L’assemblea della Cei sta scegliendo la terna da portare al Papa per la nomina del nuovo presidente che prenderà il posto del cardinale Bagnasco. Francesco ieri in apertura dell’assemblea ha ringraziato l’arcivescovo di Genova: “Perché non è facile lavorare con questo Papa”. Nei commenti altre parole dette dal Papa prima del dialogo a porte chiuse.
Bergoglio: “Non è facile lavorare con questo Papa”
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Quanto mi farà pagare. “Vorrei ringraziare lui per
questi dieci anni di servizio nella presidenza, e anche ringraziarlo per la pazienza che ha avuto con
me, perché non è facile lavorare con questo Papa. E lui ha avuto tanta pazienza, e lo ringrazio tanto.
Lui veniva con un piano e usciva con un altro: è così. Ma in questo lavoro, posso dire che ci
vogliamo bene e abbiamo fatto un’amicizia bella. Soltanto, ho una paura: quanto mi farà pagare
sabato prossimo per entrare a Genova? (risate dell’assemblea, ndr)”, “Si prepari, si prepari”, ha risposto il card. Bagnasco. “I genovesi non fanno nulla..” ha aggiunto il Papa. “Sconti niente”, ha precisato Bagnasco.
Non temete il contrasto. “Quando quello che presiede non permette il dialogo, semina il chiacchiericcio e questo è peggio. Dialoghiamo tra noi, sono disposto anche a sentire opinioni che non siano piacevoli a me con tutta libertà”. Anche nel discorso consegnato ai giornalisti, Francesco invita alla massima franchezza: “Don dello Spirito Santo è già il convenire in unum, disponibili a condividere tempo, ascolto, creatività e consolazione. Vi auguro che queste giornate siano attraversate dal confronto aperto, umile e franco. Non temete i momenti di contrasto: affidatevi allo Spirito, che apre alla diversità e riconcilia il distinto nella carità fraterna”.
Parresia e chiusure. Ancora nel discorso scritto: “Respiro e passo sinodale rivelano ciò che siamo e il dinamismo di comunione che anima le nostre decisioni. Solo in questo orizzonte possiamo rinnovare davvero la nostra pastorale e adeguarla alla missione della Chiesa nel mondo di oggi; solo così possiamo affrontare la complessità di questo tempo, riconoscenti per il percorso compiuto e decisi a continuarlo con parresia. Questo cammino è segnato anche da chiusure e resistenze: le nostre infedeltà sono una pesante ipoteca posta sulla credibilità della testimonianza del depositum fidei, una minaccia ben peggiore di quella che proviene dal mondo con le sue persecuzioni”.
Turbamento per l’avvenire. Sempre discorso scritto: “Come la Chiesa di Smirne, forse anche noi nei momenti della prova siamo vittima della stanchezza, della solitudine, del turbamento per l’avvenire; restiamo scossi nell’accorgerci di quanto il Dio di Gesù Cristo possa non corrispondere all’immagine e alle attese dell’uomo ‘religioso’: delude, sconvolge, scandalizza. Custodiamo la fiducia nell’iniziativa sorprendente di Dio, la forza della pazienza e la fedeltà dei confessori: non avremo a temere la seconda morte […]. mescoliamoci alla città degli uomini, collaboriamo fattivamente per l’incontro con le diverse ricchezze culturali, impegniamoci insieme per il bene comune di ciascuno e di tutti”.
Aumenta la lista dei difetti di Bergoglio, non bastassero quelli già noti e ben sottolineati. Adesso ammette che è anche difficile collaborare con lui; che non vuole pagare la tassa di soggiorno a Genova, sabato prossimo; che avrebbe voluto, senza però riuscirvi, rendere più democratica la CEI, facendo eleggere dai vescovi italiani il presidente, senza passare dal giogo della “terna”. Ma il rischio è ugualmente grosso e gli sarà imputato come un “difetto populista”. Avremo magari un presidente non proveniente da una delle nostre prestigiose sedi cardinalizie; ma come capo, che so, un vescovo ausiliare (scardinando lo statuto) o un defilato titolare di una diocesi di provincia.
A proposito: forse anche Milano è adesso sede meno ambita, se sant’Ambrogio non riesce a farle conservare il rosso-porpora.
“Questo cammino è segnato anche da chiusure e resistenze”
Ma va’, se n’è accorto anche lui? Non posso crederci.
Però resiste anche lui, papa Francesco, e forse vuol provocare, quando esorta: “mescoliamoci alla città degli uomini, collaboriamo fattivamente per l’incontro con le diverse ricchezze culturali, impegniamoci insieme per il bene comune di ciascuno e di tutti”.
Forse anche questo è da annoverare fra i “difetti populisti” tipici di questo Papa-parroco di campagna.