Mercoledì a Bologna sarò tra i presentatori di un epistolario del cardinale Biffi intitolato “Lettere a una carmelitana scalza 1960-2013 (Itaca editore). Nei commenti il conto dei sei amici – compreso Biffi – che vado a incontrare.
Biffi e altri cinque che intorno al cor mi sono venuti
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Il “Corriere della Sera” di oggi a pagina 28 anticipa qualcosa del volume con dieci righe di mia presentazione. Eccole.
Il carteggio del cardinale Biffi con la carmelitana Emanuela Ghini è un documento cristiano al cambio del millennio ma è anche una festa della lingua. I due sono scrittori e lo sanno. Scrivono per aiutarsi da posizioni diverse che nei decenni si allontanano mentre il sentimento li avvicina. Un’impresa ardua nella quale si fanno aiutare dall’arte della scrittura che ora allieta il lettore. Il dissidio più vivo è su Giuseppe Dossetti: ambedue lo tengono per santo ma Biffi ne critica la teologia che reputa “non conforme alla Rivelazione”. Dal silenzio del monastero suor Emanuela rispettosamente grida a difesa del monaco di Monteveglio.
Ho conosciuto Giacomo Biffi da vicino come tutti i vaticanisti che hanno avuto a che fare con lui nei decenni. Il volume è curato da Emanuela Ghini, che è la carmelitana destinataria delle lettere: la conosco da 25 anni. Ha una prefazione del cardinale Carlo Caffarra e una postfazione dell’arcivescovo Matteo Zuppi e anche loro li ho in tasca. Presentatori con me all’Archiginnasio saranno Giuliano Ferrara e Lucetta Scaraffia, già miei compagni di banco o di pagina al Corsera. Ecco i sei che dicevo: non è straordinario?
Così, a naso, ho più simpatia per Emanuela Ghini.
Ecco l’anticipazione del Corriere della Sera:
http://ilsismografo.blogspot.it/2017/06/italia-cosi-passero-per-reazionario.html
Attenzione: il primo capoverso è la mia scheda di presentazione – il resto è preso dalla postfazione dell’arcivescovo Zuppi.
Esiste un meraviglioso librettino del card. Giacomo Biffi intitolato Il Discorso Breve.
E’un compendio,direi un bigino della fede in Cristo.
Nella prefazione si dice”questa breve esposizione della fede cattolica nata dai corsi dell’Istituto Lombardo di pastorale, vuole essere una presentazione rapida,organica e per quanto e’consentito integrale della verita’rivelata”
Se vi capita leggetelo:e’geniale!Vale molto di piu’dei tomi pesanti e illeggibili di teologi alla moda.
Se vi siete rotti le meningi su Karl Rahner o Hans Kung, provate l’arguto Biffi!
Breve,profondo,chiaro,sereno,spiritoso.
Insomma direi il contrario del tipo che oggi va di moda…
Qui un articolo di Tornielli:
http://www.lastampa.it/2017/06/12/vaticaninsider/ita/documenti/biffi-umorismo-e-fede-di-un-italiano-cardinale-V6vXZTXjhtVHDrmKre7MnL/pagina.html
Ogni classificazione di Gesu’, tra i pensatori,i taumaturghi,i fondatori di religione,i filantropi,gli agitatori sociali,gli uomini politici ecc., costituisce una sua radicale incomprensione.
Gesu’,che si e’proclamato il Figlio del Dio vivente,non puo’ricevere apprezzamenti di tipo comune.
Se non e’giudicato pazzo deve essere adorato;se non lo si vuole adorare,deve essere giudicato pazzo.
Da Giacomo Biffi Il Discorso breve, parte I -Il Kerigma.
“Breve,profondo,chiaro,sereno,spiritoso.
Insomma direi il contrario del tipo che oggi va di moda…”
Difatti: l’esatto opposto di Socci,ma anche del Valli dolens …. il loro ribaltamento completo.
🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂
Non posso evitare di segnalare uno stralcio dalla postfazione dell’arcivescovo Zuppi:
“«Spero di essere riuscito a farti arrabbiare; così ti affretterai a rispondere», scrive al termine di una lettera contrassegnata dalla sua abituale chiarezza e rigore di pensiero. «L’ importante è che continuiamo a volerci bene e a dialogare con franchezza, senza plagiarci vicendevolmente e senza prepotenze». Un impegno esigente – «scrivere alle monache è sempre impegnativo. Figurarsi poi a quelle effervescenti e scalpitanti» – ma è una corrispondenza che in tante occasioni arricchisce il cardinale di considerazioni che fa sue. Accetta, ad esempio, «l’ invito», quasi una vera correzione (sic!) «a una maggiore misericordia», anche se non la vuole a senso unico come rimprovera a suor Emanuela.”
Discutere animatamente, ma volendosi bene. Evidente che in un carteggio per corrispondenza (cartaceamente lento, diacronico, senza testimoni e supporters) fosse più facile! Oggi sarebbe già molto non irridere e non offendere (o non divorarsi a vicenda, per riprendere la nota citazione di Papa Benedetto).
Gerardo Dixit Dominus
Proprio oggi in una omelia un discepolo di Biffi richiamava una sua battuta: “c’è più gioia in cielo per un umorista che vi entra che per 99 seriosi che non hanno avuto mai bisogno di sorridere”. Dell’ironia e della intelligenza di Biffi si sa tutto. E anche gli stralci del libro in arrivo confermano le due qualità.
Ma si può essere anche un po’ impietosi (rubandogli una sua parola cara) per la sua durezza, apparente che fosse o finalizzata a sottolineare solo i principi assoluti. E mi pare che su questo punto avesse una opinione precisa anche suor Ghini.
Ho conosciuto abbastanza da vicino Biffi parroco (a Legnano), vescovo a Milano. Credo di avere tutti i suoi libri e libretti (che ho utilizzato e consulto); e assicuro di aver letto, freschissimo di stampa, il suo “Quinto Vangelo”. A proposito del quale leggo, in uno degli stralci proposti: “… con questo libro rischio di venire strumentalizzato e confiscato da certe correnti della cristianità con le quali non ho mai avuto molto da spartire”.
Penso di non essere tifoso biffiano anche per questi due motivi: per difendere – lavoro essenziale – tutti e i singoli articoli del Credo cattolico (versione lunga e versione corta) ha solitamente badato a non polemizzare contro il tanto, di superfluo, che esisteva nella Chiesa (lui diceva: nella cristianità) fuori del Credo, e talvolta contro il Credo; lui che ha tanto gridato contro le strumentalizzazioni ideologiche degli altri non ha mai dato l’impressione di non voler lasciarsi strumentalizzare da correnti di pensie-ro (?) e di azione da cui erano distanti la sua produzione teologica e il suo intuito di pastore.
Su Biffi riferisco alcuni stralci tratti dal “Liber Pastoralis Bononiensis”, un testo di 800 pagine circa, veramente gustoso -oltre che profetico- da leggere tutto d’un fiato, denso di lucide e accorte riflessioni scritto in Omaggio al card. Giovanni Colombo nel centenario della sua nascita.
Citando San Paolo Biffi così si esprime:
“Guai a me se non predicassi il Vangelo”. E invece «ecco la dilagante retorica del dialogo» a diluire e cancellare questo comandamento, e l’idea secondo cui a musulmani ed ebrei non si debba annunciare Gesù Cristo, «per il timore d’essere accusati di proselitismo». La realtà è che «è in atto una violenta e sistematica aggressione al fatto cristiano, eppure la cristianità – almeno quella che parla e fa parlare di sé – non mostra di rendersene conto».
Pagina 299
«Come stanchi di testimoniare il Crocifisso, i discepoli di Gesù si riducono a parlare di pace, di solidarietà, di amore per gli animali, di difesa della natura, eccetera. Così il dialogo con i lontani si fa meno irto; e la nostra possibilità di essere accolti nei salotti mondani diventa facile e senza problemi. Come se Gesù non avesse mai dichiarato: “Io non sono venuto a portare pace, ma una spada”…».
Pagina 436.
. Chiedere perdono per gli errori ecclesiastici passati «può servire anche a renderci meno antipatici e a migliorare i nostri rapporti con i rappresentanti della cultura così detta laica, i quali si compiaceranno della nostra larghezza di spirito, anche se non ne ricaveranno di solito nessun incoraggiamento a superare la loro condizione di incredulità… Senza dire che, dei veri enormi delitti storici contro il genere umano – oggi avvolti da un misericordioso silenzio culturale – pare siano tutti d’accordo nel ritenere che non ci siano più i responsabili. Per esempio. a chi l’umanità manderà il conto per gli innumerevoli ghigliottinati francesi del 1793, uccisi senza colpe diverse da quella dell’appartenenza sociale? A chi l’umanità manderà il conto delle decine di mlioni di contadini russi trucidati dai bolscevichi? Ma allora, per i peccati della storia, non sarebbe forse meglio che aspettiamo tutti il giudizio universale?».
Pagina 444
. «Persino all’interno del nostro mondo l’ortodossia appare da più parti insidiata. È sintomatico che la Congregazione per la dottrina della fede abbia ritenuto di dover intervenire con la dichiarazione “Dominus Iesus” circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa. Il fatto è di una gravità senza precedenti: in duemila anni mai si era sentito il bisogno di richiamare e difendere verità così elementari».
Pagina 591
«Io penso che l’Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana. Ciò che mi pare senza avvenire è la “cultura del niente”, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l’atteggiamento dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità. Questa cultura del niente (sorretta dall’edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all’assalto ideologico dell’Islam che non mancherà: solo la riscoperta dell’avvenimento cristiano come unica salvezza per l’uomo – e quindi solo una decisa risurrezione dell’antica anima dell’Europa – potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto».
Pagina 627.
E concludo questa carrellata senz’altro aggiungere se non una frase, che trovo veramente illuminante:
“Di avere dubbi e perplessità, sono capace anch’io senza l’aiuto di nessuno; dalla Chiesa mi aspetto che mi sappia dare delle certezze.“
Card. Giacomo Biffi
Non che la cosa interessi ad alcuno: ma anche io, come tutti, si licet parva, mi aspetto che la Chiesa sappia dare delle certezze.
E le trovo: non ne sono mai stato deluso.
Diverso è se io mi metto lì a dire: ehhhhhhh, ma queste certezze a me un me pjacciono…..dunque, un sono certezze.Mo’ te le dico io quali sono le certezze che vanno date……..
Affaracci miei, in questo caso.
Punto e strabasta.
E parte la pernacchia, giustamente, universale.
🙂 🙂 🙂 🙂
“Di avere dubbi e perplessità, sono capace anch’io senza l’aiuto di nessuno; dalla Chiesa mi aspetto che mi sappia dare delle certezze.“
Davvero “illuminante” questa frase!
Illumina sul fatto che il monsignore non era arrivato a capire, o non voleva, che la Chiesa deve dare certezze sull’amore di Dio per noi e per tutti, compresi i musulmani e tutti i professanti altre religioni.
Ché se è vero che Gesù Cristo è andato incontro alla Passione, non l’ha fatto per dimostrare la sofferenza a sé stante, che sarebbe dolorismo pernicioso, ma per prendere su di sé i peccati del mondo per AMORE dei fratelli. Dei fratelli tutti, anche di quelli che non riconoscono il Cristo.
Mi fa meraviglia che un monsignore avesse una visione tanto limitata e circoscritta della sua religione.
Anche lui, dunque, strumentalizzato da una corrente di pensiero, come bene ha detto il p. Amigoni.
No comment!
Povero Giacomo Biffi: buttato nel calderone anche lui….
🙂 🙂