In San Pietro i nostri vescovi stanno celebrando con il Papa una “Solenne professione di fede”: così è stato denominato l’incontro con riferimento all’Anno della Fede. Prima della celebrazione, rispondendo al saluto del cardinale Bagnasco, il Papa ha detto – con poche parole a braccio, stando in piedi, dopo aver chiesto che gli portassero il microfono – che “il dialogo con le istituzioni culturali, sociali e politiche è cosa vostra”. Pare dunque superato quel commissariamento pontificio che era nella tradizione e che era stato rafforzato da una lettera del cardinale Bertone al cardinale Bagnasco nel 2007 al momento del primo mandato. Francesco ha invitato i vescovi a “lavorare per ridurre un poco il numero tanto pesante delle diocesi, un lavoro che è difficile ma so che c’è una commissione per questo”. Avremo dunque una maggiore autonomia del nostro episcopato e andremo forse a una nuova riduzione delle diocesi.
Bergoglio alla Cei: il dialogo con le istituzioni è cosa vostra
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Ora Francesco saluta i vescovi uno per uno. Nel discorso li ha esortati a “camminare anche in mezzo e dietro al gregge”. Nella preghiera finale alla Vergine ne ha chiesto l’aiuto “per una Chiesa orante e penitente”, perché “scopriamo la gioia di una Chiesa serva umile e fraterna”. “Saremo popolo di Dio peregrinante verso il Regno”.
Schiocco un bacione forte sul guancione di Bergoglio.
Sicuramente in futuro
potrebbe capitarmi di non essere d’accordo con lui,
(ma è cosa mia),
intanto
sMACK
Qui si può leggere un ragguaglio sulle parole del Papa ai vescovi meno approssimativo del mio, che scrivevo seguendo la diretta di Telepace:
http://www.news.va/it/news/il-papa-ai-vescovi-italiani-camminate-in-mezzo-e-d
Dopo aver salutato tutti i vescovi, uno per uno, per circa un’ora, scambiando con ognuno qualche parola e un abbraccio, Francesco li ha invitati a uscire con lui dalla Basilica e si sono avviati in gruppo, lungo la navata centrale, avendo a lato il cardinale Bagnasco e parlando con lui e con altri. Un’immagine – forse – del camminare “in mezzo al gregge” che aveva una sua eloquenza.
Mettere l’accento sul messaggio universale del Vangelo più che sui divieti della legge; questo è importante.
E’ interessante la questione di una “riduzione” delle piccole diocesi italiane. Non è un tema nuovo, anche se indubbiamente decisioni di questo tipo sono destinate a incontrare le resistenze di campanilismi duri a morire…
La Arcidiocesi in cui vivo è nata dalla fusione di due antiche diocesi confinanti.
C’era stato un primo tentativo nel 1908, che portò ad un’unione che però non durò molto: si disse che probabilmente i tempi non erano ancora maturi. Ci riprovarono dopo diversi anni di mediazioni, discussioni e proposte: nel 1976 con la formula “in persona episcopi”, mantenedo separati gli apparati, e pienamente dal 30 settembre 1986, dopo dieci anni di intenso lavoro collegiale in spirito di collaborazione fraterna.
Abbiamo una cattedrale con sede arcivescovile e una concattedrale “periferica”, ma per il resto l’Arcidiocesi adesso è una. Fortunatamente ci sono rimasti due Santi patroni, della cui intercessione abbiamo sempre un disperato bisogno!
Lo scorso anno abbiamo celebrato solennemente il venticinquesimo anniversario della nuova diocesi: una grande festa per tutti.
Anche se le difficoltà, come risulta evidente, non sono mancate, credo si possa parlare di un’esperienza tutto sommato positiva e certamente “esportabile” in altre parti d’Italia. Occorre però tanta pazienza, motivazione e lavoro. Temo che in questi tempi i Vescovi italiani debbano dedicare energie e attenzione a questioni più urgenti…
Sono buone notizie, è l’episcopato che deve dialogare con le istituzioni e la società. Naturalmente, il papa resta poi primate d’Italia, e la Santa Sede (molto più che il Vaticano come Stato) un’istanza qualificata sia per il rapporto tutto speciale con l’Italia che con gli altri Paesi.
La lettera di Bertone a Bagnasco mi è sempre sembrata un’incidente.
Anche un’altra immagine dell’incontro di ieri aveva una sua eloquenza vigorosa. Quella del modo in cui Francesco e i vescovi italiani si sono “abbracciati”. C’è abbraccio e abbraccio. C’è l’abbraccio rituale, c’è l’abbraccio formale, c’è l’abbraccio con un sorrisetto, c’è l’abbraccio con un largo sorriso sincero.Ma quelli di ieri erano abbracci veri: stretti, forti, affettuosi, accompagnati da baci autentici, non da quelle finzioni per cui uno sfiora la guancia dell’altro con la sua, baciando un orizzonte indefinito. Abbracci da amici, da fratelli. E non solo da Francesco ai suoi, ma anche e direi soprattutto, viceversa. Ho visto anche carezze sulla crapa, ganascini,
persino un vescovo che ha preso la faccia del papa tra le sue mani e lo ha tenuto cos’ un pezzetto, in atteggiamento che piu’ familiare non si può.
Ok.
Solo gesti.
Gesti per giunta che un bacioso mediterraneo come me- che bacia chiunque- nota e apprezza forse più di un altro.
Solo gesti.
Ma i gesti, come quegli altri ricordati da Luigi, danno il polso di una mutata e, diciamolo, inimmaginabile atmosfera fino a due mesi fa.
E’ come se i paludati gufi della CEI- detto con tutto il rispetto, ma l’immagine che arriva dai video è sempre quella- si fossero rapidamente scongelati.
Il calore umano è sempre una gran cosa.
In grado di precedere, sostanziare e rendere credibile e appetibile la presenza amichevole del Signore fra di noi. ( Noi uomini. Non noi cristiani, o cattolici, o cattolici di una certa sfumatura, e via discorrendo…)
Morale: ieri sera, a Messa, al “segno della pace”, al rispettabile signore che mi tendeva francamente la sua destra, ho dato la mia , e ho allungato pure due sonori bacioni sulle guance.Non posso dire che il gesto sia stato accolto con entusiasmo, direi con una certa qual imbarazzata sorpresa…Ma il mio vicino non s’è tirato inditero, non ha abbandonato il banco e, di ritorno dalla comunione, non ha cambiato posto.
Sarà poco e certamente una sciocchezza, ma mi ha messo molto di buon umore.
Una passata sotto il tasto defrost ai nostri atteggiamenti fra di noi- e soprattutto CON GLI ALTRI da noi- non sarebbe malaccio. Stiamo sempre ingessati come tanti scopettoni !
Lorenzo, mi hai fatto tornare in mente quel bambinetto di quattro o cinque anni che un po’ di tempo fa, al segno della pace, si fece tutta la navata sinistra per stringere la mano a tutti (ma tutti eh?, tirando per la manica i distratti e chi non lo aveva ancora notato, visto che era un soldo di cacio) proclamando a gran voce “la pace sia con te!”. Ha seminato sorrisi a decine e, confesso, anche una certa commozione.
Si parla di encicliche:
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-benedetto-xvibenedict-xvi-benedicto-xvi-25091/
Lorenzo,
le smancerie “mediterranee” non sempre sono espressione sincera di affetto.
Certo che no. Fede.
Però aiutano, se sono di cuore.( e se rientrano nella tua indole, peraltro).
Se no, puoi farle e rifarle qunto vuoi, ma ottieni un effetto superfindus raddoppiato.
Allora, meglio una corretta freddezza senza impegni.
Ecco: dagli abbracci all’uscita in folla in ordine sparso, quella che NON si aveva dalle immagini di ieri , era proprio l’impressione di una corretta freddezza senza impegni.
In tema di “antropologia e psicologia del cristiano ” abbiamo imparato veramente molto negli ultimi tempi.
Abbiamo appreso che come Jung scrisse i “Tipi psicologici” così si può parlare di “tipi cristiani” : esistono dei cristiani da salotto contrapposti ai cristiani ruspanti che abitano le periferie e le favelas, abbiamo appreso che esistono dei Pastori inamidati ( i “gufi ” dei CEI) che non puzzano, e invece altri Pastori che puzzano perchè stanno insieme alle pecore e ne hanno preso l’odeore, abbiamo appreso che esistono dei cristiani “congelati” dai modi freddi ed introversi , e dei cristiani invece estroversi pieni di calore umano che non solo danno la mano al segno della pace ma anche due bei bacioni sulle guance.
Inutile dire che abbiamo appreso che dei diversi tipi di cristiani solo alcuni sono graditi al Signore, mentre gli altri no.
Detto questo , sorge spontanea una domanda: ma il cristianesimo è una religione o un ramo della psicologia?
Brava Discepolo, solo un punto interrogativo invece di 25, piano piano troverà anche le risposte..
Sull’uscita “in ordine sparso” dalla Basilica di San Pietro – così scriveva sopra Lorenzo – posso fornire un minimo ragguaglio filologico… nel volume Il cielo e la terra che ho più volte citato – tradotto da Mondadori, riporta le conversazioni del cardinale Bergoglio con il rabbino Abraham Skorka – c’è questo brano alla pagina 196:
Quando ho iniziato a officiare come arcivescovo, nei Te Deum scendevo insieme al nunzio e accompagnavo il presidente fino alla porta. Tutti voi, religiosi delle altre confessioni, ve ne stavate lì da soli, come pupazzi in esposizione. Io ho cambiato quella tradizione: adesso il presidente sale e saluta i rappresentanti di tutte le confessioni. Si è trattato di un passo avanti in questa linea che lei propone [“alle feste nazionali non partecipavano tutte le confessioni”, aveva osservato poco prima il rabbino]. A partire dal Te Deum di Salta nel 2009, la cerimonia ora si divide in due: oltre al classico canto tradizionale per rendere grazie, insieme all’omelia e alla preghiera cattolica, anche i rappresentanti delle altre confessioni formulano le loro preghiere. Ora la partecipazione è maggiore.
Voglio segnalare le parole: “Tutti voi, religiosi delle altre confessioni, ve ne stavate lì da soli, come pupazzi in esposizione”. Lì da soli, invece di uscire insieme. Ecco il punto: cardinali, arcivescovi e vescovi della Cei “come pupazzi in esposizione” mentre il Papa percorre la navata…
“Pupazzi in esposizione”: ecco perché gli ottimi vescovi nostrani ieri erano così felici… quasi come Pinocchio quando scopre di non essere più un burattino…
Attenzione miei prodi: qui siamo al capitolo 36° [e ultimo, purtroppo] delle “Avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”: Finalmente Pinocchio cessa d’essere un burattino e diventa un ragazzo.
Mamma mia! Direi che con questo post abbiamo raggiunto un livello a cui non eravamo ancora arrivati. Per fare una carineria a Luigi, che ama le citazioni montaliane direi: “l’alluvione ha sommerso il pack dei mobili …
Il fenomeno alluvionale che vi ha travolto potremmo chiamarlo “bergoglismo” (che, naturalmente, è un’altra cosa da Bergoglio), nella sottovariante dell’accattolobergoglismo (che è un filino più mièvre del tipo fondamentale).
Comunque, i pupazzetti episcopali che tanto inteneriscono Luigi, non erano tanto immobili anzi avevano le gambette belle sciolte quando si trattò di tagliare la corda prima di partecipare all’atto di affidamento dell’Italia alla Madonna, compiuto due anni fa dal papa di prima, di cui in questo momento mi sfugge il nome.
Ne parlammo anche qui: come non capirli, poveri cocchi: che è in fondo un atto di affidamento a Maria … vuoi mettere con le pacche sulle spalle e il ganascino al papa?
Sorrido con gioia alle parole di Lorenzo e del nostro padrone di casa.
Mi piace l’analizzare di Luigi sul comportamento del papa,
attraverso scritti dall’Argentina.
Questa sorta di esegesi per cercare di capire,
cosa sta accadendo.
Non ricordo che in passato, Luigi avesse certe espressioni forti !!!!!
Franti, non fare il solito cattolico…
Non vedo come un atto di affidamento a Maria sia di suo incompatibile con un minimo di calore umano, mr Franti.
Il fatto che la spiritualità per essere autentica debba essere severa e, ieratica e surgelata è uno stereotipo che non si sa da dove venga.
Dal Vangelo, non mi pare proprio.
Tenuto conto che Maria si preoccupava pure del vino nei banchetti poi.
🙂
Però dai su Franti, Discepolo perchè il cattolico deve fare sempre questa ironia da bastian contrario alla Vasco Rossi?
La classificazione riassuntiva che proponi , discepolo, sarebbe gustosa.
Se non fosse che ci aggiungi una conclusione arbitraria.
Io non so se le facce sciolte e distese dei nostri vescovi fossero piu'” gradite al Signore” di quelle variabili dall’accigliato all’assonnato all’impassibile che generalmente le carrellate televisive sulle assemblee CEI ci propongono…
Però le facce parlano assai meglio delle parole, e, gradite o no, per la prima volta erano facce contente e , direi, giovanilmente contente…
Certo : occhio a non confondere fede e psicologia…
Ma cristianesimo e UMANITA’, porco cane, che si confondano pure.
Se no, che cappero di cristiani siamo?!
Viviamo in un mondo in cui comanda il denaro. Così stamane Francesco ha parlato alla plenaria del Consiglio per la pastorale dei migranti:
Ribadisco qui che la ‘tratta delle persone’ è un’attività ignobile, una vergogna per le nostre società che si dicono civilizzate! Sfruttatori e clienti a tutti i livelli dovrebbero fare un serio esame di coscienza davanti a se stessi e davanti a Dio! La Chiesa rinnova oggi il suo forte appello affinché siano sempre tutelate la dignità e la centralità di ogni persona, nel rispetto dei diritti fondamentali (…) In un mondo in cui si parla molto di diritti, quante volte viene di fatto calpestata la dignità umana! In un mondo nel quale si parla tanto dei diritti, sembra che l’unico che ha diritti sia il denaro. Cari fratelli e sorelle, noi viviamo in un mondo dove comanda il denaro. Noi viviamo in un mondo, in una cultura dove regna il feticismo dei soldi.
Questo richiamo all’idolatria mi ricorda un po’ Pio XI.
Lo richiama anche in una delle intervista con Valente.
Lei ha citato il magistero. Settant’anni fa, nell’enciclica Quadragesimo anno, scritta poco dopo la crisi delle Borse del ’29, Pio XI aveva definito «imperialismo internazionale del denaro» il modello di economia speculativa capace di impoverire all’istante milioni di famiglie. Applicherebbe questa definizione all’Argentina di oggi?
BERGOGLIO: È una formula che non perde mai di attualità, e contiene una radice biblica. Quando Mosè sale al monte per ricevere la legge di Dio, il popolo pecca d’idolatria fabbricando il vitello d’oro. Anche l’attuale imperialismo del denaro mostra un inequivocabile volto idolatrico. È curioso come l’idolatria cammina sempre insieme all’oro. E dove c’è idolatria, si cancella Dio e la dignità dell’uomo, fatto a immagine di Dio. Così, il nuovo imperialismo del denaro toglie di mezzo addirittura il lavoro, che è il mezzo in cui si esprime la dignità dell’uomo, la sua creatività, che è l’immagine della creatività di Dio. L’economia speculativa non ha più bisogno neppure del lavoro, non sa che farsene del lavoro. Insegue l’idolo del denaro che si produce da se stesso. Per questo non si hanno remore a trasformare in disoccupati milioni di lavoratori.
http://www.30giorni.it/articoli_id_380_l1.htm
Grazie Sara – rimando appropriato. Dicevo già che per comprendere Papa Francesco occorre avere pazienza, studiare e riflettere.
….pazienza, studiare e riflettere….
———-
e tu Luigi mi stai sminuzzando il cibo nel piatto 🙂
“per comprendere Papa Francesco occorre avere pazienza, studiare e riflettere”….ma soprattutto osservare le espressioni delle “eminenze grige”, degli “alti prelati” durante le sue omelie: sono esilaranti! Lo ritengono un “curato di campagna”. Niente paura: “Deus amentat quos perdere vult”.
grigie.
Erano appena stati promossi al ruolo di ottimi vescovi invece che burattini, sono tornati ad essere eminenze grigie da bastonare.
🙁
Avete sentito l’affidamento a Maria con cui Francesco ha concluso la meditazione?
Pregava rivolto alla statua della Madonna, pregava come se Le parlasse.
L’ho trovato straordinario, per l’atteggiamento e la passione che traspariva, oltre che per la sostanza di quanto invocava.
“Madre del silenzio, che custodisce il mistero di Dio,
liberaci dall’idolatria del presente, a cui si condanna chi dimentica.
Purifica gli occhi dei Pastori con il collirio della memoria:
torneremo alla freschezza delle origini, per una Chiesa orante e penitente.
Madre della bellezza, che fiorisce dalla fedeltà al lavoro quotidiano,
destaci dal torpore della pigrizia, della meschinità e del disfattismo.
Rivesti i Pastori di quella compassione che unifica e integra: scopriremo la gioia di una Chiesa serva, umile e fraterna.
Madre della tenerezza, che avvolge di pazienza e di misericordia,
aiutaci a bruciare tristezze, impazienze e rigidità di chi non conosce appartenenza.
Intercedi presso tuo Figlio perché siano agili le nostre mani, i nostri piedi e i nostri cuori:
edificheremo la Chiesa con la verità nella carità.
Madre, saremo il Popolo di Dio, pellegrinante verso il Regno. Amen”.
Aiutare la fede a crescere. Così il Papa stamane al Santa Marta: “Ricordo una volta, uscendo nella città di Salta, la Festa patronale, c’era una signora umile che chiedeva a un prete la benedizione. Il sacerdote le diceva: ‘Bene, ma signora lei è stata alla Messa!’ e le ha spiegato tutta la teologia della benedizione nella Messa. Lo ha fatto bene … ‘Ah, grazie padre; sì padre’, diceva la signora. Quando il prete se ne è andato, la signora si rivolge ad un altro prete: ‘Mi dia la benedizione!’. E tutte queste parole non sono entrate, perché lei aveva un’altra necessità: la necessità di essere toccata dal Signore. Quella è la fede che troviamo sempre e questa fede la suscita lo Spirito Santo. Noi dobbiamo facilitarla, farla crescere, aiutarla a crescere”.
No ai controllori della fede. Ancora il Papa stamane: “Pensiamo ai cristiani buoni, con buona volontà; pensiamo al segretario della parrocchia, una segretaria della parrocchia… ‘Buonasera, buongiorno, noi due – fidanzato e fidanzata – vogliamo sposarci’. E invece di dire: ‘Ma che bello!’. Dicono: ‘Ah, benissimo, accomodatevi. Se voi volete la Messa, costa tanto…’. Questi, invece di ricevere una accoglienza buona – ‘E’ cosa buona sposarsi!’ – ricevono questo: ‘Avete il certificato di Battesimo, tutto a posto…’. E trovano una porta chiusa. Quando questo cristiano e questa cristiana ha la possibilità di aprire una porta, ringraziando Dio per questo fatto di un nuovo matrimonio… Siamo tante volte controllori della fede, invece di diventare facilitatori della fede della gente”.
Contro la dogana pastorale. Sempre il Papa stamane: “E’ una tentazione che c’è da sempre – spiega il Papa – che è quella “di impadronirci, di appropriarci un po’ del Signore”. E racconta un altro episodio: “Pensate a una ragazza madre, che va in chiesa, in parrocchia e al segretario: ‘Voglio battezzare il bambino’. E poi questo cristiano, questa cristiana le dice: ‘No, tu non puoi perché non sei sposata!’. Ma guardi, che questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza e non rinviare suo figlio al mittente, cosa trova? Una porta chiusa! Questo non è un buon zelo! Allontana dal Signore! Non apre le porte! E così quando noi siamo su questa strada, in questo atteggiamento, noi non facciamo bene alle persone, alla gente, al Popolo di Dio. Ma Gesù ha istituito sette Sacramenti e noi con questo atteggiamento istituiamo l’ottavo: il sacramento della dogana pastorale!”.
Il gesto di Benedetto XVI ha aperto la porta e scardinato – softly ma definitivamente – ogni burocrazia “pastorale”, ogni carrierismo perbenista.
“La superbia è arroganza, è la radice di tutti i peccati, la ricerca del potere, apparire agli occhi degli altri, non preoccuparsi di piacere a se stessi e a Dio. Essere cristiani vuol dire superare questa tentazione, essere veri, sinceri, realisti.” (23 febbraio)
Francesco e’ entrato da quella porta e…ormai non lo ferma piu’ nessuno!
E’ e sara’ un “duro”.
A proposito di vescovi, vi segnalo questa chicca di Magister sui loquaci presuli pugliesi in vena di esternazioni (pseudo?)bergogliesche.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/05/25/tra-confidenze-ed-esorcismi-un-papa-tutto-da-decifrare/
Sono sempre più convinto che, per profilassi, ci convenga tenerci stretti alla distinzione tra Bergoglio e il bergoglismo (malattia infantil-senile del cattolicesimo, per dirla alla Lenin).
Qui, poi, mi pare che abbiamo Bergoglio, Bergoglino e Cacasenno (per dirla alla Croce)
E che si sbrighino a ridurre le diocesi almeno di un altro centinaio.
Senza aspettare il Vaticano III.
Magister 2000 (causa passione pettegolezzi) non è il blog migliore per capire Bergoglio.
Mi piacerebbe sapere come riesca a conciliare la sua dichiarata simpatia per il turbocapitalismo liberista con le ultime uscite del Papa, immagino riuscirà a trovare due righe dette un secolo fa per far quadrare il cerchio
P.s. perchè ridurre un centinaio di diocesi sarebbe meglio? Sarà che i tagli mi ricordano l’austerity…