altri.
L` importante ai miei occhi è di avere coscienza di questa fortuna, di rendere grazia , di essere riconoscente. Perchè dovrei colpevolizzare chi anche con piccoli mezzi desidera festeggiare Natale con un bel banchetto? Non è perchè festeggio che dimentico il resto del mondo, c`è chi lo fa ma non tutti lo fanno.
C`è chi desidera passare Natale in Terra Santa ( è personalmente un mio grande desiderio) , chi in famiglia,i più, chi aiutando i più poveri,c`è posto per tutti.
E coloro che festeggiano attorno ad un buon panettone, non sono tutti degli incoscienti senza cuore. Sì decisamente questa divisione del mondo in due mi disturba.
La Terra è martoriata, tante sono le piaghe sulla sua superficie, tante le ferite che sanguinano, tante le lacrime.
La Terra ha bisogno di luoghi dai quali salga un canto di gioia, di lode, di riconoscenza.
Nella gioia e la riconoscenza, nel mio piccolo posso cercare di aiutare ,distribuire condividere, è tutto quel che posso fare e lo faccio.
Nel mio presepe c`era un “finto” Gesù posto con amore e gioia, simbolo vivente della nostra dignità di figli di Dio e della nostra responsabilità .
sono toccato,
che qualcuno riesca a vedere le enormi contraddizioni,
che portiamo tra noi cristiani,
ci commoviamo davanti al presepe,
pensiamo la nascita del bimbo Gesù,
ma poi
tutta la vita
dice altro…..
mi complimento con chi lo comprende senza nascondersi
dietro canoni più o meno liturgici,
più o meno vecchi,
più o meno antichi,
dietro vesti sfolgoranti di magnificenza simbolicamente spirituale……
Sapevo che avrei scatenato una certa “indignazione”. E’ stata una provocazione la mia, e sono felice per averla fatta vuol dire che, forse, ho messo il dito nella piaga.
Qui non si tratta di scandalizzarsi per il calice o le ricche suppellettili o il lusso che circonda la chiesa ( con la c. minuscola, quella con la C maiuscola è altro), ogni religione, ad ogni latitudine, a qualunque culto appartenga da sempre e sempre fin da’ tempi remoti ergerà a Dio costruzioni imperiture e templi abbelliti con quanto di più magnifico e ineffabile, da sempre e per sempre artisti di ogni tempo , pittori e musici eleveranno lode all’Onnipotente. E’ vero, e credo fermamente all’evento di Betania narrato nel Vangelo di Giovanni . Non nego nè mi sottraggo dal dire quanto sia giusto e doveroso esprire a Dio l’amore e tradurlo attraverso espressioni mirabili! Però bisogna guardare in faccia la realtà, e la realtà è una ed una soltanto: Cristo nasce nello sterco, nel fango, i primi adoratori furono dei pastori puzzolenti. Noi Cristiani siamo portatori di un messaggio particolare dal quale non si può prescindere, è inutile, non ci sono scorciatoie.
Lo scollamento tra ciò che si “proclama” e ciò che viene mostrato è abissale. Non so se rendo l’idea: non ci azzecca niente col Cristo dei Vangeli…
Insomma, San Francesco d’Assisi, madra Teresa probabilmente hanno ragionamento allo stesso modo…
Brava Clodine, continua a inquietarci con la C maiuscola e la c minuscola, Betania e Betlemme, Francesco e Teresa. Io mi figuro Gesù carpentiere, relativamente benestante, che ogni anno – fino ai trenta – va a Gerusalemme e come ogni ebreo osservante si allieta alla vista del tempio ma dopo i trenta dice che di esso non resterà pietra su pietra e che bisogna rifare l’uomo e il mondo. Con la sua vita nascosta, laboriosa e onesta, ci dà un modello accessibile per la nostra vita ordinaria – con la sua predicazione inocula nell’umanità il principio di non appagamento e di mutamento dell’esistente. Il cristiano è posto tra il minimo della vita onesta e il “vendi tutto e dallo ai poveri”. Clodine e Matteo continuate, vi prego, a rendervi antipatici!
Pas de soucis Clodine !
Non sono stata indignata, non mi sono sentita provocata, nè ho sentito una piaga dolente.
Probabilmente ho un`altro modo di osservare, percepire, capire, vivere e esprimere una stessa realtà. Non tiro le stesse conclusioni.
L`importante è agire là dove la nostra vita ci ha messo o portato, secondo i nostri talenti, le nostre vocazioni, essere responsabili là dove siamo e non là dove vorremmo o crediamo dover essere, portare il messaggio cristiano con tutto quel che siamo, non più ma nemmeno meno di quel che siamo.
C`è posto per tutti nel Regno di Dio.
Le vocazioni e i carismi sono diversi e numerosi.
L`essenziale è di non dividere, separare, ma trovare ciò che unisce, e l`unità non è l`uniformità .
No, non ci sto. Di ste menate sulla chiesa che deve essere povera ne ho piene le scatole perché le sento da quarant’anni, sempre uguali. Noi, ciascuno personalmente, dobbiamo essere poveri: poveri di orgoglio, innanzitutto, e poveri anche nell’uso delle ricchezze, poche o tante che siano, di cui disponiamo (non come proprietari, ma semplici e temporanei amministratori). Lesinare sulla magnificenza del culto e in generale fare i conti in tasca alla chiesa non ha niente a che fare con la povertà (e sicuramente non procura alcun vantaggio ai poveri).
Mi viene in mente un episodio di tanti anni fa: in una riunione in parrocchia si parlava di lavori di abbellimento della chiesa che il parroco era intenzionato a fare, e giù la solita valanga di obiezioni dei ‘laici impegnati’ … alla quale il vecchio parroco rispose seraficamente con questa obiezione: «le vostre case, però, le curate!». I lavori si fecero.
P.S.: io poi, per quanto mi riguarda, assai poco ‘povero’ da altri punti di vista (e perciò meritevole di castigo) da quello materiale conduco una vita modestissima, ma non attribuisco alcuna importanza a quella che è una semplice preferenza individuale. Anche dello sfarzo ecclesiastico non mi interessa un granché, ho poco gusto per le suppellettili liturgiche e dell’arte sacra farei a meno senza troppi drammi. Non è questo il problema. Il problema è l’insopportabile pauperismo pseudoevangelico che ha invaso le nostre comunità.
Il problema è l’insopportabile pauperismo pseudoevangelico che ha invaso le nostre comunità.
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Hai ragione,
quando è insopportabile
diventa pauperismo pseudoevangelico,
ma
Cristo è stato appeso a un pezzo di legno
fuori dalla città santa
rifiutato dai suoi
e dallo stesso padre abbandonato per noi,
pauperismo,
uno che muore così…
appare agli occhi del mondo non un pauperista
ma un c***tino,
ma lui non pensava a questo,
che sotto quella croce avremmo fatto tutti questi discorsi,
pieni di ipocrisia,
per giustificarci delle nostre voglie di apparenza…….
….. di potere
estetico o morale che sia.
Non so che cosa c’entri quello che scrive Matteo e quindi non posso rispondergli. Io sono sbottato (forse troppo vivacemente) di fronte all’accostamento – che a dire di Clodine voleva essere provocatorio ma per me è solo fatuo – tra i bambini che muoiono di fame e il fasto della messa papale in san Pietro. A mia scusante, aggiungo che ero poco prima incappato nel blog del sedicente “don” Franco Barbero e avevo fatto il pieno di scempiaggini. Tutto qui, non voglio allargarmi troppo.
Dalla Calabria un abbraccio, sia pure in ritardo, e un augurio per tutti voi
Due parole dagli interventi di Leonardo e Luisa mi hanno colpita: la prima è “manicheismo” in riferimento al “dentro” e “fuori”, alla ricchezza della chiesa rispetto ad altro come cosuccia di poco conto..”io faccio quello che posso, nel mio quotidiano, non giudico e non mi importa di cosa fa la chiesa”…un pensiero che mi riesce difficile condividere.
la seconda è populismo, usata da Leonardo per sottolinenare la linea di demarcazione che separa la chiesa dalle miserie del mondo e di quanto quest’ultima non se sia né responsabile né potrebbe in alcun modo farsi carico.
Sia la prima che la seconda espressione scagionanerebbero la chiesa da un’eventuale responsabilità tacciando di finzione o finta adesione al messaggio evangelico -in ultima istanza a Cristo- quanti trovano nel modo di operare della stessa una dissociazione, una spaccatura tra fede e vita.
Bisogna esser ciechi per non vedere in quale crisi di identità versa la chiesa, la stessa crisi che colpisce la società, la quale si va sempre più irrigidendo in uno schema istituzionale, e corre il pericolo di mostrare se non qualche faccia dello spirito originario di Gesù. O peggio, che finisca con l’assorbirlo tanto da porsi in suo luogo. In tal caso, e mi sembra evidente, anziché annunciare e testimoniare il Messia, rischia di testimoniare se stessa.
Stamane, nel vedere lo stacco tragico tra il reportage di miseria e la fastosità della corte Petrina ho sentito un pugno nello stomaco, lo confesso, ho provato vergogna in cuor mio, tanto da arrossire.
Franco Barbero?
chi era cotui?
un prete?
è stato ordinato sacerdote?
l’ordinazione è stata resa nulla?
l’ordinazione è per sempre?
e
allora perchè sedicente?
posso non condividere quello che dice o scrive
ma attento alle parole….
sedicente
è uno che dice di se stesso di essere don, quindi prete.
anche se ridotto allo stato laicale
rimane sempre prete.
Alla faccia della cultura cattolica,
farei a meno di sentire cialtronerie almeno a natale,
non mi piace barbero lo dico
ma non uso parole a sproposito
Clodine se lei desidera riportare fra virgolette frasi da me scritte le sarei riconoscente di farlo correttamente perchè lei mi attribuisce non solo frasi da me non scritte ma anche pensieri che non mi appartengono. La sua è una libera interpretazione delle mie parole, inesatta ma libera.
Ciò che lei deduce dalle mie parole le appartiene e me ne dissocio.
A Clodine: mai usata la parola populismo.
A Matteo: sai benissimo che, ridotto allo stato laicale, il signor Barbero non può legittimamente usare il titolo di “don” (che del resto dovrebbe aborrire) che normalmente si usa per i membri del clero. Se lo fa è solo per ripicca e (penso io) per slealtà. In questo lo metto sullo stesso piano di quel poverino che ha messo incinta una parrocchiana e va in televisione a farsi intervistare, rigorosamente in clergyman! Quindi ribadisco: “sedicente don” (per quanto, ovviamente, sacerdos in aeternum).
Sulla seconda osservazione, invece, hai pienamente ragione: bisognerebbe evitare di sentire cialtroneria, e non solo a Natale. Confesso la mia colpa: sono attratto dal trash e quando ci capito davanti resto affascinato a guardare. È brutto, lo so. Cercherò di correggermi.
“La quale chiesa si va sempre più istituzionalizzando” , naturalmente (affinchè sia più chiaro il concetto)
Vorrei aggiungere:se per te Leonardo l’accostamento tra la miseria del mondo e la ricchezza della chiesa è un argomento fatuo per me non lo è.
Come direbbe Kasper” la chiesa, quale comunità di fedeli, non dovrà mai comprendersi come un’entità ripiegata su se stessa, ma dovrà costantemente trascendersi verso Gesù Cristo, la Sua parola, la Sua opera, la Sua vita, il Suo insegnamento e il Suo destino.
Pardon Leonardo la parola era “pauperismo”
sUL SACERDOZIO
a chi8 è digiuno della materia consiglierei di non parlare se non informato,
alla libreria Ancora in via della conciliazione può trovare per argomenti e approfondire,
dimodochè la prossima volta non dirà
cose infelici e profondfamente stupide.
Prima di scrivere si prega di informarsi,
sui sacerdoti
diventate tutti come i commissari tecnici della nazionale,
se ne sa sempre più di loro,
peccato,
ci si bea dell’ignoreanza,
chi di dovere prima di scrivere SI INFORMI
Per Luisa, testuali parole: ” Sono sempre perplessa. per non dire disturbata
da quella forma di pensiero che divide il mondo in bianco e nero, bene e male, all’interno di S.Pietro i ricchi, al difuori la povertà se non miseria……..una contrapposizione che se reale e visibile è generalizzatrice e
riduttrice facente appello al mondo delle emozioni che sovente oscura le riflessioni”.
Mi permetta di dissentire: direi che più che “oscurare le riflessioni” , tali considerazioni siano la scaturigine di ben più penetrante riflessione, e tutt’altro che manicheista
Per don Matteo: ovviamente non raccolgo (anche perché credo di indovinare le ragioni della sua ipersensibilità individuale all’argomento). Ribadisco, per chi fosse interessato (nessuno, immagino) che il sig. Barbero è stato ridotto allo stato laicale (con decreto del 25-1-2003, notificato il 13-3-2003, facilmente reperibile in internet) e dunque non ha diritto a farsi passare per quello che non è. Che il carattere sacerdotale non si perda per questo lo sanno tutti, ma qui il problema, ovviamente, è tutt’altro.
se è tutt’altro
non capisco perchè di costui si può dire sedicente
e a quale titolo lo scrittore può dire sedicente,
è lui che giudica le coscienze,
fantastico!
tanto per essere dinanzi ad un bimbo nascente che ci commuove
mandiamo all’inverno i sedicenti….
senza averne alcuno e ripeto alcun titolo per dire di un tizio ordinato sacerdote
sedicente,
la prego si rifaccia un po di cultura,
senno ricominciamo la caccia alle streghe,
e non pensavbo che questo fosse il posto più adatto, avete altri vaticanisti che di Chiesa non capiscono nulla che si possono beare di queste insulsaggini
anche perché credo di indovinare le ragioni della sua ipersensibilità individuale all’argomento)
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se vuoi fare della dietrologia
falla con la massima sincerità
mostrerai il tuo spirito cristiano
fatto di parole+
Finalmente di nuovo si baruffa sul mio pianerottolo! Era un pezzo che non capitava e me ne rallegro con tutti i partecipanti. Amo il contrasto dei venti. Con questo commento porto fuori un panettone e una bottiglia per aiutarvi a prendere fiato.
credo che il rispetto sia dovuto a tutti compreso ai sacerdoti che soffrono per pensarla diversamente,
puo’ non piacermi il loro modo di pensare,
ma almeno come cristiano
essere capace di rispetto e misericordia.
Non si puo’ solo in un modo pio a parole
Buon Natale a te, Luigi e alla tua famiglia: mi unisco solo oggi sul blog, ma vi ho ricordato tutti nel cuore davanti a Lui. Maria Carmen
Non condivido il tono dei discorsi di Clodine e Matteo: soprattutto Matteo dice che non bisogna giidicare, e poi scaglia giudizi… Cerco di recepire la parte di verità che c’è nel loro discorso, ma mi irrita il tono, lo ripeto: da duemila anni la Chiesa sta facendo le opere di misericordia senza per questo rinunciare a celebrare col dovuto decoro. Credo che dovremmo ricordare ciò che disse Gesù a chi criticava, in mome dei poveri, lo “sperpero” compiuto dalla Maddalena nel versare sul capo di Gesù un profumo prezioso. Ed il rapporto tra cura dei poveri, splendore delle liturgie e bellezza degli edifici sacri è storicamente complesso (dalla celebre frase di Ambrogio ai Cluniacensi a Francesco a Carlo Borromeo, che personalmente viveva con grande sobrietà ma ci teneva a presentarsi con l’anello prezioso al dito in occasione delle visite pastorali, per finire con Paolo VI che donò la tiara ai poveri): va esaminato senza ricorrere ad espressioni manichee ad effetto.
Caro raffaele prova a rileggere quello che ho scritto,
e poi si riparla di manichei,
non ho scagliato giudizi,
prova a rileggere
grazie.
Idem…la pregherei di rileggere i post, tutti, senza estrapolare parole a casaccio. Si accorgerebbe che non c’è alcun indignazione o toni particolari come vorrebbe intendere lei, l’assicuro! Ho avvertito semplicemente un disagio, una crepa, o discrepanza tra il messaggio specifico insito nell’evento dell’incarnazione e l’insieme delle immagini che mi hanno colpito la mia sensibilità!
Per il resto credo di conoscere abbastanza bene l’ecclesiologia tanto quanto basta per non cadere nei luoghi comuni.
Detto questo la pregherei di rileggere tutti i post che riguardano i miei interventi
Grazie
Riguardi invece il post di FABRICIANUS, dove riporta il testo di don Tonino Bello, il quale ci fa sentire in colpa ogni volta che…ecco…forse la prima risposta della signora Luisa è più pertinente ad una provocazione del genere che non alla mia osservazione…
“Se non credete a labbro mio, credete a questo galantuomo”:
http://www.itc.it/DocumentsGate.aspx?id=1815.pdf
ellallaaaa… mi addormento dentro ad un tortellino per due giorni e mi si accende la più classica delle dispute “moralistiche”… ma come, non vi sentite più buoni davanti al presepe?
per Luigi: grazie per la benedizione. L’ho girata anche a mia moglie Luisa. Anche la tua preghiera, in questo tempo di attesa, ci sosterrebbe molto.
per Clodine: io ho avuto l’occasione di camminare per le strade polverose di quegli slums di Nairobi cui tu ti riferivi nel primo “provocatorio” post… le tue considerazioni, aldilà della polemica nata sulla povertà (… fa sempre discutere sta povertà… ci sarà un motivo…), le dobbiamo sempre tenere innanzi.
Da quell’esperienza, porto con me un grande senso di spaesamento (… toccò l’apice vedendo dal muro di confine di Kibera – fatto di rifiuti e terraccia di riporto, con una grande e altissima rete di recinzione -un campo da golf sontuosissimo e verdeggiante) e tensione, laddove la violenza del quotidiano si taglia a fette… Eppure ho visto dei miracoli… uomini e donne donarsi agli altri, in quelle fetide stradette attraversate da fogne a cielo aperto; conversioni, guarigioni e piccoli miracoli quotidiani di giovani padri e madri con torme di bambini cenciosi; ho visto lì dei cristiani, persone che credono davvero in Gesù Cristo, e non perchè non avevano un “cornetto” o un “ferro di cavallo”… Ne ho scritto anche qui (http://www.inafrica.it/helpafrica/racconti/npeople.html)… così svelo anche il mio nome…
Perchè, nonostante tutto, credono? … Questa è la domanda che arricchisce da allora la mia ricerca personale di fede, rinforzata dal “potenziale” del sacramento del matrimonio.
Cara Clodine, i poveri sanno anche meditare la Parola in modo meraviglioso… sul mio blog, per questi giorni di Natale, ho scelto proprio una rilfessione scaturita da una piccola comunità di cristiani di uno speduto villaggio mozambicano… fratelli e sorelle in Cristo…
… sulla povertà, infine, tendo anche io a sentire vicino il famoso testo di don Tonino Belllo, riportato da Fabricianus… sarà perchè mia moglie è pugliese!
Grazie Luigi, auguri anche a te e alla tua famiglia. E grazie per la compagnia che ci fai e per gli spunti di riflessione che ci dai.
La mia risposta era al suo post Clodine e non al testo di Don Bello. E vorrei ancora dire che leggendo quel testo non mi sento affatto in colpa . Lei sì, io no.
Sono per questo una meno buona cristiana ? Dovrei sentirmi in colpa od aver vergogna della mia “agiatezza” ? Essere e avere, avaro e avere, posso avere ricevuto o,con il mio lavoro, ottenuto molto e, avaro, tenermelo per me ben stretto per paura di perderlo, ma nel mio avere del quale non c`è nessun motivo per vergognarsene, posso essere cosciente e riconoscente, non dimenticare chi altrove, vicino o lontano soffre, ha meno o nulla.
Un sano sentimento di colpa ti rende cosciente che non stai vivendo secondo i tuoi valori,che stai mettendo il tuo tesoro nel posto sbagliato…là dove è il tuo tesoro, là è il tuo cuore.
Ma quei discorsi che tendono a voler colpevolizzare o far sentire vergognosi non mi toccano. Li trovo facilmente demagogici, riduttori e generalizzatori .
Salvo i casi dove questi sentimenti potrebbero essere giustificati, nè il sentimento di colpa , nè la vergogna dovrebbero essere i giusti motori che spingono ad agire ma la semplice e non facile coscienza del dovere di distribuire i beni, di aiutare . Colpevolizzare chi lavora onestamente, chi lavora e guadagna onestamente, è un facile discorso demagogico .Mi toccano al contrario quei discorsi che, in positivo, scuotono le coscienze, ne abbiamo parecchi esempi nei discorsi di Papa Benedetto ma non solo.
Là dove c`è la sofferenza, là è presente la Chiesa, in America latina, nelle favelas in Brasile, in Africa, nelle Filippine ed altrove,anche in Italia, La Chiesa istituzione agisce è presente, ed io piccola Chiesa agisco là dove mi trovo, perchè è giusto, doveroso farlo.
I passi che mi hanno più disturbato sono: “Finito il reportage ne inizia un altro, San Pietro, l’interno della Basilica, i vescovi in preghiera, avvolti in sontuose vesti, bella gente, bei vestiti ricchi ..oro…splendore ovunque. Il Santo Padre ieratico, maestoso,eleva al cielo il prezioso calice e intona il Kirye, mentre all’esterno è notte..la luna illumina il presepe, immobile, di gesso, il “finto” bambino è lì, come ogni anno, pietrificato nella finta mangiatoia”, e ancor più “Alla faccia della cultura cattolica,
farei a meno di sentire cialtronerie almeno a natale”.
Mi sembra giusto richiamare il fatto che Gesù è nato tra i poveri; meno giusto contrapporre le bidonvilles di Nairobi alle liturgie papali (come se le seconde fossero la causa delle prime!), e soprattutto accusare gratuitamente di “cfialtroneria” gli altri.Ho letto anch’io qualcosa di don Barbero (col quale, per le sue idee chiaramente eterodosse su Cristo, ha polemizzato persino Adriana Zarri, non certo filopapale!), e la sua supponenza mi ha fortemente irritato, lo confesso.
Aggiungo il fatto che vengo da una famiglia povera e ho lavorato duramente per arrivare alla laurea ed alla carriera univerrsitaria: perciò il finto pauperismo mi irrita, lo confesso.
Il testo di don Tonino Bello è certamente stimolante (anche se forse un po’ unilaterale: ma ogni tanto è inevitabile esserlo), e soprattutto spiritualmente vero e sincero: ma quando la finiremo di contrapporre Toniono Bello (o Martini) a Ratzinger, o viceversa? Nell’unica Chiesa ognuno ha il suo carisma, ed è bene che lo eserciti: non sprechiamo troppo tempo in sterili polemiche (lo dico, su altri blog, anche ai tradizionalisti “ad oltranza”; e l’ho detto anche a Melloni). Buon anno!
… mi è capitato già di accennarvi: capisco chi si irrita per il “pauperismo” o per il “finto pauperismo” (espressione che personalmente mi convince di più)… lo dico perchè so bene di cosa si parla… e non vi sto ad annoiare…
… però, l’uso dispregiativo della parola “pauperismo” (quando si parla di Cristo e dintorni) mi risuona fastidioso come l’uso della parola “moralista” o “moralismo” usata come clava contro chi fa notare un comportamento o una scelta discutibile e che non si vuole mettere in discussione… perchè, probabilmente, quelle parole vanno a toccare qualche tasto dolente o, peggio, anestetizzato (e bisognoso di conversione)… può essere? A me capita così…
vengo da una famiglia povera e ho lavorato duramente per arrivare alla laurea ed alla carriera univerrsitaria: perciò il finto pauperismo mi irrita, lo confesso.
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don Barbero allo stato attuale vive nella povertà e con il minimo assoluto della pensione a differenza di tanti suoi confratelli sacerdoti che non hanno grossi problemi finanziari, grazie alla cassa sostentamento per il clero, viene aiutato dalla comunità in cui lo si aiuta per far fronte alle normali spese del vivere dignitosamente, e non ha domandato nulla a nessuno.
Resta interessante che un sacerdote che nella vecchiaia dichiara idee “eterodosse” viene cacciato anche dalla cassa dei sacerdoti CEI ne si deve mantenere da solo con il minimo che gli passa lo stato, e sapete quale è il minimo…… non potrebbe pagare la bolletta della luce, gas… casa,
Questa è la solidarietà dinanzi alla capanna di gesù che nasce,
se uno la pensa diversamente da me in modo irritante,
gli taglio i viveri,
non ha diritto alla sussistenza,
dopo che per decenni ha servito la Chiesa, il popolo di Dio, la mia Chiesa.
Ora nella vecchiaia don Barbero si sostiene,
per avere il coraggio di idee seppur controverse.
A chi devo essere grato per questa grande famiglia cristiana e cattolica-universale? che proclama la solidarietà selettiva?????????
Non metto in dubbio il fatto che don Barbero segua la strada che crede giusta (come don Franzoni, don Mazzi ecc.). Mi sembra però che la Chiesa abbia il diritto di vagliare l’ortodossia dei suoi preti e di sospendere “a divinis” chi mette in discussione la divinità di Gesù e altri principi basilari della fede e della morale. Noto inoltre il fatto che don Barbero è molto ricercato da chi (come Flores d’Arcais) lo utilizza per dare continuamente addosso alla Chiesa ed ai cristiani con un accanimento degno di miglior causa.Infine conosco tanti altri preti che, mantenendo una costante fedeltà a Cristo ed alla Chiesa, vivono poveramente, tirando avanti più di una partrocchia anche se hanno ottant’anni e tanti acciacchi. E non hanno i r5iflettori dei mass-media puntati su di loro. Mi sembrano loro i veri “poveri”.
utilizza per dare continuamente addosso alla Chiesa ed ai cristiani con un accanimento degno di miglior causa.
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mi risulta che i sacerdoti che hai citato continuano ad amare la nostra Chiesa,
e nessuno puo’ togliere loro il diritto di coscienza di essere critici anche quando non ci piace. Anche io conosco sacerdoti che vivono poveramente
“per scelta” perchè la povertà non fa parte delle promesse fatte nelle mani del proprio vescovo.
Ma vedo che continui a fare la solita selezione,
contra o cum
ma tutti questi sacerdoti rimangono nella Chiesa
qualunque cosa l’Istituzione decida di fare,
Savonarola era nella chiesa ma questo non impedi’ al “braccio secolare” di farlo arrosto….
Lutero amava la sua Chiesa, ma questo non impedi’ all’Istituzione di portarlo sulla strada che altri chiamarono della Riforma con tutte le conseguenze che conosciamo per pura bramosia di potere delle coscienze di alcuni….
Nella Chiesa siamo chiamati ad essere adulti, coscienza critica, come lo furono don Milani, don Zeno, e l’elenco non finirebbe mai…..
poi dopo morti….. allora si comincia a fare analisi di intuizioni profetiche….. ma… dopo morti, l’importante è che siano morti,
ma ora gli Atenei teologici sono pieni di laici quindi i sacerdoti non sono più soli ad essere coscienza critica, il sapere è divenuto appannaggio di tutto il popolo di Dio che vuole conoscere, approfondire, …..
la storia, comunque,
va avanti……
Don Barbero è una figura interessante, ma la sua battaglia è contro la costituzione gerarchica della Chiesa, va ben oltre il tema dell’omosessualità.
Sul tema della Chiesa povera, vorrei dire che lo sfarzo è diverso da ciò che è proprio di una grande istituzione storica, che nei secoli ha prodotto arte, cultura, bellezza, anche in una dimensione solo terrena.
Quel che è decisivo è che questa istituzione mantenga i segni che la fanno tale, tra cui anche quelli della dignità e del potere.
E metta tutta sè stessa nel rovesciamento del senso mondano di tali segni, rendendo ben visibile che sono tutti al servizio dell’uomo debole, sconfitto, emarginato, crocifisso.
A me pare questa la contraddizione più potente, la gloria rovesciata nel suo utilizzo e nel suo significato.
Di una Chiesa indistinta, dimessa, frugalmente irriconoscibile, “mescolata”, come diceva pure qualche importante prelato romano, il mondo non saprebbe cosa farsene.
Piuttosto, è decisivo che l’amore per la conservazione del tesoro di tradizione, di arte, di simboli della Chiesa, non diventi vezzo estetizzante.
Occorre mantenere alta la guardia, in tal senso, e distinguere bene ciò che esprime anche oggi una storia millenaria e ciò che invece possiamo tranquillamente ammurare nelle teche dei nostri bellissimi musei.
Penso che le coscienza critiche di don Milani e di don Zeno fossero ben diverse da quella di (don) Barbero.
Leggo dalla lettera del suo vescovo le motivazioni della sentenza.
“Dalla lettura dei tuoi scritti appare chiaro che viene toccato il cuore della fede cristiana, in particolare i misteri della Trinità, dell’Incarnazione, la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e, connesso con l’Eucaristia, il ministero ordinato. A ciò si aggiunge la liturgia, non celebrata in comunione con la Chiesa Cattolica, la non accettazione dell’integrità dei Settenario Sacramentale e la non accoglienza del Magistero come guida di fede e di morale”.
Matteo, quella che tu hai chiamato “coraggio di idee seppur controverse” a me sembra soprattutto la mancanza di umiltà nella presunzione di sentirsi un “profeta” (autodefinizione che ricorre più volte nei pochi documenti che ho letto della Comunità base di Pinerolo), e nel considerare un motivo di vanto di per sè il solo essere in contrasto con il Vaticano.
Liberissimo di fare il profeta (e magari un giorno scopriremo che aveva ragione lui), ma non di atteggiarsi a vittima dell’inquisizione.
Il tono degli scritti di don Barbero, anche prima della sua riduzione alla stato laicale (o come si chiama) a me è sempre sembrato insopportabilmente supponente, in misura ben maggiore di quello usato dai papi che lui accusa, anche quando parlano di Verità.
Commentando il Gesù di Nazaret di Ratzinger, scrive di sé “guardando anche solo la modesta rassegna delle 2780 opere espressamente cristologiche della mia biblioteca personale….”.
Per me può bastare.
Che differenza con l’umiltà (quella vera) nel dissenso ubbidiente di Carlo Carretto.
Completamente d’accordo con Francesco73 sul tema dalla Chiesa e la conservazione della Tradizione. In questo senso dico sottovoce che i paramenti usati nel messaggio Urbi et Orbi hanno sfiorato il “vezzo estetizzante”, per usare la definizione di Francesco.
Per mio gusto personale, a me sembra che la prima apparizione del papa dalla loggia di San Pietro di quel 19 Aprile di due anni fa integrasse perfettamente la valorizzazione della Tradizione (per indossare quella stola pare che Ratzinger abbia dovuto imporsi fin da subito su Piero Marini) con la semplicità necessaria per essere più credibili.
Il sign.raffaele ha detto che il mio intervento è “cialtroneria” e la sign.”Luisa” dice che io mi sento in colpa, lei no!!!
Ebbene si, sono una cialtrona e mi sento in colpa! Anche Cristo è stato un cialtrone, e riguardo alla colpa se l’è presa tutta sulla spalle quella “felice colpa”, la nostra.
Mi sbaglio o.. la stessa chiesa è in continuo attegiamento di pentimento e di rionnovamento? Non professa costantemente il suo “confiteor”e.. guai se essa stessa non chiedesse continuamente perdono? come potrebb autogiustificarsi dinnanzi a Dio?
Vorrei poi sgombrare il campo da ogni equivoco una volta per tutte: i miei interventi non erano mirati ad accusare la chiesa (con la c minuscola che è altro da quella con la C maiuscola) nè a far sentire in colpa alcuno, ci mancherebbe, siamo arbitri della nostra vita e disponiamo a nostro piacimento delle ricchezze, interiori e non.
Ho espresso semplicemente il mio “sentire” la mia “voce interiore”, avevo bisogno di urlare il mio disappunto,di farla sentire, ed ho scelto il blog di Luigi Accattoli ok?
Per cui BASTA con questo giro di parole, troppe a mio avviso. Ma, sapiate che non ho difficoltà, sono qui, anche contro tutti se volete, non ho paura: potrei rovesciare i tavoli come Cristo al tempio se fosse necessario
La Chiesa (quella con C maiuscola) di cui faccio parte, non è un’entità astratta, ma la comunità dei credenti in Cristo dove anche la sottoscritta è un piccolo microscopico granello. Non Dio, Non Cristo, Non lo Spirito, noi siamo la Chiesa. Senza di noi, fuori o sopra di noi,la Chiesa non ha alcuna realtà. Un vero credente sa distinguere cosa nella chiesa è essenziale da ciò che non lo è,ciò che è capitale da ciò che è indifferente, ciò che è transitorio dal durevole; e avverte -come avverto io- che sovente perde di vista Gesù Cristo Suo messaggio, il fondamento e il fine del suo scopo: l’uomo e la sua salvezza!
Posso dire la mia? Me ne assumo tutte le responsabilità : una chiesa che in questo tempo finale dimentica la vera “sequela Christi”, e dimentica di esistere in un servizio disinetressato agli uomini di tutte le latitudini , ai nemici, al mondo, perde la sua ragion d’essere, la sua dignità, la sua validità. Ma se rimane consca che non essa, ma il regno di Dio arriverà con potenza e gloria, sa’ che non ha bisogno di potenza e potenza e fasto per essere grande, anzi, trovarà nella sua piccolezza la sua grandezza perché la sua forza sta nelle Croce di Cristo e nella sua propria croce ! Sa che nulla in lei è perfetto, nulla che non sia minacciato e fragile o che non richieda miglioramento e correzione. Nna chiesa che non riconosce di essere impastata di peccato, quello stesso che attraverso il singolo cuore di ciascun uomo diventa insensibile, e impietosa.
Grazie moralista per i tuoi interventi interessanti, profondi, che condivido in pieno: sono d’accordissimo su quanto dici circa l’atteggiamento di solidarietà e di speranza che troviamo tra quella gente che lotta per la sopravvivenza.
Grazie a tutti, buon anno
Una cosa va ribadita di nuovo: il superfluo dei paesi ricchi deve servire ai paesi poveri. La regola che valeva un tempo in favore dei più vicini deve essere applicata oggi alla totalità dei bisognosi del mondo. I ricchi saranno del resto i primi ad esserne avvantaggiati. Diversamente, ostinandosi nella loro avarizia, non potranno che suscitare il giudizio di Dio e la collera dei poveri, con conseguenze imprevedibili. Chiudendosi dentro la corazza del proprio egoismo, le civiltà attualmente fiorenti finirebbero con l’attentare ai loro valori più alti, sacrificando la volontà di essere di più alla bramosia di avere di più. E sarebbe da applicare ad essi la parabola dell’uomo ricco, le cui terre avevano dato frutti copiosi e che non sapeva dove mettere al sicuro il suo raccolto: «Dio gli disse: “Insensato, questa notte stessa la tua anima ti sarà ritolta”» (Lc 12,20).
Grazie a Clodine che mi ha fatto tornare alla mente queste parole profetiche.
Credo che ogni cristiano debba sentire sempre il pungolo di questo disagio. Non è demagogia. E’ fede vissuta e non solo chiacchierata.
Concordo con le considerazioni profonde di Francesco73 e di Fabrizio.
Clodine, mi dispiace per il suo fraintendimento (che rivela però una inconscia prevenzione nei miei confronti): io non l’ho affatto accusata di “cialtroneria”; è stato Matteo (al quale ho replicato) che ha usato questo termine infelice. Si rilegga il suo intervento ed il mio, e vedrà chi è stato rispettoso e chi no!
Aggiungo una considerazione: il discorso di Clodine (con la sua contrapposizione, che non condivido, tra la “Chiesa” e la “chiesa” con la “c” minuscola; ovvero tra il carisma e l’istituzione) mi fa pensare che lei aderisca al movimento del dissenso “Noi siamo Chiesa”.Un movimento che io rispetto (e col quale il Presidente della CEI ha accettato recentemente di dialogare), ma non può autorappresentarsi come Chiesa prescindendo dalla successione apostolica e dal ministero dei vescovi.
A Matteo: la sua ricostruzione della vicenda di Lutero (“Lutero amava la sua Chiesa, ma questo non impedi’ all’Istituzione di portarlo sulla strada che altri chiamarono della Riforma con tutte le conseguenze che conosciamo per pura bramosia di potere delle coscienze di alcuni”) è storicamente unilaterale e quindi inesatta. Una cosa è dissentire dalla gerarchia su questioni opinabili (ed io sono pronto a riconosco a tutti questo diritto); un’altra voler cambiare il contenuto della fede, di cui neppure la gerarchia è padrona, per cui non potrebbe cambiarlo neppure se volesse farlo per far piacere a qualcuno.
Giovanni XXIII, quando annunciò il Concilio parlando di “aggiornamento”, aveva ben chiara la distinzione tra il nucleo essenziale della fede ed il modo di annunciarlo, che può cambiare. Anch’io sono un laico che ha studiato teologia: sono un discepolio del Vaticano II, non certo un nostalgico…
Clodine dice: “Non Dio, Non Cristo, Non lo Spirito, noi siamo la Chiesa. Senza di noi, fuori o sopra di noi,la Chiesa non ha alcuna realtà”.
A me sembra un’affermazione teologicamente non corretta. La Chiesa è più grande di noi, in quanto mistero di comunione che trova il suo fondamento ultimo nella comunione trinitaria. E in particolare nello Spirito Santo (vedi l’espressione “lo Spirito Santo e noi” utilizzata un paio di volte dagli apostoli negli “Atti degli Apostoli”). O Sbaglio?
la Santa inquisizione riteneva il cardinal Roncalli in odore di comunismo,
il Santo Padre Giovanni XXIII quando si trovo’ in visità nel sacro palazzo, leggendo quanto scritto su di lui, vi appose la nota all’incirca che diceva che era divenuto pontefice…….
E’ La Chiesa.
Non giochiamo sulle parole,
Buon per chi ha di queste faccende,
mentre in strada si soffre.
Salve a tutti e auguri. Non la voglio fare lunga, ma fa proprio così paura questo Bambino, al punto di sostituirlo con un sassofono?
http://www.casajazz.it/news.asp?id=644
Mi spiace deluderla dott.raffaelesavigni, no! Non faccio parte di nessuna cellula pazza, la rassicuro, nessun “movimento di contestazione”-che aborro, tra l’altro, come altri gruppi o movimenti sorti in questi ultimi anni- sono una tranquilla piccolissima porzione della Chiesa universale, nulla di più.
Tento solo goffamente di operare una distinzione tra la vera essenza della chiesa, quella che le viene da Cristo, quella ontologica per intenderci, a quella istituzionale,umana, troppo umana.
Siccome non si possono scindere le due cose, così come non si può separare il grano dalla zizzania, ed entrambe sono facce della stessa medaglia vorrei tuttavia fare una distinzione così da spiegare il perché della C maiuscola con la c minuscola.
Penso che il regno di Dio non sia frutto di una evoluzione organica, né di un processo di maturazione. La chiesa abbraccia tutti, peccatori e giusti, nasce dall’alto in quanto il capo è Cristo, e dal basso, in quanto composta da noi peccatori. Questa -la chiesa che vediamo, che ci rappresenta, ed ha un’organizzazione terrena, frutto in un processo ecc- è opera di uomini, mentre quella del regno (la Basileia per intenderci) è un evento ignoto e imprevedibile, è opera di Dio, irrompe dall’alto, infatti è questo il regno di Dio annunciato in tante parabole. Tuttavia essendo la Chiesa Corpo Mistico ognuno di noi ne partecipa, ed è in questo corpo che vediamo S.Francesco, e Madre Teresa di Calcutta e tutta quella schiera di santi e sante ma anche noi ne facciamo parte tutti indistintamente. Saremo Chiesa con la C maiuscola nella misura in cui sapremo discernere la Volontà di Dio , tenendo presente il detto che ” tutto è lecito, ma non tutto edifica” (I Col.6,12) ed anche quanto è permesso e conveniente può tuttavia tornare a danno del prossimo. E’ un enigma, lo so, ma il cristiano scioglie questo enigma mediante il nocciolo della libertà: l’amore! In virtù di questo amore, e in base alle scelte che la Chiesa ha fatto, fa, e farà sarà credibile o meno agli occhi del mondo e dell’ecumene
PS
riguardo al tacciarmi di cialtroneria riguardi il suo posto di oggi ore 11,30 nona riga.Ma non importa….
..ops..ho detto “posto” anziché post !! Mi scuso per i tanti errori di distrazione che sovente vi faccio digerire…
26 dic 14:1435
Alla faccia della cultura cattolica,
farei a meno di sentire cialtronerie almeno a natale,
non mi piace barbero lo dico
ma non uso parole a sproposito
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mio buon rafaele
mi hai messo in gioco.
questo è l’unico ambito in cui ho usato la parola in cui mi hai incriminato,
fai il favore di rileggerti il post e non estrapolare le parole, altrimenti,
c’è qualcosa di vile nel manipolare le parole altrui,
in secondo luogo il mio discettare su don barbero si è basato semplicemente sul tuo commento fuori luogo con il topic:
“””poco prima incappato nel blog del sedicente “don” Franco Barbero e avevo fatto il pieno di scempiaggini.””
E credo che per chi esce fuori topic senza rispettare le idee altrui e i sacerdoti che non la pensano come lui, è giusto dire quel che è giusto,
ma Raffaele non l’ha digerita bene, perchè non sopporta che gli si dica quel che non gli fa piacere che è il contrario di quello che pensa,
se non la pensi come lui,
non fai parte della Chiesa….
ma quale…..
forse ne ha una sua personale
Capisco la sua esigenza, Clodine: anch’io, le assiciuro, non sono un apologeta per partito preso (può verificarlo guardando ai miei interventi su altri blog, dove mi hanno dato a più riprese del “cattocomunista” e simili). Quanto al termine “cialtronerie”, può sembrare un puntiglio il mio, ma ci tengo a ribadire (tutti possono controllare, compresi Matteo e Luigi) che non ho mai dato del cialtrone a nessuno: nel mio post che l’ha offesa citavo tra virgolette (quindi per criticarla!) una frase utilizzata contro altri da Matteo, nel suo post 26 Dicembre 2007 ore 14:35. Non mi riferivo quindi assolutamente a lei né ad altri! Per me comunque l’incidente è chiuso: volevo solo ristabilire la verità e non passare per uno che offende gratuitamente gli altri.
Vedo che sono diventato l’obiettivo su cui sparare, Matteo: ma del tutto a sproposito. La frase alla quale dici di avere reagito non l’ho pronunziata io ma Leonardo, 26 Dicembre 2007 @ 14:02. Mi prendo le mie colpe, non quelle di altri! E aggiungo che non pretendo di avere una mia Chiesa (piuttosto sono Barbero e Matteo che pretendono di averne una diversa da quella ufficiale): ma non riconosco a Matteo il diritto di giudicarmi. Né tantomeno di attribuirmi falsamente una manipolazione delle parole altrui.
Mi trovo costretto a chiedere al moderatore del blog (che stimo molto per il suo equilibrio) di intervenire per ristabilire la verità.
Clodine attribuisce a Raffaele delle parole scritte da Matteo che attribuisce a Raffaele delle parole scritte da Leonardo.
Quando poi non si inventano parole mai scritte…sarà l`emozione.
Eppure sia Clodine che Matteo a più riprese ci domandano di leggere meglio i post ,cosa che a loro avviso non facciamo con la dovuta diligenza e attenzione. “Promis, juré ” lo faremo , ma tutti senza eccezione !
Poi mi diverte la sign. “Luisa”, una novità, non avevo ancora mai visto il mio nome fra virgolette. 😉
Grazie, Luisa.
Caro Raffaele e cari tutti, ho passato la giornata in viaggio e leggo solo ora l’intera sarabanda dal mio ultimo commento a questo tuo. Matteo non c’è dubbio che sia Leonardo e non Raffaele ad aver evocato per primo Barbero con le parole “sedicente don” e “scempiaggini”, come è evidente che sia stato tu a usare per primo la parola “cialtronerie” con l’auspicio di non doverne sentire a Natale. Questo per le parole forti. Ma quanto alle idee io mi permetto – come forse il più anziano della compagnia – a invitare tutti alla libertà e al rispetto: per quanto qui da tutti è stato espresso io credo non vi sia motivo per nessuno di risentirsi. Io trovo utile quanto con passione è sostenuto da ognuno. Imparo da tutti e tutti ringrazio. Non mi sento urtato da nessuno degli spunti che sono stati offerti. “Ubi fides ibi libertas”: Ambrogio di Milano. Sento in me sia il turbamento di Clodine sia il risentimento di Leonardo. Ritengo che Clodine, Leonardo, Matteo e Luisa e tutti possiamo fare uno sforzo in più per interpretare in positivo le parole altrui. L’idea alla quale mi sono trovato più vicino scorrendo la disputa è quella di Francesco73: lo ringrazio. Ma davvero trovo utile l’apporto d’ognuno. Sono convinto che la varietà d’accenti sia un dono e un segno dello Spirito. Un bacio a ciascuno.
Raffaele, un pò più sopra, Luigi è uscito sul pianerottolo con panettone e champagne…pregando Clodine e Matteo di continuare a rendersi antipatici, lo immagino, divertito, seguire questi scambi vivaci, soddisfatto dal contrasto dei venti che tanto gli piace , dalle baruffe che lo rallegrano.
Però Luigi mi dispiace doverle dire che a me Matteo e Clodine non sono per niente antipatici , non abbiamo la stessa visione su certi argomenti, li viviamo in maniera diversa, l`essenziale è rispettarsi reciprocamente malgrado le differenze.
Io veramente non ho detto alcuna parola offensiva: non è nel mio stile, mentre, viceversa ne ho ricevute di parole offensive, parecchie. Ho letto e riletto, per questo posso dirlo con certezza!
Colgo l’occasione per ringraziare l’amico moralista riguardo l’articolo, descritto con dovizia. Posso immaginare cosa abbia provato..io solo per aver visto in reportage quello scempio sono rimasta sconvolta.
Chiedo scusa alla signora Luisa per le virgolette, spero non si sia offesa!!
Luigi, i nostri commenti si sono incrociati…un bacio anche a lei …se posso permettermi ! 🙂
Chiarito questo, lascio da parte ogni risentimento e metto tutto nel dimenticatoio (senza rinnegare le mie idee e senza pretendere scuse formali, anche se avrei il diritto di chiederle). Buona notte a tutti.
raffaele.savigni scrive,
27 Dicembre 2007 @ 23:38
senza pretendere scuse formali, anche se avrei il diritto di chiederle
============
quindi ecco le mie scuse formali per aver sbagliato persona, purtroppo mi sono trovato nella situazione di non rendermene conto,
ma forse potevamo chiarirci prima, senza sbranamenti.
============
non credo di sentirmi antipatico, nel mondo virutale non esiste l’antipatia,
come ho gia detto in altro commento, e allo stesso tempo non provo antipatia per nessuno per lo stesso motivo
allo stesso tempo
ribadisco che non ho dato del cialtrone a nessuno,
sperando di non sentire cialtronerie almeno vicino ad un bimbo che nasce,
ribadisco,
che nessuno può dare del sedicente ad un sacerdote consacrato, qualunque siano poi le situazioni disciplinari che la mia Chiesa intenda intraprendere nei suoi confronti,
(Chi ha posto me come giudice? abbiamo un solo Giudice….)
che ciascuno ha il diritto di esprimere le proprie opinioni,
che nessuno ha il diritto di scomunicare l’altro
A Luigi il mio grazie per quanto comunica nel nr 22 che mi è arrivato l’altro ieri,
l’ultimo foglio mi lascia sempre con l’animo di gioia,
mi lascia con il senso di una grande speranza,
anche se in questo caso oltre che ad essere una saga è quasi un pezzo di letteratura.
Mi spiace che qui non si possa dialogare su tre fantastici articoli del periodico:
– Rassegnati alla poverta’ pag 735
– problemi pratici della libertà pag 739
– Dio e la politica (La religione e i candidati negli USA) pag 744
Ho trovato tre grandi momenti di riflessione molto attuali soprattutto nel panorama odierno di questa Italia che si ammanta di un velo di cecità.
Ma forse del terzo articolo, alcune espressioni di candidati politici USA, potrebbero essere usati per verificarne la riflessione sul livello del cristiano in politica.
Comunque, era solo uno spunto, null’altro.
carissimi, in questo rinnovato spirito di “pax romana”, mi scappa il mio solito mugugno/riflessione (aperta).
Anche io mi ritrovavo nel tono dell’intervento di sintesi di Francesco73… però poi una sua frase riapre un capitolo che credo si chiuderà solo con la parousia: “Quel che è decisivo è che questa istituzione mantenga i segni che la fanno tale, tra cui anche quelli della dignità e del potere”.
Una considerazione ineccepibile dal punto di vista sociologico, storico e anche politico, se vogliamo… ma io guardo il crocifisso che ho di fronte al mio letto, e mi dico: qual è il genere di dignità e quale il genere di potere che rappresenta questo segno, questo Uomo crocifisso?
Che cosa è davvero “decisivo” per la Chiesa? Mantenere i segni distintivi della dignità e del potere, secono il mondo? Non credo.
Si tratta di cosa decisiva se ci facciamo sopraffare dalla paura anticristiana di “sparire” come potenza (istituzione) del mondo. Ma può mai “sparire”, invece, la Chiesa fondata davvero in Cristo? No, non credo.
Può diventare (magari, dico io) granello di senape, lievito nella pasta, perla nascosta ma mai può sparire questa Chiesa qui… e perchè allora invece preoccuparsi della conservazione dei segni distintivi della “Istituzione” Chiesa?
Di cosa abbiamo paura?
Francesco73, aiutami ad interpretare quella tua frase, per favore. Grazie.
Nella teologia del Nuovo Testamento (in particolare in Giovanni) il Crocifisso non è solo umiliazione (come in Filippesi 2), ma è anche “innalzamento” e “gloria”. La Chiesa deve quindi riuscire a conciliare teologia della Croce e teologia della gloria, saperndo che il Regno di Dio c’è “già” in germe, ma “non ancora” in quanto realizzazione piena.Occorre distinguere il potere mondano (di Erode, di Pilato, di Cesare), che la Chiesa non deve ricercare, dal “potere delle chiavi” che Gesù ha trasmesso agli apostoli (“Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”). Mi pare che negli ultimi decenni la Chiesa-istituzione abbia fatto molti passi in direzione di una rinuncia ai segni esteriori del potere di tipo mondano (lo Stato pontificio, la tiara, la sedia gestatoria…). Una Chiesa diventata “albero” (per richiamare la metafora evangelica), ossia comunità ed istituzione di respiro universale, non può tornare “granello di senape”: capisco la tentazione di chi pensa “meglio pochi ma buoni” (ma chi decide chi sono i buoni?), ma una scelta radicale in tale direzione porterebbe con sé una rinuncia ad incidere sulla società e, soprattutto, cosa più grave, una rinuncia a raggiungere la maggioranza delle persone. Gesù ha mandato i suoi discepoli in tutto il mondo (“Andate e predicate a tutte le genti…”), non li ha chiamati a rimanere una piccola comunità ristretta tipo Qumran. Questa apertura universale comporta certo qualche complicazione, forse anche qualche compromesso, uno “sporcarsi le mani”, perché siamo tutti “deboli”: ma è la logica dell’incarnazione, del lievito che si immerge nella pasta senza chiudersi nella propria “perfezione”.
Per questo non condivido le accentuazioni unilaterali in direzione del “nascondimento”: può essere la scelta profetica di qualcuno (come Charles de Foucauld), non di tutta la Chiesa, che deve essere la lucerna posta sul moggio per illuminare tutti quelli che sono nella casa. Non condivido ad esempio le idee di chi (Massimo Toschi) criticò Paolo VI per aver parlato all’ONU: ha fatto forse male Giovanni XXIII quando telefonò ai governanti delle superpotenze per impedire la guerra di Cuba (anche se così facendo ha messo in gioco la Chiesa come istituzione autorevole)? Neppure condivido certe osservazioni di Dossetti sulla “povertà anche culturale della Chiesa” da lui auspicata: la Chiesa deve servire i poveri, non rinunciare ad agire nella storia e sulla società, né tantomeno rinunciare alle ricchezze culturali di cui dispone.L’importante è che siano chiare le finalità e che non ci siano contro-testimonianze tipo Marcinkus, preti pedofili e simili.
In attesa che Francesco73 risponda al moralista – sono sicuro che sarà una risposta all’altezza della domanda – aggiungo anch’io una richiesta minore allo stesso Francesco: a chi si riferisse con la frase “una Chiesa indistinta, dimessa, frugalmente irriconoscibile, ‘mescolata’, come diceva pure qualche importante prelato romano”. E metto qui una spiegazione a chi non avesse inteso il rinvio – forse oscuro – di Matteo a un mio testo: “A Luigi il mio grazie per quanto comunica nel nr 22 che mi è arrivato l’altro ieri, l’ultimo foglio mi lascia sempre con l’animo di gioia”. Si riferisce alla rivista “Il Regno” dove pubblico ogni mese nelle ultime due pagine una divagazione di vita vissuta. Alcune di quelle divagazioni sono riportate nella pagina “Collaborazione a riviste” che è elencata ad apertura del blog sotto la mia foto. Lì collocherò quanto prima anche l’ultima puntata, con il titolo “L’albero degli Accattoli. Vi racconto un raduno record di cugini”.
Mentre scrivevo il mio commento, Raffaele Savigni scriveva il suo che ho letto solo dopo che avevo licenziato il mio. Aggiungo che trovo buona la sua spiegazione alle parole di Francesco73. E anche la condivido nella sostanza. Ma sempre attendo l’interpretazione francescana autentica.
prof. Savigni, la sua risposta non mi convince, anche se non è affatto banale, ovviamente (e concordo che molti passi sono stati fatti).
Non mi convince, dicevo, in primo luogo perchè mostra di interpretare e racchiudere il senso della mia domanda in uno schema stereotipato. Che ricalca il cliché del precedente battibecco con Clodine…
Poi, andando per ordine:
1. chi nega la potenza e la gloria dell’umiliazione della croce? Io no. Il problema è intenderci su cosa sia la potenza secondo il Dio di Gesù Cristo.
2. è Cristo che dice che il regno di Dio è come un “granello si senape”, non io. E poi questa immagine non c’entra nulla con “i pochi ma buoni” (a cui non alludevo), ma alla “piccolezza potentissima” che è altra cosa. Noi tendiamo sempre a farci attrarre dagli elementi quantitativi, dai numeri, e mai dalla sostanza delle cose.
3. lei ha mai visto come agisce il “lievito nella pasta”? Il lievito si scioglie, diviene invisibile (!) … ma così poi fa crescere la pasta. Lei ci crede in questo genere di potere (scusi se sono diretto)?
4. Essere “piccoli” e “diluiti” non significa affatto nascondersi. Il problema è che possiamo risultare invisibili, insignificanti agli occhi dei più, quelli che misurano il successo con l’Auditel. E questo ci fa rodere l’anima…
5. Non condivido nemmeno io la critica di Massimo Toschi (lo conosco, e non sapevo l’avesse fatta). Ha fatto bene Paolo VI a parlare all’Onu… il centro è: usando il linguaggio del mondo, di chi ha “paura di sparire” o “di non incidere nella società”… o testimoniando semplicemente la sua fede in Cristo e traducendo i problemi del momento nella sua luce? Io personalmente credo abbia fatto la seconda scelta.
è che noi abbiamo una terribile paura di sparire, “non incidere nella società”. Ma è davvero questo il nostro mandato missionario? è questa la preoccupazione che deve guidare la Chiesa?
Questa “paura” non è il contrario della fede in Dio?>/b> Nella potenza di Cristo Risorto che si traduce, anche agli occhi del mondo, nelle conversioni quotidiane delle nostre vite di battezzati?
condivido i punti citati dal moralista,
si ha troppa paura di perdere il potere su…
non si vuole affrontare la realtà
di un crocifisso,
“umilio’ se stesso”.
Ma io cristiano,
forse preferisco vedere
la parte trionfante di una Chiesa,
che
il Cristo nella sua persona
non ha MAI vissuto
accettando l’ignomignia della croce per i malfattori.
Io cristiano,
preferisco essere messo in crisi
– dalla povertà,
– dalle migliaia di barboni che circondano il mio vivere in questa città di roma,
– dalle difficoltà di tante famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese
nonostante i politici sono scesi in piazza in un famoso evento prometteneo
mari e monti per le famiglie…..ma alla fine non si è visto assolutamente
nulla,
– dalle difficoltà di tante persone che girano tra noi come fantasmi
a causa di problemi mentali, di problemi di depressioni (tantissimi)
dalle persone normali, che spesso credono nel minimo indispensabile tanto
per non andare in crisi….
– dai miei limiti, sempre troppi
forse è in questa crisi che sono chiamato a cercare quella “perfetta letizia”
ma per carità….
è un problema mio….
No, non mi spaventa, vedere, come accade in nord Europa, dove le chiese vengono chiuse e vendute per scarsità di “clienti”
ritorneremo a celebrare in famiglia, intorno al desco,
Cristo non ha bisogno di Potere
ma di cristiani anche se “lapsi”, ma cristiani …. i seguaci del nazareno…
scusate… ho creato “il panico” con una grassetto mal digitato (un tag non chiuso, tecnicamente)… temo che tutti i prossimi commenti di tutti risulteranno in grassetto.
ok
aggiustalo,
semplice
… forse Luigi può intervenire sul mio commento delle 11:24 e fare la correzione del caso alla terzultima riga… scusate di nuovo…
… fatto…
Matteo e il moralista non mi convincono del tutto. A me invece spaventerebbe vedere le chiese chiuse. Gesù non ci chiede di avere successo con la nostra predicazione, ma di predicare, di fare il possibile per raggiungere tutti gli uomini, di provarci almeno ad “incidere sulla società”. Poi alla fine molto probabilmente saremo una minoranza lo stesso e torneremo alle chiese domestiche delle lettere paoline. L’importante è non teorizzare in partenza l'”invisibilità”, la diaspora, il nascondimento, la condizione di minoranza.Certo, non dobbiamo guardare ai numeri, al successo televisivo e mass-mediatico; ma dobbiamo porci il problema di come raggiungere tutti gli uomini, che hanno bisogno (ma ne siamo davvero convinti?) di conoscere il messaggio di Cristo. Dobbiamo sapere che l’essenziale è il rapporto da persona a persona, la testimonianza quotidiana e povera; ma non dobbiamo avere neppure paura di acendere, ogni tanto, nelle piazze, di scrivere sui giornali, di organizzare dibattiti e convegni per affrontare alla luce del Vangelo i problemi del nostro tempo.Gesù è vissuto nella povertà, ma ha mangiato anche con i pubblicani, con Zaccheo, ed ha frequentato anche il centurione: certo, non per legittimare il suo potere terreno, ma per annunciare anche a lui il Vangelo.
d’accordo Savigni, d’accordo… ma io infatti non teorizzo l’ “invisibilità”, e mi ripeto.
è il cristiano che risulta invisibile per molti quando “fa davvero il cristiano”. Perchè è una “spina nel cuore”. E tanti di noi non vogliono vedere le proprie spine nel cuore. Sono le nostre conversioni quotidiane che “incidono nella società”, ma non lo fanno a colpi di campagne di comunicazione o di comizi politici o di “evangelizzazioni hi-tec”. è l’invisibile che “incide nella società”. Senza pretendere di “conquistarla” secondo i criteri di successo che dà il mondo, però.
Nè tantomeno teorizzo l’abbandono della “predicazione” o della “vita pubblica”. Anzi!
E sono convinto anche che gli uomini e le donne hanno un bisogno “tragico” di Cristo. è che molti si sono stufati di beccarsi solo pistolotti ideologici e regole morali. Cercano carne e sangue, come Tommaso. Vogliono vedere come Cristo cambia concretamente la vita di una persona che Gli si affida.
“Il modello che il cristiano ha di fronte fin dagli inizi del Vangelo non è quello di un cittadino ben sistemato nei palazzi di Gerusalemme o quello di un vincitore”. (G. Ravasi)
Il “mio” ufficio stampa mi segnala casualmente questo articolo di Ravasi sul nuovo ottimo Osservatore Romano, che mi sembra arricchisca la visione di tutti noi sul tema di cui parliamo.
http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#12
Bravo! Purtoppo è accaduto l’inevitabile: nell’Attesa della venuta del Cristo, la chiesa ha finito con l’addormentarsi sui tortellini pure lei ; com’è successo a te moralista (sei stato simpatico)…
La chiesa deve capire che non si santifica da se stessa, che se non ritorna ad essere lievito, ogni banchetto eucaristico in grande pompa sarà una cerimonia senza significato.
Lo so, è terribile quello che dico, ma non si possono servire due padroni “o servi Dio o servi mammona”, bisogna operare un scelta, ora, subito, proprio in virtù di quel “già” e “non ancora”. Dio ha fatto già irruzione nel presente ma attenzione, lo Spirito ci è stato D O N A T O, ma solo come
C A P A R R A…non lo abbiamo assoggettato lo Spirito nè mai potremmo: è libero! Non dimentichiamoci che la Chiesa è il campo di battaglia tra lo Spirito di Dio e il male. Un male che prenderà il sopravvento se non ci si converte pienamente e decisamente!
raffaele.savigni scrive, 28 Dicembre 2007 @ 12:44
Matteo e il moralista non mi convincono del tutto.
A me invece spaventerebbe vedere le chiese chiuse.
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Raffaele io non voglio affatto convincerti.
Ho visto in Germania una chiesa chiudere, e la sua comunità lottare per evitarlo, ma una chiesa costa mantenerla, decine di migliaia di euro/anno,
alla fine, si sono fatti i conti in tasca, la comunità è passata da 15.000 a 5.000, e si sono resi conto che economicamente non ce la si faceva.
La chiesa è posta in vendita, una bellissima chiesa di inizio novecento.
Già in olanda chiese sono state vendute, gettate giù e ricostruiti garage,
delle belle chiese di inizio novecento…
piange il cuore nel vedere queste testimonianze che oltre alle pietre comunicano la realtà di comunità che le hanno innalzate.
Ma
la realtà sociale va cambiando
e non mi spaventa,
non mi spaventa nemmeno vedere la mia affascinante basilica di san Pietro crollare,
ricordo ancora la profezia del tempio in cui il mio Signore si è recato infinite volte
“non rimarra’ pietra su pietra” “io la ricostruiro’ in tre giorni”
ebbene il mio Signore si preoccupava del suo corpo mistico
dove sono due o tre lì sono io…
ma noi che veniamo da cultura giudea e greca abbiamo bisogno di templi in muratura….
ma Cristo intendeva un tempio di cuore o di cuori,
si certo,
un bel rifugio, con un tabernacolo, un crocifisso, una madonnina, qualche santo…..
Ma Cristo ha costituito come Chiesa il suo corpo mistico, esploso nella pienezza della Resurrezione
ad irradiare tra tutti quelli che lo avrebbero voluto seguire e per tutti gli uomini della terra.
Sono chiamato a testimoniare che cosa ha fatto Gesù il Cristo,
“il mondo ha bisogno più di testimoni che di maestri” (Paolo VI)
Cristo era seguito dalle masse,
ma non organizzava masse per fare richieste di potere all’impero romano…..
Gesù, non sedeva ai primi posti vicino ai maggiorenti dell’impero….. o della sinagoga,
non ci teneva farsi vedere a feste mondane o ad eventi di cultura imperiale,
se voleva poteva,
ma non ha voluto,
“Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti,
Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti,
Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono,
perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.
Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione”
Io invece non mi rassegno a vedere le chiese chiuse o vendute: farò il possibile oper evitarlo. E vengo dalla cultura ebraica e da quella greca: non le rinnego, anzi dichiaro apertamente, seguendo il papa, queste radici, di cui ricordo l’importanza all’Italia ed all’Europa.Gesù non ha disdegnato di dialogare anche con persone sapienti e potenti, come il centurione. Il Cristianesimo si è “inculturato” nell’Impero romano e nella cultura greca, ed oggi dobbiamo proseguire questo lavoro nei confronti di altre culture: senza rigidità inutili, ma anche senza complessi di inferiorità. Nel 430 sant’Agostino è rimasto nella città di Ippona assefiata dai Vandali, non è fuggito: ha capito che il Cristianesimo non si identificava con l’Impero romano (e che era qualcosa di più grande e più duraturo), ma non ha disconosciuto l’Impero finché c’era.Così dobbiamo fare noi, credo, con questa nostra cultura occidentale: sapere che non è l’assoluto, ma non “chiamarci fuori”. E tanto più in queste ore, di fronte al fanatismo dei terroristi islamici e alla vacuità della cultura dominante in Europa.
raffaele.savigni scrive, 28 Dicembre 2007 @ 15:15
Così dobbiamo fare noi, credo, con questa nostra cultura occidentale: sapere che non è l’assoluto, ma non “chiamarci fuori”.
E tanto più in queste ore,
di fronte al fanatismo dei terroristi islamici
e alla vacuità della cultura dominante in Europa.
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ok Raffaele,
il “noi” credo che sia il tuo plurale maiestis….
ma sei libero nel tuo pensiero…..
io rimango in questa società, che vedrà chiudere le chiese
e dove devo essere secondo le mie possibilità
lievito,
non faro’ battaglie,
quelle le lascio ai fondamentalisti islamici o cristiani di qualsiasi denominazione siano,
io chiedo per me solo il coraggio di essere testimone della Sua resurrezione,
questo era il messaggio originale del Vangelo.
ciao
e
auguri
Scusi Matteo,
perchè mai – e in che cosa – Savigni, Leonardo, Francesco73, Luisa, il sottoscritto (e … Bruno Forte) non sarebbero testimoni della Risurrezione di Cristo?
Grazie, Lycopodium! Il “noi” da me utilizzato non era maiestatico (non sono così presuntuoso!): intendevo fare un richiamo a me stesso ed agli altri cristiani. Se Matteo non è d’accordo è libero di non aderire al mio invito e di “chiamarsi fuori”, stando ad aspettare che le chiese chiudano. Contento lui! Ma non pretenda di insegnare agli altri “il messaggio originale del vangelo”. Io non pretendo di farlo: sono cattolico, perciò credo che l’interpretazione del messaggio sia compito mon del singolo individuo ma di tutta la Chiesa (dotata del “sensus fidei”), ed in modo particolare del magistero. In questo senso il “noi” è utilizzato negli Atti degli Apostoli.
Raffaele Savigni ha spiegato teologicamente quel che volevo dire in una maniera sorprendente, e di cui io sarei stato sicuramente incapace!
In parole più semplici io dico che la Chiesa ha anche una dimensione istituzionale.
Il fatto non dovrebbe spaventare i cristiani capaci di autonomia di giudizio, perchè essere istituzione è uno dei modi più dignitosi per una realtà umana complessa di stare nella materialità del mondo.
Il mondo deve percepire qualcosa, la strada al lievito nascosto del cristianesimo deve essere aperta anche dalla visibilità di una realtà generale, che colpisce e interessa per la sua autorevolezza.
Il mondo – di primo acchito – recepisce i segni tipicamente mondani, che non per questo sono perversi e negativi.
Io ritengo una benedizione la fine del potere temporale, delle beghe territoriali, di tutto ciò che impediva alla Chiesa di proiettarsi in una dimensione davvero universale.
Ma penso anche che una Chiesa di mendicanti, o di indistinti, priva di dignità autorevoli, non avrebbe alcuna rilevanza, non potrebbe fare alcuna battaglia reale per la condizione umana, per la voce di Dio.
Il tema è allora semmai quello di purificarsi sempre di più, fare in modo che il linguaggio e le esigenze dell’istituzione si avvicinino quanto più possibile alla parola e allo spirito del Vangelo, partendo appunto dal rovesciamento dell’uso della ricchezza e del potere, in modo da renderli “segni di contraddizione”.
E riscoprendo lo spirito di sobrietà senza svilire la tradizione e senza tramutarlo in squallore, ricordando che custodendo la bellezza siamo ancora una volta testimoni del Bello ispiratoci e suscitatoci nella storia da Colui che ci manda e per il quale esistiamo e abbiamo senso.
Immaginare, invece, che si possa stare al mondo solo con lo stile della mendicanza, e quindi non avere più voce autorevole, farsi ascoltare solo per condivisione della condizione del povero e dell’oppresso e non per la capacità concreta di difenderlo, di parlare in sua voce, questo mi pare una tragica illusione.
Il mondo si farebbe volentieri beffe del cristianesimo, lo ridurrebbe volentieri ad agenzia di volontariato.
Se non è successo sino ad oggi, amici miei, è perchè anche negli ultimi cinquant’anni questa Chiesa è stata, anche in senso mondano, capace di reggere la scena.
E questo conta, può piacerci o meno.
Luigi, il prelato che parlava di Chiesa (o cristianesimo) mescolata era Piero Rossano, ne parla Giancarlo Zizola ne “Il successore”.
Io godo di questa dotta disputa; e ringrazio il bell’accidente che ha dato occasione a una guerra d’ingegni così graziosa … però troppo lunghetta perché io la segua in tutti i dettagli … mi limito a piluccare un’espressione di Matteo: «nessuno può dare del sedicente ad un sacerdote consacrato». A Matte’ ce sei o ce fai? Sei de coccio? (apprezzi il tentativo di romanesco?).
Io non ho mai detto che il signor Barbero sia un sedicente sacerdote, anzi ho ripetuto tutte e due le volte che l’ho nominato che il carattere sacerdotale non si perde. Ho detto che non ha diritto di farsi chiamare “don Barbero” (così come non avrebbe diritto a indossare la talare o il clergyman) in quanto ridotto allo stato laicale: “sedicente don” vuol dire esattamente questo. Ho anche aggiunto che penso male dei motivi per cui lo fa, e che ripudio totalmente le sue idee, a cui non attribuisco il benchè minimo valore (questo era sinteticamente detto dall’espressione “scempiaggini”). Adesso credo di avertelo spiegato nella maniera più chiara possibile. Se non capisci ancora, entriamo in quella che i trattati di morale di una volta definivano “ignoranza crassa e invincibile”, che è, come noto, un’esimente dalla colpa.
gentili amici, (grazie Francesco73 dell’appassionata spiegazione.
Mi sembra però che ci sia un dislivello nella nostra comunicazione. Io presumo di comprendere il vostro punto di vista e le vostre ragioni senza bisogno di catalogarvi. Invece, continuo a vedere sintetizzate alcune osservazioni con espressioni come “mendicanza” … “indistinzione” che almeno io non ho usato e che non rappresentano affatto il senso delle mie osservazioni e delle mie richieste di spiegazione. Sopravviverò.
“Il mondo si farebbe volentieri beffe del cristianesimo…”. Caro Francesco, già fatto: c’è stato uno che è stato umiliato, deriso e preso a sputi (per dimenticare il resto). Eppure quello era Colui che ha rivelato il volto di Dio… Vorrà dire qualcosa, amici, o no? Rispondetemi, per favore.
E, Francesco, la Chiesa non deve reggere nessuna scena. Quella è roba da talk show.
Per quanto mi riguarda la chiudo qui…
Ho usato l’espressione “reggere la scena” in senso ovviamente figurato.
Reggere la scena vuol dire che la dimensione istituzionale, se c’è (e c’è, altrimenti non staremmo a discutere di Chiesa cattolica, ma di altre rispettabilissime comunità cristiane: mentre da noi istituzione e carisma vanno insieme, sono i due bracci della croce, come ho sentito dire una volta da Raniero Cantalamessa) deve poter agire nel mondo con i mezzi propri della sua missione, della sua dignità e anche con ciò che sta nel codice del mondo.
Se posso permettermi, poi, non condivido l’esatta equivalenza tra la condizione della Chiesa e la condizione di Cristo, che sembrerebbe implicata dal continuo riferirsi a Lui.
La Chiesa non coincide con Cristo, e in tal senso non mi farei fuorviare nemmeno dalla dottrina del Corpo Mistico.
La Chiesa tende a Lui e vive dello splendore del Suo volto, ma è anche una comunità umana sempre bisognosa di purificazione.
Come tale, come comunità umana, soffre delle contraddizioni e delle macchie dell’incarnazione, che solo in Cristo (ma appunto, solo in Lui) sono state vinte e riscattate.
Se noi immaginiamo che la tensione verso Cristo, verso il modello evangelico, possa rappresentare una possibilità di esatta conformazione già qui e ora, commettiamo un terribile peccato di presunzione e, soprattutto, evadiamo dalla realtà e dalla lucida consapevolezza della sostanza di cui siamo fatti.
Ripeto, credo che parlare di povertà della Chiesa sia importante come richiamo all’essenza della missione, all’alterità e alla trascendenza del fine, alla priorità dei valori, all’unica vittoria decisiva, alla vittoria paradossale della croce, dell’impotenza e della debolezza.
Ma auspicare la povertà come spoliazione, indistinzione, mescolamento, dimissione dalle difficili sedi del mondo in cui valgono anche i codici della potenza e del potere, e nelle quali il cristianesimo può rappresentare il massimo di contraddizione, rappresenterebbe un venir meno alla propria responsabilità e al proprio ruolo, che sono importanti anche quando dovessero recarci imbarazzo.
E comunque, mi diverte moltissimo la circostanza che quel pericoloso estremista di Raffaele Savigni stia passando qui quasi per un curiale romano intransigente e pericolosamente passatista, quasi nostalgico del Papa Re!
🙂 🙂
Stavo andando a dormire, ho acceso e…non posso fare a meno di rispondere a questo post, altrimenti implodo
Non sono d’accordo con te Francesco, penso sia opportuno invece ritornare continuamente al Nuovo testamento affinchè esso ci dica cos’è valido per la chiesa di oggi e cosa non lo è.
Credo una cosa sia pacifica: la chiesa deve porsi a servizio per il mondo. Ma il servizio qui si oppone al dominio. A volte servire significa rinunciare coraggiosamente a difendere quelle posizioni sociologice di potere e potenza che erano proprie della chiesa a sfavore o favore della storia, ma la cui difesa e conservazione è irrevocabilmente superata e non può, nel migliore dei casi, che svegliare se non addirittura aggravare reazioni ostili alla chiesa.
Servire il mondo significa anche rinunciare a dominare il mondo, rinunciare alla politica di potenza, al prestigio, ai privilegi, ai diritti speciali nel mondo.
La chiesa è la per il mondo, perché è la missione sua in virtù del Risorto, crocifisso per la salvezza del mondo, essa ha degli obblighi nei confronti del mondo obbglighi di servizio però, non di potenza altrimenti tradisce lo scopo della sua esistenza. Non c’è niente da fare…è così..è inutile girarci intorno!
Una chiesa che vivesse e agisse unicamente per se stessa non sarebbe la chiesa del Cristo, nc’è niente da fa’…
La Grazia che Dio sempre, nonostante l’indegnità, elargisce alla chiesa è solo unicamente per guidare la rotta del popolo di Dio, punto
Il discorso della montagna è la magna carta della chiesa, e guai se non fosse così, l’ aveva bel capito Giovanni XXIII: rinuncia evangelica al potere in tutti i sensi, rinuncia al potere di un solo uomo (infatti convocò il concilio), rinuncia scendendo dal trono e andare incontro ai fratelli cristiani, ci sarebbe tantissimo ancora da dire ma..è tardi..
Ma che stai a di’ France’…per carità ! Scusa ma, quello che dici è intollerabile!
….mamma mia!! M’hai scosso il sistema nervoso, devo prendere na’ valeriana….non riesco aprender sonno…assurdo !! Ma che cristiano sei ?? Gesù Gesù…
buona valeriana Clodine,
la prendero’ anche io,
in blog di vaticanisti
tutti so’ teologi de summa
‘notte
Clodine, vista l’ora tarda, spero che l’espressione “Ma che cristiano sei?” ti sia scappata dai polpastrelli ma che non sia tua.
A quest’ora è molto meglio, per me, per te e per chi è ancora davanti al computer, andarsene a letto.
Per usare un’altra frase ad effetto (in questo post ne abbiamo usate tutti tante e forse troppe), comincio a pensare che se io dedicassi un po’ meno tempo a scrivere o leggere post sulla Chiesa e un invece ne destinassi po’ di più per pregare per Lei (Noi), sarebbe sicuramente meglio.
Buona notta.
Buongiorno France’.
Scusa per quell’espressione: mi è scappata dai polpastrelli, non l’ho detta con cipiglio, credimi, né con acredine, e neppure per emettere un giudizio per carità non mi permetto. E’ stato un po’ come averti davanti e, sai quando si parla ad un amico a tu per tu e ci si infervorisce dinnanzi ad argomenti che ti prendono lo stomaco, la pancia , è stato come volerti svegliare e scuoterti per farti riprendere…na’ frase che m’è uscita così…
Chi ti scrive è una che crede fermamente ed ama profondamente la sua Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica, è in virtù di questo amore che mi infervoro! Ho lavorato tantissimo nella Chiesa e Per la Chiesa, ma dopo Marta guai se non subentrasse Maria. All’azione ha fatto seguito il silenzio, la preghiera costante e la meditazione: il Signore parla nella meditazione e nel silenzio e svela nel segreto del cuore quelle realtà che spesso sono nascoste dal velo della presunzione.
Vedi Franceschì, la Chiesa può essere, come Israele, qua e la minacciata, assoggettata, pure umiliata e messa da parte, sfiancata e sottomessa, perseguitata e perfino sparire esteriormente :” Le porte degli inferi non prevarranno su di essa” (MT.16,18). Non soccomberà alla potenza del male. E’ indistruttibile sai? La fedeltà di Dio sarà perenne, malgrado tutto e tutti è mantenuta in vita da Dio stesso.
Come dici giustamente tu alla fine del post: preghiamo per Lei e per noi..
un Bacione di vero cuore e felicissimo anno nuovo. Pace fatta!
..volevo dire : “come dice giustamente Fabrizio”, che saluto e ringrazio di cuore per avermi rimproverata: non avrei dovuto usare quell’espressione chiedo nuovamente scusa a Francesco.
“Presunzione”.
Presunzione di chi crede essere depositario di una (della) verità ricevuta dall`alto, di chi crede poter e dover scuotere e svegliare l`altro in virtù di questa verità ricevuta, di chi consiglia agli altri di leggere, studiare, riflettere, di chi crede sapere chi è buon cristiano e chi non lo è, presunzione di chi sa meglio di chiunque come dovrebbe essere la Chiesa di Gesù Cristo, presunzione di chi divide il mondo, la Chiesa e i cristiani, in due, da una parte chi ha capito il messaggio evangelico e lo segue, sempre secondo la visione presuntuosa di chi sa, perchè glielo è stato rivelato personalmente, e dall`altra chi lo tradisce, che deve svegliarsi cambiare rotta, presunzione di chi giudica intollerabile il pensiero dell`altro semplicemente perchè è differente dal suo.
“Pensiero manicheo”che fa dire che la Chiesa o è nel potere o è nel servizio, se è
nel potere non è nel servizio e reciprocamente.
È perchè la Chiesa HA anche un potere, il che non significa essere nel potere, che può anche venire in aiuto giorno dopo giorno in Italia e altrove a chi ne ha bisogno, è anche in virtù di questo potere che è ascoltata dai potenti di questo mondo, che può intervenire su temi scottanti, che la sua voce conta, una voce differente che da un messaggio differente ,una voce che passa attraverso gli innumerevoli volontari (in realtà noi tutti) che agiscono sul terreno E a livello delle nazioni, grazie all`autorità che le è riconosciuta .
La parola autorità sarebbe più consona che la parola potere. La Chiesa ha un`autorità certa ed è giusto che se ne serva, che la metta al servizio, perchè la Chiesa questa autorità non la usa per se stessa!
La Chiesa ha un`autorità E è nel servizio.
Emozione, che quando è così forte , prende le renne del pensiero.
Scrivo “verità”, di cui taluni sembrano essere i depositari esclusivi… e non “Verità”, lo preciso affinchè non mi si dica che non ho capito nulla , una volta ancora!
E’ Cristo la Vera Autorità, la chiesa senza Cristo è zero
sarebbe un corpo senza testa, e i corpi senza testa sono tronchi !
“La Verità? Cos’è la Verità”
” Tu non avresti nessun potere se ti non fosse conferito dall’alto”
Nessuna spocchia Luisa, lascia stare la spocchia…certe considerazioni lasciamole agli spiriti polemici : il vangelo è la guida, al di sopra o al di sotto a destra e a sinistra non c’è altra Verità!
Comunicazione di servizio: è saltato un riferimento implicito di Francesco73 a Pio XI e commenti annessi e connessi. Che succede?
Da Syriacus ricevo questo messaggio con la dicitura “Molto interessante, proprio a proposito”:
> Nel testo di un discorso che Giovanni Paolo I avrebbe dovuto
> pronunciare il 30 settembre 1978 ai procuratori della Compagnia di
> Gesù, due giorni dopo la sua morte, si leggono queste parole: «Non
> permettete che tendenze secolarizzatrici abbiano a penetrare e turbare
> le vostre comunità, a dissipare quell’ambiente di raccoglimento e di
> preghiera in cui si ritempra l’apostolo, e introducano atteggiamenti e
> comportamenti secolareschi, che non si addicono a religiosi. Il
> doveroso contatto apostolico col mondo non significa assimilazione al
> mondo; anzi, esige quella differenziazione che salvaguarda l’identità
> dell’apostolo, in modo che veramente sia sale della terra e lievito
> capace di far fermentare la massa. Siate perciò fedeli alle sagge
> norme contenute nel vostro Istituto; e siate parimente fedeli alle
> prescrizioni della Chiesa riguardante la vita religiosa, il ministero
> sacerdotale, le celebrazioni liturgiche, dando l’esempio di quella
> amorosa docilità alla “nostra Santa Madre Chiesa gerarchica” – come
> scrive Sant’Ignazio nelle “Regole per il retto sentire con la Chiesa”
> – perché essa è la “vera sposa di Cristo, Nostro Signore”».
http://www.palazzoapostolico.it/dblog/articolo.asp?articolo=265
Da Syriacus ricevo questo messaggio con la dicitura “Ioannes Paulus dixit”:
Carissimi Fratelli e Sorelle! È passato poco più di un mese dalle feste del Natale. La nascita di Gesù come, del resto, tutta la sua vita, offrono una significativa conferma di questa beatitudine. Cristo venne nel mondo povero, visse nella povertà e morì sulla croce spogliato di tutto. In questa beatitudine Cristo esprime se stesso. E contemporaneamente si rivolge a noi perché lo imitiamo, accogliendo nella nostra vita lo stesso ordine di valori e vivendo nella sua stessa prospettiva.
I poveri in spirito sono oggetto particolare dell’elezione divina. In questo senso, come leggiamo nella seconda Lettura, san Paolo scrive oggi ai Corinzi: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio” (1 Cor 1, 27-29). Il poeta Adam Mickiewicz domanda: “Che cosa sono davanti al tuo volto?”, e risponde: “Polvere e nulla”.
Povertà in spirito indica, secondo il Vangelo, quasi un tipico spazio che l’uomo apre all’azione divina, permettendole di dispiegare la sua potenza salvifica. Lo proclama il Salmo responsoriale: “Il Signore ridona la vista ai ciechi, /il Signore rialza chi è caduto, /il Signore ama i giusti, /il Signore protegge lo straniero. /Egli sostiene l’orfano e la vedova ( . . .) /. Egli è fedele per sempre, /rende giustizia agli oppressi, /dà il pane agli affamati. /Il Signore libera i prigionieri” (Sal 145[146] , 8-9.6-7).
Il Regno di Dio si attua in vari modi: quando l’uomo gli apre lo spazio interiore dell’anima, quando non è pieno di sé, ma si apre alla Pienezza con un atteggiamento di umiltà, perché in lui venga lodato Dio stesso. Allora l’uomo vive della verità della Redenzione, come leggiamo nella Lettera di san Paolo: “Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Cor 1, 30).
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/homilies/1996/documents/hf_jp-ii_hom_19960128_parish-san-cleto_it.html
Da Syriacus ricevo questo messaggio con la dicitura “sono chiamati anche Jurodivyj (????????)”:
La Stoltezza in Cristo, è una particolare forma di ascetismo presente nell’esperienza della Chiesa ortodossa. In Russia, dove, assume il nome di jurodstvo (????????), coloro che intraprendono tale via religiosa sono chiamati anche Jurodivyj (????????). Gli Stolti in Cristo, ancor oggi presenti sul territorio russo, si aggirano per le città vestiti solo di stracci, mortificando il proprio corpo attraverso digiuni e lunghe veglie e dormendo all’aperto o nelle case di chi offre loro ospitalità. Il loro comportamento differisce a seconda delle situazioni: se mentre sono in mezzo alla folla simulano pazzia e trattano a male parole chiunque, ricco o povero, credono allontanarsi dal volere di Dio, in privato sono calmi e assennati e non disdegnano di offrire aiuto, il più delle volte sotto forma di consiglio, a chi si rivolge loro. Ritenuti dalle credenze popolari capaci di miracoli e di prevedere il futuro, sono trattati con il più profondo rispetto da ogni fascia sociale della popolazione e molto spesso venerati già in vita.
http://it.wikipedia.org/wiki/Stoltezza_in_Cristo
Da Syriacus ricevo questo messaggio con la dicitura “Una delle foto più eloquenti mai viste”:
[Dedicato a chi auspica la rovina degli edifici di culto cattolici]
http://cathcon.blogspot.com/2007/12/german-catholic-life-after-war.html
Luigi, ma perché Syriacus svolge le sue amate attività di “connessione” per tua interposta persona e non più direttamente? Non si sarà mica risentito perché io ho avuto da ridire? A parte il fatto che io ho sempre qualcosa da ridire, non è siamo tutti un pochino troppo suscettibili? (Mi riferisco anche a certi passaggi della querelle qui di sopra).
Invoco l’aiuto di Luisa (a proposito, sono gelosissimo per il bacio mandato a Luigi) per un’intepretazione psicologica di tutta la faccenda: quali mutamenti avvengono in noi quando ci mettiamo alla tastiera, protetti dal reciproco anonimato e ‘costretti’ a mettere tutto di noi dentro le sole parole scritte?
Aggiungo una deliziosa tragedia in due battute di Achille Campanile (un altro dei miei amati) a proposito del gusto di infastidire il prossimo. Me la ricordo così:
Scompartimento ferroviario. Un signore si toglie un sigaro dal taschino e chiede al suo vicino: «Scusi le dispiace se fumo?» «No, per nulla, faccia pure». «E a lei signore?» – rivolto ad un altro passeggero – «No, prego». «E a lei dà fastidio?» «No, neanche a me». «Allora non fumo!» conclude il signore rimettendo a posto il sigaro.
Via, Syriacus, torna ad affliggerci in prima persona, così posso riprendere a punzecchiarti.
Luigi, le mie mails ‘private’ non erano destinate alla ‘pubblicazione’, ma erano piuttosto estemporanei spunti di riflessione da me a te. Io non voglio ‘affliggere’ nessuno, tantomeno Leonardo (che non c’entra niente con la mia ‘eclissi’ -oggi escluso- , almeno sino all’Epifania, dal blog) , e spero davvero che egli non interpreti la mia assenza alla luce della mens del personaggio morettiano di Ecce Bombo:
“No veramente non… non mi va. Ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è? Non è che alle dieci state tutti a ballare i girotondi e io sto buttato in un angolo… no. Ah, no, se si balla non vengo. No, allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce. Voi mi fate “Michele vieni di là con noi, dai” e io “andate, andate, vi raggiungo dopo”. Vengo, ci vediamo là. No, non mi va, non vengo.”
Cordiali saluti a tutti gli ‘invisivi’ e ancora Auguri.
S.
Sono argomenti scivolosi, e io stesso mi accorgo di non sapermi esprimere con compiutezza.
Non mi sento offeso, quando partecipo alle discussioni metto in conto anche la passione, mia e altrui.
Inoltre, mi hanno fatto sempre un pò ridere quei cristiani che si prendono così tanto sul serio da saltare sulla sedia ogni volta che all’interlocutore scappa una mezza battuta sulla loro fede infedele…
Per carità, il mio cristianesimo è molto fragile, non sta sotto la teca delle cose ingiudicabili.
E anche io, in fondo, tendo a parlare della Chiesa come la vorrei, più che come è forse bene che sia anche secondo il Vangelo.
Ne chiacchiereremo ancora.
Buon pranzo!
Sono molto contento che Syriacus tra poco ritorni (poi, in fin dei conti, quando connette delle foto non disapprovo, perché mi piace “guardare le figure”).
Beh, Leo, visto che ti piace “guardare le figure”, questa è per te. (Poco natalizia, lo so… 😉
http://imagecache2.allposters.com/images/pic/153/856266~The-Family-Guy-Stewie-Go-to-Hell-Posters.jpg
..ti assicuro Francesco che non sono saltata dalla sedia, mi sono accorata si, ma non saltata !! ehhhhh figurati: se avessi dovuto saltare per tutte le cose che mi son state dette dall’inizio di questo lungo confronto pfuuu…
In merito ai miei interventi sono stata definita ora “pauperista-pseudo-religiosa” ora di “cialtroneria” ( termine riferito ad altri ma, fatalità applicato alle mie parole) e poi : di colpa non confessa di presunzione e bla bla bla.
Per grazia di Dio non mi prendo sul serio tranquillo, sono abbastanza svezzata e ironica quanto basta per fare autocritica, e ridere pure di me stessa e delle mie gaffe..
..riguardo alla fede infedele bhé…ciascuno esamini se stesso!
Buon anno a tutti, in particolare a Leonardo, che mi sta molto simpatico, anche se ci sono state delle scaramucce, a Psico, al Moralista che adoro, a Matteo al prof Sivignano, alla Signora Luisa…e a tutti tutti anche quelli che non ricordo e un bacio a te grande Luigi !
Voglio bene a tutti
Ah! Dimenticavo Syriacus: buon anno Syriacus la foto è….strepitosa…come pure i documenti che ci sono pervenuti attraverso Luigi
Ciao.
Caro Leonardo, non ho certo una risposta soddisfacente solo qualche riflessione.
Forse è un aspetto della comunicazione virtuale.
Crediamo dialogare ma in realtà è forse un soliloquio, che “par écran interposé” attraverso uno schermo(?)cerca di farsi strada e raggiungere un altro che dietro il suo schermo riceve, reagisce, risponde. Leggo, reagisco,a modo mio, scrivo parole nelle quali metto il mio pensiero, la mia emozione del momento, chi scrive d`un getto con passione, chi riflette, cerca le parole le più giuste, chi si getta su una parola, su una frase che lo tocca e mette tutto se stesso nella reazione”istintiva”.
L`auto-censura sembra farsi più sottile, se non saltare .
Anche nella comunicazione virtuale,siamo pur sempre essere umani,ciascuno con il suo carattere, personalità, esperienza di vita e credenze, gioie e sofferenze.
Dietro l`anonimato,con quella distanza che forse poi non è così protettrice come lo si potrebbe pensare,le nostre dita si agitano sulla tastiera messaggere di pensieri e emozioni.
Dietro quello schermo, da ambedue le parti, forse c`è chi è solo, e solo lo resterà quando spegnerà il computer, forse con un`emozione in più, risvegliata, e che non si paca e nessuno con cui parlarne… veramente.
È forse anche per questo che bisognerebbe tutti,io per prima,sempre pensare che l`anonimato non scusa nè permette tutto. Le mie parole arrivano da qualche parte e possono fare anche male.
A taluni questo anonimato permette di togliere una censura, una timidezza che li blocca o limita quando sono nel faccia a faccia, protetti dietro lo schermo si sentono più liberi,sicuri e si autorizzano a dire cose che mai direbbero se avessero la persona in faccia…un coraggio illusorio…che da l`illusione di comunicare…di essere ascoltato… in certi casi di esistere.
Il bisogno di comunicare è vitale, per taluni “compulsivo”….comunico dunque esisto, attraverso uno schermo o no . Uscire dalla solitudine .
Per altri è un piacere, una curiosità, il sentimento di essere uniti attraverso le onde,far parte di una comunità virtuale, che poi può anche diventare incontro
reale.
SMS, e-mails, post….prima c`erano le lettere alle quali confidavamo i nostri sentimenti e poi con ansia aspettavamo la risposta…oggi tutto va così in fretta!
Con un SMS si liquida una storia d`amore o se ne fa nascere un`altra…..beh se son rose fioriranno!
Quando abbiamo la persona in faccia, occhi negli occhi, senza protezioni altre che le maschere alle quali forse ci siamo identificati,e dietro le quali ci nascondiamo, è tutta un`altra storia! Dialogo, ascolto, scrutare l`altro, vedersi nell`altro,nel suo sguardo sentirsi riconosciuto o no, amato, sentire le proprie paure e inibizioni o i nostri slanci… la vita insomma! Quello scambio reale,vivo, quel contatto,quell`incontro che nessun computer potrà mai sostituire!
Queste erano solo piccole riflessioni, il soggetto è così vasto che non si lascia certo rinchiudere in qualche riga!
Leonardo non sia geloso !
Da Ginevra dove i giovani di Taizé ci portano la gioia, e il calore del loro entusiasmo nella fede, le invio un caloroso abbraccio! 😉
… rompo il mio voto di astensione solo di fronte “alla “adorazione” di Clodine (sono molto vanitoso)… grazie, anzi, troppa grazia!
e visto che ci sono, consiglio un’altra buona lettura ad hoc: http://alessandroiapino.blogspot.com/2007/12/appagati-di-felicit.html
ciao a tutti
Entre ce que je pense,
ce que je veux dire,
ce que je crois dire,
ce que je dis,
ce que vous voulez entendre,
ce que vous entendez,
ce que vous croyez comprendre,
ce que vous voulez comprendre,
et ce que vous comprenez,
il y a au moins 9 possibilités
de ne pas s’entendre.
Per Syriacus, grazie dell’omaggio: Stewie Griffin mia sta abbastanza simpatico, ma devo confessare che in generale il mio cuore è per i Simpson (e detesto South Park).
Comunque, “go to hell” anche a te!
Per Luisa. Aggiungerei al tuo utile ammonimento quello che Manzoni dice a proposito di Renzo, il quale dovette imparare che “le parole fanno un effetto in bocca e un altro nelle orecchie”.
Fra ciò che penso,
ciò che voglio dire,
ciò che credo dire,
ciò che dico,
ciò che volete sentire,
ciò che sentite,
ciò che credete capire,
ciò che volete capire,
e ciò che capite,
Ci sono almeno 9 possibiltà di non capirsi.
Non c’è anche una sorta di “aggressività da computer”, quasi che tutta la vis polemica, normalmente diluita in una quantità di segni diversi, si concentrasse nella parola, nel gesto di battere parole sulla tastiera? E quanto pesa, in tutto questo, il fatto che non ci vediamo in faccia, anzi non conosciamo le nostre facce? (Divago: chissà come ci immaginiamo reciprocamente!)
La persona che vorrei avere in faccia per porgli qualche domanda è l`anonimo strillone di Korazym che ha scritto…..da noi si direbbe che a “pondu” questo mirabile articolo, dal quale esco al minimo perplessa e mi fermo qui per restare corretta.
http://www.korazym.org/news1.asp?Id=26872
Accattoli – Tornielli (IL GIORNALE)http://blog.ilgiornale.it/tornielli
interessante come ci si ritrovi a commentare
tu tutti e due i blog
Con la stessa grande fantasia
@ Luisa
Il testo linkato dimostra il sottile confine, spesso travalicato, tra l’essere “movimento religioso” e il divenire “…” (la risposta è materia del prof. Savigni).
Sono straordinariamente contento della discussione che qui si svolge: quella sulla Chiesa e i segni di cui si serve, compresi quelli dell’autorità e del potere. Credo che vengano dette cose importanti e cerco di cogliere il meglio. Confermo di sentire vicine tra tutte le parole di Francesco73 e di Raffaele Savigni. Ho bisogno di riflessione per farle mie, non voglio perdermi nella disputa. Né sarei capace di dire meglio. Ringrazio tutti, perché è nel coro che quelle riflessioni prendono corpo. Clodine scatenata a tarda ora e Matteo “de summa notte” e il moralista tenace e Luisa da lungi e altri hanno messo le premesse per lo svolgimento di quelle riflessioni e le hanno sollecitate passo passo con la loro critica. Per me questo è il post che ha provocato i commenti più utili da quando ho avviato il blog. Mi sono anche arrivati dei baci. Grazie, grazie.
Cara Clodine,
quando parlavo di gente che salta sulla sedia e si prende troppo sul serio non mi riferivo a te, semmai a come avrei potuto reagire io a una tua battuta.
E anche con l’espressione di “fede infedele”, raccontavo di me, pur non avendo il vezzo cattolicante dell’autoumiliazione…
A presto, e buona fine d’anno.
Caro Francesco
Grazie per la precisazione, effettivamente credevo fossero riferite a me.. anche se così fosse stato non ci avrei riscontrato nulla di male, in un clima di confronto succede…
Rileggendo, di sopra, mi sono accorta di aver storpiato il cognome del proff..e quindi colgo l’occasione per fare i miei più cari auguri al Dott Savigni:
” Profesor Raffale Savigni buon anno !! E’ stato un piacere averla conosciuta !
Di nuovo auguri tutti e a te Francesco …a presto !
Ringrazio Luigi e Clodine ed auguro buon anno a loro e a tutti gli altri (a partire da domani pomeriggio sarò off-line per tre giorni).Se sappiamo andare in profondità le distanze si accorciano e i malintesi diventano più rari,
Immagino che Francesco si riferisse anche a me, ma capitemi, era l’una di notte e a quell’ora, come ho già scritto ieri in diretta, i computer dovrebbero spenti già da un pezzo.
Buon anno a tutti
Fabrizio
..ohh Fabrizio, ma..mi ero dimenticata di te !!!
Come ho potuto non far uscire dai polpastrelli il tuo nome…Auguri di un felice anno nuovo!!…Ciao !
In segno d’augurio di ogni bene,
questa citazione:
« La nostra parola si chiama bellezza.
La bellezza è l’ultima parola che l’intelletto
Pensante può osare di pronunciare, perché
Essa non fa altro che incoronare quale aureola
di splendore inafferrabile, il duplice astro del vero
e del bene e del loro indissolubile rapporto ».
H.U. von Balthasar,
Gloria. Un’estetica teologica 1. La percezione della forma,
Jaca Book, Milano 1971.
In questa lunga discussione abbiamo tirato in ballo il papa, più o meno direttamente, e in particolare le sue scelte liturgiche.
Per correttezza darei anche la parola alla difesa, attraverso un testo di Ratzinger del 1979 (e quindi insospettabile) che sembra scritto per l’occasione e che invece mi è capitato tra le mani ieri per pura coincidenza.
“La sollecitudine per la bellezza della casa di Dio e la sollecitudine per i poveri di Dio sono inseparabili tra loro. L’uomo non ha bisogno soltanto di ciò che è utile, ma anche di ciò che è bello; non solo della propria casa, ma anche della vicinanza della casa di Dio e dei segni che l’attestano. Là dove Dio viene onorato, anche il nostro cuore è rischiarato.
Oggi, noi siamo diventati tutti un poco puritani: non si sarebbe piuttosto dovuto vendere tutti questi tesori, e il ricavato darlo ai poveri? Ponendoci simile domanda, noi ci dimentichiamo che la bellezza offerta in dono al Signore è l’unica e reale proprietà comune diffusa nel mondo. Quale contrasto tra residenze signorili e chiese, tra musei e cattedrali! Quale differenza, tra l’affaticarsi ad attraversare la folla nelle sale del Louvre, degli Uffizi, del British Museum e l’immedesimarsi, pregando, con il canto di lode delle pietre in una chiesa viva!.
La bellezza, della quale è stato circondato il bimbo di Betlemme, è destinata a tutti gli uomini ed è necessaria a noi tanto quanto il pane. Chi sottrae qualcosa di bello al Bambino, per convertirla in qualcosa di utile, costui non arreca vantaggio, ma provoca danno; spegne quella luce, via la quale anche qualsiasi calcolo o stima diventano futili e freddi. Certo, se vogliamo unirci al pellegrinaggio dei secoli che vuole offrire le cose più belle di questo mondo al Re appena nato, non dobbiamo però anche dimenticare che egli vive ancora in stalle, nelle prigioni e nelle favelas, e che noi non lo onoriamo davvero se ci rifiutiamo di andare a cercarlo in quei luoghi. Ma questa consapevolezza non deve obbligarci a finire tra le braccia di una “dittatura dell’utile”, che disprezzi la gioia e dogmatizzi una serietà opprimente.”
Cari amici
S.Agostino riguardo alla musica, e all’arte diceva che nulla potrebbe soddisfare “orecchie e occhi tanto perfetti come quelli dell’Altissimo”. Egli è Dio: il Vero, il Buono, il Bello assoluto e noi partecipiamo della Sua perfezione. Ma -almeno da quello che ho appreso in filosofia- solo in modo analogico. Per cui si partecipa della Sua perfezione in modo “in parte identico, in parte diverso. L’inciso “in parte”, poi, non è da considerare in senso quantitativo, ma qualitativi,dove la somiglianza connota una intrinseca indissociabile rassomiglianza nella diversità..”. Ecco, penso che tra noi e Dio, tra la nostra percezione e la Sua percezione ci sia una “indissociabile diversità, un’abisso invalicabile dato proprio dall’incapacità di percepire il “Totalmente Altro”.
Quanto detto non significa che non approvi le meraviglie e le ricchezze artistiche di cui la chiesa è depositaria. Sono concorde, e assolutamente favorevole alla bellezza che deve circondare -quanto più possibile- tutto ciò che è in relazione al sacro proprio perché, in quanto creature, partecipiano della bellezza del creato e del Creatore!
Ma non è l’arte che ci salva, e nemmeno la bellezza, è la carità che ci salva.
C’è un passo bellissimo tratto dalla “Vita seconda di S.Francesco” di Tommaso da Celano: dice frate Leone: “c’è una donna qua fuori fratello francesco, ha fame”, risponde Francesco ” non abbiamo nulla da darle?” : “no! Abbiamo il solo il Vangelo, che ci serve per le lodi a Mattutino”, “dai a quella donna il vangelo, perché lo venda e sfami i suoi figli. Gesù sarà più felice per quest’atto di carità”..e così fu alienato il primo vangelo della regola!
MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO MONDIALE
DEI MOVIMENTI ECCLESIALI (ROMA, 27-29 MAGGIO 1998)
” 5. Più volte ho avuto modo di sottolineare come nella Chiesa non ci sia contrasto o contrapposizione tra la dimensione istituzionale e la dimensione carismatica, di cui i Movimenti sono un’espressione significativa. Ambedue sono co-essenziali alla costituzione divina della Chiesa fondata da Gesù, perché concorrono insieme a rendere presente il mistero di Cristo e la sua opera salvifica nel mondo. Insieme, altresì, mirano a rinnovare, secondo i loro modi propri, l’autocoscienza della Chiesa, che può dirsi, in un certo senso, essa stessa «movimento», in quanto avvenimento nel tempo e nello spazio della missione del Figlio per opera del Padre nella potenza dello Spirito Santo.”
piccolo appunto :Lo Spirito di Dio, non stà sotto la legge della Chiesa. Lo Spirito di Dio non è governato dalla legge ecclesiastica, dal diritto canonico o dal potere ecclesiastico. Chi nella Chiesa ritenesse di potersi impossessare dell Spirito con qualsiasi mezzo, con la legge, il diritto, il potere, deve necessariamente fallire.
La Chiesa non può impossessarsi dello Spirito, non può propriamente possederlo, disporre di esso, imporgli dei limiti dirgli: “tu sarai in questo movimenti piuttosto che nell’altro” perché non lo può dominare.
Dio si lega nello Spirito Alla Parola e al sacramento della Chiesa: ma ciò non avviene a motivo della chiesa, ma a motivo della libertà di Dio!
ciao
Dal
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
PARTE PRIMA
LA PROFESSIONE DELLA FEDE
SEZIONE SECONDA:
LA PROFESSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
CAPITOLO TERZO
CREDO NELLO SPIRITO SANTO
ARTICOLO 9
«CREDO LA SANTA CHIESA CATTOLICA»
Paragrafo 2
LA CHIESA – POPOLO DI DIO, CORPO DI CRISTO,
TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO
Da 781 a 810
III. La Chiesa – tempio dello Spirito Santo
781 « In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la sua giustizia. Tuttavia piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse. Si scelse quindi per sé il popolo israelita, stabilì con lui un’alleanza e lo formò progressivamente […]. Tutto questo però avvenne in preparazione e in figura di quella nuova e perfetta Alleanza che doveva concludersi in Cristo […] cioè la Nuova Alleanza nel suo sangue, chiamando gente dai Giudei e dalle nazioni, perché si fondesse in unità non secondo la carne, ma nello Spirito ».
788 Quando la sua presenza visibile è stata tolta ai discepoli, Gesù non li ha lasciati orfani. 224 Ha promesso di restare con loro sino alla fine dei tempi, 225 ha mandato loro il suo Spirito. 226 In un certo senso, la comunione con Gesù è diventata più intensa: « Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, chiamati da tutte le genti ».
789 Il paragone della Chiesa con il corpo illumina l’intimo legame tra la Chiesa e Cristo. Essa non è soltanto radunata attorno a lui; è unificata in lui, nel suo corpo. Tre aspetti della Chiesa-corpo di Cristo vanno sottolineati in modo particolare: l’unità di tutte le membra tra di loro in forza della loro unione a Cristo; Cristo Capo del corpo; la Chiesa, Sposa di Cristo.
795 Cristo e la Chiesa formano, dunque, il « Cristo totale » [« Christus totus »]. La Chiesa è una con Cristo. I santi hanno una coscienza vivissima di tale unità:
« Rallegriamoci, rendiamo grazie a Dio, non soltanto perché ci ha fatti diventare cristiani, ma perché ci ha fatto diventare Cristo stesso. Vi rendete conto, fratelli, di quale grazia ci ha fatto Dio, donandoci Cristo come Capo? Esultate, gioite, siamo divenuti Cristo. Se egli è il Capo, noi siamo le membra: siamo un uomo completo, egli e noi. […] Pienezza di Cristo: il Capo e le membra. Qual è la Testa, e quali sono le membra? Cristo e la Chiesa ».
797 « Quod est spiritus noster, id est anima nostra, ad membra nostra, hoc est Spiritus Sanctus ad membra Christi, ad corpus Christi, quod est Ecclesia – Quello che il nostro spirito, ossia la nostra anima, è per le nostre membra, lo stesso è lo Spirito Santo per le membra di Cristo, per il corpo di Cristo, che è la Chiesa ». 246 « Bisogna attribuire allo Spirito di Cristo, come ad un principio nascosto, il fatto che tutte le parti del corpo siano unite tanto fra loro quanto col loro sommo Capo, poiché egli risiede tutto intero nel Capo, tutto intero nel corpo, tutto intero in ciascuna delle sue membra ». 247 Lo Spirito Santo fa della Chiesa « il tempio del Dio vivente » (2 Cor 6,16).
« È alla Chiesa che è stato affidato il dono di Dio. […] In essa è stata posta la comunione con Cristo, cioè lo Spirito Santo, caparra dell’incorruttibilità, confermazione della nostra fede, scala per ascendere a Dio. […] Infatti, dove è la Chiesa, ivi è anche lo Spirito di Dio e dove è lo Spirito di Dio, ivi è la Chiesa e ogni grazia ».
Testa e corpo appunto: la testa non potrà mai essere assorbita dal corpo: nessuna mescolanza dunque tra “capo e corpo” attenzione eh!!
Nonostante tutti i motivi di unione non potrà, nè potrebbe mai essrci identità, tra lo spirito dell’uomo e lo Spirito di Dio, tra Questo e la formazione umana della Chiesa che resta “comunità di uomini” peccatori per giunta, il che è inconfutabile, anche se giustificati..Giammai lo Spirito potrà essere messo sullo stesso piano della chiesa, sarebbe un’eresia pensare questo.
Se la chiesa si identificasse nello Spirito Santo o facesse mescolanza con la Testa (il capo) si farebbe essa stessa rivelazione, quindi obbedirebbe solo a se stessa..sarebbe una sorta di forma autonoma egocentrica di chiesa.
Noi crediamo nello Spirito Santo (credo in Spiritm Sanctum) mentre crediamo “LA” chiesa, non “nella” chiesa, non crediamo mai ultimamente in noi stessi.
Noi, la chiesa, crediamo nello Spirito Santo, proprio come crediamo in Dio, dal quale lo Spirito santo non è diverso…lo Spirito precede la chiesa, non è un accidens che conviene alla chiesa.
Se la chiesa nella scrittura è chiamata costruzione dello Spirito, Tempio e altre categorie non significa che essa sia struttura, cornice nel quale lo Spirito dovrebbe entrare quale contenuto che da la vita. La chiesa non è dunque qualcosa per cui dei gagliardi ecclesiastici, amministratori e manager hanno già organizzato e strutturato affinchè poi lo Spirito vi possa trovare , per cosi’ dire, un teatro di attività ecc. No, è prima di tutto nel Suo Spirito che Dio crea la Chiesa e la crea sempre nuovamente per coloro che credono: ” nessuno può dire:” Gesù è Signore! se non per ispirazione dello S.Santo” (I Cor. 12, 3). Sotto l’azione LIBERA dello Spirito (che non può essere limitato nella Sua attività dalla chiesa) la chiesa si fa e diventa ogni giorno nuova :emitte Spiritum tuum et creabuntur!
nell’augurarvi buon anno e ringraziarvi della possibilità di riflettere con voi (a volte con la “tastiera fumante”, come dice giustamente Leonardo), vi confido che ieri sono stato rinfrancato nelle mie “tesi” lungamente difese qui (come dice Luigi)…
Abbiamo ricevuto la visita di un apprezzato docente canadese di teologia morale dell’Alfonsianum. Abbiamo anche parlato del dibattito feroce in corso nella Chiesa canadese dopo una lettera aperta del cardinale Ouellet (lettera che è stata banalmente ridotta su alcuni giornali).
Laddove, in Canada, si preferisce vendere le chiese, ormai in disuso, per costruire condomini (mi riferisco alla regione del Quebec). Laddove il secolarismo (e la dottrina della tolleranza tout court) è divenuto esplicita “aggressione” alla Chiesa cattolica. Laddove i cattolici sono anche molto bravi ad autoescludersi… e partecipano in diversi alla stessa massoneria trasversale (così l’ha chiamata il mio amico) che la vuole affossare.
Ebbene, in tutto ciò, lui è convinto che l’unica strada da percorrere (anche accettando temporanemente la “irrilevanza sociale” che qui è stata più volte evocata) è il ritorno all’essenziale della fede, alla riscoperta del Cristo nel cuore di ciascuno come unico motore di rilancio missionario.
La Chiesa è missionaria, anche quando pare “accerchiata” (espressione che non condivido), se torna al cuore dell’incontro con Cristo e non si fa prendere dall’ansia di “tenere il passo” con i mezzi di quella stessa secolarizzazione che condanna… “Non abbiate paura” ricordava GPII…
E anche la predicazione recente di Benedetto XVI, da questo punto di vista, mi pare stia scavando con decisione in questa stessa direzione.
è uno shock culturale per noi, ma è la strada delle Beatitudini. Io ci credo.
Un caro saluto
Simone
Grande Grande Simone alis moralista, ti posso dare un bacio!? Spero che la tua signore non si imburberi per questo :SMAKK, t’ho un bacio..
Dio benedica te e la tua famiglia, e continui ad illuminarti, affinche la Parola sia luce ai tuoi passi e guidi il tuo cammino
…no, i “moralisti” non possono accettare baci da chicchessia, per statuto dell’ordine dei moralisti (soprattutto se sposati)… possono solo, rigidamente, rispondere con un sorriso di malcelata soddisfazione… 🙂
ps. la mia signora – che si chiama Luisa – è di facile “imburberimento”… soprattutto in questi giorni che attende di partorire, e oltre alla pancia deve tirare su (fisicamente) altri due nanetti… anzi, in questa nostra difficile attesa della nascita, la preghiera di tutti voi sarebbe preziosa…
Siamo d’accordo, credo, sulla necessità di concentrarssi sull’essenziale, di viverlo e di annunciarlo con l’originale freschezza di qualcosa di inaudito (perché letteralmente inaudito è, per la maggioranza dei nostri contemporanei). L’essenziale è l’esperienza della fede in Cristo che ci indirizza alla contemplazione della Trinità. (Come del resto diceva perfettamente una delle prime risposte del catechismo di san Pio X: I misteri principali delle fede sono due: unità e trinità di Dio; incarnazione, morte e resurrezione di nostro signore Gesù Cristo). Siamo d’accordo che tutte le volte che il primum sembra diventare altro, nella predicazione della chiesa, è sbagliato: una volta poteva essere la morale sessuale, oggi il tema della giustizia sociale, la pace, la solidariatà o l’ecologia.
Però non si deve pensare che l’affermazione dell’essenziale possa avvenire in modo astratto, disincarnato, o intimistico. Quella fede si scontra con tutte le circostanze della vita, e quindi la chiesa è giusto che parli e intervenga su tutto.
“Per porsi, bisogna opporsi”: credo fosse un’espressione – pensate un po’ – di Lazzati.
Non c’è contraddizione alcuna tra le due cose (come non c’è contraddizione fra l’amore ai poveri e le liturgie splendide, e fra tante altre cose in cui – poco cattolicamente – l’aut aut lo mettiamo noi).
A Simone il moralista e a Luisa in attesa la simpatia e l’affetto di ognuno di noi!
E’ passata da un’ora la mezzanotte, e mi unisco a Luigi nell’augurare a Simone il moralista ed alla sua sposa un futuro di grande serenità e pace.
Che Dio vi benedica,spenda su di voi il Suo volto, e vi ricolmi di ogni bene grazia.
Un bacione ai tuoi bambini e alla piccola Miriam che tra poco vedrà la bellissa luce del sole !
Uniti in Cristo e in preghiera
Buon anno!