Interrogato in un libro che esce domani sulla chiamata di Francesco all’uscita missionaria, affermo che quella chiamata in Italia ha avuto “esiti non grandi e non tutti buoni” e più in là argomento che questo Pontificato è una provocazione ad avvertire l’urgenza dell’uscita: “Non gli attribuirei altri ruoli: i cambiamenti che sollecita non sono realizzabili in tempi brevi”. Nei commenti i due brani e il rimando al libro al quale abbiamo posto mano in tredici.
Bergoglio scuote dal sonno ma il risveglio sarà lungo
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“Francesco. Il Papa delle prime volte”
di Gerolamo Fazzini e Stefano Femminis
Prefazione di p. Federico Lombardi e contributi di dieci autori.
San Paolo 2018, pagine 261, euro 16.00
La mia intervista è alle pp. 79-102:
La novità? Il Vangelo preso alla lettera
Gli altri intervistati: Enzo Bianchi, Austen Ivereigh, Elisabetta Piqué, Andrea Riccardi, Paolo Rodari, Enzo Romeo, Antonio Spadaro, Luis Antonio Tagle, Andrea Tornielli.
Lamento e conflitto sono aumentati. Domanda: Nel 2014 aprivi il tuo libro su papa Bergoglio affermando che «Francesco è un papa nuovo che comanda ai suoi di cessare dal lamento e dal conflitto ideologico che li blocca da decenni e di riprendere la missione alle genti per porre tra loro segni comprensibili della novità cristiana invocata dal mutamento dei tempi». A distanza di qualche anno, quali esiti ti sembra abbia prodotto quell’appello? Mia risposta: “Esiti non grandi e non tutti buoni, almeno qui da noi. Nella parte più tradizionale del Popolo di Dio, specie in quella colta e identitaria, il lamento e il conflitto sono addirittura aumentati. Ma è aumentata anche la percezione dell’urgenza di uscire dal sonno e di riprendere la missione, una percezione stimolata dalle parole del Papa ma anche proprio dal conflitto che si è scatenato. Chi segue davvero Francesco non dovrebbe temere il conflitto”.
Provocazione all’avvertenza. Domanda: A pochi mesi dall’elezione di Bergoglio, che aveva assunto il nome di Francesco, Leonardo Boff scrisse: «Sicuramente la Chiesa cattolica romana non sarà più la stessa». A cinque anni di distanza, come reagisci leggendo tali parole? Cosa è già cambiato, cosa sta cambiando, cosa fatica a cambiare? Mia risposta: “E’ cambiata la figura papale. Sta cambiando, cioè va crescendo la percezione dell’indebolimento della testimonianza cristiana nel Nord del mondo. Stenta a cambiare l’inerzia abitudinaria della maggioranza dei praticanti. Credo ovunque, ma certamente in Europa. Francesco predica l’uscita missionaria, che è una necessità segnalata dalla fragilità delle famiglie, dall’abbandono dei giovani, dal calo delle vocazioni. Ma è una necessità non ancora pienamente avvertita. Questo Pontificato è una provocazione all’avvertenza e una prova di risposta, non gli attribuirei altri ruoli. I cambiamenti che sollecita non sono realizzabili in tempi brevi. Quando ci sarà avvertenza, l’uscita sarà tentata. Qui vedo anche la ragione provvidenziale della scelta di un Papa non europeo: la vedo nell’esperienza tutta missionaria delle Chiese del Sud del mondo, meno costituite, meno organizzate, meno colte; ma più pronte a reagire, più agili, più dinamiche”.
Gossip puro. Domani pomeriggio ore 19.00 presento con Zanotelli il libro alla Sala Marconi della Radio Vaticana. Cercherò di avere in omaggio il cofanetto con gli undici volumetti sulla “Teologia di Papa Fancesco” – che lì erano stati presentati martedì scorso – e andrò a leggere il testo di quel teologo tedesco – Peter Hünermann – deplorato da Papa Ratzinger. Poi magari ne parlo qui.
Buona idea.
Chiissà che ne ricaviamo qualche elemento di conoscenza in più per comprendere il “giallone” della lettera multiforme?
🙂
“Chi segue davvero Francesco non dovrebbe temere il conflitto.”…
“I cambiamenti che sollecita non sono realizzabili in tempi brevi.”…
Il conflitto si genera sempre, in ogni ambito, quando si vuole cambiare lo status quo. C’è in primo luogo l’ “inerzia abitudinaria” che non sopporta i cambiamenti; e subito dopo viene l’ideologia che fa diventare miopi, quasi ciechi, e non lascia vedere quei segni dei tempi cui Gesù rimandava nei Vangeli.
I cambiamenti hanno bisogno di tempi lunghi. Sempre è stato così. Nella Chiesa, poi, i tempi sono sempre stati lunghissimi. Ma non c’è dubbio che papa Francesco segna un traccia profonda e non cancellabile.
E prima o poi qualcuno ripercorrerà questa traccia. Il tempo non passa invano, anche perché nel tempo è presente lo Spirito Santo che fa avanzare la Chiesa del Signore.
«Libro al quale abbiamo posto mano in tredici». Bravi, avete battuto gli undici teologi degli undici libretti! (Capisco che l’opus è magnum et arduum, come disse qualcun altro di un suo libriccino).
Caro Leonardo ,
Facciamo (solo per divertirci) un po’ di numerologia simbolica quella che L’ Abate Gioacchino da Fiore ( il calabrese abate Giovacchino / di Spirito profetico dotato come lo chiama Dante) definì ” aritmetica spirituale” nel suo Commento all’ Apocalisse.
.
Due: come i due papi . Numero infausto per eccellenza perche’ introduce una scissione nell’ unità, nell’ Uno che e’ il numero Originario dunque simbolo del Creatore. Uno e’ il Dio creatore del mondo,uno era per Tradizione il papa, una la Chiesa santa cattolica apostolica , una la Suprema Autorita’ ..
Il due e’ il numero della divisione ma anche della coincidenza oppositorum: due sono le facce della stessa medaglia, due i grandi luminari Sole e Luna ,e le coppie di contrari/complementari : notte/giorno, maschio/femmina, luce/tenebre.
Secondo questa aritmetica spirituale dunque il fatto che oggi vi siano due papi , uno emerito e uno regnante, puo’ essere visto o come segno infausto di divisione e di rottura dell’ unita’ visibile della Chiesa, o come armonia degli opposti , figure complementari , facce della stessa medaglia. Papa Benedetto sembra scegliere questa seconda interpretazione: c’ e’ continuita’ ” interiore” fra lui e papa Francesco,sono due ma come fossero uno interiormente ,l’unita’ non e’ rotta.
Due facce della stessa medaglia,l’ uno con funzione orante /contemplativa, L’ altro con funzione pratica/di governo. Ma ecco che in poche righe Benedetto pare smontare anche questa interpretazione: non e’vero che lui e’il teologo / recluso dal mondo / e Francesco l’ uomo pratico di governo/ ignorante di teologia. I ruoli si possono anche scambiare e invertire. Le apparenze ingannano , stolto e’ chi crede all’ apparenza, sembra volerci dire Benedetto . Il mistero sui due papi rimane , sempre più’ fitto.
Undici: come gli undici volumetti. Se dieci e’ gia’ per i pitagorici il numero magico ( la tavola pitagorica) e sicuramente un numero fausto , soprattutto se moltiplicato per quattro ( i quaranta giorni di Mose’ sul Sinai, di Gesu’ nel deserto, dei penitenti prima della Pasqua). se gli si aggiunge un “uno ” e diventa undici di nuovo cadiamo nei numeri ” negativi” ( sempre secondo L’ aritmetica spirituale) L’operazione magica che si voleva tentare con gli undici volumetti, e’ stata dunque rovinata da un ” di più” un ‘ eccedenza, si potrebbe dire un voler ” strafare” .
Un numero in piu’ della perfezione dei dieci , magari l’ undicesimo volumetto firmato da Hillermann, oppure il voler pubblicizzare la lettera di Ratzinger tagliandone delle parti, e’ stato la causa della rovina dell’ intera operazione.
Chi troppo vuole nulla stringe e via dicendo.
Tredici: come i tredici coautori del libro ” Francesco. Il papa delle prime volte”
La Tradizione popolare attribuisce un significato infausto al numero tredici, poiche’ tredici erano seduti all’ Ultima Cena , Gesu’ piu’ i dodici apostoli. Dodici e’ il numero Santo che rappresenta L’ intera umanita, dodici leTribu’ di Israele, Dodici gli apostoli scelti da Gesu’ , due volte dodici ventiquattro , i vegliardi intorno al Trono dell’ Agnello nell’ Apocalisse. Ma uno dei dodici discepoli di Gesu’ lo tradira’ . Giuda e’ il tredicesimo convitato. Ci ricorda che in ogni ” apparente” convito di amici ci puo’nascondere un traditore. Che però ‘ secondo L’ insegnamento di Papa Francesco puo’ anche lui essere perdonato e reintegrato nell’ armonia del dodici. Quindi anche il tredici,se ci si appella alla misericordia puo’ diventare un numero positivo : Presupponendo il perdono del tredicesimo.
Percio’ caro Leonardo,riflettiamo su questi numeri.
PS Si fa per scherzare eh, non offendetevi come coloro che condannarono il povero abate Giovacchino da Fiore.
La definizione di ” aritmetica spirituale” e’ tratta da ENCHIRIDION SUPER APOCALYPSIM DI Gioacchino da Fiore
EdizioniUniversale Economica Feltrinelli /classici pag. 307
Dante era un cultore della simbologia dei numeri , basti pensare all’ importanza simbolica del numero di Beatrice cioe’ il numero nove e a quella dei numero tre, il ritmo ternario su cui e’ costruita tutta L’ architettura della Divina Commedia .
A proposito di continuità tra i due ultimi pontificati segnalo la “missione cento piazze” promossa dal cammino neocatecumenale.
L’iniziativa , che consiste nell’annuncio del Kerigma corredato dalle testimonianze di vita cristiana date da laici, giovani e anziani, per cinque domeniche dopo Pasqua, a Roma e in tutte le città italiane dove è presente il cammino neocatecumenale, è iniziata sotto il pontificato di Benedetto XVI dieci anni fa ed è stata confermata da papa Francesco con la sua chiamata alla “uscita missionaria” , attuata negli ultimi quattro anni e confermata anche per quest’anno.
Come dice l’intestazione della iniziativa, questo avviene in piazza, cioè in un luogo pubblico.
Caro Luigi.
Mi permetto di segnalare un contributo di un Tuo collega alla vicenda dei volumetti inerenti la Teologia di papa Francesco:
http://www.farodiroma.it/a-margine-della-lettera-di-benedetto-xvi-le-buone-ragioni-di-hunermann-di-s-izzo/
Dal link fornito da Fabrizio Scarpino viene evidenziato in misura ancora maggiore come la utilizzazione della lettera riservata personale del Papa emerito per “spegnere” le voci di una contrapposizione teologica tra i due papi sia stata una scelta a dir poco sciagurata! Le frasi taciute lungi dal manifestare la continuità interiore tra i due papati rinfocolano invece una disputa teologica datata.
Se Salvatore Izzo, autore dell’articolo postato da Fabrizio Scarpino – che seppur con tutto il rispetto non riesco a condividere- dedicasse un po’ più di tempo a ruminare la Parola di Dio capirebbe che la posizione di Hünermann, Kung & company associati, nonché relative audaci richieste a Benedetto XVI nel 2005 i quali perseverano ad oltranza, a tutt’oggi, nel rivendicare cose contrarie alla legge morale naturale, capirebbe che non appartengono allo Spirito di Cristo contravvengono alla Legge di Dio al Sacro Deposito Fidei il quale vede nella Tradizione una sua parte fondamentale.
Vorrei ricordare al nostro Izzo e a chiunque teorizzi un cambio di registro in nome di non si sa quale principio che, poiché Cristo ha consegnato la Verità Rivelata alla Chiesa dovere del Magistero è «conservare, penetrare sempre più profondamente, esporre, insegnare, difendere il sacro deposito della rivelazione; illuminare cioè la vita della Chiesa e dell’umanità mediante la verità divina». Pertanto, di per sé, qui il Papa non può fare altro che obbedire a Cristo a fronte dell’infallibilità certa conferita da Dio stesso.
Il Pastore dei Pastori è Cristo eppure, mi sembra evidente si voglia ignorare questo sacrosanto principio. La LG 22 nel porre l’accento sulla collegialità in una ‘Nota explicativa praevia” , postuma, PaoloVI sottolinea che il Papa non è nel collegio allo stesso titolo di tutti gli altri vescovi, ma è un primate assoluto.
Pertanto, il valore e la natura del sacro primato del romano Pontefice e del suo infallibile magistero rimane intonso.
Ciò detto: il Papa non può guidare le pecore non secondo la sua Volontà, ma secondo la Volontà di Cristo: il Pastore per antonomasia. Quando il pastore si allontana dal Pastore, o peggio, quando è senza Pastore anche le pecore sono senza pastore.
Non può esserci nessuna Chiesa in uscita se le pecore non riconoscono nel pastore IL PASTORE: Cristo Signore Lo Spirito Santo. Se poi vogliamo fare del pastore uno zimbello al servizio del mondo e delle sue filosofie,dei suoi vizi, dei suoi peccati, dei suoi pensieri, al gregge di Cristo non resta che gridare a Dio il suo “De profundis” perché si svegli e mandi pastori secondo il suo cuore.
Caro Salvatore Izzo, un gregge senza pastore, perché il pastore è senza Pastore, viene sbranato dal mondo.
P.S
Quella “Nota explicativa praevia” , scritta postuma e, in quanto previa avrebbe dovuto anticipare il testo, fu invece messa dopo, alla fine. In pratica era insieme “previa” e “posteriore”.
Non è che una della tante bizzarrie e arruffamenti della Costituzione dogmatica LG.
Sul testo ribadisco quanto postato da Beppe Zezza: “le frasi taciute, lungi dal manifestare la continuità interiore tra i due papati, rinfocolano invece una disputa teologica datata”.
Disputa teologica caro Beppe che non nasce come i funghi all’improvviso, ma è l’apice di un malessere che affonda da lontano, dal post concilio e concorse ad allontanare il Vaticano II dalla Tradizione ecclesiastica facendo di esso un punto di partenza. Ci troviamo di fronte ad una nuova Chiesa. Quella in uscita?
Bisognerebbe rammentare che se di Paolo VI si affrettò a metter pezze , e Dio sa quanto care gli costarono ,che quel fumo di satana come luciferina presenza è ancora capace d’ottundere ed ammorbare la vita della Chiesa. L’ammonimento, era e resta, del tutto fondato.
“Sono state sparse a piene mani idee discontinue, contrastanti e propagate vere e proprie eresie in campo dogmatico e morale creando dubbi, confusione e ribellioni”
(Giovanni Paolo II, insegnamenti. c.s IV/1 1981, p.235)
Nota exsplicativa postuma:
@ ” Anche se Paolo VI si affretto’ a metter pezze” .
Scrivere da un cellulare non sempre consente una corretta sintassi . Chiedo indulgenza per eventuali preposizioni, congiuntivi, o articoli di troppo inseriti mio malgrado. ..
Magari fosse solo un problema di sintassi, preposizioni, congiuntivi o articoli di troppo.
Rif @10;12
Le persone inutili hanno bisogno di sminuire gli altri per sentirsi migliori.
Ringraziamo Dio anche per gli sgarbi. Permettono di valutare meglio chi li fa.
Peccato che quando gli sgarbi vengono fatti a una manciata di Papi in assortimento vario, usati come birilli nel proprio bislacco ragionamento, vien meno anche questa motivazione.
Resta la boria, per giunta strumentale.
Sa Cuffini, quello che lei pensa di me mi è del tutto indifferente.
Invece io penso di lei esattamente lo stesso:borioso e cattivo, di quella cattiveria sciocca, di chi non ha ancora capito che non vivremo in eterno. Del resto, essere cattivi non sempre è una colpa. A volte è la vita che fa diventare così.
Ma è una colpa fingersi buoni. Quello si, è imperdonabile. Auguri per il suo libriccino, scritto sicuramente senza fini reconditi, immagino, ovviamente!
Mi stia bene
Fai bene.
Pensa a cosa pensa di te la tua chiesa, che ne hai d’avanzo.
Saluti .