Ieri in aereo, tornando dal Baltico, Francesco ha parlato dell’accordo con la Cina e ne ha riparlato poco fa, al termine dell’udienza in piazza, annunciato la pubblicazione, oggi stesso, di un messaggio “ai Cattolici cinesi e alla Chiesa universale”. Nei commenti riporto annuncio e parole dell’aereo. Metto a titolo una battuta sui tempi lunghi della trattativa con Pechino, ma il cuore della conversazione era la rivendicazione della sua piena responsabilità per le decisioni che prese – “sono stato io il responsabile di firmare” – e l’assicurazione che secondo l’accordo i vescovi li “nomina il Papa”.
Bergoglio e il tempo di Dio che somiglia al tempo cinese
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Parole del Papa al termine dell’Udienza in piazza San Pietro:
Cari fratelli e sorelle, sabato scorso, 22 settembre, è stato firmato a Pechino un Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei Vescovi in Cina. L’Accordo è frutto di un lungo e ponderato cammino di dialogo, inteso a favorire una più positiva collaborazione tra la Santa Sede e le Autorità cinesi per il bene della Comunità cattolica in Cina e per l’armonia dell’intera società. In questo spirito, ho deciso di rivolgere ai Cattolici cinesi e a tutta la Chiesa universale un Messaggio di fraterno incoraggiamento, che sarà pubblicato quest’oggi. Con ciò, auspico che in Cina si possa aprire una nuova fase, che aiuti a sanare le ferite del passato, a ristabilire e a mantenere la piena comunione di tutti i Cattolici cinesi e ad assumere con rinnovato impegno l’annuncio del Vangelo. Cari fratelli e sorelle, abbiamo un compito importante! Siamo chiamati ad accompagnare con fervente preghiera e con fraterna amicizia i nostri fratelli e sorelle in Cina. Essi sanno che non sono soli. Tutta la Chiesa prega con loro e per loro. Chiediamo alla Madonna, madre della Speranza e Aiuto dei Cristiani, di benedire e custodire tutti i Cattolici in Cina, mentre per l’intero Popolo cinese invochiamo da Dio il dono della prosperità e della pace.
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/09/26/0694/01477.html
La firma per i sette vescovi. Risposta del Papa sulla Cina 1. Domanda del vaticanista spagnolo Antonio Pelayo: Tre giorni fa si è firmato un accordo tra Vaticano e Cina. Può darci qualche informazione supplementare sul suo contenuto? Perché alcuni cattolici e in particolare il cardinale Joseph Zen l’accusano di aver svenduto la Chiesa al governo? Questo è un processo di anni, un dialogo tra la commissione vaticana e la commissione cinese, per sistemare la nomina dei vescovi. La squadra vaticana ha lavorato tanto, vorrei fare alcuni nomi: monsignor Claudio Maria Celli, con pazienza ha dialogato per anni, per anni. Poi Gianfranco Rota Graziosi, un umile curiale di 72 anni che voleva farsi prete per andare in parrocchia ed è rimasto in Curia per aiutare in questo processo. E poi il Segretario di Stato (Pietro Parolin, ndr), che è un uomo molto devoto, ma ha una speciale devozione alla lente: tutti i documenti li studia: punto, virgola, accenni. Questo mi dà una sicurezza molto grande. Questa squadra con queste qualità è andata avanti. Voi sapete che quando si fa un accordo di pace, ambedue le parti perdono qualcosa. Questa è la legge: ambedue le parti. Si è andati con due passi avanti, uno indietro… due avanti e uno in dietro. Poi mesi senza parlarsi. È il tempo di Dio che assomiglia al tempo cinese. Lentamente, la saggezza dei cinesi. I vescovi che erano in difficoltà sono stati studiati caso per caso. E i dossier di ciascuno è arrivato sulla mia scrivania. Sono stato io il responsabile di firmare (il ristabilimento della comunione con il Papa per i sette vescovi, ndr).
La firma dell’accordo. Risposta del Papa sulla Cina 2. Poi il caso dell’accordo: sono tornate le bozze sulla mia scrivania, davo le mie idee, si discuteva e andavano avanti. Io penso alla resistenza, ai cattolici che hanno sofferto: è vero, loro soffriranno. Sempre in un accordo c’è sofferenza. Ma loro hanno una grande fede e mi scrivono, fanno arrivare i messaggi per dire che quello che la Santa Sede, quello che Pietro dice, è quello che dice Gesù. La fede martiriale di questa gente oggi va avanti. Sono dei grandi. L’accordo l’ho firmato io, le lettere plenipotenziarie le ho firmate io. Io sono il responsabile, gli altri hanno lavorato per più di dieci anni. Non è un’improvvisazione, è un vero cammino. Un aneddoto semplice e un dato storico: quando c’è stato quel famoso comunicato di un ex nunzio apostolico (il Papa si riferisce al caso Viganò, ndr), gli episcopati del mondo mi hanno scritto dicendomi che si sentivano vicini e pregavano per me. Dei fedeli cinesi mi hanno scritto e la firma di questo scritto era del vescovo della Chiesa, diciamo così, “tradizionale cattolica” e il vescovo della Chiesa “patriottica”, insieme tutti e due ed entrambe le comunità di fedeli. Per me è stato un segnale di Dio. Poi non dimentichiamo che in America Latina per 350 anni erano i re del Portogallo e della Spagna a nominare i vescovi. Non dimentichiamo il caso dell’impero austro-ungarico. Altre epoche grazie a Dio, che non si ripetono. Quello che c’è, è un dialogo sugli eventuali candidati, ma nomina Roma, nomina il Papa, questo è chiaro. E preghiamo per le sofferenze di alcuni che non capiscono o che hanno alle spalle tanti anni di clandestinità.
http://m.vatican.va/content/francescomobile/it.html#salastampabollettino
Pubblicato il messaggio ai cattolici cinesi e alla chiesa universale
Ecco una buona informazione di prima mano sul contesto cinese dell’accordo tra Santa Sede e Cina, fornita da Francesco Sisci, sinologo di valore e mio amico, che vive in Cina ed è sposato con una donna cinese:
https://formiche.net/2018/09/cina-vaticano-xi-jinping-sisci/
Segnalo ad antipasto per la lettura integrale questo scorcio sui problemi “locali” dell’intesa: Ci sono due ordini di problemi tra Santa Sede, cattolici e Cina. Uno a livello centrale, ed è quello dei massimi sistemi. Una volta fissato però, è facile. Ma i problemi più scottanti sono a livello locale. Il sacerdote che non si trova col funzionario locale, il vescovo che odia il capo del distretto. Tutti questi problemi, che ci sono in centinaia di diocesi e migliaia di parrocchie, sono una cosa che si moltiplica, ed è lì ci sono i veri problemi. Ed è lì che bisogna incontrarli. In qualche modo i rappresentanti del clero devono dialogare molto più utilmente con i funzionari locali e viceversa.
Sul vescovo “clandestino” Wei Jingyin di Qiqihar, nominato da Sisci nell’intervista segnalata al commento precedente, ecco un articolo di Gianni Valente, altro mio amico e collega esperto di Cina:
https://www.lastampa.it/2018/09/25/vaticaninsider/il-vescovo-clandestino-wei-dopo-laccordo-cinavaticano-superiamo-le-divisioni-tra-i-cattolici-cinesi-2zCOfjFboLPW9qjqvjA56J/pagina.html
Al Sinodo dei Giovani che partirà il 3 ottobre saranno presenti per la prima volta due vescovi cinesi: uno nominato da Benedetto con il gradimento del governo, un altro ordinato senza mandato pontificio nel 2010 e “riammesso” ora da Francesco alla “piena comunione”:
http://www.lastampa.it/2018/09/26/vaticaninsider/vescovi-cinesi-potranno-prender-parte-al-prossimo-sinodo-ut7FofyZNYsuRY7vMNP1HN/pagina.html