“Possiamo trovare la nostra forza proprio nell’umiltà dell’amore e la nostra saggezza nella debolezza di rinunciare [a confidare in ogni altra nostra risorsa che ci potrebbe dare un qualche senso di superiorità sugli altri] per entrare così nella forza di Dio”; la vita cristiana infatti “suppone sempre la rinuncia alla propria superiorità e la scelta della stoltezza dell’amore”. Sono riflessioni che trovo illuminanti, svolte ieri dal papa durante la catechesi sull’apostolo Paolo – a motivo dell’Anno paolino – e la sua teologia della Croce: “La Croce rivela ‘la potenza di Dio’ (cfr. 1 Cor 1,24), che è diversa dal potere umano; rivela infatti il suo amore”. E ancora: “Lo ‘scandalo’ e la ‘stoltezza’ della Croce stanno proprio nel fatto che laddove sembra esserci solo fallimento, dolore, sconfitta, proprio lì c’è tutta la potenza dell’Amore sconfinato di Dio, perché la Croce è espressione di amore e l’amore è la vera potenza che si rivela proprio in questa apparente debolezza”. Ciò che segnalo in particolare – in vista di un’antologia della predicazione di papa Benedetto sull’amore: vedi post del 26 ottobre – sono le espressioni “umiltà dell’amore” e “stoltezza dell’amore”.
Benedetto: trovare la forza nell’umiltà dell’amore
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Umiltà dell’amore.
“Quando San Giuseppe dovette preparare la culla per Gesù Bambino, la fece di legno di salice, che allora era una pianta non diversa da quelle comuni.
Il salice non s’inorgoglì, ma anzi: l’amore per quel Bimbo tanto potente e tanto umile lo spinse a tenere i suoi rami sempre più bassi, fino a terra.
Allora la Madonna benedisse quella pianta, e disse che il salice non avrebbe mai sofferto la sete, nascendo in terre umide e vicine alle fonti; e i suoi rami avrebbero dondolato proprio come la culla di Gesù. Essi, infatti divennero docili e pieghevoli, al punto che né la neve li rompe, né li schiantano gli uragani”.
(Dalla tradizione popolare toscana. Novellina raccolta a Barga (Lucca) da Carlo Lapucci. Cfr., di Lapucci, “La bibbia dei poveri. Storia popolare del mondo” – Vallardi, Milano, 1995, p. 81).
Questi giorni mi è capitata un’illuminazione, che spiega anche perchè sono sempre stato attratto da San Paolo.
Parlavo con dei colleghi di cose di lavoro. Si lamentavano dell’azienda, borbottavano, tramestavano senza agire davvero, senza rischiare.
Discorsi fatti, ascoltati e ripetuti mille volte.
Da parte di gente che ha 35 anni, ma che gioca in difesa, e spesso non riesce a guardare oltre la propria scrivania.
E’ tanto più curioso, questo, perchè si tratta di persone di valore, titolate, intelligenti, moderne.
Poi ho capito.
Il dramma della nostra epoca, e della mia generazione, è che non siamo abituati al pensiero paradossale.
Prendiamo tutto drammaticamente sul serio, abbiamo i paraocchi, e non riusciamo a usare il paradosso come chiave di comprensione più profonda della realtà. Per cui, davanti ad esso, non riusciamo ad andare oltre l’elemento iperbolico, per arrivare al suo succo di verità.
Questo spiega anche perchè non riusciamo a essere mai davvero ironici, ma solo ridanciani, o banalmente cupi.
Se andassimo alla scuola di San Paolo, invece, capiremmo che la logica del rovesciamento, debitamente approfondita e vagliata, introduce sempre a una dimensione del reale che spiega le cose oltre la soglia del superficiale e dell’immediatamente sensibile.
E’, questa, prima di tutto un’operazione culturale, poi anche una via di ricerca spirituale e di fede.
Perchè non vogliamo provarci?
E’ troppo faticoso? Ci scottiamo?
non vorrei essere banale, ingenuo, qualunquista, o “moralista” (e vabbè!)… e invece lo sarò.
Ma se la teologia non è fine a se stessa (o forse mi illudo? è fatta perchè i teologi si pavoneggino o si illudano di incastrare Dio nella loro testa?), essa, dal momento che tenta di dirci cosa è Dio, offre degli strumenti per ordinare la vita spirituale e la “morale” di ognuno, in ogni campo, sempre. E non “a macchia di leopardo”.
Se è vera la riflessione del Papa, se è vera la sintesi di Luigi, aiutatemi a tradurla in criterio di scelta e di “posizionamento” nelle cose della vita (scelte personali, sociali, politiche etc etc).
Come possiamo, secondo una ragione illuminata dalla fede, e se abbiamo davvero conosciuto nella nostra vita di tutti i giorni questo stesso Cristo, a dibattere su fronti opposti o quasi su temi vari (dalla vita…alla pace, dal clericalismo alla laicità vera)?
Per quanto le affermazioni del Papa sono bellissime,
avevo notato una straordinaria genericità,
siamo nel campo puramente delle parole,
Grazie, Moralista di avermi dato il caraggio di dire quello che pensavo di quelle parole dal primo momento che le ho lette.
Dire bellissime parole, sull’amore, per carità fa piacere,
Ma noi viviamo la vita
non a parole,
ma nella concretezza dei fatti,
nel rapporto coniugale, con i figli, con i datori di lavoro, con i colleghi, con gli amici, e con le diverse e varie gradazioni di intensità e problematiche.
Caro Papa, è bellissimo parlare di amore,
ma per favore prova a coniugarlo nella concretezza della vita degli uomini che vanno dagli USA all’india, alla cina, alle afriche, alle americhe.
Diversamente le parole rimangono, soltanto parole.
un saluto
Egr. dotto Accattoli,
sarò totalmente fuori tema ma lei è voce del Corriere e fratello di fede quindi mi fido.
Fino a ieri sera era visibile sul sito on line del Corriere un video clip dove si vedeva un “personaggio misterioso”: un ragazzo con felpa azzurra e mazza tra i manifestanti di destra armati di mazze in piazza Navona. il trentenne moro misterioso ha posato in prima fila nella foto con mazze in mano, ha preso parte agli scontri e poi se ne è andato via tranquillamente con gli altri poliziotti. Il video clip mostrava inequivocabilmente che in realtà si trattava di un poliziotto e non di un manifestante qualunque. Episodi come questi mi sconcertano e non so più cosa pensare. Meriterebbero però più spazio e giornalisti coraggiosi che chiedano fermamente allo Stato: scusi, quello lì chi era? io – sia chiaro in modo indiscutibile – simpatizzo per i poliziotti e i carabinieri che però troppe volte ancora ricorrono a trucchetti che rischiano di diffondere inquietudine e sfiducia.
Lei che ne pensa?
Hai ragione Ignigo, ho pensato la stessa cosa, e l’ho segnalata a margine nel post precedente…erano polizziotti armati, mimetizzati tra gli studenti: hanno picchiato forte. La storia insegna che quando accadono queste cose si è a un passo dalla guerra civile.
non avevo notato che l’avevano tolto… 🙁
Caro Papa, è bellissimo parlare di amore,
ma per favore prova a coniugarlo nella concretezza della vita degli uomini che vanno dagli USA all’india, alla cina, alle afriche, alle americhe.
Diversamente le parole rimangono, soltanto parole.
un saluto
—————
credo che lui lo faccia ogni momento, ‘indicando’ con ferma mitezza la strada ai vescovi disobbedienti e distratti e presi da ‘derive’ moderniste, ad alcuni movimenti altrettanto, che tollera e corregge con esiti nulli… ‘mostrando’ a noi la centralità del Crocifisso da cui non distogliere lo sguardo – e che lui quando celebra guarda con occhi di bambino, non ve ne siete accorti? -, perché per entrare nella Sua Risurrezione occorre ‘passare’ attraverso la Sua Croce… queste non sono parole, sono ‘frammenti’ di vita vissuta… e non è moralismo, ma ricerca di una fede viva, e basata su Fondamenti autentici, non sulle sabbie mobili di neoteriche improvvisazioni, perché è solo da quella Fede viva da alimentare con costanza e perseveranza che poi scaturisce ogni scelta etica, sociale, politica, ecc. per il bene di tutti…
e se i vescovi si preoccupassero di più di difendere e diffondere e vivere le verità di Fede invece che parlare di politica forse ci sarebbero di maggiore giovamento
X ignigo74
la riscposta alla tua domanda la puoi trovare qui:
http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=32976406
X Lea
permettimi di aggiungere al tuo post che condivido :
Oppure in luoghi come la cattedrale della città di El Salvador dove a mezzogiorno si celebrano 2 messe. Una nella cripta dove giacciono le spoglie di Mons. Romero e frequentata dai poveracci. L’altra in Cattedrale celebrata dal vescovo e partecipata dall’ elite.
L’ho visto e registrato in un reportage “dove và il Vaticano” di due anni fa sul canale televisivo franco-tedesco ARTE.
Adm
Nino, condivido il tuo sconcerto e soffro ogni volta che penso ai rischi che il cristianesimo venga nuovamente ridotto a ‘religione civile’!
1. Caro papa,
lasciati dire che sei proprio tanto, tanto generico. D’accordo, si tratta di una catechesi per l’anno paolino, ma tu non puoi limitarti a parole sull’amore, sulla speranza, sull’umiltà. Devi coniugare (capito? CONIUGARE) i tuoi fervorini edificanti con indicazioni concrete, che scendano nel vivo delle scelte personali, coniugali, professionali, politiche, economiche e sociali dei fedeli di ogni paese e continente.
Con deferenza
Una tua pecorella (ma sono maschio: e allora come? “Montone” mi sembra brutto; facciamo “pecorello”?).
2. Caro papa,
sono sempre io, il pecorello della lettera numero 1. Sia chiaro: non ti salti in mente di entrare nel merito delle scelte personali, coniugali, professionali, politiche, economiche e sociali dei tuoi fedeli di ogni paese e continente. Ricordati che noi siamo cattolici adulti e non potremmo accettare tue prese di posizione che – solo per il fatto che esistono – metterebbero in discussione il sacrosanto diritto di ognuno, di seguire i dettami della propria coscienza. Tu pensa alla catechesi e lascia a Cesare quello che Cesare ritiene essere suo.
Con deferenza.
3. Caro papa,
ho esagerato un po’: in realtà le cose non sono così semplici. Devi imparare a distinguere (l’intelligenza è capacità di distinguere: ma già, tu sei un pastore tedesco, ci vuol pazienza). Se la tua presa di posizione (per esempio: l’invito all’armonia sui punti essenziali, rivolto alle forze politiche italiane) rischia di favorire un uomo o un partito che non mi piace, aspettati una bacchettata sulle dita e vergognati. Se ti permetti di battezzare e cresimare un giornalista convertito che ha per padrino uno dicuinonvogliofareilnome, ti giungano sacrosante pernacchie. Ma se – per esempio, eh eh (risatina imbarazzata) – tu volessi fra oggi e domani far capire agli elettori americani che il colore è meglio del bianco, che giovane è meglio che vecchio, che la lettera O è certo preferibile rispetto alla M, be’, potrei persino strizzarti l’occhiolino. A buon intenditor…
Con deferenza
Un pecorello in attesa
4. Caro papa,
devi stare bene attento. Dire ma anche non dire. Prudenza, ma soprattutto coraggio, negli interventi. Scegli il silenzio per evitare il peggio, ma grida la verità dai tetti e non pensare alle conseguenze. I nemici di Dio e della Chiesa devono essere ammorbiditi, limando gli spigoli e privilegiando quel che unisce su quel che divide; ma sia chiaro che se poi si scopre che tu non avevi capito per tempo certe cose (che peraltro non aveva capito nessuno, ma questo non è un alibi!), la causa di beatificazione te la puoi scordare.
Con deferenza
Beeeeeee!
Sei terribile Sump!
Irriverente e ironico…
Un mix fra Marco Travaglio e Beppe Grillo…
🙂
Maioba: io sarò terribile ma tu non sei certo da meno. Col tuo mix mi hai messo definitivamente KO. Sob!
Troppo forte Sump!
Caro Ignigo:
un breve brano dal sito odierno del “Corriere”:
“NESSUN INFILTRATO – Il sottosegretario ha poi precisato che in piazza «non c’erano infiltrati della polizia tra i manifestanti di destra». «Ieri – ha spiegato Nitto Palma – è stato diffuso in Rete un filmato degli scontri che indica un giovane con in mano un bastone tra gli elementi di destra. Successivamente il giovane è ripreso a bordo di un mezzo della polizia, avanzandosi il sospetto che il soggetto fosse un infiltrato della polizia». In realtà, ha osservato, «è un giovane del Blocco Studentesco, fermato ed accompagnato in questura, dove è stato identificato e rilasciato. La sua posizione è tuttora al vaglio degli inquirenti». ”
Il tuo invito alla vigilanza – dati certi precedenti non propriamente edificanti suggeriti anche dal link di Nino – è comunque sacrosanto, almeno per me.
Caro Matteo, credo che tradurre le parole del papa nella concretezza della vita quotidiana spetti a tutti i cristiani, non solo al papa. Proprio perché le situazioni sono tanto diverse diventa difficile, anzi impossibile, per il papa e lla Chiesa presentare un’unica parola (lo disse chiaramente Paolo VI, che tu giustamente ami, nella “Octogesima adveniens”).
Non concordo con Nino: non ha senso contrapporre una liturgia all’altra, perché il cristiano deve farsi “tutto a tutti”, come san Paolo. Se poi qualcuno non è fedele fino in fondo al messaggio ne risponderà al Signore: ma a noi è chiesto di non giudicare a priori nessuno (soprattutto secondo schemi precostituiti).
Anche il famoso discorso di Giovanni XXIII sulla luna in fondo era un po’ “generico”: eppure commosse il popolo cristiano e diede tanta speranza a molte persone.
Scusatemi, veramente, ma la situazione drammatica che sta vivendo il nostro Paese toglie senso alle parole del Papa, che pare non accorgersi di tutto quello che gli accade intorno (forse mi sbaglio, anzi lo spero).
Quanto al resto, non è certamente necessario avere un Governo come l’attuale perché la società italiana prenda la china del razzismo, dell’intolleranza e della violenza (una società senza cuore, insomma) però aiuta molto.
scherzavo Sump!
Sursum corda!!!!
caro Sum, scusa ma con il consueto affetto gli atti di fede li faccio davanti al Santissimo e non alle parole davvero ambigue di quel comunicato da te citato. Io ho visto il filmato e la realtà per come la capisco io è molto diversa.
Comunque grazie per il contributo.
Qullo là in mglia adidas e spranga in mano era chiaramente un poliziotto.
Anch’io simpatizzo per i poliziotti e carabinieri.
Senza nessun problema…
Però la polizia deve agire democraticamente… Ha senso un infiltrato nella mafia, nelle banche, o non so dove…
ma in una manifestazione di facinorosi… ha senso??
“Ma in una manifestazione di facinorosi… ha senso?”. Come no! L’unica condizione è che non sia lui a fare il facinoroso. Che è, ohinoi, proprio quello che stava facendo.
A parte le battute, cari Ignigo e Maioba: sono con voi, ma non ho la vostra sicurezza sull’identità del misterioso individuo. C’è bisogno di attenzione e di un giusto livello di diffidenza (dati i precedenti), ma in un momento così delicato Dio ci guardi dai giudizi avventati.
Caro Papa,
è bello sentirti ripetere in fondo le stesse cose che ha detto Cristo o che ha detto s.Paolo, ma nonostante i tuoi adoratori devoti, a me e a tanti altri cattolici questo non sporcarsi le mani non basta, scendi tra noi uomini, e facci vedere come si vive, arrivando a fine mese, come si vive la castità coniugale visto che ne parli, come si vive la quotidianità della vita. E’ chiedere troppo? Perchè scandalizzarsi? non sei un uomo che vuole vivere come Cristo che non aveva dove poggiare il capo o dove riposare? Ci indichi l’amore di Cristo? Francesco ha fatto molto di più, ha imitato veramente Cristo. Poi lo ha predicato, tra i poveri di Assisi e tra la gente, e furono in tanti a seguirlo. Attraverso Francesco, Chiara, segui’ l’innamorato di Cristo e si consacrò a Cristo.
Caro Papa, è bello ascoltarti,
sarebbe ancora più bello vedere come seguono i fatti alle parole, perchè tutti gli uomini siano guadagnati a Cristo, e tanti tra i cristiani, verrebbero veramente riconfermati nella fede, ma non per le tue parole, ma perchè sei testimone, ti ricordi? se ne rese conto anche Paolo VI con quella affermazione che metteva a nudo anche se stesso? Lo so è scandalizzante interloquire con un Papa, ma se possiamo interloquire con Dio, perchè non posso interloquire con un Papa che non è dio?
Pietro era costretto ad interloquire nella sua vita e, in diverse occasioni fu chiamato nella sua Chiesa a rendere conto e a confrontarsi.
Non può accadere anche al Pietro di oggi?
Pietro/Simone, dovette ammettere che la sua comprensione andava crescendo nel suo quotidiano, della realtà che lo circondava e della modalità dell’evangelizzazione “mi sto rendendo conto che…”
Accade anche a te, caro Papa?
Purtroppo, vedo in giro, che le domande vere, quelle terra terra, non te le fa nessuno, nessun giornalista, nessun vescovo, nessun sacerdote che ti si avvicini, e il laico che si avvicina a te può essere ammesso al baciamano, tu gli dici qualche parola di circostanza, poi i giornalisti, ma anche tutti quegli agenti del sacro sono tutti impegnati a valorizzare questa o quella parola che riprendi dalla Parola di Dio, ma è raro che qualcuno ti faccia domande concrete, che la gente normale aspetta, che gente, cristiani, cattolici e tanti uomini e donne di buona volontà aspettano, con relative risposte.
Persino ad un docente di Università, si possono porre domande e chiedere risposte in un normale contraddittorio, in un normale contraddittorio. Con te, caro Papa sembra che questo sia impossibile. Non capisco perchè. Ma poi perchè ti meravigli?
Soltanto in rarissime occasioni hai permesso ad un gruppo di sacerdoti di farti delle domande in libertà, in libertà (non preparate e non concordate, ma in quel semplice botta e risposta come si fa tra persone), e quando tu hai risposto ne ho ritrovato il pietro-uomo ed il pietro-papa e ti ricordo molto intensamente nella tua vera figura petrina che si mette in relazione e confronto, occasioni talmente rare che riesco a ricordarne in questi anni del tuo pontificato soltanto due momenti, avvenuti in un tuo momento di relax, in vacanza, tra le montagne del nostro nord.
Figurati, sei sempre il mio Papa, anche se i tuoi devoti si scandalizzano, non riescono a capire, che è la libertà, che rende grandi i figli di Dio, perchè la libertà è il dono che Dio ha fatto tanto agli angeli che agli uomini, e l’ha donata, perchè esercitino di questa libertà, lasciando all’uomo il rischio di pagarne anche le conseguenze dei propri atti.
Caro Papa, lo so, che tu ieri hai detto che venga ridefinito il senso dell’esercizio della libertà dell’uomo, probabilmente sulla base di canoni che tu conosci e tanti altri no. Ma se Dio non ha avuto paura della libertà dell’uomo? Anche quella libertà di staccarsi dal suo Amore, perchè ne hai paura tu?
Se il Creatore non ha paura della libertà concessa alla sua creatura, perchè chiedi di ridefinire il senso dell’esercizio di questa libertà, dicendolo ad un Ambasciatore, quindi con parole che nel contesto hanno una valenza totalmente politica, più che spirituale? visto che l’accredito di un nuovo Ambasciatore è un dato di natura politica internazionale?
Ecco chi ti farà queste semplici, concrete domande?
Continuerai a fare encicliche, esortazioni, ma su ogni singola, le vere, semplici domande… nulla
Mai nessuno, lo so.
Caro Leopoldo,
esprimo un rispettoso dissenso sul contenuto del tuo post.
– “Situazione drammatica”? Forse l’età mi porta a sottovalutare certi eventi: ma onestamente ho vissuto situazioni molto ma molto più drammatiche.
– Il dramma più grande è un mondo che si organizza su fondamenta estranee al messaggio evangelico e all’esempio di Gesù.
– Davvero avresti trovato opportuno che il papa tralasciasse la catechesi sull’anno paolino per affrontare invece argomenti di attualità politica italiana? Magari scendendo nel concreto ed esprimendo pareri su Berlusconi, Maroni, Gelmini?
– Sulla seconda parte del tuo post ti esprimo invece condivisione e apprezzamento.
Ma se è per questo, basta mons. Fisichella, cappellano del parlamento e rettore magnifico della lateranense che ha benedetto ufficialmente l’operato della Gelmini. Basta leggere petrus, l’amarevole!
Caro Matteo:
mons. Fisichella è cittadino italiano: le sue opinioni politiche sono legittime, liberamente e pubblicamente esposte e argomentate, criticabilissime, e non coinvolgono in nessun modo il Magistero della Chiesa cattolica apostolica romana.
Altrimenti cosa dovremmo dire delle opinioni espresse e argomentate da direttore ed editorialisti di “Famiglia cristiana”?
mi spiace contraddirti, ma un vescovo, fa anche il magistero della Chiesa, il magistero non lo fa il Papa da solo.
Fisichella è liberissimo di dire quello che vuole. ma sa che le sue parole sono espressioni della Chiesa in quanto vescovo.
Fisichella non è un normale cittadino,
è un vescovo, un Apostolo erede degli Apostoli.
Conviene ripassarsi un po di ecclesiologia, prima di affermare certe amenità.
raffaele.savigni scrive,
31 Ottobre 2008 @ 15:41
Non concordo con Nino: non ha senso contrapporre una liturgia all’altra, perché il cristiano deve farsi “tutto a tutti”, come san Paolo. Se poi qualcuno non è fedele fino in fondo al messaggio ne risponderà al Signore: ma a noi è chiesto di non giudicare a priori nessuno (soprattutto secondo schemi precostituiti).
———————————————–
Che tu possa non concordare sulle opinioni di altri lo capisco, sulle mie poi nessuna meraviglia. Ma se ti riferisci al mio post a Lea, non vedo cosa c’è da concordare.
Ho semplicemente segnalato un “FATTO” in cui non intendevo porre in evidenza la diversità delle liturgie di cui la chiesa cattolica è ricca. Io ad esempio mi sono sposato con il rito bizantino italo-greco.
Ma la “DIVISIONE” di quel popolo di Dio come avviene tra i separati in casa. Questo mi pare uno scandalo! Che tu possa o no concordare.
Il fatto che ho segnalato era la conclusione di un reportage più ampio sul Centro America e in particolare nel El Salvador. Dove la spaccatura tra gerarchia e popolo è profonda dopo l’assassinio di Mons. Romero e dei Padri Gesuiti avvenuto a San Salvador, il 16 novembre 1989 che qui voglio ricordare, a proposito di santi e di beatificazioni:
LOPEZ Y. LOPEZ Pi JOAQUIN
MONTES Pi SEGUNDO
ELLACURIA P. IGNACIO
MARTIN-BARO P. IGNACIO
MORENO Pi JUAN RAMON
LOPEZ Pi ARMANDO –
Il nuovo e attuale vescovo, non ha mai fatto alcuna visita al suo gregge.
Nell’intervista, alla domanda come mai in questi anni non avesse mai fatto una visita pastorale fuori dalla capitale, ha risposto che non lo riteneva necessario.
Forse Luigi può dirci qualcosa a riguardo.
X Ignigo e SUMP
Do you remember Bolzaneto?
Scusa SUMP
ma Mons. Fisichella ha la doppia nazionalità, non saprei nell’ordine: italiana e vaticana o viceversa. Un cappello double face, non ha che l’imbarazzo della scelta.
Per il resto, per chi le ha espresse, non condivido le critiche a BXVI sull’anno paolino.
Adm.
X Matteo.
Caro Matteo, placet.
Adm
Caro Matteo,
sulla mia ignoranza in Ecclesiologia e in moltissime altre materie non posso che darti ragione. Scrivevo e scrivo a lume di buonsenso, se sarà il caso cercherò pezze d’appoggio e se mi convincerò di aver torto non farò alcuna fatica ad ammetterlo.
Così come l’infallibilità pontificia, che non si applica alle opinioni teologiche liberamente e semplicemente espresse da un papa, così – mi sembra logico – un’opinione personale argomentata da un vescovo non coinvolge l’opinione degli altri vescovi, a meno che non sia espressa in certe circostanze e in certe forme, in comunione col papa e coi confratelli nell’episcopato. Che un’intervista informale in materia politica, solo perché rilasciata da un vescovo, entri a far parte del Magistero ufficiale della Chiesa mi pare francamente difficile da credere. Se così fosse, il Magistero sarebbe peraltro una tunica talmente rattoppata e multicolore da assomigliare alla giubba di Arlecchino.
Magistero non vuol dire automaticamente solo ciò che è espresso sotto il dogma dell’infallibilità.
Non è colpa mia se Cristo ha formato il collegio degli Apostoli, dando a loro la responsabilità della Chiesa tutta.
Non è il Papa da solo a formare la cosiddetta gerarchia,
e Cristo stesso, non ha chiamato solo Pietro,
Cristo ha chiamato a se’ 12 Apostoli e a loro ha dato indistintamente lo stesso mandato.
Quando Giuda, ha lasciato il posto vacante,
se non erro, il Gruppo degli Apostoli, ne ha eletto un’altro a sostituirlo, e man mano che venivano a mancare, dovrebbe essere accaduto per ciascun altro fino ad oggi.
A Pietro, è stato riconosciuto un ruolo, che molto dopo nella storia si è talmente evoluto, da mettere in ombra gli altri vescovi e patriarchi. Ma non è un problema mio. Paolo VI ne ha avvertito il problema e Giovanni Paolo II ha innescato un confronto telologico su un modo attuale di esercitare il ministero petrino.
Certo il tema mi piace e mi appassiona e cerco di aggiornarmi per quel che posso, ma non mette in crisi la mia fede.
Per il resto, non credo affatto che si tratti di ignoranza,
ma di credere quel che più va a genio anche in buona fede.
@ Nino
Per il resto, per chi le ha espresse, non condivido le critiche a BXVI sull’anno paolino.
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mi sembra che non l’abbia espresso nessuno,
e magari puoi sincerartene leggendo tutti i commenti,
a meno che non si faccia della dietrologia.
Prova a vedere se ti va
Mi piacerebbe consolarmi con l’idea che, in fondo, “ne abbiamo visto delle peggio”, ma sarei ipocrita. Ho riflettuto su due suggestioni tratte da questo luogo dialogico: cercare fatti di vangelo e incarnare i richiami all’amore. E allora vorrei riportare un brano di una suora trovato in rete (ne ho verificato l’autenticità). E’ un fatto di vangelo, è un grido di allarme preoccupatissimo, è un’incarnazione del precetto dell’amore. Ho tolto qualche riferimento.
“A fine agosto mi trovavo a Modena in auto, sulla circonvallazione Ad un semaforo rosso mi sono fermata sulla corsia di svolta, in attesa del verde. Alla mia sinistra si è affiancata e fermata un’auto di grossa cilindrata con a bordo due uomini. Uno di loro, il viaggiatore accanto all’autista, dal finestrino aperto per il caldo, a distanza quindi di pochi centimetri da me, mi ha gridato in faccia: “Ti venisse un cancro a te e al tuo Maometto ..” e ha aggiunto qualcosa che non ricordo con precisione come andatevene tutti o qualche cosa del genere. Evidentemente, avendo visto solo il nostro abbigliamento un po’… orientale, e non avendo visto la croce davanti mi aveva scambiato per un’araba mussulmana… Io stavo per rispondere “Grazie, quanto al cancro l’ho già, ma quanto a Maometto non so cosa c’entri”… poi ho avuto paura che per risposta bestemmiasse e allora ho preferito tacere anche se, confesso, con una certa fatica. Stavo recandomi appunto al Policlinico di Modena per gli esami da fare per il controllo periodico allo IEO (Istituto Europeo di Oncologia) di Milano… Ti confesso che una ridda di sentimenti mi si è scatenata nell’anima e mi è difficile riassumerli. Una grande, profonda umiliazione e vergogna come italiana, come cristiana e come suora di fronte a questi miei fratelli, se cristiani o credenti non so, ma certo italiani, così esasperati di fronte all’ “altro” da giungere ad augurare un male del genere a una povera vecchia sconosciuta quale dovevo apparire loro (anche se non ci penso ho compiuto i 70 anni qualche giorno fa…) solo perché la ritenevano straniera e mussulmana. Ho avuto l’impressione di una violenza e di un odio gratuito (Mi odiano senza ragione dice il salmo) che mi ha spaventato e mi ha fatto sentire in colpa verso tutti questi che bussano alla nostra porta e ricevono in cambio odio e disprezzo. Sono giunta, mentre varcavo la soglia dell’ospedale, a ringraziare di essere stata io colpita da quel male al posto della sconosciuta cui lo auguravano, quasi una “riparazione” verso gli “esclusi”. Non voglio fare della poesia o della retorica, ma devo dire che questo incontro non mi ha lasciato indifferente, anzi mi ha segnato dentro e me ne sento responsabile…
Devo però aggiungere un episodio (… al contrario!) di questi ultimissimi giorni. Questa volta ero a Bologna, sempre in macchina e sempre ferma a un semaforo. All’improvviso, giostrando fra le macchine in attesa, mi è giunto alle spalle uno dei tanti extracomunitari che distribuiscono i giornali gratuiti e mi ha salutato con un gioioso “Sabah al heir!”(mattino di bene) tendendomi una copia del giornale, italiano ovviamente, al che l’ho preso rispondendo con gioia, e quasi lo avrei abbracciato “Sabah al nur, sukhran Ktir!” (mattino di luce, e mille grazie).”
mi scuso per la lunga citazione.
grazie targum55,
per segnalare questo brano di vangelo incarnato, di amore incarnato
matteo scrive,
31 Ottobre 2008 @ 19:59
Non saprei, forse ho le traveggole. Vedi tu.
Ironia del destino crudele, una delle rare volte in cui concordo con BXVI.
————————————————————
Leopoldo scrive,
31 Ottobre 2008 @ 16:50
“Scusatemi, veramente, ma la situazione drammatica che sta vivendo il nostro Paese toglie senso alle parole del Papa, che pare non accorgersi di tutto quello che gli accade intorno (forse mi sbaglio, anzi lo spero).”
A cui risponde
Sumpontcura scrive,
31 Ottobre 2008 @ 18:30
“Davvero avresti trovato opportuno che il papa tralasciasse la catechesi sull’anno paolino per affrontare invece argomenti di attualità politica italiana? Magari scendendo nel concreto ed esprimendo pareri su Berlusconi, Maroni, Gelmini?”
Bye.
@ Nino – 31 Ottobre 2008 @ 21:27
mi sembra che nè matteo, nè Leopoldo abbiano messo in dubbio la catechesi sull’anno paolino
ma mi sembra indubbio che si possa benissimo prendere lo spunto dalle parole del Papa, per sviluppare un commento,
sennò per quale motivo Luigi ha scritto il post?
perchè tutti potessimo dire:
oooooh che bello!????
Certo che possiamo dire che è bello, ma possiamo anche commentare.
un saluto
“Sabah al heir!”(mattino di bene) tendendomi una copia del giornale, italiano ovviamente, al che l’ho preso rispondendo con gioia, e quasi lo avrei abbracciato “Sabah al nur, sukhran Ktir!” (mattino di luce, e mille grazie).”
———–
edificante e commovente!
Così com’è raccontato non posso che condividere… Ma guarda caso una suora che parla l’arabo!
@Matteo.
serata Pirandelliana. Le incomprensioni montano e io sto seguendo Veronesi su la7.
Ti saluto.
Concordo con le valutrazioni negative sulla Gelmini e sull’attuale governo, e non capisco come possano piacere a Fisichella. Ma non è compito del papa occuparsi di politica spicciola. Mi sembra poi che i vertici vaticani (dal card. Martino a mons. Marchetto) abbiano denunciato chiaramente i rischi di un nuovo razzismo.
Non vorrei renderla troppo facile, o prendere la parte del “Forrest Gump della serata”, ma, perdonatemi, a me le frasi del Santo Padre sembrano tutt’altro che general / generiche: la riprova della loro profonda incidenza sulla nostra vita quotidiana può rinvenirsi proprio nel primo episodio, squallido, avvilente, penosissimo, riferito da Targum 55.
Risiede, poi, nella nostra responsabile libertà di cristiani, che Nostro Signore ci ha donato, la ricerca – difficile, certo: chi mai ha pensato il contrario ? – dei momenti, dei comportamenti, delle pratiche in cui siamo chiamati a tradurre concretamente il messggio d’amore che il Successore di Pietro ci trasmette e che ci giunge mentre ci stiamo dibattendo tra i mille, piccoli e grandi, problemi d’ogni giorno.
E’ una bella sfida, mi verrebbe da dire, con gergo quasi “sportivo: ma non ritenete che, forse, ne valga la pena ?
Circa i gravi fatti di Piazza Navona, concordo con Ignigo74, Nino, Targum 55 e Matteo nell’avvertire, anche (ma non solo) da questi episodi, i rischi di degrado civile, sociale, politico, culturale, e, in una parola, di degrado “democratico” che il nostro paese sta correndo.
Anch’io ricordo benissimo la vergogna di Bolzanetob e, oggi, provo simpatia istintiva per l”onda” studentesca (e non solo studentesca) in piazza: ma vorrei anche rammentarvi alcune delle memorabili righe scritte da Pier Paolo Pasolini, quarant’anni or sono, all’indomani degli incidenti di Roma – Valle Giulia (era il 1° marzo 1968: l'”alba del ’68”).
“Quando, ieri, a Valle Giulia, avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti !
Perchè i poliziotti sono figli di poveri,
vengono da periferie,
contadine od urbane che siano,
e quanto a me,
conosco assai bene
il loro modo di essere stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire,
il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria,
che non dà autorità,
e la madre incallita,
come un facchino,
o tenera,
per qualche malattia,
come un uccellino,
i tanti fratelli,
la casupola tra gli orti con la salvia rossa
(su terreni altrui, lottizzati),
i bassi sulle cloache,
o gli appartamenti nei grandi caseggiati popolari.
E poi, guardateli come li vestono:
come pagliacci,
con quella stoffa ruvida
che puzza di rancio, fureria e popolo.
Peggio di tutto,
naturalmente,
è lo stato psicologico cui sono ridotti
(per una quarantina di mille lire al mese):
senza più sorriso,
senza più amicizia col mondo,
separati,
esclusi
(in una esclusione che non ha eguali),
umiliati dalla perdita della qualità di uomini per quella di poliziotti
(l’essere odiati fa odiare).
Hanno vent’anni,
la vostra età,
cari e care.
………..
I ragazzi poliziotti
che Voi,
per sacro teppismo risorgimentale
di figli di papà,
avete bastonato,
appartengono all’altra classe sociale.
A Valle Giulia,
……
voi, amici
(benchè dalla parte della ragione),
eravate i ricchi,
mentre i poliziotti
(che erano dalla parte del torto)
erano i poveri.
……..
In questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori,
amici”.
Buona notte e buon sabato a tutti !
Roberto 55
“edificante e commovente!
Così com’è raccontato non posso che condividere… Ma guarda caso una suora che parla l’arabo!”
Capisco perfettamente che non ci si fidi di un anonimo targum55 che garantisce della veridicità. Forse ci si potrà fidare di Luigi Accattoli, che presumo conosca benissimo la suora in oggetto e il motivo per cui – come la sua famiglia religiosa – ha dimestichezza con l’arabo, ma, nella fattispecie, più con l’ebraico.
Infine, non ci trovo nulla di commovente e di edificante, solo di irragionevolmente cristiano.
Cara Lea,
sulle suore che parlano arabo, c’è ne una speciale che canta in arabo, melchita e non so in quante altre lingue. Si tratta di suor Marie Keirouz : http://www.keyrouz.com/.
Non lasciarti influenzare dall’immagine della home page un pò da santino, vai oltre.
Ha una voce angelica che onora Dio e la mette a disposizione per opere di carità.
Forse la conoscerai.
Adm
roberto 55 scrive,
1 Novembre 2008 @ 0:12
Caro Roberto,
la realtà supera la fantasia. Purtroppo a distanza di tempo sembrerebbe perfino profetica una amarissima frase di De Gaulle sul nostro paese “L’italia non è un paese povero ma un povero paese”.
Ecco gli ultimi aggiornamenti su quello che passa oggi il convento :
http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/politica/gelli-rinascita/gelli-rinascita/gelli-rinascita.html
Purtroppo i giovani non sanno, e negli ultimi 20 anni sono stati ipernutriti a Nutella, TV e video giochi. Tronisti, veline e reality show hanno completato l’opera. Mentre i grandi, distrattamente, ingrassano le ruote delle lotterie tra un gratta e vinci e l’altro nella speranza di rientrare nella vita reale.
Antonio Albanese direbbe “Ciao senso critico, ciao”.
Adm.
Dimenticavo,
felice festa di onomastico a tutti.
Adm
caro Nino se volevi darmi un po di inquietudine proprio nel giorno della festa di tutti i santi sulla terra e nel cielo, ci stavi quasi riuscendo, dopo che mi sono letto l’intervista a Gelli, che parla come un tipico fondamentalista della destra più estrema, ma coinvolgendo nel suo disegno tutto il governo, che sta portando avanti il suo disegno.
L’avevamo intuito anche senza che lui ce lo dicesse,
ma ora che lo ha anche detto,
non possiamo più essere incerti.
Dunque è vero,
negli ultimi 20 anni qualcuno ha preparato la Sua Italia a diventare la Sua azienda personale.
E qui mi duole ricordare quanto Gesù disse alle donne che piangevano su di lui durante la via crucis……..
Poveri Genitori,
poveri figli,
povere generazioni future…..
Ma Dio è più grande e in qualche modo ci aiuterà.
Felice festa per i santi e i cari passati che sono in ogni famiglia e in ogni storia personale
Infine, non ci trovo nulla di commovente e di edificante, solo di irragionevolmente cristiano.
se è irragionevolmente (!?) cristiano è anche commovente ed edificante. e anche qualcosa di più non espresso e non esprimibile…
Chiedo scusa per la mia diffidenza, che – è evidente – derivava da una non conoscenza… Ma in un contesto come questo penso sia bello potersi esprimere in libertà anche cogliendo il rischio di sbagliare
condivido il pensiero di Nino e mi appello insieme a voi a Tutti i Santi e alle nostre buone volontà, che sembrano contar poco; ma nell’economia della salvezza non restano inascoltate…
Al termine della s. Messa di oggi il celebrante, un gesuita, ha voluto ricordare i due confratelli uccisi misteriosamente a Mosca 3 giorni fa.
Poi come al solito mi sono intrattenuto con lui, ed ecco l’approfondimento.
In Russia e nei paesi baltici vivono e operano, circa 30 gesuiti. A Mosca la comunità dei gesuiti era composta da 3, di cui due uccisi che abitavano nella stessa casa vicino al Cremlino.
Otto Messmer, 46 anni era il superiore e Victor Betancourt, 42enne un sacerdote sudamericano.
Il terzo invece abita altrove e per questo si è salvato, ha telefonato per parlare con il superiore che era appena rientrato da una missione in Europa, non ricevendo risposta si è recato sul posto ha scoperto i cadaveri e ha dato l’allarme.
Otto Messmer è il mediano di tre fratelli tutti gesuiti e presenti in Russia.
Il più grande è vescovo in Siberia ed ha ordinato sacerdote il minore.
L’amico gesuita mi faceva rilevare come la storia sia veramente strana.
Al tempo della zarina Caterina la chiesa cattolica e i suoi sacerdoti erano banditi per le sue controversie con il Papa e in questo caso i gesuiti si sarebbero salvati.
Però essendo lei tedesca permise e protesse le comunità tedesche bilingui che vivevano in particolare nell’area del Volga vicino al Caspio di svilupparsi.
Là viveva la famiglia Messmer
Queste comunità mantennero nel privato la fede cattolica.
Poi Stalin, per noti e ovvii motivi, epurò in Siberia tutti i russi di origine germanica e tra questi la famiglia Messmer.
Oggi in un regime che si dichiara democratico riemergono ombre che speriamo non riguardino la discriminazione religiosa ma la microcriminalità assai diffusa anche in quel paese.
Mi pare un fatto di Vangelo che segnalo a Luigi.
Adm
C’è stato un gran dibattito qui sopra ed ero assente, ho letto solo ora, dopo una giornata e mezzo di lontananza da casa per partecipare a una tavola rotonda, a Rimini, nell’anniversario della morte di don Oreste Benzi (vedi post del 4 novembre 2007 e vedi sotto la mia foto, alla pagina “Conferenze e dibattiti”, l’impegno dui Rimini). A Matteo e al moralista e a chi condivide il richiamo alla concretezza in tema di amore cristiano, segnalo questa frase di don Oreste: “La gente si sente tradita tutte le volte che ripetiamo le parole di speranza, ma non c’è l’azione”: La disse in quella sorta di testamento che fu il suo discorso alla Settimana sociale dei cattolici italiani, il 19 ottobre 2007, cioè due settimane prima della morte (vedila a p, 19 del volume di Valerio Lessi, Don Oreste Benzi. Un infaticabile apostolo della carità, San Paolo 2008). Dunque il richiamo alla concretezza vi raccorda a quel genio della carità che fu il prete di Rimini. Ma ggiungo, in concordanza con Robert55, che non trovo evasive quelle parole del papa. Umiltà dell’amore e scandalo dell’amore mi paiono parole pertinenti, almeno per me. La concretezza non faccio difficoltà a rimediarla: come amare i capi che mi scaneggiano, o i figli che non mi ascoltano, se non nell’umiltà – quando lo faccio nel mio intimo – e nello scandalo, se per caso lo dico e lo segnalo all’esterno? O il ladruncolo che mi ha rubato stamattina dalla tasca esterna del trolley il carnet dei biglietti del treno appena acquistati? La concretezza viene da sola, l’impone la vita. La parola che veicola il Vangelo e mi aiuta ad ascoltarlo nel turbine della concretezza è quella di cui avevo bisogno in questi tre casi che ho detto – ma ne ho in mente dieci altri, tutti a spigoli vivi – l’ho avuta da Benedetto. Ed è per questo che l’ho segnalata.
Ignigo sul filmato del” Corriere on line”, Nino sull’arcivescovo di San Salvador e Targum sulla suora in automobile a Modena e a Bologna mi fanno domande o mi sollecitano a cercare. A Targum dico che immagino di aver incontrato quella suora a Monteveglio: indovinato? A Ignigo dico che non ho visto il filmato e a Nino che non conosco l’attuale arcivescovo. Se saprò dirò. Grazie di ogni provocazione che esce dalle vostre tastiere.
Nino ti ringrazio di quello che dici sui due gesuiti uccisi a Mosca. Ne ho scritto per il Corsera e ho ricevuto un messaggio di ringraziamento del portavoce della Curia generalizia – il padre Josè Maria De Vera – che affermava che la pagina da noi pubblicata, ovvero il mio servizio sul cotè romano e quello del corrispondente da Mosca Fabrizio Dragosei erano “i più ben fatti e affidabili” rispetto a tutta la stampa italiana e internazionale.
Quando, fratello Nino, ieri sera ho scritto di “degrado democratico” intendevo riferirmi (anche) all’incommentabile sconcio della ri-apparizione televisiva di Licio Gelli: quindi, siamo del tutto in sintonia.
Mi piace la tua citazione di Antonio Albanese (artista che apprezzo molto); prendo, però, spunto da uno dei più bei messaggi di concreta speranza nel futuro contenuti nel Vangelo di Matteo – e che ho riascoltato commentare questa sera alla Chiesa Parrocchiale del mio paese (“beati i poveri …. perchè loro sarà il regno dei cieli”) – per ricambiarti il pensiero con una frase del grande Edoardo De Filippo coniugante saggezza, fiducia ed aspettativa d’un domani migliore: “Addà passà ‘a nuttata”.
Grazie, ancora, a Nino per le notizie che ci hai fornito sull’uccisione dei due gesuiti a Mosca, e grazie a Luigi per l’attenzione che sai sempre riservare agli interventi del blog e per la capacità di sintetizzarne i contributi.
Buona notte e buona domenica a tutto il “pianerottolo”.
Roberto 55
Caro Luigi,
sui gesuiti russi, ho letto ora su internet il tuo articolo del 30 : Delinquenza o rapina, non un gesto anti-cattolico». Non leggo il pur ottimo Corsera e quindi non leggo i tuoi corsivi. Lo farò in futuro sempre da internet per evitare inerventi ripetitivi su notizie e articoli da te così ben articolati e informati come quello sui fatti di Mosca.
Adm.
Cari amici,
C’è stato un periodo a Roma, negli anni 60’, in cui una massa seppur elitaria di orientali e medio orientali si stabiliva nel nostro paese per frequentare e laurearsi alla Sapienza.
Erano ragazzi e ragazze : iracheni, iraniani, siriani, armeni, libanesi, egiziani; installati tra i quartieri Flaminio e Parioli.
Chi viveva in camere d’affitto e chi più facoltosi come due iraniani Farad e Daryush, iraniani, che avevano affittato un appartamento.
Io ebbi l’occasione e la fortuna di averli incontrati e frequentati. Vasken, Manuel, Farida, Danial, Ezra, Parvin e altri.
Erano persone speciali con cui si parlava di tutto e senza pregiudizio alcuno.
In particolare mi colpivano le ragazze, discrete e riservate di elevate doti morali, intellettive e culturali. Parlavano poco ma quando lo facevano era un piacere ascoltarle per gli argomenti trattati, la profondità e la grazia con cui li esponevano.
Con loro si passava il tempo parlando della storia e delle tradizioni dei nostri popoli tra una partita a scacchi e l’altra.
Oppure li coinvolgevo in partite di calcio interminabili che culminavano con la pizza finale.
Così nacque e crebbe un forte legame di amicizia tra noi e tra loro stessi .
Tutti si laurearono chi in medicina, chi in architettura chi in ingegneria.
Alcuni tornarono nei loro paesi come Danial di Shaman a Bagdad che ogni volta che ritornava in Italia dalle vacanze estive mi portava scatole con i dolci tipici cucinati dalla mamma.
Altri hanno messo su famiglia in Italia e qui sono rimasti. Venezia, Milano, Torino e Roma le città dove tutt’ora vivono. Ecco il mio pensiero da tempo va’ a Danial e alla sua famiglia che conobbi e di cui non ho più notizie. E’ stata una stagione speciale, un tempo felice e ricco di una nuova e irriproducibile esperienza nello spaccato della mia vita che voglio condividere con voi.
Nella speranza che il contrasto e la violenza che l’umanità sta scatenando intorno alla diversità possano far posto alla ragione e al sentimento di una solidarietà tra diversi quali tutti noi siamo nel mondo, scambiandoci i doni della ricchezza più grande che ognuno ha per natura: il cuore e la Parola di Dio. Buona domenica.
Adm