Il gesuita – spiega Bergoglio – si esercita a “sopportare le antinomie” e “armonizzare i contrasti”. Sarà per questo che di sé dice: “Ho faccia tosta ma sono anche timido” (introduzione al volume “Adesso fate le vostre domande”, Rizzoli 2017); e già aveva detto: “Sono un po’ furbo ma anche un po’ ingenuo”. Per i contrasti che ha dentro pare che l’armonizzazione l’abbia raggiunta ma la domanda è: riuscirà a comporre lo strepito che gli arriva dalle sacrestie?
Bergoglio ovvero un timido con la faccia tosta
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Facci i’mpigna. E’ il mio “spillo” di questa settimana, pubblicato a pagina 55 della “Lettura” del Corsera che sarà in edicola fino a sabato. Per sapere che siano gli spilli, vedi il post del 9 luglio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/accusa-er-papa-a-santuffizio/
Nei tre commenti che seguono riporto brani del testo da cui è presa la battuta che ho messo a titolo del post. Nel quarto commento, un mio commento.
Il rischio delle interviste. “Ho faccia tosta ma sono anche timido” è l’attacco di un testo nel quale Francesco racconta – a introduzione di una raccolta di sue conversazioni con gesuiti, che è citato nel post – come si è lasciato condurre dalle circostanze davanti alle richieste di interviste, già a Buenos Aires e poi da Papa, partendo da un’iniziale contrarietà: “Avevo un po’ timore dei giornalisti. Pensavo che avrebbero potuto mettermi in difficoltà e per questo non davo interviste“. Parla anche delle interviste collettive in aereo: “Anche là, in quei viaggi, mi piace guardare le persone negli occhi e rispondere alle domande con sincerità. So che devo essere prudente, e spero di esserlo. Prego sempre lo Spirito Santo prima di cominciare ad ascoltare le domande e di rispondere. E così come non devo perdere la prudenza, non devo perdere nemmeno la fiducia. So che questo può rendermi vulnerabile, ma è un rischio che voglio correre“.
Con i giornalisti come a Santa Marta. “Le interviste – dice ancora Francesco in quel testo – per me hanno sempre un valore pastorale. Tutto quello che faccio ha valore pastorale, in un modo o in un altro. Se non avessi questa fiducia, non concederei interviste: per me è ben chiaro. È una maniera di comunicazione del mio ministero. E unisco queste conversazioni nelle interviste con la forma quotidiana delle omelie a Santa Marta, che è — diciamo così — la mia “parrocchia”. Ho bisogno di questa comunicazione con la gente. Là, quattro giorni a settimana, vengono a trovarmi venticinque persone di una parrocchia romana, insieme ad altre. Ho una vera e propria necessità di questa comunicazione diretta con la gente. Concedere un’intervista non è come salire in cattedra: significa incontrarsi con giornalisti che spesso ti fanno le domande della gente. Una cosa in cui mi ritrovo bene è anche parlare con piccole riviste e giornali popolari. Mi sento ancora più a mio agio. Infatti in quei casi ascolto davvero le domande e le preoccupazioni della gente comune. Cerco di rispondere in modo spontaneo, in una conversazione che voglio sia comprensibile, e non con formule rigide. Uso anche un linguaggio semplice, popolare. Per me le interviste sono un dialogo, non una lezione. Per questo non mi preparo“.
Per inserirsi nella conversazione degli uomini. “A volte – conclude il Papa nella sua introduzione – ricevo le domande in anticipo, ma quasi mai le leggo o ci penso sopra. Semplicemente non mi viene in mente niente. Altre volte, in aereo, immagino le domande che potrebbero farmi. Ma per rispondere ho bisogno di incontrare le persone e di guardarle negli occhi. Sì, ho ancora paura di essere male interpretato. Ma, ripeto, voglio correre questo rischio pastorale. Questo mi succede anche in altri casi […]. Desidero una Chiesa che sappia inserirsi nelle conversazioni degli uomini, che sappia dialogare. È la Chiesa di Emmaus, in cui il Signore “intervista” i discepoli che camminano scoraggiati. Per me l’intervista è parte di questa conversazione della Chiesa con gli uomini d’oggi“.
Nell’avventura di Francesco e nostra. Ci sono dispute sulle omelie del Santa Marta e sulle interviste del Papa: è dunque di buon interesse questa sua considerazione sui momenti colloquiali della comunicazione di pastore ai quali si dedica con una libertà consapevole del rischio. “Voglio correre questo rischio pastorale” dice nell’ultimo dei tre brani che ho riportato. Guardo con partecipazione a quel rischio e al modo nel quale Francesco l’affronta. Che la Chiesa si inserisca nelle conversazioni degli uomini è necessario, se vuole superare la mancanza di comunicazione con l’umanità circostante nella quale è caduta – almeno in Europa – negli ultimi due secoli e mezzo. Attenzione: il Papa parla di una conversazione ordinaria, quotidiana, colloquiale, che intende recuperare e che è altra cosa dal magistero. Questo non era venuto mai meno, ma la Chiesa aveva perso la presa sulle parole d’ogni giorno. L’inserimento, lo chiama Francesco. Il recupero di quell’inserimento non può avvenire senza rischi. Le prudenze nel parlare in passato sono state anche troppe, fino alla perdita dell’ascolto. La ripresa di parola in chiave colloquiale comporterà dell’avventura, ma l’avventura è meglio dell’afasia. O dell’insignificanza.
Con i figli e i nipoti. Così – come si legge al commento precedente – avevo scritto ieri sera. Ora, dopo che il lievito ha lavorato nella notte, aggiungo una postilla. Se qualcuno dei visitatori mi chiedesse dove vedo afasia e insignificanza, nella comunicazione quotidiana dei cristiani d’oggi, io indicherei la trasmissione della fede in famiglia. Quando i figli vanno all’università, ma anche prima, e tornano a noi parlanti altre lingue, può capitare, capita, che noi – pur attivi nella comunicazione pubblica, sia civile sia religiosa – non abbiamo parole per loro. Ecco dove io vedo la riprova della serietà, della necessità anche, del recupero di quell’inserimento che va conducendo Francesco. In più occasioni le sue parole mi hanno aiutato a parlare ai figli e ai nipoti. Ma anche agli altri ragazzi che incontro in parrocchia e nelle conferenze. Da qui il disagio che avverto nel constatare come l’aspetto colloquiale della comunicazione di Francesco, quello per il quale più gli sono grato, sia anche il più incompreso dagli oppositori del Papa. Almeno così mi pare di capire.
Aiuto a cogliere l’intento del Papa. Concludo questo mattutino con un invito ai visitatori. Tenete conto che nel trattare del Papa il mio primo intento è di comprendere questo suo impegno a inserire la Chiesa nelle conversazioni degli uomini. E il secondo è simile al primo: aiutare chi mi legge a quella comprensione.
Spero che Luigi mi faccia passare il commento visto che non contiene insulti ma solo opinioni.
L’elogio del papa “grande comunicatore” della nostra era, e’ stato fatto fin da subito .Secondo gli esperti di comunicazione e di marketing questo papa ha rilanciato l’immagine della Chiesa cattolica, il brand come si suol dire, usando un linguaggio che piace piu’a certe categorie prima lontane ,i giovani,i movimenti popolari ,gli ecologisti , gli agnostici ecc.Inoltre ha gestito con intelligenza la sua immagine, le scarpe nere, la croce di ferro,la valigetta nera, son cose che fanno piu’ impressione all’opinione pubblica che mille discorsi comunicazione e immagine ‘sono le prime armi per attirarsi consensi. Ma sbaglia Accattoli a pensare che gli oppositori di Francesco non sopportino il.suo linguaggio colloquiale Quello che non piace agli oppositori di Francesco e’che tutto questo non denota affatto spontaneita’ e onesta semplicita’,ma una strategia studiata a tavolino. E la preuccupazione degli.oppositori e’d ove vuole arrivare papa Francesco? Quale e’il suo.progetto? Un gesuita sa sempre dove vuole arrivare, e il pretendere di affidarsi ad ispirazioni dell’ ultimo.momento dallo Spirito Santo per rispondere ai giornalisti in aereo non e’secondo me credibile.
E’questo voler far credere ad una spontaneita’che non c’e’ che da’fastidio. E’il voler “strafare”che fa intuire come dietro il parlare “a braccio “, ci sia un disegno tutt’altro che spontaneo. E che Bergoglio, ancor prima di diventare papa, quando era vescovo di Buenos Aires fosse tutt’altro che estroverso, spontanea, semplice, e senza pensieri e progetti segreti, lo testimoniano tutti quelli chel’hanno conosciuto a quei tempi, persino gli amici. Cupo, silente,non dava interviste, timido , ,piuttosto misterioso a Bu e nos Aires, si sarebbe trasformato all’improvviso una volta diventato papa?
Ripeto per me non e’credibile, ma e’una mia opinione .
Maria Cristina non ho difficoltà ad ammettere che vi sia dell’arte nella sua spontaneità. Lo dice lui stesso: “Sono un po’ furbo ma anche un po’ ingenuo”. Non è questo però il fuoco del mio interesse e come io vengo verso di te ammettendo quell’arte, così tu prova a venire verso di me affrontando la questione della conversazione con i figli o i giovani in genere. Ci sono momenti in parrocchia nei quali don Francesco dice: “Luigi, questa ragazza fa una domanda che mi pare adatta a te”. E mi chiede di provare a rispondere. Io in quei casi trovo aiuto nel Francesco colloquiale.
Il cambiamento repentino e profondo di stile nell’esercizio del ministero petrino e la distinzione tra “parere personale” e ” intervento magisteriale” hanno avuto e hanno un effetto destabilizzante nel popolo cristiano. La “destabilizzazione” in se’ può anche essere vista come un effetto “positivo” perché la vita è movimento e dove non c’è movimento non c’è vita. Quale sarà il risultato finale di questa “destabilizzazione”? Un cumulo di macerie o una nuova vitalità? Questo è il grosso interrogativo.
Che ne sarà del cristiano poco acculturato il quale non sa discernere tra “parere personale” fallibile e “magistero” al quale è dovuta rispettosa ubbidienza?
L’uomo di fede solida si riferisce al Papa ma non pone nella sua persona la radice della propria fede, il fedele comune che poneva nella persona del Papa il punto di appoggio e che, soprattutto, ne conosce il pensiero attraverso il filtro distorto dei mass media , i quali mettono la sordina sulle “diversità” cristiane e esaltano invece le comunanze con il pensiero “mondano”, non finirà per dimenticare le “peculiarità” cristiane e si allineerà in tutto e per tutto al pensiero “mondano”?
Luigi lamenta una mancanza di comunicazione della Chiesa con le nuove generazioni.
Assolutamente vero. Non sembra, tuttavia, che il cambio di tematiche affrontate avvenuto in questi anni – da temi in “contrasto ” a temi in “cooperazione” col pensiero mondano – abbia portato e stia portando effetti rimarchevoli. ( sui temi mondani ci sono agenzie educative più efficienti della Chiesa )
La menta che i genitori non siano capaci di trasmettere la fede ai figli, di parlare loro della fede. A mio parere questo non dipende da una carenza nel MODO di trasmettere i contenuti ( cioè un problema di comunicazione ) ma una debolezza di contenuti da trasmettere a causa del la fragilità della fede dei genitori ( fermo restando che la accoglienza della fede è sempre un fatto squisitamente personale e che non è detto che genitori solidamente cristiani abbiano figli cristiani )
Bravo Luigi! Era tanto che non si parlava di Bergoglio qui da te, e invece è proprio utile parlare di Bergoglio che parla di sé. Del resto, come ha detto tu, erano due secoli e mezzo che la chiesa era sparita dai radar (insignificante e afasica, come giustamente l’hai definita), ma per fortuna adesso ci sono le interviste di Bergoglio e quindi va tutto molto meglio.
(Guarda che questa non è una caricatura, è proprio ciò che hai detto, tolti gli orpelli).
Ammetto che il modo solenne , antiquato, spesso pomposo, dei rappresentanti della Chiesa cattolica di un tempo, rendesse la loro testimonianza noiosa e quindi poco appetibile per i giovani. Ma gia’ con Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II il modo di parlare ” paludato” ed aulico era finito. Il mondo di oggi non sopporta più’ se non un parlare semplice, senza retorica, alla portata di tutti.
Ammetto che la conversazione coi giovani e’ oggi particolarmente difficile, perche’ secondo me si è’ fatto dei ” giovani” una categoria a se’ stante mentre invece si dovrebbe parlare con loro come si parla coi nostri coetanei, senza paternalismo.
Mi ricordo ancora della piacevole sensazione di un nostro stravagante professore del Liceo che ci dava del lei e che per quanto ignoranti e stupidi fossimo a sedici anni ci parlava esattamente come avrebbe parlato a suoi pari nella cultura e nell’ eta’, senza voler scendere al nostro livello. Non e’ detto che la serietà’ ( non la noiosita’) non piaccia ai giovani e che si sentano attratti solo dalla battuta facile .
La sensazione che io ho avuto sul modo di comunicare di Bergoglio e’ simile a quella di Beppe Zezza; modo di comunicare che io ho analizzito anche avendo letto del Bergoglio di Buenos Aires. Premesso che ci sono casi dove l’approccio di Bergoglio da risultati positivi ed appunto come ci racconta Luigi lui ne ha trovato beneficio proprio con i suoi figli e nipoti, a me e’ sembrato subito una comunicazione sbagliata. Mi son subito venute in mente le parole di un mio amico professore il quale mi spiegava che non c’e’ piu rispetto nella scuola poiche Il professore invece di rappresentare un valore morale aggiuntivo, una specie di padre putativo di un tempo, si e’ trasformata in un amico, perdendo quindi autorita’ e rispetto, che e’ poi lo stesso errore che fanno la maggioranza dei genitori con i figli. Questo secolo e contrassegnato dalla mancanza di contenuti “positvivi” e di autorita’; siamo ritornati al pensiero sessantottino e i risultati sono davanti ai nostri occhi.
Il fedele “semplice”, in un tempo in cui tutto diventa relativo nel mondo, ha bisogno di certezze nella Chiesa, ma trova “destabilizzazione”, con il risultato piu probabile di perdersi e non c’e’ bisogno di portare statistiche al riguardo. Ho letto una intervista fatta a Paglia che pronosticava, il ritorno dell’insegnamento del Vangelo da parte dei genitori senza il ruolo della Chiesa, visto l’andamento decrescente dei fedeli che vanno in chiesa, e lui lo giudicava non necessariamente negativo……..
La mia conclusione e’ che il messaggio che Bergoglio rischia di far passare e’:
Non ti preoccupare, so che questo e’ il massimo che puoi fare e ti dico che va bene cosi’; Dio non chiede praticamente nulla all’uomo se non di fare del proprio meglio e se non ce la fa ad uscire dal peccato, pazienza, Dio apprezza la tua sincerita’. Al contrario la Chiesa dovrebbe mandare il messaggio che Cristo ci chiede: lotta al peccato,ci piega che senza la Grazia non possiamo nulla, ci chiede conversione e mutamento di vita, infatti la Madonna in quasiasi apparizione ci esora alla conversione, al pentimento e alla penitenza, cioe’ non comportandosi solo come una “buona mamma” ma mettendoci al corrente del pericolo che incorriamo ossia la dannazione eterna, l’Inferno.
Considerare i comportamenti di Francesco solo come una strategia di comunicazione penso sia riduttivo: piuttosto esprimono la radicalità di una scelta. Non voglio escludere la buona fede e il valore dei papi che lo hanno preceduto, magari erano anche più coerenti di lui nel loro cuore e questo è un aspetto che non può non riguardare la loro coscienza. Concediamo al papa e anche a noi stessi che egli sia in buona fede; dopo si può anche dissentire da quello che dice ma non gli attribuiamo la responsabilità di tutti i mali della Chiesa. Mi chiedo come si possa credere in un Dio creatore dell’universo e, al tempo stesso, attribuire tanta importanza alle parole di una persona, sia pure il rappresentante di Cristo in terra. E i dogmi? E la dottrina? Ciascuno può, magari deve difenderli come strumenti necessari a seguire la propria strada. Imporli come condizione per l’altrui salvezza (io direi l’altrui senso) è diverso. C’è un abisso fra “per me” e “per gli altri”.
Non riesco a capire perché il Sig. Lugaresi continui a tentare senza riuscirci di fare dell’ironia sul fatto che sul blog di un vaticanista si parli del papa
Comunque il Sig Lugaresi conferma quanto detto da Accattoli: “Da qui il disagio che avverto nel constatare come l’aspetto colloquiale della comunicazione di Francesco, quello per il quale più gli sono grato, sia anche il più incompreso dagli oppositori del Papa. Almeno così mi pare di capire.”
Come volevasi dimostrare.
Condivisibile il commento di Leopoldo Calò.
Quel che Luigi ha riportato di quanto detto da Bergoglio, a me non appare finzione ma realtà pura e semplice.
Così come non mi appariva finzione, al suo primo apparire, il saluto così nuovo e controcorrente alla folla in piazza san Pietro e la sua richiesta di benedizione da parte del popolo.
Così papa Francsco ha iniziato il suo pontificato e così sta continuando.
Chi, come la signora Venturi, continua a ritenere che il suo modo di essere sia una strategia studiata a tavolino, dovrebbe riandare a quei primi momenti del Papa. Anche lì c’era una tattica precisa? Non credo proprio. C’erano invece la timidezza e la spontaneità chiaramente visibili di un vescovo totalmente impreparato ad affrontare un impegno tanto gravoso e forse non desiderato.
Solo gli oppositori accaniti possono inventarsi scenari fantasiosi. E sono quelli che non hanno frecce nel loro arco per colpire un Papa che,venuto dall’altra parte del mondo, ha rotto, almeno in parte, con la tradizione cercando di riportare la Chiesa al cuore del Vangelo. Opera non capita, e non c’è da stupirsi, da coloro che tra il Vangelo e la Chiesa voluta dal Cristo hanno messo di mezzo, prioritariamente, una costruzione complessa fatta di discorsi teologici complicati e di dottrine non sempre esattamente corrispondenti alle parole di Gesù, anzi inventate talora da uomini di Chiesa, secondo i propri intendimenti. Gesù certamente non voleva che il Suo messaggio venisse male interpretato o distorto quando dava mandato ai discepoli di costrire la Sua Chiesa.
Francesco è amato da moltissimi proprio perché così come parlava al popolo di Buenos Aires, altrettanto fa con tutto il popolo cattolico del mondo. Con semplicità familiare. E le sue parole arrivano direttamente al cuore della gente. Quella gente a cui lui si sente davvero vicino.
mi sono convertita uscendo dall’agnosticismo del periodo universitario perchè ho incontrato un giorno in una Chiesa in cui ero entrata quasi per “caso”, da anni non entravo in una chiesa, un prete che mi ha parlato presentandomi in maniera positiva, come fa Bergoglio, il Dio di Gesù Cristo. Quell’incontro con il Padre misericordioso ha cambiato la mia vita, avessi incontrato un prete che mi parlava come Salcone delle 12:40 come ero entrata uscivo..
Mi sono convertita per Amore di Qualcuno che ho incontrato, non per paura di finire all’inferno.
cristina vicquery
Chiedo scusa se intervengo di nuovo, ma ho visto questo:
https://it.aleteia.org/2017/11/15/sacerdote-adorazione-in-strada-santissimo-sacramento/
Una manifestazione di chiesa afasica e insignificante, come quella degli ultimi due secoli e mezzo.
(Consiglio di togliere l’audio, perché c’è una colonna sonora molto fastidiosa, e di guardare soltanto)
Si tocca Bergoglio e gli schieramenti si affrontano in campo:
squadra a: dalle 9.23 alla 12.40 = (senza intermezzo arbitrale di Accattoli)
6 interventi omogenei;
squadra b: dalle 12.46 alle 15.18 = 5 interventi omogenei, contrari ai
precedenti.
Sono con la squadra b e con Accattoli.
Mancanza di comunicazione non significa afasia.
L’afasico non parla o emette parole senza senso. Nella mancanza di comunicazione chi pronuncia le parole o scrive può esprimersi anche in un linguaggio perfetto, ma chi ascolta o legge non capisce per mille possibili motivi. Magari parla una altra lingua o semplicemente non conosce il significato di alcune parole magari importanti per la comprensione.
Nessuno ha parlato di Chiesa afasica
W la interpretazione creativa!
Queste per me le parole più belle del Papa: “Ho una vera e propria necessità di questa comunicazione diretta con la gente. Concedere un’intervista non è come salire in cattedra: significa incontrarsi con giornalisti che spesso ti fanno le domande della gente. Una cosa in cui mi ritrovo bene è anche parlare con piccole riviste e giornali popolari. Mi sento ancora più a mio agio. Infatti in quei casi ascolto davvero le domande e le preoccupazioni della gente comune. Cerco di rispondere in modo spontaneo, in una conversazione che voglio sia comprensibile, e non con formule rigide. Uso anche un linguaggio semplice, popolare. Per me le interviste sono un dialogo, non una lezione. ”
E ancora:”Desidero una Chiesa che sappia inserirsi nelle conversazioni degli uomini, che sappia dialogare. È la Chiesa di Emmaus, in cui il Signore “intervista” i discepoli che camminano scoraggiati.”
C’è un intero programma papale in queste parole. Un Papa che ha capito davvero i nostri tempi e i bisogni della gente di oggi.
Questa è grandezza e lungimiranza. È calore umano. È Vangelo.
Amigoni,
finora non ero intervenuto: lo faccio adesso solo per sottolineare sommessamente che non ha senso dividersi in schieramenti. Dovremmo stare tutti dalla parte del Signore, a prescindere dal pontefice regnante e dalla simpatia (o antipatia) umana del papa.
Picchio,
non ha nemmeno senso far dipendere la nostra conversione dalla sintonia che sentiamo con qualcuno o con una visione o un’idea. Posso pensare che, al di là di quello che hai scritto, tu in quella chiesa sei entrata non per caso ma perché, anche inconsapevolmente, eri in ricerca di una risposta e magari non avresti rinunciato a quella nemmeno se avessi incontrato il Card. Burke?
Rif. ore 12.40
La Madonna della “sana tradizione cristiana” non è quella delle apparizioni, che ci ammonisce sul pericolo della dannazione eterna. Un cristianesimo di paura dell’inferno e una Madonna così non servono realmente alla causa del Vangelo.
Gli schieramenti sono lì da vedere (stamattina e il pomeriggio in modo plastico). Certo, tutti nel Signore e col Signore; ma io non ci sto con chi mi presenta il Vangelo e la Madonna in quei termini lì e con chi legge la storia della salvezza con quegli occhiali lì. Dubito che aderiamo con la stesso cuore e la stessa mente agli stessi dogmi che tutti affermiamo con lo stesso Credo.
E “a prescindere dal pontefice regnante” lo si dice solo oggi alle 20.23
Le ultime parole di Amigoni sono in sintonia con il nuovo dialogo con i nostri fratelli luterani.
Ringrazio quei sacerdoti che parlano ancora di inferno e paradiso e che sono devoti alla Beata Vergine Maria.
Caro e stimato P. Luigi, condivido pienamente quanto lei scrive sulla Madonna…
Ma non mi va di dilungarmi, perciò auguro Buona Notte a lei e a tutti.
Federico
È stato proprio il cattolicesimo che ci presenta qui Salcone, o anche tu, e di cui è interprete Burke a farmi abbandonare La fede è la Chiesa al liceo. Fossi entrata in quella Chiesa e avessi incontrato Burke avrei avuto solo l’ennesima conferma che avevo fatto bene ad andarmene..Quello che mi ha cambiato il cuore è stato il sentire parlare di un Padre misericordioso che ci ama, dopo tutta una infanzia in cui avevo solo sentito parlare di inferno e regole da osservare con minuzia ,ma in modo formale e in un fondo senza neanche un perché, e di Dio come un giudice inflessibile, quasi spettatore della nostra vita..un Dio completamente inutile..Incontrare Cristo è stato una cosa fulminante da quel momento ho creduto e da quel momento mi accompagna..
Cristina vicquery
La novità dell’incontro con Cristo è che dopo osservi le legge ( almeno cerchi di farlo ) perché vuoi e non perché devi! Perché vuoi assomigliare a lui, perché lo ami.
Questo comporta che non si possa mettere la sordina alla legge, non si possa predicare la misericordia senza parlare della necessità di conversione.
Condivido in pieno quanto detto dal padre Amigoni, con cui mi sento in piena sintonia.
Essere cristiani per paura dell’inferno è una aberrazione. Si deve essere cristiani per amore, non per timore. Ritengo che la Chiesa ufficiale abbia la grave responsabilità di avere attirato a sé per troppo tempo molti cattolici più con lo strumento della paura che con quello dell’amore al Creatore.
E ritengo che quei cattolici che sono tali per ossequienza all’ “obbedisci” delle Chiesa istituzionale, non hanno capito, e me ne duole per loro, il vero volto di Dio; quello del Padre misericordioso mostratoci da Gesù.
La ritengo una colpa, questa.
Aver vissuto una vita intera con l’idea di un Dio che ti aspetta per mettere sulla bilancia i molti peccati dell’uomo e le sue poche lodevoli virtù, come fanno i mercanti con le loro merci, ha significato per le persone più sensibili un tormento indicibile, a discapito della gioia di essere vivi. La CHiesa dei bigotti rigoristi dovrà rendere conto a Dio di questa aberrazione inaudita che non ha fatto amare Dio, ma lo ha fatto temere. Questo è davvero un peccato mortale, a mio avviso, che giustifica l’abbandono di molti.
È un bene, invece, che già da qualche tempo, e soprattutto oggi, la Spirito abbia indicato un’altra strada da percorrere; quella che mette in primo piano il volto amorevole del Padre. Giustizia, sì, ma nella misericordia.
Un DIO che desidera essere amato e vuole accoglierti nelle sue braccia dimenticando la molte infedeltà dell’uomo.
In questo concordo quasi pienamente con Victoria Boe ( udite, udite! ).
“Giustizia, si, ma nella misericordia”.
Ciò che mi distanzia da lei è la Legge , la Rivelazione con la quale Dio ha mostrato al mondo la ” via della vita “. “Se mi amate osservate i miei comandamenti” – i comadamenti ( quelli del Sinai, interpretati da Gesu , e portati al loro massimo splendore nel rapporto che si instaura tra fratelli ) NON possono essere messi da parte.
Predicare l’Amore senza la Giustizia ( biblicamente “giusto” è chi ha “timore” – che non è “paura” ma “rispetto” – della Parola di Dio ) è ingannare l’uomo.
E ci sono cose che non comprendiamo – per la nostra limitatezza – e che siamo chiamati a rispettare per “Amore a Dio e a suo Figlio Gesu’ Cristo ” , nella Fede che Dio è Amore e le leggi che ci dà sono per il nostro bene, anche se a noi non paiono tali (gen 3)
Dire che c’ e’ una strategia sotto il modo apparentemente
spontaneo e improvvisato di parlare di Papa Francesco non vuol dire che sia finzione.
. Che L’ elezione di Bergoglio non sia stata una ” sorpresa” ma sia stata lungamente preparata da un gruppo ecclesiale diciamo ” progressista” e’ cosa ormai appurata, anche per le rivelazioni di un cardinale, il card. Danneels, che faceva parte di tale gruppo che si riuniva a San Gallo fin dai tempi di Giovanni Paolo II.
Il loro candidato al papato, dopo la malattia invalidante del card. Martini, divenne Bergoglio, ed e’ stato infine eletto col preciso PROGETTO di portare avanti una serie di riforme nella Chiesa,una ” agenda” per colmare quei duecento anni di divario che secondo il Cardinale Martini la separavano dalla modernita’ . Avere un progetto di riforma della Chiesa non vuol dire essere falsi o in mala fede: ma si diventa falsi quando si vuole nascondere il proprio progetto , il proprio piano , facendo finta che nasca tutto così’ all’ improvviso o peggio attribuendolo alla ispirazione improvvisa dello Spirito Santo o peggio ancora attribuendo questo desiderio di riforma al ” popolo” . Il Cardinale Martini era certo in buona fede, e come tutti i gesuiti non era un improvvisatore spontaneo. Neppure Bergoglio, seppure meno colto e profondo di Martini, e’ un improvvisatore spontaneo. Dire questo, dire che dietro tutto quello che fa o dice questo papa. c’ e’ un progetto di cambiamento del papato, della Chiesa e anche, benche’ negato, della dottrina morale cattolica, nonche’ un ulteriore smantellamento della liturgia e dei sacramenti, vuol dire semplicemente dare il loro nome alle cose.
Anche i piu’ sfegatati ammiratori di questo papa ammettono che papa Francesco porta avanti un progetto di rivoluzione, di cambiamento, di ammodernamento,di ecumenismo dietro il quale non c’ e’ solo lui ma tutto un partito ecclesiastico.
Non mi pare difficile da capire che gli oppositori di Francesco sono gli oppositori dii questo progetto, sono gli oppositori del gruppo di San Gallo, sono gli oppositori del modernismo gesuita di cui padre Sosa e’ oggi il campione, sono gli oppositori al cambiamento soprattutto della dottrina morale della Chiesa. Sono quelli che non vogliono abbandonare la Tradizione, sono quelli che non credono nello ” Spirito dei tempi” e nelle magnifiche sorti e progressive , sono quelli che pensano che la Chiesa non debba diventare ” moderna” ma restare quale testimonianza di una realtà’ diversa dalla mentalita’ moderna. .
I due partiti mi sembrano ben definiti ma erano tali gia’ ai tempi del cardMartini. Gli attacchi durissimi a Benedetto XVI perche ‘ a loro pare non abbastanza ” moderno” anzi addirittura rivalutatore della Tradizione in campo liturgico, sono iniziati nei primi anni del pontificato del papa oggi emerito. Dunque nessuna offesa se dico che papa Francesco e’ stato eletto per cambiare la Chiesa, e’ il candidato dei novatori, e la sua strategia comunicativa fa parte di questo piano.Fin dalla sua prima apparizione dopo L’ elezione ha CAMBIATO tutto: invece delle consuete parole ha detto Buonasera, invece della consueta residenza e’ andato a Santa Marta, invece dei consueti abiti papali con la mantellina rossa indossa una semplice veste bianca. Eccetera eccetera.
Non c’ e’ in tutto questo una precisa volontà’ di cambiamento della figura del papa?
Chi non vede cambiamento ma assoluta continuita’ coi predecessori proprio non vuol vedere la realtà!
Ah, ecco.
Tutta una rivoluzione. Ma perfavore.
Se papa Bergoglio è un rivoluzionario, Giovanni XXIII, cosa sarebbe: una bomba atomica vivente?!
E Benedetto, che in un breve intervento in latino, ha per sempre “desacralizzato” ( grazie a Dio) il ruolo del Sommo Pontefice rendendolo quello che è e sarà da lui in poi, che sarebbe: un big bang da anno zero?
Ma non si vede quanto vecchi, obsoleti e inadatti alla valutazione delle cose di Chiesa siano questi metri di giudizio?
I cambiamenti nel modo di interpretare e gestire la figura del papa ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Staremmo freschi se oggi fossimo ancora fermi al linguaggio di comunicazione gestuale, alla prosa, alla eloquenza ore rotundo e alla mimica di papa Pacelli: che, visto nei filmati d’epoca, oggi sarebbe assolutamente irricevibile( parlo di comunicazione) esattamente come lo sarebbero la mimica, l’eloquenza e la gestualità dei suoi contemporanei rivisti oggi.
Dice : una volta non era così. Papi sempre uguali nei secoli. Cappero di discorso.
Bravo, bene, bis.
Una volta, ad esempio, non c’èra la comunicazione in tempo reale e worldwide.
Ad esempio, saremmo stati impensabili noi, pulci pigmee , oggi in grado di catapultare le nostre frarinelle in giro per il web in un nanosecondo manco fossimo tante sibille cumane.
Chi ignora questi cambiamenti,vive fuori dal mondo.
Il che sarebbe molto comodo fare , come sempre risulta fingere di stare su Papalla, ma appartenente al mondo delle fiabe.
Poi, riguardo alla storia della ghenga di San Gallo che piace moltissimo ricordare agli antebergogliani compulsivi. Torniamo al made in Papalla: da che mondo è mondo le elezioni dei papi avvengono con accordi tra i cardinali. A cosa si crede che serva il conclave e la sua segretezza? E i cardinali, tra un conclave e l’altro, diventano puri spiriti disincarnati che non guardano aldilà del loro reverendo naso? Non facciamo ridere i polli. Il fatto è che COSì, e in nessun altro modo, si esprime, si è espressa e si esprimerà, la volontà della Chiesa Cattolica nello scegliersi il suo papa. Scegliendo Bergoglio, la CHIESA SI E’ ESATTAMENTE SCELTA QUELLO CHE HA LIBERAMENTE DECISO DI SCEGLIERSI, PER FARE QUELLO CHE SAPEVA BENISSIMO BERGOGLIO AVREBBE FATTO. Ed è in questo modo, e non in altri, che lo Spirito partecipa, informa e anima la vita della Sua Chiesa.
Impariamo a sfatare le leggende metropolitane, a dare il giusto peso alle parole, a vedere le cose di Chiesa per quello che sono, e a ACCETTARLE per quello che, grazie a Dio, sono.
Sai che sfacelo universale se fossero o andassero secondo i desiderata di Maria Cristina Venturi, di Cuffino o del primo Pinco Pallo che passa per la cattolica strada?!
«VOI CATTOLICI AVETE RESISTITO IMPAVIDI QUASI DUE SECOLI all’assedio della modernità. Avete ceduto proprio poco prima che il mondo vi desse ragione.
Se tenevate duro ancora per un po’, si sarebbe scoperto che gli “aggiornati”, i profeti del futuro postmoderno eravate proprio voi, i conservatori.
Peccato. Un consiglio da laico: se proprio volete cambiare ancora, restaurate, non riformate.
È tornando indietro, verso una tradizione che tutti vi invidiano e che avete gettato via, che sarete più in sintonia con il mondo d’oggi, che uscirete dall’insignificanza in cui siete finiti “aggiornandovi” in ritardo. Con quali risultati, poi?
Chi avete convertito da quando avete cercato di rincorrerci sulla strada sbagliata?».
Gianni Vattimo
Grande simpatia per Gianni Vattimo, simpatico e intelligentissimo gigione, con un rapporto tutto suo personale con il cattolicesimo.
Dopodiché, siamo sempre da capo.
In materia di fede, di vita di Chiesa, quel che dicono Vattimo, Scalfari, Ferrara, ma anche tutto l’esercito di maitres a penser veri, verini, mediocri, supposti e sedicenti, fino ad arrivare al caravaserraglio dei blog, vale come una bella carta straccia.
Ci possiamo farcire intere paginate.
Valore per noi? Zero.
Poi, precisazione fin troppo evidente:
” Chi avete convertito?”
Noi non convertiamo un cappero di nessuno, MAI, caro Gianni, e cara entusiasta Maria Cristina Venturi ( cui non par vero di trovare nuova legna da ardere per alimentare il fumaccio antichiesacattolica , ragion per cui sta vivendo, almeno qui sui blog 🙂 )
Noi , come da istruzioni, andiamo e predichiamo a ogni creatura il Vangelo: è già tantissimo. Dio, eventualmente, converte.
(Ecco perché se noi invece di andare e portare il Vangelo, STIAMO FERMI E SFASCIAMO LA CHIESA PERCHE’ COSI COME E’ NON CI GARBA, siamo dei babbei certificati).
Gianni Vattimo chi ??
Lo strepito che viene dalle sacrestie? Ma molti tacciono per ubbidire ai confessori. Mi dispiace dirlo, ma è così.
Io però vorrei conoscere l’intero contesto in cui è inserito il passaggio di Vattimo riportato dalla solerte signora Venturi.
Io non mi prolungo nel discutere l’argomento dove ognuno di noi ha riportato il suo pensiero. Ma, in risposta al Cuffini, sullo Spirito Santo, mi viene da dire: Ma gli oltre 50 antipapi che la stessa Chiesa ha dichiarato antipapi erano opera dello Spirito Santo? A questa domanda, la risposta e’ stata data da Benedetto ed altri Padri della Chiesa prima di lui, inutile allargare il discorso in questo contesto, dato che ognuno di noi puo trovare la risposta nel catechismo o su libri al riguarlo, ma si puo spiegare in una parola, anche chi e’ scelto come papa, deve accettare lo Spirito Santo poiche c’e’ sempre il libero arbitrio, e questo vale anche per chi sceglie il papa.
A causa di cio’ la Chiesa ha avuto oltre 50 antipapi; le vie del Signore sono infinite.
Veramente , Antonella?
Beh, se così fosse, ottimo: se non c’arrivan loro, ben vengano i confessori.
( Ma allora significa che 5/6 persone qui sopra non portano piede in confessionale da un bel po’ di tempo….. 🙂 )
“Dunque nessuna offesa se dico che papa Francesco e’ stato eletto per cambiare la Chiesa, e’ il candidato dei novatori, e la sua strategia comunicativa fa parte di questo piano.”
Nessuna offesa, certo. Ma lei, cara signora, qualche idea confusa nella testa e l’ha. E vale la pena dare qualche indicazione per chiarirgliele almeno un po’.
Che papa Francesco sia stata eletto dall’ala progressista della Chiesa è fuor di dubbio; questa è la scoperta dell’acqua calda.
L’intenzione era di eleggerlo già nel 2005, quando ricevette molti voti a suo favore; e fu lui stesso a scongiurare la sua elezione perché non si sentiva in grado di assolvere quell’impegno. Per cui si convogliarono i voti su Ratzinger. Dico ciò che ho letto e che lei, signora, non conosce. Forse ancora lei non si appassionava a vicende di questo genere. Ma io sì e sono abbastanza informata.
Tuttavia, c’è da dire che al momento dell’elezione del successore di papa Ratzinger c’erano sicuramente altri cardinali innovatori papabili. La scelta su di lui fu determinata, oltre che dal suo prestigio personale (ignoto qui da noi), dal suo discorso sulla necessità di una riforma della Chiesa divenuta “autoreferenziale” e non credibile, che aveva allontanato dalla Chiesa moltissimi cattolici. Un motivo validissimo da tenere in considerazione; tanto è vero che Bergoglio fu eletto a grande maggioranza anche da chi innovatore non era, ma aveva compreso che in effetti una riforma era necessaria. Ha capito? ERA NECESSARIA.
Dunque, questo Papa, che non piace né a lei né a tanti altri del suo stampo, ebbe la legittima approvazione del collegio cardinalizio. Ed è bene che ve lo ricordiate questo particolare importante che sembra sfuggirvi.
Quanto alla strategia comunicativa che farebbe parte di un piano, lei sbaglia di grosso, cara signora.
La comunicazione di qualsiasi persona va di pari passo con la personalità di quella persona. Difficile fingere in fatto di comunicazione. Papa Francesco parla come mangia quando si trova in contesti non ufficiali, e dice con franchezza quel che pensa. Nei discorsi più elaborati, scritti, dell’ufficialità espone gli argomenti di interesse per la cattolicità universale con stile più raffinato ma sempre seguendo la sua visione del Bene della Chiesa e del mondo intero, alla luce del Vangelo e del suo buon senso, che il contatto diretto con la gente sempre illumina.
Ragione debole e bufale grasse (cfr. mattino di oggi)
Ma il “pensiero debole” (Vattimo, proprio Vattimo chi?) non è parte del relativismo, della dittatura del relativismo, dell’agnosticismo, del “gendrismo”, dell’opinionismo, del confusionismo, del piattismo religioso?
Da quando in qua e da chi viene riabilitato e portato agli splendori della considerazione?
Cordata di san Gallo per eleggere il papa (del 2005) = bufala (bufala già detta e ripetuta, e sempre bufala a n. esponente).
L’unica cordata scientificamente organizzata che si ricorda recentemente è quella che ha eletto, legittimamente e pulitamente, Ratzinger nel 2005. Non era nè segreta nè difficile da decifrare (Ruini, Sodano, Bertone, Re, Medina, Biffi, Lopez Trujllo, Pell, Cipriani, Scola, Cordes, De Giorgi, Castrillòn, George, Rigali, Martinez S., Rouco V., Egan, Meisner, Herranz, ecc.).
Nel 2013 tutti i cardinali elettori erano nominati da papa Wojtyla e papa Ratzinger.
Ringraziamo Dio che ancora ci sono le sacrestie! E che sono frequentate da laici che sono in grado di dare coraggio ai sacerdoti!
Prima di tutto ringraziamo Dio che ci siano ancora dei preti, che sopportano e salvano l’anima a noi laici: queruli, bamboccioni, lamentosi, pieni di pretese e con la puzza sotto il naso.