Oggi il Papa fa la messa “in Coena Domini” nel carcere di Paliano e oggi appare una sua intervista alla Repubblica in cui spiega la frequenza delle sue visite ai carcerati e confessa che su questo fronte “molto” gli ha insegnato l’esempio del cardinale Casaroli. Nei commenti alcuni passaggi dell’intervista.
Bergoglio sui carcerati: molto mi ha insegnato Casaroli
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Chiedere la pace. Come sta vivendo Francesco questa vigilia di Pasqua caratterizzata da uno scenario mondiale ad alta tensione? «Mi viene solo da chiedere con più forza la pace per questo mondo sottomesso ai trafficanti di armi che guadagnano con il sangue degli uomini e delle donne».
Sono stato prigioniero. Santo Padre, anche questo giovedì santo si recherà in carcere. Perché? «Il brano evangelico del giudizio universale dice: “Sono stato prigioniero e siete venuti a trovarmi”. Ecco, il mandato di Gesù vale per ognuno di noi, ma soprattutto per il vescovo che è il padre di tutti». Lei ha più volte detto che si sente peccatore come i carcerati. In che senso? «Alcuni dicono: sono colpevoli. Io rispondo con la parola di Gesù: chi non è colpevole scagli la prima pietra. Guardiamoci dentro e cerchiamo di vedere le nostre colpe. Allora, il cuore diventerà più umano».
L’esempio di Casaroli. Chi le ha insegnato questa che ormai è divenuta una tradizione? «Molto mi ha insegnato l’esempio di Agostino Casaroli, scomparso nel 1998 dopo essere stato Segretario di Stato vaticano e cardinale. Da sacerdote ha svolto per anni apostolato nel carcere minorile di Casal del Marmo. Tutti i sabati sera spariva: “Si sta riposando”, dicevano. Arrivava in autobus, con la sua borsa da lavoro, e rimaneva a confessare i ragazzi e a giocare con loro. Lo chiamavano don Agostino, nessuno sapeva bene chi fosse. Quando Giovanni XXIII lo ricevette dopo la sua prima visita nei Paesi dell’Est, in missione diplomatica in piena Guerra Fredda, al termine dell’incontro gli chiese: “Mi dica, continua a andare da quei ragazzi?” “Sì, Santità”. “Le chiedo un favore, non li abbandoni mai”. Fu quella la consegna lasciata a Casaroli dal Papa Buono, che sarebbe morto qualche mese dopo».
Il peccato delle guerre. Ancora in questi giorni le armi uccidono. Cosa ne pensa? «Penso che oggi il peccato si manifesti con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili. A farne le spese sono sempre gli ultimi, gli inermi. Mi viene solo da chiedere con più forza la pace per questo mondo sottomesso ai trafficanti di armi che guadagnano con il sangue degli uomini e delle donne. Come ho detto anche nel recente messaggio per la giornata mondiale della pace, il secolo scorso è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi. Non è facile sapere se il mondo attualmente sia più o meno violento di quanto lo fosse ieri, né se i moderni mezzi di comunicazione e la mobilità che caratterizza la nostra epoca ci rendano più consapevoli della violenza o più assuefatti a essa».
Paolo e non Eugenio. Sono contento che il Papa abbia dato un’altra intervista alla “Repubblica” (che per sei anni fu il mio giornale) ma sono anche contento che l’abbia data a Paolo e non ad Eugenio e non tanto per le persone, che ambedue mi sono care, ma perché con Paolo non avremo le questioni aggiuntive che sempre si avevano con le interviste di Eugenio: Francesco avrà detto proprio questa parola, Scalfari avrà capito bene e così via.
Ma sono anche contento per la persona di Paolo Rodari, che è giovane e merita sostegno. L’aver intervistato il Papa gli darà un vantaggio in redazione. Gli mando un bacio pasquale.
‘Guardiamoci dentro e cerchiamo di vedere le nostre colpe. Allora, il cuore diventerà più umano’
Quando uno si ricorda di quanto peccatore sia e ha in mente le singole mancanze di cui si vergognerebbe da morire se fossero risapute, ha un altro sguardo sugli errori altrui.
“Tutti noi, che siamo poveracci tutti! Ma Lui è grande, Lui è buono. E Lui ci ama così come siamo. Per questo, durante questa cerimonia pensiamo a Dio, a Gesù. Non è una cerimonia folkloristica: è un gesto per ricordare quello che ha dato Gesù. Dopo di questo, ha preso il pane e ci ha dato il Suo corpo; ha preso il vino, e ci ha dato il Suo sangue. E così è l’amore di Dio. Pensiamo all’amore di Dio, oggi, soltanto”.
Così il Papa ai detenuti di Paliano:
http://it.radiovaticana.va/news/2017/04/13/messa_del_papa_a_carcere_paliano_dio_ci_ama_fino_alla_fine/1305602
Tra i 12 a cui il Papa ha lavato i piedi ci saranno tre donne, due ergastolani, un musulmano che presto riceverà il battesimo e un ospite di nazionalità argentina. Gli altri sono italiani.
http://www.news.va/it/news/francesco-a-paliano-tra-i-detenuti-per-la-messa-in
GIOVEDÌ 13 APRILE 2017 Papa Francesco visita Benedetto XVI – Papa Francesco si è recato ieri pomeriggio al monastero “Mater Ecclesiae” per porgere, come ogni anno, gli auguri di Pasqua a Benedetto XVI. In questa occasione la visita ha avuto un doppio carattere celebrativo per il prossimo 90º compleanno del Papa Emerito.
http://ilsismografo.blogspot.it/2017/04/vaticano-papa-francesco-visita.html
Giusto, Enrico.
Definirei questo sguardo preliminare su di sé uno sguardo non negoziabile.
Stasera sono stata in parrocchia per la Messa “in coena Domini”. Niente di particolare, si potrebbe dire, però mi sono resa conto (meglio tardi che mai!) del carattere estremamente forte di questa liturgia e del messaggio che diffonde. Messaggio di amore e di servizio: un insegnamento assai profondo, del quale il nostro mondo, perso dietro tante sciocchezze, avrebbe una necessità vitale. Sorprende il fatto che siano 2000 anni che questa liturgia si ripete, eppure è di una sconcertante modernità.
Il celebrante ha lavato i piedi ai bambini della Prima Comunione; erano tanti, assorti e consapevoli del loro ruolo. Era bello vedere i loro piccoli volti seri ed intenti. Forse possiamo sperare.
Sperare, dipende solo da noi farlo. Certamente che possiamo.
Antonella,
anche da me il Giovedì Santo il celebrante lava i piedi ai bambini della Prima Comunione. Quest’anno ha introdotto una novità: al termine della Messa ha fatto distribuire un pezzetto di pane azzimo a tutti ed ai bambini (e ai loro genitori) in sacrestia ha fatto mangiare un pezzetto di agnello ed erbe amare. Purtroppo questi gesti hanno praticamente sostituito la reposizione del Santissimo.
Benedetto uomo! In fondo per fare la reposizione bastavano pochi minuti!
” praticamente sostituito” significa che la reposizione è stata abolita?
a proposito di speranza.. interessante questa iniziativa a Londra, anche se parte dai protestanti evangelici ( i cattolici secondo me non avrebbero avuto il coraggio).
http://ilsismografo.blogspot.it/2017/04/regno-unito-campagna-evangelica-sui-bus.html#more
Si chiama «Quote Jesus» ed è la campagna evangelica partita lunedì scorso a Londra con l’obiettivo di offrire a cittadini e turisti della capitale britannica un messaggio di speranza. Sulle fiancate dei famosi autobus rossi a due piani che girano ogni giorno in città si leggeranno alcune delle frasi più note pronunciate da Gesù, tra le quali «Chiunque vive e crede in me non morirà mai», «Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore», e ancora «Io sono la via, la verità e la vita».Nel corso della campagna, che durerà due settimane, verranno utilizzati settantacinque autobus per l’affissione dei pannelli. Dopo quanto accaduto a Westminster con il tragico attacco compiuto da un estremista islamico — ha spiegato Howard Conder, fondatore di Revelation Tv e ideatore della campagna — «è chiaro che la speranza o, per essere precisi, la mancanza di speranza, sta diventando un problema per questa generazione. Noi pensiamo che la Bibbia abbia molto da dire sulla speranza, e la visione di questa campagna è quella di influenzare i cuori, le menti e le percezioni di questa generazione, offrendo loro appunto la speranza e la fede in un futuro migliore. Quando ero piccolo era naturale andare in chiesa», ha proseguito Conder, «ma oggi quante persone sanno che Gesù ha detto “Non siate dunque in ansia per il domani […] Basta a ciascun giorno il suo affanno”, oppure “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”. La Bibbia è un libro di speranza e questa generazione si sta perdendo perché ha poca conoscenza di ciò che la Bibbia ha da dire».
È possibile seguire la campagna promossa dalla rete televisiva evangelica anche online e attraverso i social media. Gli organizzatori prevedono di diffondere l’iniziativa in altre città del Regno Unito e, visto l’interesse suscitato in diverse organizzazioni cristiane, anche negli Stati Uniti e in Australia.
L’Osservatore Romano, 13-14 aprile 2017.
Lorenzo,
ad ogni Messa il celebrante ripone il Santissimo nel Tabernacolo che è situato nella cappella a sinistra (guardando dalla navata centrale) dell’altare su cui celebra. Anche dopo la Messa del Giovedì Santo il Santissimo veniva reposto lì ma facendo una processione giù lungo la navata centrale e poi su fino al Tabernacolo. Ieri la processione non c’è stata.
Torno all’esempio di Casaroli, ricordato dal Papa.
Appartiene alla “narrazione Casaroli” la frase, sempre citata, di papa Giovanni quasi morente, sulla continuità dell’impegno del monsignore piacentino nel carcere minorile di Casal del Marmo. Riguardo a Casaroli fa il paio l’altra frase famosa, attribuita (o attribuibile) al cardinale di Varsavia Wyszynski, in dissenso sulla Ost-politik vaticana : “Vir casaroliniensis non sum”.
Si poteva non essere d’accordo sul negoziato con il comunismo – linea inaugurata da papa Giovanni, sostenuta da Paolo VI, e gestita dal “vescovo di lima” – ma non si può dubitare mai della rilevanza cristiana dell’opera di misericordia ai carcerati, che è dentro il pacchetto dei “valori cristiani supremi non negoziabili” garantito dal discorso di Matteo sul giudizio finale, e anche ieri ripreso dal Papa, “vir casaroliniensis”, oltre che vir di riferimenti evangelici.
“…ad ogni Messa il celebrante ripone il Santissimo nel Tabernacolo che è situato nella cappella a sinistra (guardando dalla navata centrale) dell’altare su cui celebra.”
Nella mia parrocchia e in un’altra chiesa di francescani dove qualche volta vado, il Tabernacolo si trova nella cappella a destra dell’altare, guardando dalla navata centrale. C’è forse una regola fissa da seguire per la collocazione del Tabernacolo? Davvero non lo so.
Anche il Sepolcro viene sempre realizzato a destra.
Quello della mia parrocchia ha una semplicità degna del Vangelo: una tavola rettangolare al centro, con una tovaglia candida e dodici scodelle di terracotta, una pagnotta e un calice scuro.E tutt’attorno piante e composizioni floreali di incomparabile bellezza.
Tutto ciò è sovrastato da un gran Crocefisso che poggia su un drappo lungo di color rosso vivo, e vicino al Cristo in Croce stanno la Madre piangente e Giovanni.
Oggi, alle 15, c’è stata una solenne VIA CRUCIS, molto partecipata.
La nostra è una Chiesa grande di forma circolare. Le stazioni sono particolarissime.
La Chiesa era stracolma di gente di tutte le età, compresi i bambini.
Dov’è la crisi di fede di cui tanti cattolici-gufi amano parlare?
“… non si può dubitare mai della rilevanza cristiana dell’opera di misericordia ai carcerati, che è dentro il pacchetto dei “valori cristiani supremi non negoziabili” garantito dal discorso di Matteo sul giudizio finale”
Parole sacrosante. Le opere di misericordia spirituale e corporale sono davvero “i valori non negoziabili” da tener fisse nella mente e nel cuore per avere la salvezza ed entrare nel Regno di Dio.
Quanti le ricordano? Credo pochi.
Nella mia parrocchia, durante la quaresima, ogni giovedì si tengono, ormai da molti anni, delle iniziative speciali in preparazione della Pasqua.
L’anno scorso vennero illustrate, ad opera di volontari laici che parlavano delle loro esperienze di vita, le opere di misericordia spirituale.
Quest’anno è stata la volta delle opere di misericordia corporale, sempre con lo stesso metodo.
Serate molto interessanti e coinvolgenti. E assai istruttive.