Caro Maestro, le scrive il collega Bruno Volpe di “Millenio Messico” e collaboratore di “Petrus”. Abbiamo avuto il piacere di cenare assieme una volta in Cracovia con il compianto Petrosillo. Vorrei dirle con la massima franchezza: la idea di modificare il messale di san Pio V corretto da Giovanni XXIII ventilata per placare gli ebrei non mi trova d’accordo e cerco di spiegare il perché. Intanto non sta bene che una norma – cioè il motu proprio – viene messa in discussione ancor prima della entrata in vigore il 14 settembre, è di cattivo gusto. Poi: la preghiera sulla conversione dei perfidi ebrei si recita nel triduo pasquale che per lo stesso motu proprio è escluso dal messale tradizionalista. Nella messa della vigilia pasquale tra le intenzioni, la numero sei, ve n’è una che parla degli ebrei e nel capitolo 10 di Marco Gesù parla in tema di divorzio della durezza di cuore dei farisei, che erano ebrei. Vogliamo dunque riformare anche il Novus Ordo e il Vangelo di Marco? Grazie, Bruno Volpe
E’ la prima volta che uno mi chiama maestro e la prendo come una simpatica barzelletta. Le dico brevemente: sarei contento che la correzione ventilata dal cardinale Bertone si facesse, ma ritengo che sia difficile farla. Non per i motivi che dice lei, piuttosto per il rischio di scontentare la galassia tradizionalista che il motu proprio voleva avvicinare. Quanto all’esclusione dell’uso del vecchio ordo nel “triduo santo” va precisato che riguarda solo le celebrazioni senza il popolo. Per quelle con il popolo è possibile usarlo: questo punto è stato chiarito da varie autorità. Ma è possibile solo nel testo del 1962, che prega “per la conversione degli ebrei” senza le espressioni “perfidi” e “giudaica perfidia” già emendate da Giovanni XXIII. Sull’atteggiamento da tenere verso i “fratelli maggiori” il Vaticano II ha segnato un passo decisivo che è perfettamente rispecchiato dal rifacimento di quella preghiera voluto da Paolo VI. Sarebbe bello se per via di convincimento e non di autorità si arriasse tutti a pregare con quel testo. Luigi
Caro Luigi,
approfitto di questa “piazzetta” per abbordarti. Sono Adriano Nicolussi, quello della “Scuola di Genitori” di Sassuolo. Ogni opportunità che mi viene data per interpellarti mi sembra un regalo che mi faccio: stavolta il mio parroco (don Tullio, parrocchia di S.Giovanni N. Neumann), mi ha chiesto di farti intevenire alla “festa della famiglia” che facciamo alla seconda domenica di settembre. O meglio, in una serata della settimana precedente, quindi dal 3 all’8 settembre. Dovresti parlarci di come Gesù viene proposto nel libro del Papa. E di come una famiglia se ne può arricchire.
Se potessi…
Complimenti per il blog (che belle persone che attiri)
Un abbraccio a te ed ai tuoi cari.
Adriano
Concordo pienamente con Luigi, anzi ieri volevo inviare un messaggio in cui mi complimentavo con il Card. Bertone e con Papa Benedetto per aver specificato bene questo aspetto.
Cosa significa perfidi ebrei, che tutti gli Ebrei sono responsabili della crocifissione di Gesù?
Ma le colpe dei padri non vanno addebitate ai figli,
la responsabilità è personale ,
e comunque Gesù era ebreo,
ed ebrei erano gli apostoli e quelli che ci hanno iniziato alla fede cattolica.
Quindi per un ragionamento logivo ci sono come per tutti i popoli ebrei buoni ed altri meno…
Sarebbe come dire pefidi cristiani per i morti delle crociate o per quelli della conquista del Sud America.
La Chiesa modifica abbastanza lentamente il volto di Dio, Il Concilio di Firenze, anno 1442 decreta che che nessuno al di fuori della Chiesa cattolica, nè pagani, nè ebrei, nè eretici, nè scismatici, parteciperà alla vita eterna…
Cinque secoli dopo il Concilio Vaticano II afferma che tutte le persone, tutti quelli che rispondomo ai richiami della propria coscienza, anche i non credenti, SI POSSONO SALVARE…
Penso che l’evoluzione nella comprensione del Vangelo ci porti sempre a riformulare la verità in maniera sempre migliore.
Dio non cambia, è l’umanità che cresce, e con l’umanità cresce la Chiesa, man mano che la Chiesa si radica nella fedeltà al Vangelo scopre quei volti di Dio che non sono una novità, ma che erano oscurati da tante cose.
Comunicazione di servizio per Bruno Volpe: sei invitato a recarti con la massima urgenza in redazione perchè mi avevi giurato di chiamare maestro solo me!!!
Naturalmente è uno scherzo:-)
Salutissimi
Gianluca
Mi trovo d’accordo pure io con la (possibile) modifica, riguardante la preghiera degli ebrei, del messale riformato da Giovanni XXIII…però non sono altrettando in sintonia con alcuni esponenti delle comunità ebraiche che hanno predetto, qualora non venisse toccato nulla, una nuova ondata di antisemitismo…mi pare un pò troppo esagerato..o no? 🙂
A presto
Mi sono dimenticato di sottolineare che l’intervista che Bertone ha concesso ai giornalisti ieri è stata davvero magnifica…ho avuto l’occasione di seguirne un bel pezzo su Sky..e ho notato anche in lui una straordinaria capacità comunicativa e chiarezza…complimenti al segretario di stato e ovviamente al Papa che l’ha voluto ;)…
Ad Adriano. I tempi sono stretti perchè il 1° e il 2 settembre sono a Loreto con il papa e il 7 parto di nuovo con Benedetto per l’Austria, ma come dire di no a chi mi chiama a parlare di un libro su Gesù, tanto più se è firmato Joseph Ratzinger-Benedetto XVI? Proponi un giorno preciso e ti dirò. Luigi
Allora a Loreto ci vedremmo Sig. Accattoli… 😉
In sala stampa o a Montorso? Luigi
[En passant…]
San Paolo – II Epistola ai Corinzi, 3
[1] Cominciamo forse di nuovo a raccomandare noi stessi? O forse abbiamo bisogno, come altri, di lettere di raccomandazione per voi o da parte vostra?
[2] La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini.
[3] È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori.
[4] Questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio.
[5] Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio,
[6] che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito dà vita.
[7] Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore pure effimero del suo volto,
[8] quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito?
[9] Se già il ministero della condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero della giustizia.
[10] Anzi sotto quest’aspetto, quello che era glorioso non lo è più a confronto della sovraeminente gloria della Nuova Alleanza.
[11] Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo.
[12] Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza
[13] e non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli di Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero.
*
[14] Ma le loro menti furono accecate; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, alla lettura dell’Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato.
[15] Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore;
[16] ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto.
[17] Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà.
[18] E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.
*
[Ovvero: ]
AD CORINTHIOS EPISTULA II SANCTI PAULI APOSTOLI
3
1 Incipimus iterum nosmetipsos commendare? Aut numquid egemus, sicut quidam, commendaticiis epistulis ad vos aut ex vobis?
2 Epistula nostra vos estis, scripta in cordibus nostris, quae scitur et legitur ab omnibus hominibus;
3 manifestati quoniam epistula estis Christi ministrata a nobis, scripta non atramento sed Spiritu Dei vivi, non in tabulis lapideis sed in tabulis cordis carnalibus.
4 Fiduciam autem talem habemus per Christum ad Deum.
5 Non quod sufficientes simus cogitare aliquid a nobis quasi ex nobis, sed sufficientia nostra ex Deo est,
6 qui et idoneos nos fecit ministros Novi Testamenti, non litterae sed Spiritus: littera enim occidit, Spiritus autem vivificat.
7 Quod si ministratio mortis, litteris deformata in lapidibus, fuit in gloria, ita ut non possent intendere filii Israel in faciem Moysis propter gloriam vultus eius, quae evacuatur,
8 quomodo non magis ministratio Spiritus erit in gloria?
9 Nam si ministerium damnationis gloria est, multo magis abundat ministerium iustitiae in gloria.
10 Nam nec glorificatum est, quod claruit in hac parte, propter excellentem gloriam;
11 si enim, quod evacuatur, per gloriam est, multo magis, quod manet, in gloria est.
12 Habentes igitur talem spem multa fiducia utimur,
13 et non sicut Moyses: ponebat velamen super faciem suam, ut non intenderent filii Israel in finem illius quod evacuatur.
*
14 Sed obtusi sunt sensus eorum. Usque in hodiernum enim diem idipsum velamen in lectione Veteris Testamenti manet non revelatum, quoniam in Christo evacuatur;
15 sed usque in hodiernum diem, cum legitur Moyses, velamen est positum super cor eorum.
16 Quando autem conversus fuerit ad Dominum, aufertur velamen.
17 Dominus autem Spiritus est; ubi autem Spiritus Domini, ibi libertas.
18 Nos vero omnes revelata facie gloriam Domini speculantes, in eandem imaginem transformamur a claritate in clarita tem tamquam a Domini Spiritu.
*
[ Confronta con: ]
Oremus et pro Iudaeis: ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Iesum Christum Dominum nostrum.
Oremus.
Flectamus genua.
Levate.
Omnipotens sempiterne Deus, qui Iudaeos etiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur.
Per eundem Dominum.
Preghiamo anche per gli Ebrei, affinchè il Signore Dio nostro tolga il velo dai loro cuori, in modo che essi pure con noi riconoscano Gesù Cristo Signor Nostro.
Preghiamo.
Inginochhiamoci. Alzatevi.
O Dio onnipotente ed eterno, che non rigetti dalla tua misericordia neppure gli Ebrei, esaudisci le suppliche che ti rivolgiamo per per questo popolo accecato, affinchè ammetta che il Cristo è la luce della tua verità, ed esca così dalle tenebre.
Per lo stesso Signore.
Approposito di
“triduo pasquale che per lo stesso motu proprio è escluso dal messale tradizionalista.”
Cfr:
«
Preparazione e celebrazione delle feste pasquali
(Paschalis sollemnitatis -16 gennaio 1988)
Lettera circolare della Congregazione per il culto
[…]
IV
LA MESSA VESPERTINA DEL GIOVEDI’ SANTO
NELLA CENA DEL SIGNORE
[…]
47. Nei luoghi in cui sia richiesto da motivi pastorali, l’ordinario del luogo può concedere la celebrazione di un’altra messa nelle chiese o oratori, nelle ore vespertine e, nel caso di vera necessità, anche al mattino, ma soltanto per i fedeli che non possono in alcun modo prendere parte alla messa vespertina. Si eviti tuttavia che queste celebrazioni si facciano in favore di persone private o di piccoli gruppi particolari e che non costituiscano un ostacolo per la messa principale.
* Secondo un’antichissima tradizione della chiesa, in questo giorno sono vietate tutte le messe senza il popolo. (52) *
[…]
(52) Cf. Messale Romano, Messa vespertina nella cena del Signore. »
http://www.celebrare.it/documenti/feste_pasquali.htm
Nella spianata di Montorso…. 🙂
Bisogna anche ricordare che nel triduo pasquale si raccomanda un’unica celebrazione parrocchiale (cf. l’ultima lettera della Congregazione per il culto ai neocatecumenali).
🙂
Insomma, dai “fratelli maggiori” siamo passati alla verifica se nel triduo possiamo chiamarli perfidi o pregare per la loro conversione…
Spero che tutti vi rendiate conto di che si tratta…
Mi auguro proprio, invece, un bell’intervento dell’Autorità per purgare tutto il rito da cose come questa.
Non scherziamo.
La Messa di Pio V non è nè Vangelo nè Scrittura, e la Chiesa esiste anche per imparare a comprendere sempre meglio Vangelo, Scrittura e Tradizione.
Vorrei vedere che adesso dobbiamo far tornare indietro di cinquant’anni i rapporti con l’ebraismo perchè non possiamo scontentare qualche migliaio di tradizionalisti che hanno pure fatto uno scisma…
Ma per piacere…
🙂 : “La Messa di Pio V non è nè Vangelo nè Scrittura, e la Chiesa esiste anche per imparare a comprendere sempre meglio Vangelo, Scrittura e Tradizione.”
—–
Dalla Costituzione Dogmatica “Dei Verbum” del Concilio Vaticano II, sulla Divina Rivelazione
« Relazioni della Tradizione e della Scrittura con tutta la chiesa e con il magistero
10. La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa; nell’adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera assiduamente nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni (cfr. At 2,42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si stabilisca tra pastori e fedeli una singolare unità di spirito.
L’ufficio poi d’interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.
È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime. »
[Precisato questo, personalmente mi auguro che, da “motu proprio” del Sommo Pontefice , Summorum Pontificum in men che non dica diventi un frenetico, fluido e anarchico “mi auguro proprio” di Tizio, Caio, o Sempronio (battezzati cattolici con o senza berretta rossa, o financo non cattolici) . ]
La Lumen Gentium afferma:
«I vescovi che insegnano in comunione col romano Pontefice devono essere da tutti ascoltati con venerazione quali testimoni della divina e cattolica verità; e i fedeli devono accettare il giudizio dal loro vescovo dato a nome di Cristo in cose di fede e morale, e dargli l’assenso religioso del loro spirito. Ma questo assenso religioso della volontà e della intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del romano Pontefice, anche quando non parla « ex cathedra ». Ciò implica che il suo supremo magistero sia accettato con riverenza, e che con sincerità si aderisca alle sue affermazioni in conformità al pensiero e in conformità alla volontà di lui manifestatasi che si possono dedurre in particolare dal carattere dei documenti, o dall’insistenza nel proporre una certa dottrina, o dalla maniera di esprimersi.»
[…E quale è stato il “pensiero e la volontà” manifestate dal romano Pontefice Benedetto decimosesto nella sua recente lettera apostolica motu proprio data?]
Dalla Lettera ai Vescovi che accompagna il Motu Proprio :
“Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto.”
[…E l’ha scritto appena il 7 di luglio u.s. , mica cinquant’ anni fa…]
[Versione Corretta]
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🙂 : “La Messa di Pio V non è nè Vangelo nè Scrittura, e la Chiesa esiste anche per imparare a comprendere sempre meglio Vangelo, Scrittura e Tradizione.”
—–
Dalla Costituzione Dogmatica “Dei Verbum” del Concilio Vaticano II, sulla Divina Rivelazione
« Relazioni della Tradizione e della Scrittura con tutta la chiesa e con il magistero
10. La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa; nell’adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera assiduamente nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni (cfr. At 2,42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si stabilisca tra pastori e fedeli una singolare unità di spirito.
L’ufficio poi d’interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.
È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime. »
[Precisato questo, personalmente mi auguro che, da “motu proprio” del Sommo Pontefice , Summorum Pontificum non diventi in men che non si dica un frenetico, fluido e anarchico “mi auguro proprio” di Tizio, Caio, o Sempronio (battezzati cattolici con o senza berretta rossa, o financo non cattolici) . ]
La Lumen Gentium afferma:
«I vescovi che insegnano in comunione col romano Pontefice devono essere da tutti ascoltati con venerazione quali testimoni della divina e cattolica verità; e i fedeli devono accettare il giudizio dal loro vescovo dato a nome di Cristo in cose di fede e morale, e dargli l’assenso religioso del loro spirito. Ma questo assenso religioso della volontà e della intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del romano Pontefice, anche quando non parla « ex cathedra ». Ciò implica che il suo supremo magistero sia accettato con riverenza, e che con sincerità si aderisca alle sue affermazioni in conformità al pensiero e in conformità alla volontà di lui manifestatasi che si possono dedurre in particolare dal carattere dei documenti, o dall’insistenza nel proporre una certa dottrina, o dalla maniera di esprimersi.»
[…E quale è stato il “pensiero e la volontà” manifestate dal romano Pontefice Benedetto decimosesto nella sua recente lettera apostolica motu proprio data?]
Dalla Lettera ai Vescovi che accompagna il Motu Proprio :
“Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto.”
[…E l’ha scritto appena il 7 di luglio u.s. , mica cinquant’ anni fa…]
Grazie per i riferimenti alle fonti, Syriacus.
Riesci pure a farmi passare per un pericoloso sovversivo, sarà che ancora mi conosci poco…
Proprio perchè sono uno che crede profondamente nella Chiesa, invece, mi è sempre parso che nel suo ambito c’è spazio per molti “mi auguro”, ciascuno dei quali è fatto di attese, voti, speranze, sempre rispettose della comunione e dell’unità. E non di scismi, rotture e fughe.
Mi pare ce lo insegnasse anche quell’insigne pastore della tua terra ligure di cui porti il nome qui.
Non mi ha mai appassionato la disputa ecclesiastica sulle cose intangibili.
A me piace molto quella semplice, e stupenda dichiarazione del Beato Papa Giovanni: non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio.
In questo spazio di comprensione, auspicabilmente sempre migliore, c’è la nostra magnifica responsabilità di uomini, c’è il lavoro dei teologi, c’è la parola del Magistero, che decide e propone l’insegnamento al popolo.
In questo spazio di comprensione c’è stato, a un certo punto, un cambio significativo di rotta nel rapporto con l’ebraismo, e questo mi pare nello spirito di tutto il Concilio, di cui non sono un cantore alla Alberigo ma del quale credo sia difficile negare il senso complessivo e lo stesso valore di Tradizione che si somma a Tradizione.
Auspico quindi che – ripeto – tale spazio di comprensione porti oggi i cristiani di tutto il mondo e le Autorità della Chiesa (che riconosco come Padri, non come Capi Caserma) a CANCELLARE da ogni preghiera, testo o rito qualsiasi riferimento ostile o condiscendente verso i nostri diletti fratelli maggiori, gli ebrei.
…Che ci sia spazio, finchè restano tali, per i ‘mi auguro’ (meglio ancora se in forma di preghiera) nella Chiesa su questo non ci piove. Odio il militarismo (anche perchè ho fatto il militare) , ma la sana disciplina e obbedienza, quando l’Autorità ha parlato chiaro, va a mio parere rispettata. La Chiesa non sia una istituzione totalizzante stile caserma, retta da integristi ad oltranza, ma neppure un collettivo anarchico che modifica la Fede per alzata di mano ( o financo una Wiki-fede ‘open-source’… 🙂 , un Magistero con licenza Gnu, ancora più subdolamente… )
F.: “A me piace molto quella semplice, e stupenda dichiarazione del Beato Papa Giovanni: non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio.
In questo spazio di comprensione, auspicabilmente sempre migliore, c’è la nostra magnifica responsabilità di uomini, c’è il lavoro dei teologi, c’è la parola del Magistero, che decide e propone l’insegnamento al popolo.”
Proprio ieri il Dalai Lama ha fatto notizia dichiarando , ad Amburgo, che egli si dice certo che , “un giorno”, le monache buddiste potranno essere poste sullo stesso piano dei ‘colleghi’ uomini . Non me ne intendo di buddismo, ma molti l’hanno letta, con una certa forzatura, come una sorta di “sì alla ordinazione delle donne” in salsa tibetana… Però, allo stesso tenpo il Dalai Lama ha aggiunto che , anche se volesse, allo stato delle cose egli non potrebbe modificare le regole attuali, e che la questione ” va ancora studiata” .
(Non ho capito bene se, nello stesso discorso, il Dalai si sia espresso anche sul futuro della chiesa cattolica in merito…)
[Se leggete il tedesco, ecco una breve agenzia:
Der Dalai Lama hat sich für eine volle Gleichberechtigung der Nonnen im tibetischen Buddhismus ausgesprochen. „Der Tag wird kommen, an dem die Frauenordination eingeführt wird”, sagte er heute in Hamburg. Dazu bedürfe es jedoch noch weiterer Forschungen. Nach der Lehre des tibetischen Buddhismus könne ein solches Gelübde nicht vor männlichen Ordensoberen abgegeben werden; das verhindere derzeit noch eine Frauenordination. Diese Lehre müsse befolgt werden. (kna) ]
(Preciso per chiarezza che, quando nel ’94 uscì la Lettera apostolica ‘Ordinatio Sacerdotalis’ del Servo di Dio Giovanni Paolo II, fui personalmente molto contento. Era un ‘mi auguro’, mio e di moltissimi altri, che veniva esaudito…)
Per concludere , riporto stralci di quanto ho letto poco fa in un’intervista rilasciata da pochissimo da Monsignor Camille Perl, segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei (ormai destinata sotto S.P. a diventare una sorta di ‘superdicastero per i tradizionalisti’ ) all’agenzia autriaca Kath.net : http://www.kath.net/detail.php?id=17344
In parte, ha ricordato la potestà del Pontefice:
Il recente Mutu Proprio, ” è pensato per tutta la Chiesa di Rito Romano, e in futuro sarà viconlante ovunque. In nessun luogo è impossibile che esso non venga applicato in linea di principio, poichè si tratta di una legge positiva del sommo Pastore della Chiesa , che con ciò esercita la sua giurisdizione suprema e universale sull’intera Chiesa cattolica , cui non può opporsi legittimamente nessuna autorità subordinata.”
E ha affermato con notevole chiarezza (in maniera praticamente identica a quanto scritto a più riprese da Luigi in questo blog) che il Sacro Triduo potà assolutamente essere celebrato secondo il rito romano extraordinario (come si è fatto sinora perlomeno nelle realtà che beneficiavano di un uso esclusivo di esso), ‘chè l’articolo 2 di SP riguarda solo le messe private dal Giovedì santo alla Domenica di Pasqua, vietate come da antica tradizione. (Per cui, se ad esempio vicino a casa uno ha la chiesa legata ad un Istituto con uso permanente del messale del 1962 -v. art.6 SP- , ha certo la possibilità di assistere al ‘vecchio’ triduo, idem per una possibile parrocchia personale ‘tridentina’, in cui il rito extraordinario è/sarà norma, in tutti i giorni dell’anno…)
Allo stesso tempo, però, si è detto possibilista su una futuribile modifica della preghiera per (la conversione de)gli Ebrei nel messale extraordinario . Esso dovrebbe comunque senz’altro giungere a includere man mano alcune modifiche di cui il Santo Padre aveva già esplicitamente scritto nella lettera di accompagnamento al Motu Proprio, quali l’aggiunta di altri prefazi, e l’inclusione nel ‘vecchio’ calendario di nuovi Santi canonizzati nel post-Concilio.
(Perl parla di semplice ‘aggiunta’ al messale del’62, ma non mi stupirei se Benedetto XVI decidesse di emetterne una nuova editio typica… un messale ‘pio benedettino’ del 20– … – Si badi, questo a prescindere dal messale ordinario e una possibile futura ‘riforma della riforma’ . )
Il prelato ha ribadito come, stando anche alla lettera di SP, la sua Commissione avrà un presumibilmente forte potere (emanazione di quello papale) di intervento in molte questioni legate all’implementazione del motu proprio.
[Immagino che fonfdamentalmente interverrà 1)come ‘arbitro’ (o anche ‘forza coercitiva’ in taluni casi) in conflitti fra fedeli di una diocei e loro ordinario e/o parroco ; 2) nel predisporre nuove letture autoritative e ovunque vincolanti del contenuto di Summorum Pontificum, e man mano ‘legiferare’ mediante interpretazioni/precisazioni, etc… 3) per il futuro, regolamentare con nuovi provvedimenti la delicata ‘impollinazione reciproca’ fra messali auspicata dal Santo Padre…)
Fondamentalmente comunque, Perl ha detto che, dopo Summorum Pontificum, il ‘vecchio’ messale non è più un oggetto del passato tenuto “in stato di conservazione” (come dire, in una teca, in un congelatore -immagineusata da Ratzinger nel 2001 a Fontgombault- ) , ma un qualcosa di “nuovamente vivente” , a disposizione della Chiesa tutta.
(Da qui anche le futuribili modifiche e armonizzazioni con lo stato dell’arte ecclesiale del XXI secolo, per così dire..)
Infine, Mons. Perl ha rivelato -e qui mi ha dato una discreta soddisfazione, visto che ‘me l’ero previsto’- come , prima o poi, la Commissione pontificia di cui è segretario ( e dal 7 luglio assieme all’italiano Mario Marini) -presidente il Cardinale Castrillon Hoyos- “cambeirà senza’altro nome” . In effetti, essendo dal 14 settembre p.v. il Motu Proprio dell’ ’88 “Ecclesia Dei” di Giovanni Paolo II superato, succederà che anche la Commissione omonima cambierà nome.
( D’altronde, la Lettera apostolica giovan-paolina venne scritta nell’88 all’indomani delle consacrazioni episcopali illecite di quattro vescovi da parte di Mons. Lefebvre e del brasiliano De castro Mayer. I sei incorsero ispo facto nella scomunica. Fu un giorno triste, la Chiesa era ‘adflicta’ -terza parola dell’incipit del motu proprio- . Cosicchè, ora che le cose sono cambiate/cambieranno, sarebbe parso inopportuno mantenere un nome implicitamente così pieno d’ ‘afflizione’… )
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Ciao a tutti e buon(a end of) week-end! 🙂
Stefano
Il Motu Proprio di Benedetto XVI è stato pubblicato e va applicato senza se e senza ma, tale quale, senza aggiunte o sottrazioni.
A rischio di essere”religiosamente incorretta”, devo dire che sono un pò stufa di osservare che siamo sempre e solo noi cattolici a dover fare concessioni, a scusarci,a giustificarci, a spiegare che cosa vuol o non vuol dire tale frase o preghiera e via dicendo.
Ancora recentemente un`amica ebrea mi diceva che per certi ebrei,probabilmente i più ortodossi, era strettamente proibito pronunciare il nome di ” Gesù” e non certo per rispetto.
Forse che noi ficchiamo il naso nelle altre religioni, chiedendo a ebrei o musulmani, per es., di modificare tale o tale preghiera, tale o tale altra usanza ?
E anche se ci fosse motivo per farlo e lo facessimo…come saremmo accolti?
Perchè la Chiesa Cattolica deve passare dallo sguardo delle altre religioni per osare, essere autorizzata a professare la sua fede e proclamare la sua identità in legame con le sue origini?
Che cosa c`è di male intenzionato a pregare pacificamente per la conversione, “la teshuva” del popolo eletto?
Faccio mia la definizione degli ebrei come fratelli maggiori…. ma come sorella minore non mi sento di dover sempre e comunque giustificarmi davanti a loro.
Buona domenica a tutti, Luisa
Dal discorso pronunciato dal Cardinale Dionigi Tettamanzi il 20 settembre 2003 alla Sinagoga di Milano durante l’ incontro con la Comunità Ebraica :
«…Tutti siamo peccatori, tutti dovremmo fare kippur. Lo dovremmo fare anche noi cristiani, perché anche noi facciamo triste esperienza della nostra infedeltà alla chiamata di Dio.
Sono qui, allora, a dirvi che noi cristiani dobbiamo fare teshuvà. Sì, dobbiamo tornare a Dio e, con la forza del suo perdono, dobbiamo lenire le ferite che la nostra storia ha procurato a uomini e donne di altre fedi. Tra questi, primi fra tutti, ci siete voi e il vostro popolo, che siete il popolo dell’unico nostro Dio.
È vero: la tragedia della shoà ha scosso le coscienze. Ma non ancora tutte. Anzi rimangono purtroppo presenti i rischi di un antisemitismo sempre risorgente.
Per questo, è necessaria una comune vigilanza, soprattutto tra gli ebrei e quei cristiani che hanno incominciato a prendere coscienza delle forme di antigiudaismo presenti nella propria tradizione.»
http://www.nostreradici.it/Tettamanzi-Sinag-Milano.htm
Se volessimo “fare le pulci” ai nostri fratelli Anglicani (…lo so che la ‘loro’ è sempre, quasi assiomaticamente, un ‘pagliuzza’ che più pagliuzza non si può, mentre il ‘nostro’ è invariabilmente una ‘trave’ che neanche un tronco di sequoia…) , che a quanto pare non hanno mai eplicitamente vietato l’uso della versione antica del loro Book of Common Prayer (poi profondamente modificato), ecco quanto ha scritto piuttosto di recente la corrispondente su fatti religiosi di The Times, Ruth Gledhill, nel suo blog ‘Articles of Faith’:
«(Before the Protestants among us are too self-righteously hard on the RCs here, I just want to draw your attention to this prayer that is actually still authorised as the Church of England’s third collect for Good Friday in the 1662 Book of Common Prayer:
‘O merciful God, who hast made all Men, and hatest nothing that thou hast made, nor wouldest the death of a sinner, but rather that he should be converted and live; have mercy upon all Jews, Turks, Infidels and Hereticks and take from them all ignorance, hardness of heart, and contempt of thy Word, and so fetch them home blessed Lord, to they flock, that they may be saved among the remnants of the true Israelites, and be made one fold, under one shepherd, Jesus Christ, our Lord… ‘
Debate over this continues to this day, but it is still there.)»
http://timescolumns.typepad.com/gledhill/2007/05/latest_on_tride.html
A Roma Pietro si fece crocifiggere a testa in giù. Von Balthasar ha detto che quello è il segno definitivo della posizione gerarchica, nella Chiesa, e anche la ragione per cui possiamo accettare che vi sia una gerarchia che esercita un potere.
Questo per dire che quando parlate di obbedienza, disciplina, “senza se e senza ma”, sarebbe meglio che teneste presente il senso e lo scopo di ogni potere ecclesiastico ed ecclesiale correttamente intesi. E cioè il servizio alla Verità tramite l’Amore testimoniato fino al martirio. A forza di parlare di regole, norme, diritti canonici e moti propri, a forza di consolarsi con queste cose, c’è il rischio di non farsi capire più da quelli (e sono tanti) che cercano Cristo anche senza saperlo. Il Cristo che squarcia la storia umana rompendo la logica della reciprocità, che ama, perdona, e soffre senza guardare al corrispettivo, che si lascia deridere, offendere, catturare, torturare, processare ingiustamente, crocifiggere, proprio anche per questo, per mostrare che il cammino del mondo va avanti se si rompe la perfetta simmetria del do ut des, che il mondo e l’uomo trovano un senso della vita dentro questa radicale possibilità profetica, che qualsiasi legge è insufficiente se non è resa piena e in certo modo superata dall’Amore.
Non si tratta quindi di “giustificarsi” sempre, cara Luisa.
Si tratta di testimoniare radicalmente che noi non siamo nemici di nessuno, e che la Bellezza che cerchiamo di testimoniare è talmente grande, e rinnova talmente tanto la nostra vita e i suoi codici, e ci rente talmente tanto fiduciosi, da non doverci preoccupare di fare gesti di amicizia e di comunione anche con i lontani, anche con quelli che non ci capiscono o che ci contrastano, e di chiedere il perdono per colpe storiche che sicuramente – comunque – abbiamo.
Se c’è un modo di annunciare Cristo, oggi, è questo.
Gli altri, credete a me, non ci porteranno da nessuna parte. Non si capisce per quale motivo occorra perdere ore per spiegare a un amico che “perfidi giudei” non significa etimologicamente “cattivi”, ma “lontani da Dio”.
Secondo voi la Chiesa la costruiamo con questi distinguo, che peraltro nessuno capisce??
Scusa Francesco, ma anche se perfidi volesse dire lontani da Dio, ma chi è che stabilisce se un ebreo è più lontano o più vicino a Dio di un cattolico?
Forse Dio stesso , nopn possiamo saperlo noi…., quindi
è logico che quel passo vada tolto ed infatti papa Giovanni XXIII lo ha eliminato.
“Ma come dire di no a chi mi chiama a parlare di un libro su Gesù, tanto più se è firmato Joseph Ratzinger-Benedetto XVI?”
Speriamo che anche su questo blog si scriva acora qualcosa di questo libro. Se non erro siamo rimasti a ‘Benedetto su “tutto l’infame abuso del nome di Dio” – 12’ del 21 Giugno 2007.
Grazie . Domenico
Scriverò ancora del libro del papa – sto facendo quindici giorni di ferie che hanno terremotato la programmazione delle mie attività. Luigi