La “Civiltà cattolica” ha pubblicato ieri le conversazioni del Papa con i gesuiti del Mozambico e del Madagascar, dei giorni 5 e 8 settembre. Come sempre Francesco risponde su vari argomenti, dal proselitismo al clericalismo, ma le parole più vive le ha dette in riferimento alla sua vita spirituale e al bisogno di preghiere che sempre chiede a chi l’ascolta. Confessa d’essere lo stesso peccatore che era prima dell’elezione, afferma che “non c’è alcuna magia nell’essere eletto Papa”, si dice “tentato e molto assediato”. Il contesto chiarisce che la parola “assediato” non è da leggere in riferimento agli oppositori ma alle potenze del male, nel senso biblico del “peccato che ci assedia”, come leggiamo nella Lettera agli Ebrei ad apertura del capitolo 12.
Bergoglio ai gesuiti d’Africa: “Il Papa è tentato e assediato”
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Gesuiti uomini del tutto. Non è facile ricostruire una società divisa. Voi [gesuiti mozambicani] vivete in un Paese che ha vissuto lotte tra fratelli […]. Ma attenzione: in ogni caso il gesuita non deve dividere. C’è bisogno di riconciliazione nella società del Mozambico: unire, unire, unire, unire, unire, avere pazienza, aspettare. Mai fare un passo per dividere. Noi siamo uomini del tutto, non della parte.
https://www.laciviltacattolica.it/articolo/la-sovranita-del-popolo-di-dio/
Il proselito è come uno schiavo. L’evangelizzazione libera, il proselitismo invece fa perdere la libertà. Il proselitismo è incapace di creare un percorso religioso in libertà. Prevede sempre gente in un modo o nell’altro assoggettata. Nell’evangelizzazione il protagonista è Dio, nel proselitismo è l’io […]. Tra di voi certamente ci sono teologi, sociologi e filosofi: vi chiedo di studiare e approfondire la differenza tra proselitismo ed evangelizzazione. Leggete bene l’Evangelii nuntiandi di san Paolo VI. Lì è chiaro che la vocazione della Chiesa è quella di evangelizzare. Anzi, l’identità stessa della Chiesa è evangelizzare. Purtroppo, però, non solamente nelle sètte, ma anche all’interno della Chiesa cattolica ci sono gruppi fondamentalisti. Sottolineano il proselitismo più che l’evangelizzazione […]. L’evangelizzatore non viola mai la coscienza: annuncia, semina e aiuta a crescere. Aiuta. Chiunque faccia proselitismo, invece, viola la coscienza delle persone: non le fa libere, le fa dipendere […]. Il proselito dipende non come un figlio, ma come uno schiavo, che alla fine non sa che cosa fare se non gli viene detto.
Commetto gli stessi peccati di prima. Uno dei gesuiti mozambicani chiede a Francesco “se e come è cambiata la sua esperienza di Dio da quando è stato eletto Papa”: Non so dirti, a dire il vero. Cioè credo che fondamentalmente la mia esperienza di Dio non sia cambiata. Io resto sempre lo stesso di prima. Sì, avverto un senso di maggiore responsabilità, senza dubbio. La mia preghiera di intercessione poi si è fatta molto più ampia di prima. Ma anche prima vivevo la preghiera di intercessione e avvertivo la responsabilità pastorale. Continuo a camminare, ma non ci sono stati cambiamenti davvero radicali. Parlo al Signore come prima. Sento che mi dà la grazia che mi serve per il tempo presente. Ma il Signore me la dava anche in precedenza. E poi commetto gli stessi peccati di prima. L’elezione a Papa non mi ha convertito di colpo, in modo da rendermi meno peccatore di prima. Io sono e resto un peccatore. Per questo mi confesso ogni due settimane. Non mi era mai stata posta questa domanda prima d’ora, e ti ringrazio di avermela posta, perché mi fai riflettere sulla mia vita spirituale […]. Le tentazioni sono le stesse e anche i peccati. Il solo fatto che adesso io mi vesta tutto di bianco non mi ha affatto reso meno peccatore e più santo di prima […]. Non c’è alcuna magia nell’essere eletto Papa. Il conclave non funziona per magia.
Clericalismo e fissazione sul sesso. La pietà popolare ha cose da correggere, sì, ma esprime la sovranità del popolo santo di Dio, senza clericalismo. Il clericalismo confonde il «servizio» presbiterale con la «potenza» presbiterale. Il clericalismo è ascesa e dominio. In italiano si chiama «arrampicamento» […]. Una delle dimensioni del clericalismo è la fissazione morale esclusiva sul sesto comandamento. Una volta un gesuita, un grande gesuita, mi disse di stare attento nel dare l’assoluzione, perché i peccati più gravi sono quelli che hanno una maggiore «angelicità»: orgoglio, arroganza, dominio… E i meno gravi sono quelli che hanno minore angelicità, quali la gola e la lussuria. Ci si concentra sul sesso e poi non si dà peso all’ingiustizia sociale, alla calunnia, ai pettegolezzi, alle menzogne. La Chiesa oggi ha bisogno di una profonda conversione su questo punto.
Chiedo l’elemosina della preghiera. Penso che dobbiamo insegnare alla gente la preghiera di intercessione, che è una preghiera di coraggio, di parresia. Pensiamo all’intercessione di Abramo per Sodoma e Gomorra. Pensiamo all’intercessione di Mosè per il suo popolo. Dobbiamo aiutare il popolo a esercitare più spesso l’intercessione. E noi stessi dobbiamo farlo di più. Lo sta facendo molto bene la Rete Mondiale di Preghiera del Papa, come si chiama adesso, diretta dal p. Fornos. È importante che la gente preghi per il Papa e per le sue intenzioni. Il Papa è tentato, è molto assediato: solo la preghiera del suo popolo può liberarlo, come si legge negli Atti degli Apostoli. Quando Pietro era imprigionato, la Chiesa ha pregato incessantemente per lui. Se la Chiesa prega per il Papa, questo è una grazia. Io davvero sento continuamente il bisogno di chiedere l’elemosina della preghiera. La preghiera del popolo sostiene.
Per penitenza pianterai un albero. Un gesuita del Madagascar gli chiede: «Ho sentito dai miei genitori e dai miei nonni che i missionari francesi usavano dare come penitenza per i peccati far piantare alberi. Cosa ne pensa?» Mi sembra un’intuizione pastorale molto creativa! Da quel che mi dici si è trattato di una penitenza sociale, ambientale, che si prende cura di costruire la società. Oggi, quando sono andato alla «Città dell’amicizia», p. Pedro mi ha fatto vedere alcuni pini. Mi ha detto che li aveva piantati proprio lui 20 anni fa. Questo è davvero molto bello.
Il papa dice bene quando rileva che i peccati di sesso sono “meno gravi” di altri. Tuttavia i peccati di sesso sono immediatamente individuabili ( almeno fino a quando nel loro riguardo c’è una dottrina univoca ) ed è quindi difficile, se non impossibile, non riconoscersi “peccatori”. Del peccato di “orgoglio” – diffuso quanto e piu del peccato di sesso – è assai più difficile esserne coscienti.
La conseguenza della banalizzazione dei peccati di sesso, o meglio addirottura la loro esclusione dal novero dei peccati, ha fatto si che si è diffusa la convinzione di ” essere senza peccato”. E forse uno dei motivi dell’abbandono massiccio del sacramento della penitenza può essere anche questo.
In altri termini un uso “pastorale” dei peccati di sesso sembra, a mio parere, più promettente per la conversione rispetto alla loro derubricazione, strada seguita negli ultimi anni
Del peccato di “orgoglio” – diffuso quanto e piu del peccato di sesso – è assai più difficile esserne coscienti.
E quindi la Chiesa invece di insegnare che l’orgoglio, la superbia e che evadere le imposte è un furto e quindi va contro un comandamento divino, ecc,ecc.. deve, secondo il bravo Beppe, continuare ad insistere sui peccati sessuali cosa che ha già provocato la fuga attuale dalla Chiesa cattolica di una fiumana di gente.
Cristina Vicquery
Rif. 9.25 -Uso pastorale dei peccati
Siccome mi trovo un po’ invaso nel mio campo, “reagisco”.
– “Uso pastorale dei peccati” è una bella espressione, direi di remota derivazione bergogliana. Mi piace.
– I peccati non vanno mai derubricati; nemmeno quelli di cui è più difficile essere coscienti; anzi l’educazione cristiana (e sacramentale) deve aiutare a rendersi consapevoli di ciò di cui non si ha piena coscienza quanto a gravità e a cui si dà consenso in modo poco deliberato per via dell’abitudine.
– La parola “clandestino” usata abitualmente e consapevolmente per non volere distinguere persone e situazioni non rende meno grave la pesante falsità di pensiero, di parola e – conseguentemente – di opera, con l’obnubilamento della “responsabile” omissione. E parole menzognere e dicitori di parole false sono molto facilmente individuabili.
– Quanto a maggior peso di peccaminosità tra un’opera di misericordia consapevolmente rimossa dalle labbra e dal cuore e una chiara mancanza in materia sessuale, non c’è ancora un “manuale Cencelli” che determini il punteggio di ogni minima circostanza, aggravante o no, di tempo e luogo.
– Dubito fortemente che siano solo i non avvertiti peccati di sesso a causare il massiccio abbandono della penitenza sacramentale.
Gentile cristina
Ho limpressione che lei non abbia capito.
Alla base della buona novella c’è il perdono dei peccati. Se non sei cosciente del peccato di orgoglio e quello di sesso è invece una bazzecola di poco conto, di quale perdono hai bisogno? E se tzu non hai bisogno di perdono, la buona novella dov’è per te?
“Invece” è un avverbio che usi tu. Non io. Ma per rendersi conto di peccare di orgoglio è necessario un certo cammino sprituale che PUÒ iniziare dall redersi conto di essere peccatore perché si pecca di sesso.
Cordialmente
” certo cammino sprituale che PUÒ iniziare dall redersi conto di essere peccatore perché si pecca di sesso”, certo, ma invece spesso tutto rimane confinato ai peccati di sesso e al resto non si arriva mai.. E questo secono me è stato forse il più grande peccato della Chiesa di cui adesso paga dazio: essersi troppo interessata a quello che gli adulti fanno sotto le coperte invece di partire con una catechesi che prendesse in considerazione anche e sopratutto tutto il resto..
Ampliando il discorso questo papa parla in continuazione di peccato, di necessità di conversione, è forse quello che parla di più di tutti i predecessori del Maligno, che si va ha confessare pubblicamente, che parla in continuazione di misericordia, cosa che naturalmente implica l’essere peccatori, il giusto non ha alcun bisogno di misericordia, però poi cosa succede? che una certa parte di Chiesa, che chiamiamo per comodità conservatrice, lo accusa di non parlare mai del peccato e di aver sdoganato un buonismo sconsiderato.. forse proprio perchè per costoro i soli e veri peccati che esistono, abituati ad un certo modo di fare, sono quelli sessuali…
Quindi poi succede che esistono buoni cattolici che pensano che se si masturbano fanno un peccato mortale, che se gioiscono perchè un bambino migrante annega nello stretto di Sicilia non hanno commesso nessun peccato…
crisina vicquery
Sono certo – e non solo “dubito” – che non siano SOLO i non avvertiti peccati di sesso ad avete determinato l’abbandono del sacramento della riconciliazione. Sono una delle concause – neanche la principale – ma lo sono.
Concordo con cristina che nel passato si è rimasti confinati al peccato di sotto le coperte al punto che molti hanno pensato che tutto il cristianesimo si concludesse nella proibisione di masturbarsi o di adulterare. Pastorale inadeguata? Certo.
Non credo invece assolutamente che esistano cristiani che esultino quando un bambino muore affogato, credo invece che ci siano persone – non cristiani in alcun modo – che sono ben felici che ci siano disastri e affogati così che sull’onda della indignazione si riaprano le remunerative rotte di “salvataggio”. ( le storie degli “scudi umani” orribili ma reali insegnano che non c’è un limite alle nefandezze alle quali l’uomo può giungere per ottenere i propri fini ).
Fare una “graduatoria” nella gravità dei peccati, a me appare pqoco saggio. Il “peccato” è sempre legato a una insufficiente “conoscenza” ( nel senso biblico del termine ) del Dio Trinità. Chi conosce Dio non pecca. SAn Giovanni docet.
Purtroppo beppe sui socials ho letto commenti di chi si proclamava cristiano che esultava per i migranti affogati. I socials sembra tolgano i freni inibitori, sei dietro una tastiera, non fissi negli occhi l’interlocutore e scrivi cose vergognose
Cristina Vicquery
Gentile picchio, io non frequento – per ragione di età, credo -i social media come facebook o instagram e quindi , fortunatamente , non mi sono mai trovaTo di fronte a delle contraddizioni in termini come quelle che lei ha indicato : sono cristiano e gioisco per i bambini morti in mare.
Tuttavia ascolto i telegiornali e mi trovo sovente di fronte ad affermaaazioni del tipo : sono cristiano e sono favorevole all’eutanasia, sono cristiano e sono favorevole al sacerdozio femminile, sono cristiano e…. ci può metere quello che meglio crede.
Dunque , in un sentire molto diffuso , ci si può dire “cristiano” e pensarla in modo personale e difforme da quello che è il Magistero della Chiesa.
( Ma ha senso nel 2019 parlare di “Magistero della Chiesa” ? )
verissimo per quanto riguarda il sacerdozio femminile, meno sull’eutanasia sovente vista invece come un accanimento terapeutico, però dissentire sul Vangelo ancor prima che sul magistero della Chiesa quando si tratta di persone morte fa più impressione
cristina vicquery
Ma è così grave essere favorevoli al sacerdozio femminile?
Alberto Farina
Rif no .quando si ammette l’ossimoro di ” cattolico del dissenso”
Dissentire su aspetti non costitutivi del cattolicesimo, legati alle categorie storiche e culturali in cui esso ebbe origine, è grave? Si è forse meno cattolici? Non sono stati etichettati in questo modo uomini di specchiata fede?
Alberto Farina
Ritengo sia necessario distinguere tra “cattolico” e “cristiano”.