“Vedere la situazione di emergenza negli ospedali mi ha risvegliato la passione di ogni medico che accorre e soccorre senza età”: così Monica Bettoni, già senatrice del Pd e sottosegretario alla sanità, nonché direttrice dell’Istituto superiore di sanità, ha motivato la sua decisione di tornare a fare il medico a 69 anni. E’ stata tra i primi medici a raccogliere l’appello di tornare tra le corsie in aiuto dei colleghi sopraffatti dai ricoveri ed è uno dei 57 “Cavalieri al merito della Repubblica” premiati dal presidente Mattarella il 2 giugno. Nei commenti riporto tre suoi testi che ho cavato da interviste e dichiarazioni.
Bettoni: la pandemia mi ha ridato la passione del medico
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Ho ammirato le giovani donne medico. “Corriere di Arezzo” del 2 maggio – “E’ stata per me una sfida professionale ed umana. Vedere la situazione di emergenza negli ospedali mi ha risvegliato la passione di ogni medico che accorre e soccorre senza età. A stare a casa, provavo un senso d’impotenza. Ho imparato molte cose sulla gestione dell’infezione. Ho visto persone che non si fanno scudo della paura. Sono stati duri giorni ed è successo di tutto. Ci sono stati decessi. Ho visto piangere ed abbiamo tirato sospiri di sollievo per le guarigioni. Malati di tutte le età: molti quarantenni e cinquantenni e ultra ottantenni. Abbiamo rimesso in piedi anche anziani. Ho lavorato dodici ore di fila e il giorno di Pasqua. Sono partita il 1° aprile come medico volontario. Da Roma ci hanno trasportato a Bergamo. Poi sono stata destinata all’Emilia Romagna e mi hanno assegnata all’ospedale di Vaio interamente dedicato a pazienti covid postivi. Hai di fronte una malattia sconosciuta che impari a conoscere e gestire. I protocolli sono aggiornati continuamente. Faticoso lavorare con i dispositivi di protezione individuale. La solitudine domina negli ospedali vuoti di visitatori, con i malati lontani dagli affetti familiari. Lungo il mese di aprile l’emergenza si è ridotta. Siamo passati da una cinquantina di ricoveri quotidiani con casi molto gravi a poche unità giornaliere con quadri meno preoccupanti grazie alla capacità nella gestione a domicilio all’avvio dei sintomi e grazie all’efficacia del distanziamento sociale. Mentre lavori non pensi al rischio. Poi in camera sopraggiungono timori. Ho ascoltato il mio corpo per capire l’insorgenza di eventuali sintomi di una malattia che non conosci e che accresce la sensazione di incertezza. Il ricordo che porto con me è quello delle giovani donne medico che non hanno avuto paura e che rappresentano un futuro di speranza per la scienza medica e per il Paese. Hanno pianto ma hanno saputo affrontare l’emergenza”. [Intervista di Alessandro Bindi]
Non lasciarsi paralizzare dalla paura. La Nazione – cronaca di Arezzo – 4 giugno. “L’onorificienza del Presidente Mattarella per me è stata una sorpresa totale, anche se il sindaco di Fidenza mi aveva preannunciato che avrei ricevuto questo riconoscimento. Ma io proprio non me lo aspettavo. Tutti i colleghi e le persone con le quali ho lavorato non hanno mai sottovalutato la pericolosità del virus. Ma non ci si può far paralizzare dalla paura, che va affrontata razionalmente, con le adeguate precauzioni e le necessarie protezioni“.
La dedico ai colleghi. Da Parma Today del 5 giugno. “Questa onorificenza la dedico a tutti i colleghi e gli operatori che ho conosciuto in questa emergenza, che hanno continuato a lavorare e ad onorare la professione e non si sono fatti paralizzare dalla paura. Conserverò sempre il ricordo di quei giorni. Ho imparato molto dal lato umano e professionale, soprattutto dalle capacità che tutto il personale sanitario ha saputo dimostrare. Erano quasi tutte donne, giovani, che si sono confrontate con questa infezione così complessa, rimboccandosi le maniche, dando risposte alle famiglie. Mi ha molto colpito anche l’ospitalità di Fidenza. Ringrazio il sindaco e l’amministrazione che sono riusciti a rendermi meno faticoso il soggiorno. Spero di ritornare a Fidenza, di poter godere delle bellezze della città e di poter rivedere i giovani colleghi con cui ho lavorato che sono la speranza del futuro”.
Decima storia. Questa di Monica Bettoni è la decima storia di pandemia che ho narrato nel blog. Metto i link alle precedenti e di nuovo invito i visitatori a segnalarne altre.
http://www.luigiaccattoli.it/blog/don-fabio-stevanazzi-che-e-tornato-medico-in-pandemia/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/ennio-apeciti-sentivo-dessere-arrivato-alla-fine/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/piero-rattin-siamo-foglie-secche-e-anche-la-fede-e-povera/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/in-pandemia-con-linfermiere-che-accompagna-il-prete/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/romano-colozzi-paura-e-grazia-in-terapia-intensiva/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/a-don-orlando-che-era-contento-di-questa-esperienza/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/vittorio-canepa-ora-tutto-mi-sembra-nuovo/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-storie-di-guariti-parto-dal-vescovo-olivero/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/vescovo-napolioni-e-cristo-che-si-prende-cura-di-cristo/
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-28-luglio-2020/
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-29-luglio-2020/