“Nel novembre scorso ho inviato al Santo Padre un’ampia documentazione su Esperienze pastorali attirando l’attenzione sul fatto che uno dei libri fondamentali, Esperienze pastorali, era ancora sotto la proibizione di stampa e di diffusione. La Congregazione per la dottrina della fede mi ha risposto che non c’è stato mai nessun decreto di condanna contro Esperienze pastorali. Ci fu soltanto una comunicazione all’arcivescovo di Firenze nella quale si suggeriva di ritirare dal commercio il libro e di non ristamparlo o tradurlo. Questa comunicazione, che poi fu resa nota anche attraverso un articolo dell’Osservatore Romano, è il tutto della vicenda. Oggi la Congregazione mi dice che ormai le circostanze sono mutate e pertanto quell’intervento non ha più ragione di sussistere”. Così il cardinale Betori in un’intervista a Toscana Oggi. Nei primi due commenti altre parole del cardinale riguardanti questo giusto anche se tardivo recupero.
Betori recupera don Milani: meglio tardi che mai
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Riprendere in mano. Betori su don Milani: “Da ora in poi la ristampa di Esperienze pastorali non ha nessuna proibizione da parte della Chiesa e torna a diventare un patrimonio del cattolicesimo italiano e in particolare della Chiesa fiorentina, un contributo alla riflessione ecclesiale da riprendere in mano e su cui confrontarsi. Questa è una notizia importante perché può togliere qualche dubbio che poteva essere rimasto sulla figura di don Milani”.
Riabilitava la figura. Ancora Betori: «La valorizzazione di don Milani è iniziata nella Chiesa da tempo, e un ruolo lo ha svolto quella stessa Civiltà cattolica da cui era uscita a suo tempo la voce più critica: fu un vicedirettore della rivista che in un convegno a Calenzano pronunciò a proposito di Esperienze pastorali l’elogio più alto che io abbia mai letto. Poco dopo ci fu sempre su Civiltà cattolica un articolo di padre Piersandro Vanzan che nel 2007 riabilitava la figura e l’opera di don Milani. Qualche mese fa, sull’Osservatore Romano è apparso un articolo nel quale si esaltava la figura di don Milani quasi a contraltare dell’articolo che invece nel 1958 metteva in guardia dalla lettura di Esperienze pastorali».
Il cardinale Betori è un caro amico più giovane a cui do del tu. Gli mando due interpellanze.
Prima. Ti ringrazio del recupero, il ritardo non dipende da te. Però. Confrontarsi con Esperienze pastorali sarebbe stato provvidenziale nel 1957, quando il volume fu pubblicato e proibito. Ma oggi è operazione accademica: non credi?
Seconda. In verità la cattolicità italiana si è confrontata con le provocazioni di don Milani, al di fuori dell’ufficialità, in questo mezzo secolo e oltre. Ci dai un’idea su come ottenere – meritarci – un’ufficialità contemporanea agli eventi?
Questi sono fatti che demoralizzano fedeli come me.
Parlano talmente chiaro che inducono a critiche sancrosante su un discernimento mai obiettivo della Chiesa.
E poi alcuni hanno pure la pretesa che si debbano ignorare i passi falsi, le ambiguità, il cammino consapevolmente tortuoso su cui l’Istituzione ha fatto leva fino a non molti anni fa.
Sono letteralmente disgustata.
Luigi, tu dici:” Ma oggi è operazione accademica: non credi?”
Io non credo proprio. Si dice spesso: meglio tardi che mai.
In questo caso tale detto giunge quanto mai a proposito.
Nel clima giusto di oggi l’ “accademia” non è fuori posto.Serve a far capire ancora di più ( a chi è disposto a capire) quale fosse la Chiesa prima del C.V.II.
Che cosa vuol dire “un’ufficialità contemporanea agli eventi”?
Ma in questi fatti c’è pure un pò di sapienza, non guardiamo solo il negativo.
Don Milani è stato un profeta, come tale non poteva essere accettato subito.
In più, la sua esperienza – come tutte quelle forti – correva il rischio di essere strumentalizzata, e trascinata su conseguenze equivoche, improprie – immagino – soprattutto per lui.
Ad esempio, a Firenze (e non solo) c’è stato troppo ulivismo veltroniano e non attorno al suo lascito. Comunque la si pensi, è un esito infausto, perchè i riduzionismi politici e culturali trasformano il messaggio dei santi in un’altra cosa.
Quindi non sarei scontento, ora. I profeti parlano nel deserto, se sono tali. Gli altri, capiscono quando possono. Ma poi i frutti buoni arrivano sempre.
Ma si il profetismo si vede sempre dopo. Cioè magari tra 50 anni alcuni diranno che anche Lefebvre è stato un profeta ingiustamente perseguitato se il metro di giudizio è solo quello di essere messi “all’indice”.
In realtà è prassi nella Chiesa avere un eccesso di prudenza verso le correnti più particolari, alcune poi proseguono con successo e con frutti e altre si esauriscono da sé.
Non è la prima volta e non sarà certo l’ultima.
Il profetismo con effetti qui e ora non esiste, nemmeno sul piano logico.
Quanto ai frutti, non tutti sono buoni, mentre in ogni esperienza può esserci qualche spunto utile, persino nel lefebvrismo.
Se c’è una cosa da salvare del cattolicesimo è una certa tendenza a non essere troppo manichei.
Teniamocela stretta.
E buona Pasqua.
Un bel regalo di Pasqua.
In primis per i carissimi amici Gesualdi e EdoMartinelli.
E ora inizi la causa di beatificazione di don Lorenzo.
Spero arrivi presto anche quella di Romero.
E’ vero Francesco, però non è che tutto quello che ieri era stato “condannato” deve per forza essere riabilitato dopo tot tempo perchè a volte sento che per molti è così.
Dipende invece da tante cose, certo anche il lefebvrismo ha i suoi aspetti positivi e alcuni in effetti sono stati accolti, però non so, credo che i limiti di un certo settarismo siano evidenti a tutti.
Cosa comune a tanti riformatori radicali che nei secoli sono stati “stoppati” dalla gerarchia.
Pensieri sparsi in assoluta libertà.
🙂
Il lefebvrismo era solo una citazione per dire. Non vi appartengo manco da lontano.